Para la Vida y Para Siempre

By Mae_stories_

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Abbiamo ormai imparato a conoscere Ashley e Ethan, e di certo la parola tranquillità non ha mai fatto parte d... More

Trama
1. "Hai un'amante?"
2. Un pizzico di drammaticità e via
3. Cetrioli e zucchine
4. Houston abbiamo un problema
5. Hakuna Matata. No?
6. Cancun arriviamo
7. Avrei dovuto prendere le scale
8. Io adoro pagare
9. Melanie, chi?!
10. "Io non sono come te, Ashley."
11. Ashley Versione Puffetta
12. "Buon Compleanno, Amore!"
13. Puoi scappare di nuovo
14. "Prendi Santiago e scappa."
15. "Buena suerte, Ashley Castillo."
17. Lo prometto
18. Sappi che te la farò pagare
19. Apri gli occhi, Ryan
20. Sei la mia Wonder Woman
21. "E se io non volessi?"
22. Cabron
23. Baby Castillo
24. Morire con coraggio
25. C'è qualcosa che non va
26. Para la Vida y Para Siempre
27. Lieto fine, o quasi
28. Two are better than one
29. Non sarete cugine, ma sorelle
EPILOGO
Dedica e Ringraziamenti
Bésame ahora o nunca
NUOVA STORIA - Vacanza a Nizza

16. "Ella murió por amor."

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By Mae_stories_

La colazione non è stata per niente rilassante, con lo sguardo incazzato di Ethan addosso e con la tentazione di aprire il biglietto che mi sfrigola sotto i polpastrelli.

Consumo la colazione in tempo record e mi accorgo di essere già vestita nonostante non siano neanche le 9.

"Dove è?" La voce di Ethan mi riporta con i piedi per terra, costringendomi a leggere cosa contiene il biglietto.

"La caldera del diablo." Sospiro come se avessi sempre avuto la risposta al mio quesito.
"Tu non ci vai." Ethan si alza di scatto dalla sedia, imprecando.

"Chi ti guarderà le spalle?" Domando con un'espressione di marmo. Andare nella caldera del diablo (la fossa del diavolo) è come ammettere che vuoi morire.

È praticamente il Bronx di Bogotà.

"Di certo non tu, che sei incinta." Mi ricorda con voce tetra, neanche avessi il cancro.
Sbuffo e incrocio le braccia al petto infastidita.

"E chi porteresti, il colonnello?" Ghigno sarcastica facendolo sospirare. "Ti ricordo che lo sbranerebbero in un paio di secondi."

"Troverò qualcuno, o potrei chiamare Julio." Continua come se non avesse idea di dove stia andando.

Non vorrei dirlo ma ha ragione, non posso rischiare di andare in quel macello adesso che sono incinta. Ma di certo non starò qui con le mani in mano sperando che non lo rapiscano o che peggio lo uccidano.

"Va bene. Ma voglio che tieni una chiamata aperta tutto il tempo." Sospiro puntandogli un dito contro. "Almeno saprò cosa succede."

Spero solo di non pentirmene.

~•~•~•~•~•~•~•~•~

Ethan POV

Abbiamo appena risalito una fottuta scalinata diroccata ricoperta di vecchie munizioni e sacchi di spazzatura.

Ogni giorno ringrazio per non essere nato qui.

Gli uomini di Julio mi stanno appiccicati come delle sanguisughe, potrei iniziare a pensare che abbiano quasi paura.

Stringo il mitra che mi hanno fornito e lo alzo in direzione di un ragazzo che ha cercato di spararmi un proiettile, mancandomi per fortuna.

Morto.

La costruzione che hanno indicato nel biglietto è davanti a noi, l'odore di cadaveri e spazzatura mi fa provare una voglia assurda di fare retromarcia; ma poi ripenso a Sofia.

Devo farlo per lei.

Suono al campanello, sorpreso che ne abbiano ancora uno e attendo che qualcuno si presenti.
Il colore arancione sbiadito dei muri mi fa storcere il naso, ma è l'unica cosa decente in questo postaccio.

"¿Quién eres?" Un ometto tarchiato ci apre la porta, con una birra di sotto marca in mano e un'espressione poco amichevole.

"Nos envía Julio." Decido di andare sul sicuro e di invocare qualcuno che gli metta paura.
Funziona sempre.

"¡Entren! ¡Rápido!" Si guarda intorno circospetto, poi si fa da parte lasciandoci entrare.

Se è possibile l'interno della casa è peggio dell'esterno. Crepe abnormi sui muri e sul soffitto, segni di proiettili sulle pareti e schizzi di sangue. Che inferno.

Attraversiamo un corridoio così stretto e basso che quasi devo camminare con le ginocchia per terra.

"Ethan." La voce graffiata che pronuncia il mio nome mi colpisce come uno schiaffo. Brutto bastardo.

"Sei un bastardo, Torres." È il mio saluto verso colui che ha permesso che uccidessero mia sorella. Non fiata ma la sua espressione dice tutto: vergogna, pentimento, paura.

È sempre stato un cagasotto. Non mi meraviglio che si sia nascosto qui.

"Mi dispiace." Lo osservo seduto su una poltrona sgangherata, con i calzettoni bianchi tirati fino alle ginocchia.

Non ha mai perso il suo "stile" da gangster.

"I tuoi mi dispiace non riporteranno Sofia in vita." Gli ricordo duramente afferrando una bottiglia di birra che mi stanno porgendo.

"Io amavo Sofia." Borbotta senza il coraggio di guardarmi negli occhi.
"Il tuo amore l'ha uccisa, cabron." Ringhio con una morsa che mi stringe lo stomaco.

"Tu pensi che io abbia dimenticato quello che è successo?" Ringhia alzandosi dalla poltrona, per fronteggiarmi.

Continua così e ti ritrovi un pugno in faccia, stronzo.

"Peccato che io non sappia quello che è successo." Gli faccio il verso, sperando di farlo cedere.

"Quindi è questo il motivo perché sei qui." Borbotta come se avesse perso quel minimo di palle che gli rimangono.

"Di certo non sono qui per farti gli auguri di compleanno." Ghigno sarcastico accomodandomi su una sedia. Appoggio una mano sul cellulare in tasca per controllare che la chiamata con Ashley non si sia chiusa.

Già la immagino sbuffare spazientita.
Quanto amo quella ragazza.

"Se è quello che vuoi sapere, te lo dirò." Prende un tiro dalla sua sigaretta prima di iniziare a parlare.

"Abbiamo passato 10 giorni a Santo Domingo come ben sai, ma tutto è successo in aeroporto." Si passa la lingua tra le labbra come se stesse per pronunciare qualcosa che potrebbe distruggere le nostre vite.

"I Latin Lovers ci avevo raggirati e ci hanno rapiti. Siamo stati chiusi in uno scantinato per una settimana. Mangiavamo una volta al giorno con pane e acqua." Prendo un respiro cercando di non mettermi a urlare.

"Quando siamo usciti è stato il giorno dell'esecuzione. Anni dopo ho scoperto che ci avevano rapiti per i debiti di mio padre con il loro capo. Ci hanno messo in ginocchio e uno a uno ci hanno ucciso."

Un proiettile sparato e una vita tolta.

"Tu perché sei vivo?" Mi sforzo di domandare leggermente scosso da quello che ho appena sentito.

"Sono riuscito a scappare. Stavano usando una pistola da un colpo e l'idiota aveva solo 3 proiettili. Ho sfruttato la loro distrazione per scappare." Non ha neanche il coraggio di guardarmi negli occhi. Non ce l'avrei neanche io in verità:

Lasciare il cadavere della ragazza che ami in territorio nemico ti annienta.

"Poi mi sono nascosto qui, grazie a Julio. Da quel momento mi sono nascosto e non ho più avuto contatti con quel mondo, fino ad oggi." Mi lancia un'occhiata prima di rivolgere lo sguardo ad una piccola finestra scheggiata.

Il silenzio aleggia nella stanza, ma i pensieri mi otturano le orecchie e mi accorgo di avere ancora un punto interrogativo. Probabilmente quello più importante.

"Perché non hanno rapito solo te?"

"Probabilmente il loro piano iniziale era quello, ma Sofia e gli altri si sono messi in mezzo e credo abbiano dovuto prenderci tutti, per evitare una strage di massa." Detesto le ipotesi, ma in questo momento mi sento d'accordo con questo bastardo.

"Già, forse." Mi ritrovo a sospirare sentendo il peso sullo stomaco farsi sempre più pressante.
Ho sperato per anni che dopo aver saputo le dinamiche dei fatti avrei trovato la pace.

Ma adesso mi sento ancora peggio.

"Ella murió por amor."

~•~•~•~•~•~•~•~•~
¡Hola chicos!
Sono tornata dopo una settimana come un nuovo capitolo. Mi scuso immensamente ma ero appena tornata dalle vacanze ma a quanto pare la mia immaginazione no.

Ma adesso sono qui, e ho anche già scritto il capitolo 17. Si, sono una persona indolente, ma credo ve ne siate accorti.

Detto questo vi faccio le mie classiche due domandine random:

Che ne pensate del Pov di Ethan?

Chi, come me, vorrebbe fare una vacanza a Santo Domingo?

Ci vediamo giovedì con il prossimo capitolo. Passate dal mio profilo Instagram per avere aggiornamenti sulla nuova storia.

Bacioni,
Sara💕

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