ASTRAEA "Il sangue degli Eter...

By Solaris_23

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By Solaris_23

«Mi hai di nuovo riportata qui» dissi seccata alla ragazza dai capelli arancio che mi era di fronte. Helarã.

Lei continuò ad accarezzare le nuvole. «Non posso farne a meno. Mi piace la tua compagnia.»

Corrucciai la fronte in risposta a quella sua affermazione. «Non mi conosci nemmeno» replicai. «Come può piacerti la mia compagnia, Helarã?»

I suoi occhi azzurri mi guardarono mentre un sorriso caloroso e cordiale si dipingeva sul suo volto pallido. «Il fatto che questa sia la seconda volta che ho l'opportunità di vederti non significa che tu non mi sia simpatica, Principessa Astraea.»

Incrociai le braccia al petto e sbuffai. «Non sai niente di me.»

«Invece si.»

«Ovvero? Cosa?»

Lei rise leggermente. «Molto più di quanto tu possa credere.»

«È una risposta molto generica, te ne rendi conto, vero?»

Helarã scrollò le spalle. «Lo so, ma se ti rivelassi più di questo che gusto ci sarebbe poi?»

«Poi quando!?» domandai urlando.

«Quando ci vedremo» disse lei, voltandosi nella mia direzione. «Te l'ho già accennato l'altra volta: molto presto ci vedremo dal vivo, principessa, e li avrete tutte le risposte alle domande che mi state continuando a rivolgere da quando ci siamo incontrate per la prima volta.»

Sbuffai ancora. «Odio i misteri, sappilo.»

Lei inclinò il capo leggermente verso destra. «Chi ti dice che io non sia già a conoscenza di questo?»

Alzai gli occhi al cielo e mi strinsi più forte le braccia al petto.

La leggera vestaglia che avevo indossato quella notte non era di grande aiuto nella protezione dal freddo visto che era in seta.

La neve stava continuando a cadere sulle mie spalle sì lì è decisamente poco coperte.

Se avessi saputo che ancora una volta si è rifinita in quel posto, al freddo e al gelo, sicuramente avrei indossato qualcosa di più pesante.

«Continuo a non comprendere come riesci a trasportarmi qui» affermai, guardandomi intorno.

L'ampio balcone circolare era ricoperto dalla neve e dal ghiaccio della Stella Invernale in cui ci trovavamo e le porte, che consentivano il passaggio in esso, erano aperte come l'ultima volta.

Accanto ad esse, c'erano due enormi vasi di fiori rossi tipicamente invernali.

Ero quasi sicura che esse fossero le cosiddette Stelle di Aracieli, una delle tipiche piante di questo Pianeta che riuscivano a sbocciare nonostante le temperature decisamente basse e fredde.

«Grazie ai poteri che il Fato mi ha concesso al momento della mia nascita» rispose la fanciulla.

«Sarebbero?»

Helarã mi guardò con uno sguardo birichino. «Te lo rivelerò quando ci vedremo, promesso.»

Per tutti gli Dei di Aracieli, iniziavo a stufarmi seriamente di tutti quei segreti.

Perché non mi poteva dare una risposta esaustiva almeno ad una di tutte le domande che le avevo proposto da quando c'eravamo incontrate?

Forse, era chiedere troppo da parte mia.

«Sai mantenere almeno le promesse?» dissi seccata e in tono decisamente troppo acido.

Allargò il suo sorriso. «Quelle si, le mantengo sempre.»

«Almeno quello.»

Guardai con attenzione il suo abbigliamento fresco e leggero come quello dell'ultima volta che c'eravamo viste e non potrei non chiederle come facesse a non sentire freddo nonostante fossimo in piena Stella Invernale.

Helarã scrollò le spalle con nonchalance. «Ci sono abituata, principessa. È da molto che vivo quassù, così tanto che ormai non mi pesa più il fatto che le Stelle si susseguono e che le temperature cambino.»

«Da quanto sei qui?»

Lei ci pensò bene prima di darmi una risposta. «Diciamo che non è un breve periodo di tempo, Astraea. Credo che possa considerarla una vita la mia permanenza qui, ad Alto Cielo.»

«Dove si trova precisamente questo posto?»

Helarã mi si avvicinò e mi presa la mano tra le sue che, con mia grande sorpresa, si rivelarono decisamente molto calde in confronto alle mie. Sembrava come se lei mi stesse toccando per davvero e iniziai ad avere di nuovo i miei dubbi sul fatto che quello fosse semplicemente un sogno.

Come poteva esserlo se i dettagli erano così dannatamente reali?

Ancora perplessa, mi lasciai trascinare da lei verso il cornicione del balcone e mi fece vedere le nuvole che si muovevano al nostro fianco.

«Noi abitiamo in un posto decisamente irraggiungibile per voi Aracieliani» iniziò col dire con tono calmo e pacato. «Non potete raggiungerci perché noi non permettiamo che ciò accada.»

«Abitate sulle nuvole!?» chiesi un po' perplessa da ciò che mi aveva detto.

I suoi occhi azzurri brillavano. «Si». Quella fu l'unica risposta che mi dette.

Spostai il mio sguardo da lei alle nuvole e, per la prima volta, desiderai poterle accarezzare.

Volevo vedere quale strana sensazione mi avrebbe riservato la loro consistenza, all'apparenza, soffice.

Allungai la mano per toccarle ma mi bloccai a qualche centimetro prima di compiere il gesto.

Helarã, al mio fianco, rise di gusto. «Tranquilla, non ti accadrà nulla se le tocchi. Guarda...» disse, per poi infilarci una mano dentro ad una di esse e iniziando a muoverla come se l'avesse infilata nell'acqua di un fiume o di un laghetto con l'unico intento di incresparla. «...come vedi, non mi succede assolutamente nulla. Passo le intere giornate a toccarle e a desiderare di vedere il mondo meraviglioso che vi è di sotto.»

La guardai. «Non sei mai stata sulla terra ferma?»

Lei scosse il capo. I suoi occhi azzurri erano velati di un po' di tristezza e malinconia. «Sfortunatamente no...»

«Come mai?»

Il suo sguardo si incupì ulteriormente. «Hemera sostiene che ad Aracieli ci sono delle divinità malvagie che desidererebbero vederci tutti morti. È per questo che non sono mai scesa nella tua Stella Pianeta.»

«Non è la mia Stella Pianeta e non capisco come tu puoi farti comandare a bacchetta da un'altra persona» affermai con un leggerissimo tono infastidito. «Credo che tu abbia il diritto di decidere da sola, per conto tuo, e fare ciò che ritieni necessario fare.»

Si voltò a guardarmi, lasciando perdere le nuvole che continuavano a muoversi senza sosta di fianco a noi. «Non è così semplice come tu credi, Astraea. Hemera mi ha salvata quando anche i nostri genitori volevano ripudiarci pur di non dover incorrere nelle ire degli Dei.»

«Incorrere nelle ire degli Dei?» ripetei, cercando di trovare un senso a ciò che lei mi aveva appena rivelato. «Perchè mai gli Dei avrebbero dovuto infuriarsi con i vostri genitori?»

Lei corrucciò la fronte. «Davvero non lo capisci?»

Scossi il capo. «No, in tutta onestà.»

«Guardami. Non noti nulla di strano in me?» domandò. «Non sono come tutti gli altri e quelli come me spaventano quelli come loro.»

Continuavo a non comprendere ciò che stava dicendo.

Il suo aspetto era quello di una comunissima Semidea o di una comunissima divinità, cosa c'era di così sbagliato nel suo essere?

In quel momento, qualcosa scattò nel mio cervello.

Non sarà che...

«Loro non possono più fare del male a quelli come voi. Mia madre, la Regina Hipnôse, li ha sottomessi» affermai con convinzione. «Non c'è più nessuno che vi vieta di venire ad Aracieli e di poter vivere una vita tranquilla in questa Stella Pianeta.»

Il suo sguardo era dubbioso. «Ne sei convinta?» mi domandò.

«Si.»

Il suo sguardo era preoccupato. «Non credere di essere al sicuro, principessa. Le anime malvagie tramano nell'ombra e, quelle che sembrano essere le più amichevoli con quelli come voi, possono rivelarsi i peggiori traditori. È per questo che noi presto verremo da te. Dobbiamo proteggerti e fare in modo che nessuno ti colpisca prima del compimento dei tuoi diciassette anni stellari.»

Non riuscivo a capire di cosa stesse parlando. A chi si riferiva con l'espressione "le anime che possono sembrare le più amichevoli con quelli come voi, possono rivelarsi i peggiori traditori"?

Chi stava tramando nell'ombra e da chi loro avevano intenzione di proteggermi?

«Io... non capisco...» dissi quasi in un sussurro.

Helarã mi sorrise dolcemente. «Presto capirai, mia ingenua principessa. Ora devi andare, presto ti sveglierai.»

«Io voglio sapere cosa sta succedendo intorno a me!» urlai, ma la mia voce sembrava ovattata, a tratti, quasi distante.

La figura della ragazza dai capelli arancio iniziava poco a poco a sbiadirsi, fino a divenire una macchia indistinta che, in men che non si dica, scomparve nel buio più totale.

Cosa stava succedendo?

Da chi dovevo stare alla larga?

Chi aveva intenzione di colpirmi alle spalle?

Tante domande ma così tante risposte da dare.

Chiusi gli occhi e lasciai che l'oscurità avesse la meglio su di me, facendomi crollare in un sonno profondo dal quale avrei voluto svegliarmi al più presto.

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