Il risveglio delle Streghe

By _Fedra_

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Cosa succederebbe se i fratelli Pevensie arrivassero a Hogwarts? Quale ruolo avrebbero nella battaglia contro... More

Presentazione
Personaggi - Susan Pevensie
Personaggi - Jane Potter
La nuova scuola
"Una mente brillante fu tosto la cosa più importante"
Senza perdono
Fuoco e ghiaccio
"Aiutami!"
Un suggerimento inaspettato
La prova più difficile
Il sotterraneo
La fin troppo preziosa dispensa di Piton
Questioni di famiglia
La donna con i guanti bianchi
L'incubo si ripete
Missione di salvataggio
Solo una parola
Faccia a faccia
Il prigioniero
La nuova vita di Edmund Pevensie
[Il sequel è online!]
The Diary of Jane
~ La Sentinella ~

Di nuovo prescelto

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By _Fedra_

La mattina seguente, Susan non andò al tavolo dei Grifondoro a salutare Peter e i suoi amici, né diede loro alcuna attenzione per tutto il resto della mattinata. Era così arrabbiata con quell'idiota di suo fratello, che, nel momento in cui questi fece ingresso nella Sala Grande attorniato dal solito corteggio di ragazze adulanti, riuscì a piegare con la sola forza del pollice il cucchiaino con cui stava mescolando il suo caffellatte, desiderando con tutto il cuore che fosse il suo collo.

Non potendo sopportare oltre quella vista, la ragazza se ne andò senza finire la colazione e si precipitò in Guferia, determinata a mandare una bella lettera a sua madre. Le mani le tremavano di rabbia mentre scriveva di getto una ventina di righe velenose e piegava in quattro il piccolo foglio di pergamena, rischiando anche di perdere un dito nel momento in cui lo strinse con troppa foga attorno alla zampa dell'assonnato allocco bruno che aveva osato tirare giù dal trespolo alle otto e mezzo di domenica mattina.

Furibonda, la ragazza caracollò verso la Sala Comune di Corvonero, agguantò arco e frecce e si diresse verso il parco, il tutto senza smettere di succhiare l'indice sanguinante. Era talmente presa dai suoi pensieri, che non si ricordò del gradino truccato nascosto in una rampa di scale del secondo piano e vi sprofondò fino alla vita. Imprecando fra i denti, Susan tentò in tutti i modi di tirarsi fuori, ma più si agitava, più le sue gambe affondavano nella pietra.

Guarda caso, in quel momento non girava un'anima disposta ad aiutarla: erano tutti al piano terra a guastarsi quella manica di cretini così ansiosi di mettere il proprio nome nel Calice di Fuoco. La ragazza stava per rassegnarsi alla disperazione, quando improvvisamente udì un rumore di passi felpati sulle scale. Il cuore le balzò in gola nel momento in cui si trovò davanti al ragazzo dai lunghi capelli scuri di Durmstrang, che si fermò a osservarla dall'alto in basso con aria perplessa. Susan si sentì avvampare: non avrebbe mai creduto che da vicino fosse ancora più bello di quanto le fosse sembrato la sera prima.

Dopo essersi reso conto della situazione, il giovane le sorrise. – Serve aiuto? – le chiese gentilmente.

–No, guarda, pensavo di restare così per altri cinque minuti – si lasciò sfuggire Susan seccamente, mangiandosi anche qualche sillaba. Un attimo dopo, si diede dell'imbecille a elevazione di potenza.

Con sua enorme sorpresa, il ragazzo scoppiò in una limpida risata. – Ma dai! – esclamò divertito. – Coraggio, ci penso io!

Detto questo, prima ancora che Susan potesse aprire bocca per ribattere, l'afferrò sotto le ascelle e la scardinò di peso dal gradino.

Presa alla sprovvista, la ragazza gli gettò d'istinto le braccia al collo, serrando gli occhi per l'imbarazzo. Il suo slancio fece perdere l'equilibrio al giovane, che cadde all'indietro, trascinando con sé anche lei. Entrambi ruzzolarono giù per una decina di gradini, fino a fermarsi sul pianerottolo, entrambi ammaccati dalla testa ai piedi.

–S...scusam-mi – balbettò Susan desolata.

–Tranquilla, sono io che non ho calibrato bene le forze – rispose l'altro rivolgendole un debole sorriso, anche se le sue mani passarono rapidamente in rassegna la cassa toracica per assicurarsi che tutto fosse a posto. Aveva una bellissima voce, con un lieve accento straniero. Le porse la mano, aiutandola a rialzarsi.

–Sono qui da due mesi e ancora non mi ricordo tutti i gradini truccati in questo castello – gemette Susan mentre si massaggiava il collo dolorante.

–Solo da due mesi? – chiese il ragazzo incuriosito.

–Ho avuto dei...problemi, perciò non ho potuto iscrivermi prima.

–Oh, sono cose che succedono, fidati.

–Grazie.

–Pratichi tiro con l'arco?

–Oh, sì! – Susan indicò orgogliosa l'arco che portava a tracolla. – Credo di essere l'unica in tutto il castello. Diciamo che qui è considerato uno sport per Babbani.

–Da noi invece è diverso. A Durmstrang ci sono corsi obbligatori di tiro con l'arco e con la balestra, di scherma e anche di equitazione. L'arte della guerra è un fattore essenziale, nella nostra educazione.

–Wow! Ma toglimi una curiosità: dove si trova Durmstrang? Sai, non riesco a focalizzare bene il vostro accento...

Il sorriso del ragazzo si fece un po' misterioso. – Se te lo dicessi, infrangerei un grandissimo tabu: la posizione di Durmstrang è e deve rimanere un segreto.

–Oh, scusami! Non sapevo...

–Non preoccuparti! Se vuoi, però, posso svelarti il mio nome: sono Caspian Von Telmar.

–Tanto piacere, Susan Pevensie!

I due si strinsero la mano, sorridendosi a vicenda. Susan si stava chiedendo quando si sarebbe risvegliata nel suo letto: era troppo bello per essere vero!

–Ora però è meglio che vada di sotto a controllare che i miei studenti abbiano messo tutti il loro nome nel Calice di Fuoco.

–Cosa? I tuoi studenti? – con quella, aveva appena vinto la coppa del mondo in collezione di figuracce di dimensioni leggendarie.

–Be', sì. Scusami, non te l'ho detto, ma io insegno a Durmstrang.

–Oh, ehm, scusami...volevo dire, mi scusi...se avessi saputo...

–Non preoccuparti, puoi sempre darmi del tu. In fondo, non abbiamo poi così tanti anni di differenza – le fece l'occhiolino. – Ci vediamo in giro, allora. Ciao! – detto questo, Caspian si voltò e infilò fischiettando una seconda rampa di scale.

Susan rimase a fissarlo per una manciata di secondi con un'aria da ebete, le guance in fiamme e il cuore che le galoppava a tremila per l'emozione; poi, una volta assicuratasi che il ragazzo fosse sufficientemente lontano, iniziò anche lei a scendere le scale.

In due mesi, non aveva mai visto così tanta gente assiepata nella Sala d'Ingresso di domenica mattina. Si erano organizzati in gruppetti di varie Case, piazzati in punti strategici attorno al Calice di Fuoco, che era stato spostato lì durante la notte. Di tanto in tanto, uno studente del settimo anno vi si avvicinava, lasciando cadere un biglietto tra le fiamme, suscitando un'ovazione generale.

Sono proprio dei barbari, a voler rischiare la vita a tutti i costi, pensò Susan disgustata.

Come a volerle leggere nel pensiero, in quel momento uno stuolo di Grifondoro urlanti fece irruzione nella Sala d'Ingresso. Erano quasi tutte ragazze, fatta eccezione di Nigel, che sventolava una bandierina gialla e rossa con un leone dorato al centro. Peter apriva la fila, agitando in aria un foglio di pergamena piegato in quattro. I suoi occhi chiarii brillavano di una luce esaltata.

Il ragazzo stava per fare un passo verso il Calice di Fuoco, quando la strada gli fu tagliata da una banda di Serpeverde ridacchianti capeggiati da Draco Malfoy. Strattonavano un ragazzo pallido dai capelli neri ricoperti di gelatina, che lanciò a Peter un ghigno sprezzante e lasciò cadere il suo nome tra le fiamme.

–Davvero vuoi rischiare il tuo bel faccino, Pevensie? – gridò Malfoy in tono beffardo. – Fossi in te, eviterei di coprire di ridicolo la mia Casa.

–Non è questo il modo di rivolgersi a un Caposcuola, Malfoy! – lo rimbrottò Peter, diventando improvvisamente serio. – Ti consiglio di moderare i termini o dovrò andare a fare due chiacchiere con il professor Piton.

–E chi saresti tu, per dire al Direttore di Serpeverde che cosa deve fare? Ma non lo sai chi sono io? Mio padre lavora gomito a gomito con il Ministro della Magia in persona! Che lavoro fa tuo padre, eh, Pevensie? Il ferroviere? Ah, dimenticavo: quel Babbano vi ha piantati tutti quando si è reso conto che eravate dei...

Non riuscì a finire la frase. Due mani forti lo afferrarono per il bavero e lo incollarono alla fredda parete di pietra, il legno dell'arco premuto sulla gola.

–Tu! – ringhiò Susan, i freddi occhi celesti che dardeggiavano come fuoco liquido. – Se avere il sangue puro significa essere come te, allora tanto meglio essere nati senza un briciolo di magia!

–Levami le mani di dosso, sudicia Mezzosangue! – strillò Malfoy dimenandosi.

In tutta risposta, Susan lo colpì in piena faccia con un ceffone. – Per tua informazione, mio padre se n'è andato perché non ce la faceva più, dopo che uno dei tuoi amici Mangiamorte ha fatto sparire mio fratello. E, se proprio vuoi saperlo, lui è fiero di avere dei figli maghi! – lo lasciò andare con violenza, voltandosi verso Peter. Malfoy si accasciò sul pavimento, il volto paonazzo. – Fai quello che credi – disse la ragazza freddamente. – Ne ho abbastanza di tutti voi.

E uscì fuori, decisa a rimettere di nuovo piede in quel castello di menomati mentali il più tardi possibile.

Peter invitò gli altri Grifondoro ad avviarsi verso la loro Sala Comune, poi, senza essere scorto da nessuno, si avvicinò furtivamente al Calice e lasciò scivolare il suo nome tra le fiamme.

***

Quella domenica trascorse con una lentezza inimmaginabile. Decisa a non avvicinarsi per nessun motivo al castello per evitare ulteriori litigate, Susan si rintanò nel suo angolo di tranquillità sulla riva del lago per allenarsi un po' con l'arco; poi, svuotata la faretra per la quarta volta, si fece una lunga passeggiata nel parco, sostando nei dintorni del veliero di Durmstrang (nel momento in cui intravide Caspian salire in coperta, si allontanò a passo spedito) e della colossale carrozza di Beauxbatons, i cui giganteschi cavalli alati pascolavano nel prato circostante.

Aveva lo stomaco chiuso e la mente troppo occupata per mettersi a studiare. Solo verso le tre del pomeriggio le venne voglia di tirare fuori la bacchetta e sperimentare qualche incantesimo, stregando i rametti e i sassolini che trovava sul suo cammino.

Alle quattro e mezzo, le fu impossibile sfuggire ai gemelli Potter e a Nigel, che ormai li seguiva praticamente dovunque.

Fu allora che seppe di aver rimediato una bella punizione da parte del professor Piton per aver aggredito Malfoy davanti a tutti. La cosa fu accolta dall'entusiasmo dei suoi amici Grifondoro.

–Sai, anch'io sono stata messa in punizione da Moody – cercò di tirarla su Jane. – L'ha fatto andare in escandescenza il fatto che mi sono rifiutata di prendere parte all'esercitazione di Difesa Contro le Arti Oscure, se esercitazione si può chiamare lo scagliare la Maledizione Imperius sui propri studenti nella speranza che sappiano resisterle.

Susan ricordava fin troppo bene la terribile scenata che si era avuta tre giorni prima, con un paonazzo Moody che torreggiava sulla piccola e gracile Jane sputacchiando saliva ovunque, l'occhio magico che roteava in tutte le direzioni come se fosse andato in tilt, mentre lei continuava a fissarlo imperturbabile, senza contrarre un muscolo del volto. Era incredibile come la ragazza, così sensibile alle emozioni degli altri, sapesse controllare così tanto le proprie.

–Non sapevo che ti avesse messa in punizione – osservò perplessa.

–Il codardo mi ha fatto una seconda piazzata stamattina a colazione – rispose Jane con un sorriso amaro. – Mentre uscivo dalla Sala Grande, mi ha presa da parte, mi ha riempita dei peggiori insulti e mi ha annunciato che per un mese dovrò aiutare Gazza a pulire i bagni di tutto il castello.

–Oh, mio Dio, che cosa orrenda!

–Ti posso assicurare che aiutare Piton a etichettare un po' di pozioni nel dopocena sarà quasi piacevole, a confronto. In fondo, tu gli stai anche abbastanza simpatica, no?

Susan scrollò le spalle. Per quanto potesse essere orribile la punizione, il fatto che una studentessa modello come lei potesse essere richiamata in qualsiasi modo la riempiva di vergogna. L'orgoglio era sempre stata una caratteristica dei Pevensie e questo la ragazza lo sapeva fin troppo bene. Si chiedeva perché finora nessuno di loro fosse finito a Serpeverde.

–Certo che Peter poteva anche evitare di fare la spia – commentò Harry notando il suo malumore.

–Gliel'ho detto io di farlo. In fondo, è il suo dovere di Caposcuola – si schermì Susan brusca.

–Tanto, ora che diventerà campione di Hogwarts, tuo fratello gliela farà vedere a Malfoy, non è vero? – trillò Nigel saltellando.

–Non c'è proprio speranza, eh? – gemette Susan.

–Mmm, Peter ha tutte le carte in regola per essere scelto – osservò Jane. – A meno che non venga preferito Cedric Diggory, di Tassorosso.

–Non ce l'ho presente.

–Oh, Sue, ma dove vivi? Ha praticamente mezza scuola che gli corre dietro...l'altra metà fa la corte a Peter, ovviamente.

–Sì, ho sentito cose come il Team Cedric e il Team Peter... – intervenne Harry ironico.

–Bleah, non mi dite queste cose! – esclamò Susan disgustata.

–Comunque, di Grifondoro si è iscritta anche Anglelina Johnson, la nostra Cacciatrice. Ci avevano provato anche Fred e George, i fratelli più grandi di Ron, ma loro...ehm...non hanno l'età giusta...

–Sono ancora in infermeria a farsi togliere le barbe – disse Nigel divertito. – Dovevi vederli!

Susan levò gli occhi al cielo.

–E dai, cerca di stare tranquilla! – la rassicurò Jane. – I criteri di selezione sono molto severi e comunque nessuno vuole che uno studente si faccia davvero male, no?

Susan non rispose. Se il non farsi male equivaleva ad autorizzare uno sport in cui si rischiava ogni volta di precipitare da quindici metri di altezza, allora poteva proprio stare tranquilla!

Per farle scaricare almeno un po' di tensione, Jane le propose l'ennesima passeggiata, offrendosi di farle provare l'emozione di cavalcare Ulisse. Pur di distrarsi, la ragazza accettò di buon grado, anche se, una volta in sella al gigantesco animale scalpitante, rimpianse amaramente il suo arco.

La sera, il tempo peggiorò visibilmente. All'ora di cena scoppiò una vera e propria tempesta, i cui lampi illuminavano a giorno la Sala Grande.

Per facilitare la cerimonia della scelta dei campioni, i quattro tavoli degli studenti erano scomparsi e al loro posto erano state disposte delle alte gradinate di legno. Il Calice di Fuoco era di nuovo al centro della sala, più sfavillante che mai. Dopo le insistenze di Jane, Susan si costrinse a sedersi insieme ai Grifondoro, assicurandosi però che Peter fosse il più lontano possibile. Con suo sommo disappunto, le due ragazze bionde di Beauxbatons si sedettero proprio nella fila di fronte.

–Scerto che le professeur Von Telmàr è proprio un tipo affascinonte – stava dicendo la più alta delle due.

Non appena udì pronunciare il nome di Caspian, Susan aguzzò le orecchie.

Oui! – esclamò l'altra. – Dicono che sia un prinscipe di una casa regnonte in Turchia. Ѐ strano che si trovi sempliscemente a insegnore...

–Quanti ani avrà?

–Mah, non saprei. Una vontina, forse...

–Un simile bijoux avrà sicuramente già trovato la sua prinscipessa...

–Non credo, sai? Sontivo una ragazza du Durmstràng che ne parlava. Pare che lui sia fugito dal suo paese a causa di una congiura contro di lui...uno zio, a quanto pare. E non ha nessuna ragaza.

A quella notizia, Susan, che in quel momento avrebbe tanto voluto strangolare quelle due oche giulive, avvertì il suo cuore fare una capriola in avanti.

–E che cosa insegna, le professeur Von Telmàr? – continuò la bionda numero uno.

–Arti Oscure – rispose l'altra. – Affascinonte, no?

Affascinonte un corno, pensò Susan inorridita, mentre il cuore le emetteva un sonoro crack! Arti Oscure? Un simile angelo, con quel sorriso meraviglioso e una voce così suadente, quel capolavoro di perfezione, quel ragazzo così semplice e gentile...un insegnante di Arti Oscure?

La ragazza si lasciò sfuggire un gemito, ma fortunatamente nessuno la udì: Silente si era appena levato in piedi per prendere la parola.

–Finalmente, dopo una lunga attesa, è giunto il momento che tutti voi aspettavate: la scelta del campione! – annunciò il Preside avvicinandosi al Calice di Fuoco.

Non appena levò la mano verso la grande imboccatura di pietra, le fiamme si accesero di un rosso brillante, prendendo a danzare vorticosamente, fino a quando un minuscolo foglio di pergamena guizzò in aria, dritto tra le dita di Silente.

–Il campione di Beauxbatons è Fleur Delacour! – annunciò.

–Oh, ma c'est moi! – esclamò la bionda numero due, mentre la sua compagna lanciava un urlo e le gettava le braccia attorno al collo, anche se, nel momento in cui la ragazza si alzò per andare a prendere il biglietto, l'espressione sulla sua faccia mostrava tutto meno che l'allegria per la fortuna dell'altra.

Silente strinse la mano a Fleur e la invitò ad accomodarsi oltre una porticina che si apriva in fondo alla sala, accanto al tavolo dei professori. Una volta che la campionessa fu sparita alla vista, le fiamme del Calice tornarono a brillare.

–Il campione di Durmstrang è Victor Krum! – esclamò il Preside.

Un'esplosione di applausi accolse il nuovo campione, ma non solo da parte dei suoi compagni. Accanto a Susan, Ron lanciò un ruggito di trionfo. Sembrava un invasato. Krum si alzò goffamente, fermandosi solo per ascoltare le parole che Caspian gli sussurrò al volo in un orecchio, per poi ritirare il suo biglietto e accomodarsi nella stanza accanto.

Fu allora che Susan prese a sudare freddo. Serrò gli occhi, nascondendo il volto tra le mani. Avrebbe tanto voluto non sentire ciò che Silente stava per urlare. Avvertiva l'eccitazione di Peter, seduto qualche panca più in là. Non poteva sopportarlo. Si morse il labbro, aspettando il peggio, quando...

–...Cedric Diggory!

Susan sgranò gli occhi di colpo. Aveva detto proprio Cedric Diggory? Vide un bel ragazzo dai corti capelli castani alzarsi dalla tribuna dei Tassorosso, l'acclamazione di tutte le ragazze della scuola, lo sguardo desolato di Peter...un attimo dopo, era tra le braccia di Jane, entrambe saltellando su e giù sulla loro panca per la gioia, facendo voltare più di un ragazzo nelle file più avanti. Sicuramente, vedendola così felice per le sue disgrazie, Peter in quel momento l'avrebbe volentieri strozzata, ma che importava? Suo fratello era salvo, suo fratello era salvo!

Poi, improvvisamente, l'aria cambiò. Persino Silente sembrava essersi accorto che c'era qualcosa che non andava. Le fiamme del Calice di Fuoco erano tornate a brillare, anche se non c'era più alcun campione da scegliere. Poi un piccolo foglio di pergamena guizzò fuori dalla sua sommità, atterrando tra le dita tese del Preside, i cui occhi celesti si sgranarono per lo stupore non appena lo aprì.

–Harry Potter!

***

Jane credette che si trattasse di uno dei tanti scherzi che il loro Preside amava tanto tirare ai suoi studenti. Poi vide l'innaturale luce fredda che pervadeva i suoi occhi e allora rabbrividì. Le sue dita si serrarono attorno all'avambraccio di suo fratello, mentre il labbro inferiore iniziava a tremare.

–HARRY POTTER! – tuonò ancora una volta Silente.

Harry non si mosse. Guardava tutti loro, scuotendo il capo intontito, come se non si rendesse conto nemmeno lui di quanto stava accadendo. Nella Sala Grande era calato un silenzio di tomba e tutte le teste erano voltate verso un'unica persona, gli occhi carichi di accusa.

–Harry, per l'amor del cielo, vai! – squittì Hermione nervosamente.

Il ragazzo lanciò uno sguardo disperato a sua sorella. Lei si avvinghiò ancora più forte a lui, aiutandolo a levarsi in piedi e avviandosi verso Silente. Avanzarono mano nella mano nel corridoio centrale, ogni passo sembrava durare un'eternità. Attorno a loro presero a balenare le prime accuse, taglienti come coltelli.

–Sei un imbroglione!

–Non li hai diciassette anni!

I gemelli Potter si fermarono davanti a Silente. I suoi occhi fremevano d'ira mentre consegnava il foglio tra le mani di Harry. Il ragazzo lo aprì lentamente tra le dita. Il suo nome in stampatello campeggiava al centro del foglio.

–Non sono stato io! – sussurrò disperato.

–In fondo a destra, Harry – rispose Silente freddamente. – Solo Harry, ho detto – aggiunse poi rivolto a Jane, che stava seguendo suo fratello nella stanza accanto.

–Non posso lasciarlo! – protestò lei.

–So quanto ti sia difficile accettare una simile realtà, ma Harry ora è un campione di Hogwarts. Qualsiasi cosa accadrà d'ora in avanti, dovrà affrontarla da solo. Mi dispiace, Jane. Ѐ ora che impari a stare al tuo posto.

Harry si voltò verso di lei, lanciandole un'occhiata implorante. Lei scosse il capo, lottando contro le lacrime che tentavano di uscire in tutti i modi. Gli ordini di Silente erano ordini. Lasciò andare la sua mano e restò a fissarlo impotente mentre si avviava verso il suo destino, poi si voltò con rabbia, facendo per ritornare al suo posto.

Mentre faceva per raggiungere i suoi compagni, la ragazza provò la voglia istintiva di girarsi verso Moody. Voleva trovare un alibi per scatenare tutta la sua rabbia. Con suo sgradevole piacere, vide che anche il professore la stava fissando con un'espressione di compiaciuto interesse che stirava le cicatrici che gli martoriavano il volto. Avvertì la nausea attanagliarle lo stomaco, ma questa volta Jane resistette. Non voleva che quell'essere orribile vedesse le sue debolezze, non in quel momento.

Attraversò la sala con la testa alta, fingendo di non sentire tutte le ingiurie che le esplodevano attorno, rivolte contro di lei, la sorella del Prescelto, fino a salire sulla sua tribuna, come una vera regina. Solo quando tutte le teste si furono voltate, dopo che Bartemius Crouch ebbe iniziato a parlare del suo stramaledettissimo regolamento, Jane poté finalmente accoccolarsi al fianco di Susan, scoppiando in un pianto silenzioso.

Sapeva che, nel momento in cui il nome di Harry era uscito dal Calice di Fuoco, qualcosa tra loro si era rotto inesorabilmente. D'ora in poi, sarebbero tornati a percorrere ciascuno la propria strada, proprio come era stato prima di quella fatidica notte, quando erano ancora due sconosciuti che non sapevano di essere legati da un comune destino. Non avrebbe più avuto la sua metà a proteggerla.

Al suo fianco, Susan la strinse forte, immergendo il volto tra i suoi fluenti capelli neri e sussurrandole dolci parole di conforto. Sapeva che cosa provava l'amica in quel momento e come tutto l'affetto di questo mondo non sarebbe mai bastato a lenire il suo dolore.

Si chiedeva solo perché, in quel mondo maledetto, ci dovesse essere sempre qualcuno che pagava per tutti quanti.



*** Angolo Autrice ***

Eccomi qua, tornata all'aggiornamento del lunedì. Come state? Io ormai inizio a perdere la cognizione del tempo, per fortuna ho la scrittura a tenermi compagnia :)

Finalmente, abbiamo avuto il primo vero contatto tra Susan e Caspian - anche se all'inizio era una ship che mi lasciava alquanto perplessa, ho finito inesorabilmente per fare il tifo per loro - Come lo vedete, nei panni di un professore di Durmstrang? Io, sinceramente, benissimo!

Oggi non vi rubo tanto tempo ;) Se vi va, lasciatemi pure una stellina o un commento: anche questo serve a crescere e a migliorare.

Un abbraccio,

Fedra

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