Il risveglio delle Streghe

By _Fedra_

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Cosa succederebbe se i fratelli Pevensie arrivassero a Hogwarts? Quale ruolo avrebbero nella battaglia contro... More

Presentazione
Personaggi - Susan Pevensie
Personaggi - Jane Potter
La nuova scuola
"Una mente brillante fu tosto la cosa più importante"
Senza perdono
Di nuovo prescelto
"Aiutami!"
Un suggerimento inaspettato
La prova più difficile
Il sotterraneo
La fin troppo preziosa dispensa di Piton
Questioni di famiglia
La donna con i guanti bianchi
L'incubo si ripete
Missione di salvataggio
Solo una parola
Faccia a faccia
Il prigioniero
La nuova vita di Edmund Pevensie
[Il sequel è online!]
The Diary of Jane
~ La Sentinella ~

Fuoco e ghiaccio

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By _Fedra_

Il sabato mattina, non essendoci le lezioni, Susan si concedeva una mezz'oretta di sonno in più. Erano trascorsi quasi due mesi dal suo arrivo a Hogwarts e ormai si era ambientata alla perfezione. Adesso trovava perfettamente normale usare la magia nella vita quotidiana, senza dover però rinunciare a quello che era stato prima. Il mondo dei maghi era tutt'altro che un posto lugubre e uggioso come si era sempre immaginata. Ora non avrebbe più saputo rinunciarvi.

Era il 31 ottobre, la festa magica per eccellenza. Susan si svegliò di ottimo umore e provò un piacevole senso di familiarità mentre indossava l'aderente tuta nera e le scarpe da ginnastica e si legava i capelli in una fluente coda di cavallo che le arrivava fin quasi a metà schiena. Era giunto il momento che aspettava per sei giorni su sette.

La ragazza spalancò il suo baule ai piedi del letto e vi estrasse un grande arco sportivo e una faretra colma di frecce, che mise subito a tracolla; poi, infilatasi il mantello, uscì dal dormitorio e si diresse verso il parco.

Dense nuvole grigie si rincorrevano nel cielo, ma non sembravano promettere pioggia. Le sue scarpe frusciavano sull'erba ricoperta di rugiada. Susan attraversò il parco e si diresse verso il primo macchione di alberi della Foresta Proibita. Nonostante i divieti, la ragazza sapeva bene che la maggior parte degli studenti vi si avventurava senza problemi, purché non ci si addentrasse verso l'interno: correva voce infatti che vi abitassero creature mostruose come centauri e ragni giganti.

Costeggiò il primo macchione di abeti dalla capanna di Hagrid fino a intravedere le acque argentee del lago; poi, una volta fermatasi, scelse un albero come bersaglio e incoccò la prima freccia.

Sin da piccola, Susan aveva avuto un innato talento per il tiro con l'arco. Lo aveva provato una volta a scuola, all'età di otto anni, e da allora non aveva più smesso. Aveva vinto anche diverse competizioni. Il tiro con l'arco era la sua droga: le permetteva di non pensare ai problemi e di sfruttare al massimo la sua indole pratica e intuitiva.

Mentre tirava, intravide Peter che correva lungo la riva del lago, i muscoli che si gonfiavano sotto la maglietta grigia. Susan sospirò: suo fratello stava dando anima e corpo per partecipare a quel maledetto Torneo. Con la coda dell'occhio, scorse un gruppetto di ragazze sospiranti assiepate dietro una coltre di cespugli, intente a spiarlo sfacciatamente.

Una delle cose che nessuno concepiva era il fatto che Peter, sicuramente uno dei ragazzi più belli della scuola, non avesse mai avuto una ragazza. Susan, invece, sapeva fin troppo bene che suo fratello era talmente occupato a eccellere in tutto, da scordarsi qualsiasi cosa interferisse con lo studio o lo sport. Era perennemente attorniato da ragazze, trattandole tutte con la massima gentilezza e cordialità, a prescindere da chi fossero, ma non aveva mai preso seriamente in considerazione di uscire con una di loro. Sembrava un caso senza speranza.

−Ehilà! – esclamò la voce di Jane alle sue spalle.

La ragazza aveva appena fatto la sua comparsa fra gli alberi, in sella a un grande cavallo bianco. Le sue gambe erano nascoste dalle grandi ali dell'animale, ripiegate lungo i fianchi.

−Ciao, Jane! – la salutò Susan sorridendo. – Tu e Ulisse siete di passeggiata, vedo!

−In realtà, speravo di incontrarti. C'è una cosa che devi vedere − Jane sembrava molto seria mentre smontava da cavallo ed estraeva una copia della Gazzetta del Profeta da una bisaccia fissata alla sella. – Leggi qui! – esclamò preoccupata.

Susan afferrò il giornale e iniziò a leggere.



RITROVATO CORPO SENZA VITA DI RAGAZZO BABBANO

Si vocifera il ritorno della Signora in Nero.

Barry Stewart, 10 anni, è stato ritrovato senza vita in un bosco nelle vicinanze di Southampton, nello Yorkshire. Il bambino, di origini babbane, era scomparso senza lasciare traccia da circa due mesi, ma gli inquirenti affermano che il decesso è avvenuto non prima di mercoledì scorso. Gli evidenti segni di Maledizioni Senza Perdono sul corpo della vittima non sono sfuggiti ai Medimaghi infiltrati nelle forze dell'ordine babbane, che hanno confermato l'appartenenza alla comunità magica dell'assassino, la cui identità, però, è ancora impossibile da ricostruire.

Gli Stewart, infatti, sono Babbani da almeno cinque generazioni e non hanno mai avuto contatti con maghi o streghe che avrebbero potuto averli in odio. All'interno della comunità magica si vocifera un possibile ritorno della Signora in Nero, la strega che tra il 1998 e il 2001 uccise più di venti bambini di origine babbana, ma il Ministero ha immediatamente smentito una simile supposizione: si tratta infatti di un caso isolato, non di omicidi seriali, perciò non è corretto avanzare subito ipotesi prive di fondamento, diffuse al solo fine di creare inutili allarmismi. Nel frattempo, i nostri Auror stanno collaborando con la polizia babbana nella caccia al killer.



Il giornale scivolò a terra, afflosciandosi in una pozza di fango ai piedi della ragazza. Gli occhi celesti di Susan erano sgranati dall'orrore. Sembrava un incubo.

−Mi dispiace – balbettò Jane costernata. – Ma dovevi saperlo. Non vorrei essere causa d'ansia, ma nel mondo magico stanno succedendo delle cose che non mi piacciono per niente. Prima la Coppa del Mondo, ora questo. Per non parlare della cicatrice di Harry, che ha ricominciato a bruciare, o dei miei continui malesseri. Susan, qui sta accadendo qualcosa. Devi avvisare immediatamente tua madre e tua sorella. So che Peter non lo farebbe, per non spaventarle.

−Sì, sì. Lo farò immediatamente – Susan raccolse le sue cose e si infilò il mantello. Era pallida come un cencio.

−Harry ha detto che ti presta volentieri Edvige. La troverai su in Guferia. Non puoi sbagliare: è l'unica civetta bianca.

−Grazie, Jane! Vado subito!

Susan si precipitò verso il castello, ansiosa di avvisare la sua famiglia il prima possibile. Mentre arrancava tra gli alberi, scorse Peter che, imperturbabile, si era tolto maglietta e calzoncini e si era tuffato nelle acque gelide del lago. Sperando di scorgere almeno un centimetro di addominali, le ragazze imboscate si sporsero tutte insieme dai cespugli, senza preoccuparsi minimamente di farsi beccare a fissarlo con un'espressione da triglia stampata in volto. Era davvero troppo.

Senza nemmeno pensarci, Susan estrasse la bacchetta dalla tasca della tuta e la puntò in direzione dei cespugli. 

Incendio! – mormorò a denti stretti.

Immediatamente, gli arbusti presero fuoco, costringendo il branco di ammiratrici a uscire allo scoperto, gridando come delle ossesse.

−Tutto bene, ragazze? – sentì dire Peter, emergendo dall'acqua.

−Eeeehm...sì! Be', ciao! – e se la diedero a gambe, scosse da risate isteriche.

Soddisfatta della sua piccola vendetta, Susan proseguì la sua corsa alla volta del castello.

***

−Sei un incosciente e anche un egoista! Se la mamma venisse a sapere in che guaio ti stai cacciando...

−Susan, cerca di usare un minimo di cervello: Hogwarts è un'istituzione di prestigio e nessuno vorrebbe farsi carico della morte di uno studente.

−Eppure gli incidenti possono sempre capitare, no? La mamma e io non reggeremmo mai un altro colpo del genere, hai capito?

−Ho tutti i requisiti per partecipare e inoltre sono maggiorenne. Non sei tu la persona che può permettersi di dirmi quello che devo fare o meno, specie se a quest'ora avresti già dovuto essere in possesso dei G.U.F.O.

Questo era davvero troppo. Dopo aver lanciato a Peter un insulto talmente volgare da far girare alcune ragazze del secondo anno, Susan si incamminò imbronciata verso il tavolo di Corvonero, senza fermarsi a salutare i Potter e Nigel, che era arrivato proprio in quel momento insieme a un gruppo di amici. Si lasciò cadere su una panca, mordendosi con rabbia il labbro inferiore.

Non solo a suo fratello non era importato un fico secco della morte di Barry Stewart, ma ora si divertiva anche a mettere a repentaglio la propria vita, pur di farsi notare. Susan non aveva mai odiato Peter così tanto. Era solo un egocentrico, un pallone gonfiato che pretendeva di scaricare sugli altri tutte le responsabilità che invece toccavano a lui. La colpa, ovviamente, era stata tutta di sua madre, che, da quando suo padre li aveva abbandonati, non aveva fatto altro che coccolarlo e viziarlo spudoratamente, quasi volesse colmare l'assenza del marito e di David con quell'eccesso di affetto, trascurando lei e Lucy. Sicuramente, se Peter fosse stato scelto per il Torneo Tremaghi, lo avrebbe solo lodato, anche se fosse stata a conoscenza dell'eventualità di non rivedere mai più suo figlio. Susan non ne poteva proprio più di quella banda di matti.

Improvvisamente, Silente si levò in piedi, intimando il silenzio con un gesto della mano. – Un attimo di attenzione, per favore – esordì. – Finalmente, il grande momento è arrivato. Vi invito ad accogliere con un caloroso applauso i nostri amici di Beauxbatons e la loro Preside, Madame Maxime!

A un suo battito di mani, la porta della Sala Grande si spalancò. Un gruppo di studenti sui diciassette anni dalle divise di seta celeste fece ingresso nel corridoio centrale. Non un capello era fuori posto nelle loro elaborate acconciature e il loro portamento altezzoso assomigliava in maniera impressionante a un passo di danza. Susan ebbe subito la sgradevole sensazione che avessero un po' tutti la puzza sotto il naso. Dietro di loro avanzava una donna bellissima, alta più di quattro metri. Molti studenti non riuscirono a trattenere esclamazioni stupefatte.

−Benvenuta a Hogwarts, madame! – la salutò Silente facendole il baciamano.

−Oh, Silonte, quale piascere! – rispose lei in tono altezzoso.

Dopo aver fatto un rapido inchino, gli studenti di Beauxbatons si andarono ad accomodare ai tavoli di Grifondoro e Corvonero. Due ragazze di eterea bellezza, entrambe dai lunghi capelli di un biondo argenteo, si sedettero proprio di fronte a Susan. Il sorriso indulgente che le rivolsero quasi subito fu sufficiente a farle ricordare ogni sua singola imperfezione, dai denti davanti un po' fuori misura e il labbro inferiore troppo carnoso alla piccola bruciatura sulla gonna che si era procurata quella mattina durante l'ora di Incantesimi.

−E ora accogliamo la delegazione di Durmstrang e il Preside Igor Karkaroff! – annunciò Silente in tono entusiasta.

Molti studenti trattennero il fiato. Ad aprire la fila di ragazzi impellicciati c'era un mago tarchiato dalle folte sopracciglia nere e lo sguardo torvo.

−Non ci posso credere, è Victor Krum! – sentì esclamare Cho Chang, la ragazza orientale del quinto anno. − Ѐ il miglior Cercatore del momento! L'ho visto quest'estate alla Coppa del Mondo di Quiddich!

Ma l'attenzione di Susan era da tutt'altra parte. Improvvisamente aveva come la sensazione di galleggiare nel vuoto. Non riusciva a staccare gli occhi dal giovane che era appena entrato nella Sala Grande, fiancheggiando un mago che aveva tutta l'aria di essere il Preside. Era un ragazzo sui ventitré anni, alto, i lunghi capelli neri che gli arrivavano fino alle spalle. La pelle era lievemente ambrata e gli occhi erano grandi e scuri, conferendogli un aspetto esotico e misterioso. Camminava con un portamento fluido ed elegante, da aristocratico. In tutta la sua vita, Susan non avrebbe mai creduto di poter ammirare con i propri occhi una creatura così perfetta.

−Benvenuto, Igor! – disse Silente mentre abbracciava il Preside di Durmstrang, un mago dai lunghi capelli brizzolati e il pizzetto. Ricordava vagamente una capra.

Susan sperò con tutto il cuore che i nuovi arrivati si sedessero al loro tavolo, ma, con suo enorme disappunto, questi si avviarono tutti in direzione dei Serpeverde.

−C'era da aspettarselo: a Durmstrang danno particolare attenzione alle Arti Oscure – commentò Cho al suo fianco. – Pare che un tempo il loro Preside abbia avuto anche dei problemi con la giustizia.

In quel momento, Silente intervenne, battendo le mani per imporre il silenzio. – Ora, prima di abbuffarci, vorrei richiedere un'ultima volta la vostra attenzione – disse. – Lascio la parola a Bartemius Crouch, dell'Ufficio per la Cooperazione Internazionale Magica, che vi spiegherà alcuni aspetti del regolamento del Torneo.

A un suo cenno, un piccolo mago sui sessant'anni dai curatissimi baffetti a spazzolino si alzò dal tavolo dei professori e si sistemò al centro della sala. Aveva un sguardo quasi spiritato, come se fosse in preda a un esaurimento nervoso. 

–Le regole sono molto precise – spiegò con voce impostata. – Le selezioni per il Torneo inizieranno da questa sera stessa e si concluderanno alle ventuno di domani. Gli studenti verranno esaminati da un giudice imparziale – il mago agitò la bacchetta e dal nulla apparve un enorme calice di pietra, al cui interno si agitavano tante piccole fiammelle azzurre. – Gli studenti intenzionati a partecipare dovranno inserire il loro nome, cognome e scuola di appartenenza su un foglio di pergamena e lasciarlo cadere nel Calice di Fuoco. Sarà questo, infatti, dopo un'attenta valutazione, a scegliere il campione. Ma siete avvertiti: il Calice è protetto da potenti incantesimi, quindi vi sconsiglio vivamente di provare a inserire il vostro nome se non siete dotati dei requisiti richiesti, primo tra tutti i diciassette anni compiuti. Ci tengo a sottolineare inoltre che, una volta scelti, non è possibile ritirarsi o chiedere aiuto ad altre persone. Fatta questa premessa, che il Torneo abbia inizio!

***

Hilary Lexington scavalcò il cancello del parco pubblico e scivolò sul prato disseminato di cartacce. Una fredda pioggerellina autunnale scendeva implacabile dal basso cielo tempestoso, ma lei sembrava non accorgersene neanche, asserragliata com'era nel caldo cappuccio imbottito della sua morbida felpa grigia. Camminava a passo spedito per i viali deserti, le mani nelle tasche, lo sguardo fisso a terra. Era fuori di sé dalla rabbia.

Alla fine, la Direttrice aveva telefonato a casa e aveva minacciato di espellerla dalla scuola. Non bastavano le sue misere origini nei sobborghi di Liverpool. Non era sufficiente una famiglia tutt'altro che felice, stipata in uno squallido monolocale che puzzava di alcool. Ora avevano anche tirato fuori il fatto che fosse matta.

Era successo quella mattina, quando era stata attaccata dai soliti bulli di terza, che le volevano rubare il cellulare. Lei aveva proteso d'istinto le braccia in avanti per difendersi, accecata da una rabbia incontenibile. Avrebbe dato qualunque cosa pur di impedire quello che stava accadendo. E poi, il nulla. Si era sentita improvvisamente leggera come una piuma, mentre osservava inebetita Rick e la sua banda riversi al suolo, ricoperti di tagli sul viso e sulle braccia.

Neanche un'ora dopo, il padre di Rick, direttore di una catena di agenzie immobiliari, era venuto a riprendersi il figlio e aveva denunciato Hilary alla Direttrice. L'accusavano di essere una ragazzina disturbata e violenta e per questo doveva essere allontanata immediatamente dalla scuola, per andare in un istituto di gente come lei. Non poteva accettare quest'ennesima umiliazione, oltre alle botte che l'aspettavano a casa. Piuttosto sarebbe fuggita.

Ecco perché, invece di essere nella sua cameretta a fare i compiti, in quel momento vagava per quello squallido parco di periferia, decisa a non tornare indietro. La sera stava calando e i primi lampioni si stavano accendendo lungo tutto il viale di cemento sgretolato.

A un certo punto, la vide. Era seduta su una panchina mezza arrugginita, intenta a leggere un libro. I suoi lunghissimi capelli erano raccolti in una crocchia sulla sommità del capo. Era straordinariamente bella ed elegante, come sempre. Che cosa ci facesse in quella desolazione, nessuno lo sapeva. Era solo l'unico adulto che si fosse mai fermato a parlare con Hilary e avesse ascoltato i suoi problemi. L'unica a farle capire che le cose strane che accadevano attorno a lei negli ultimi tempi non erano causate da una malattia mentale, ma dal fatto che la bambina fosse diversa da tutti gli altri.

−Buonasera, signora Swinton – salutò Hilary avvicinandosi alla panchina. – Volevo salutarla, prima di andare via.

La donna non si scompose a quella notizia, come se il fatto che una bambina di dieci anni scappasse di casa fosse la cosa più normale del mondo. Si limitò ad accennarle un sorriso. – Ti stavo aspettando – disse.

Hilary avvertì il suo cuore ribelle palpitare come un uccellino in gabbia. Quella sera, la signora Swinton aveva qualcosa di strano, ma non riusciva a individuarlo. – Davvero? – chiese timidamente.

−Ti ho portato una cosa – disse la donna tirando fuori un involto di carta argentea. – Li avevo preparati per te e credo che ti saranno utili per il viaggio.

−Oh, grazie!

Hilary scartò l'involto e si ritrovò tra le braccia un vassoio ricolmo di pasticcini glassati.

−Perché non ne assaggi uno? – la invitò la signora Swinton. – Così, se dovessi tornare, te ne farò trovare degli altri.

La bambina fissò i dolci perplessa. Dovevano bastarle per chissà quanto tempo, eppure avevano un'aria così invitante! In fondo, erano tanti: che differenza faceva uno in meno?

Senza quasi accorgersene, Hilary mise in bocca il primo pasticcino. Un'esplosione di sapori le invase la bocca, dalla glassa zuccherata fino a un delicato aroma di liquore.

Poi tutto svanì in una calma infinita, dove non fu più possibile distinguere il sogno dall'incubo.



*** Angolo Autrice ***

Ebbene sì: salutate le new entries di questo capitolo! Li avete riconosciuti, dai! Il primo è Caspian (sono proprio curiosa di sentire come lo vedete nei panni di un affascinante professore di Durmstrang); l'altra, ovviamente, è lei, la Strega Bianca (non chiedetemi perché ho scelto il cognome antisgamo nella versione umana, vi prego... all'epoca ero inegnua e innocente xD)

In questo capitolo avete visto anche le abilità di Susan nel tiro con l'arco, e avete fatto la conoscenza anche di Ulisse, il cavallo alato di Jane (ovviamente, qualora ve lo foste perso, è stato un graditissimo regalo di compleanno da parte di Hagrid, visto che abbiamo una promettente allieva di Cura delle Creature Magiche). 

Certo, c'è stata un'altra new entry anche nel capitolo scorso, ma per ora non posso spoilerarvi più di tanto (se date un'occhiata alla descrizione, però, non dovrebbe essere troppo complicato immaginare chi sia...)

Bene, per questo lunedì è tutto :) Voi come state? Come procede la quarantena? 

Se avete voglia, mi rendo disponibile per uno scambio di recensioni: lo trovo un modo molto simpatico per supportarci e farci compagnia a vicenda :)

Vi abbraccio forte!


Vostra,

Fedra


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