Elements: Rimasta

By WinterSBlack

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Sono passati ormai sei anni da quando James restituì la bici a Sophie. La B.L.C. è rinata, non più corrotta... More

1. Ary: Cosa!
2. Ary: Questo non è
3. Nick: Cotta
4. Nathan: Due di picche
5. Ary: Perché il gelo mi aspetta?
6. Ary: Devo davvero?
7. Nick: Febbricitante
8. Nathan: Cicatrici dell'anima
9. Ary: Ha per caso fatto una battuta?
10. Ary: Non è un granché
11. Nathan: Partiamo male
12. Nathan: Partiamo con il piede giusto
13. Nick: Italia
14. Ary: Ma cosa dici?!
15. Ary: Tuo ragazzo?
16. Ary: Davvero, è tutto a posto
17. Nick: Inaspettato
18. Nathan: Parole sante
19. Ary: Ci stiamo allontanando troppo
20. Nick: Ostaggio
21. Ary: È il nostro ostaggio
22. Nathan: La fenice in gabbia
23. Ary: Aiuto!
24. Nick: Caduti
25. Nathan: Freddo pungente
26. Ary: Sei un pervertito
27. Ary: Stai meglio?
28. Nick: Insegnante
29. Nick: Confessione
30. Ary: senza il supporto di qualcuno
31. Nathan: Lacrime di coccodrillo
32. Ary: Non mi stai lasciando altra scelta
Avviso prossimo aggiornamento
33. Ary: Ehilà
34. Nathan: Topi in trappola
35. Ary: Ti prego, allontaniamoci
36. Nick: Nemico
37. Ary: L'ho conciato per le feste
38. Ary: Vorrei chiederti dove stiamo andando, ma so che non mi risponderesti
39. Nathan: Essere rimproverato
40. Nick: Noia
41. Ary: Ah, Stupido
42. Nick: Confronto
43. Ary: Non stai meglio
44. Nathan: Famiglia di criminali
45. Nathan: Vi presento
47. Ary: Ma scherziamo?
48. Nick: Lezioni
49. Nathan: Un colpo al cuore
50. Ary: È lui
51. Nick: Timore
52. Nick: Terrore

46. Nathan: Niente è passato

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By WinterSBlack

Travestiti da Portatori, entrammo.

In realtà, in quel laboratorio, non tutti erano Portatori. C'erano molti Imperium, ex Ribelli, che lavoravano come mercenari.

Gli Imperium erano molto più comodi dei Portatori, poiché molti di loro erano degli adulti. I Portatori tendevano ad essere troppo giovani ed emotivi.

Sapevo esattamente dove andare, nonostante non fossi mai stato in quel luogo. Se avessi mostrato esitazione mi avrebbero scoperto. Sarebbe risultato strano se una guardia sembrasse spaesato nel luogo in cui lavorava.

«Ehi, siamo noi di turno adesso» dissi al Portatore che faceva da guardia alle porte per le stanze in cui volevamo andare.

«Come? Ho ancora due ore» si accigliò quello guardando il suo orologio.

«Non è possibile. Mi hanno contattato ieri dicendo che dovevo venire in anticipo perché avevano un incontro importante oggi» affermai con sicurezza sostenendo lo sguardo del mio interlocutore.

Se si parlava con certezza e sicurezza, anche la più insensata delle bugie diventava realtà.

Vidi la mia preda esitare. Nemmeno lui era certo.

Era così preso nel ricordarsi il suo orario di lavoro che non si era nemmeno chiesto chi fossi o se lavorassi veramente lì.

«Guarda, a me va anche bene che tu rimanga. Il problema è che se superi il tuo orario potrebbero sospettare di te, sai quanto sono pignoli. E sai che ti fanno qui se sei sospetto...» dissi abbassando la voce.

«Allora mi ritiro» disse immediatamente come da manuale.

«Ma come mai siete in due? È sempre bastata una sola guardia...» chiese prima di andare.

«Te l'ho detto. Hanno un incontro importante. Le guardie sono raddoppiate ovunque» commentai con noncuranza.

Il ragazzo annuì alla sentenza e si allontanò.

«Certo che menti con una tale facilità...» commentò Eira sorpresa.

«Sono un attore nato» replicai mentre staccavo il pannello e disattivavo l'allarme.

Poi potei sfondare la porta.

«Ti sei occupata delle telecamere come ti ho chiesto?» chiesi mentre scavalcavo con leggiadria il cumulo creato dalla porta rotta.

«Ancor prima che me lo chiedessi» commentò la ragazza con il mio stesso tono leggero.

La guardai con interesse.

Ero curioso. Da quella volta nella quale mi aveva quasi tranciato un orecchio non l'avevo più vista aggressiva nei miei confronti.

Mi chiedevo il perché.

Ai lati del lungo corridoio grigio c'erano stanze ermetiche vuote, ma con la luce led accesa. Riuscivo a vedere così l'interno e dedurre quanto tempo fosse passato dall'ultimo abitante in quelle stanze.

È una prigione. Erano le uniche parole del rapporto che avevo letto.

Erano prigioni diverse da quelle della Base in Philadelphia. Qui i carcerati erano innocenti.

La loro unica colpa era essere speciali.

Nelle profondità si trovavano i veri pezzi da collezione.

Forzavo ogni serratura o per quelle con porte più spesse. Al mondo non esisteva qualcosa che non si potesse distruggere con la forza bruta.

«Non sarebbe più comodo bypassare direttamente il programma delle serrature?» chiese Eira comparendo al mio fianco.

Avevo respiro pesante e gocce di sudore imperlavano il mio volto.

«Non è poco efficiente?» aggiunse lei.

«No. Ricostruire qualcosa di distrutto è più difficile che cambiare semplicemente qualche password e sostena di sicurezza.»

Non voglio che queste porte si richiudano mai più.

«Attiri l'attenzione, così e arriveranno tutti più in fretta.» insistette Eira.

La guardai. La ragazza non era nel spaventata di venire scoperta e non era arrabbiata per la mia decisione avventata. Sembrava solo curiosa della mia scelta.

«Allora che arrivino in massa. Se tiro solo avanti senza pensare ad altro impiego meno tempo.» dissi aprendomi in un sorriso splendente.

Eravamo giunti all'ultima porta. Avevo ignorato gli animali feriti e torturati fino ad ora e i loro uggiolii persistevano ancora nei miei timpani. Ma andai avanti.

C'era un unica stanza aperta. Sembrava più una sala operatoria a differenza delle altre ed era per questo che non c'erano i vetri ermetici.

La persona che abitava il luogo non avrebbe comunque avuto le forze di ribellarsi e di fuggire.

Su un letto bianco era accucciata in posizione fetale una bambina dai capelli chiari quanto quelli di Damien e anche di una bellezza simile.

Con un semplice camice addosso e coperta da un leggero lenzuolo, sembrava pronta a scomparire da un momento all'altro.

«Ecco un altro fantasma.» commentai.

Mi avvicinai a lei e come se avesse percepito la mia presenza, la bambina aprì gli occhi.

Due grandi occhi eterocromi mi fissarono. Non c'era ostilità e non c'era paura. Non c'era niente.

Richiuse le palpebra lentamente.

«Non vuoi essere salvata?» le chiesi.

La bambina non rispose.

Una lama fredda e tagliente comparve nella mia mano e pendeva sopra la bambina.

Fossi stato al suo posto avrei preferito morire. Aveva già lo sguardo morto.
Non aveva nessuno al mondo e non era nessuno. E lo sapeva. Ne era consapevole.

Voleva morire.

Non cercò nemmeno di ribellarsi o anche solo difendersi invano quando calai la lama.

Aprì gli occhi solo quando sentì la catena spezzarsi.

La presi tra le mie braccia.

Storsi il naso quando sentii quanto leggera fosse.

«Stanno arrivando» cantilenò Eira accennando ad un sorriso.

Iniziò a raccogliersi i capelli mentre sbirciava oltre l'unica porta.

Cercai di trascinarla via quando percepii un proiettile d'acqua puntare alla sua fronte, ma la ragazza non si mosse.

Il proiettile venne bloccato da quella che sembrava una moneta.

Altre monete comparvero, nella stessa quantità degli spari, parando perfettamente ogni colpo.

«Non sono una principessa da salvare» disse guardandomi.

«Mai pensato il contrario» affermai sorridendole.

«Immagino che non possa contare su di te per sbaragliare tutti con stalattiti di metallo» chiesi.

«Hai letto anche il mio profilo. Sai che i miei poteri sono talmente deboli che a malapena posso essere definita un'Imperium» commentò lei scrollando le spalle.

«Sì, lo so. Fammi il favore di tenerla tu. Torno subito» dissi passandole la bambina.

«Non sai nemmeno quante persone sono» commentò lei aggrottando la fronte.

«Vedi, lo spazio è ristretto e in uno spazio ristretto vince chi ha più consapevolezza di ciò che lo circonda» dissi «e tanto per la cronaca, quella persona sono io»

«Non puoi esserne certo»
«Oh sì invece» replicai sorridendo.

E iniziai a correre, andando incontro ai nemici.

Uno scudo di ghiaccio in faccia al primo.

Una reazione a domino.

Puntare alle giunture.

Attacchi singoli e precisi.

Guardare avanti.

Sfruttare i corpi caduti come piani.

Usare il minimo sforzo per il massimo risultato.

Arrivai all'inizio del corridoio con il respiro pesante.

Mi asciugai il sudore con la manica e mi volto per vedere Eira raggiungermi.

«Andiamo prima che ne arrivino degli altri» dissi premendo il pannello rosso all'entrata. Il pannello che apriva tutte le celle.

E tutte le bestie feroci e non uscirono dalle loro gabbie.

Anche loro meritavano di vendicarsi.

***

«Come ti chiami?» chiesi alla bambina di nuovo tra le mie braccia.

Lei sembrò ponderare se rispondermi o meno.
Ma infine rispose:«Ariel»

«Oh! Come la sirenetta? Lo sai che la sirenetta originale non si riesce mai a far riconoscere e muore trasformata in schiuma di mare?» commentò Eira.

La guardai.

Lei mi guardò.

«Che c'è?» protestò.

Risi.

«Bene Ariel, possiamo ignorare anche la sorellona lì. È più probabile che il tuo nome provenga dalla Ariel della Disney comunque» commentai.

«Perché mi hai salvata?» chiese la bambina invece.

«Ero di passaggio» dissi.

«Siamo arrivati. Tu puoi entrare fra circa dieci minuti» dissi ad Eira passandole di nuovo Ariel.

«Non sei stanco?» chiese.

«Per niente. Entra fra dieci minuti. Non prima e non dopo» tagliai corto.

Aprii la porta ed entrai sorridendo.

«Ciao! Come va ragazzi?» dissi sorridendo.

Le persone in quella stanza erano le menti dietro tutte le operazioni in quel laboratorio. In più, quel giorno, vi erano presenti anche ospiti speciali da qualche trafficante di specialità.

Argh, come detesto la spazzatura.

Per un maniaco del controllo come me, vedere escrementi in giro era proprio insopportabile.

La mia improvvisa comparsa e il mio atteggiamento amichevole fece comparire delle espressioni spaesate sui loro volti.

Proprio quello che volevo.

Un Portatore rappresentava una risorsa preziosa per gli affiliati della S.S.U.R. e con il mio atteggiamento amichevole potevo passare per un loro conoscente.

Nessuno di loro sapeva chi fossi, però avevano dei dubbi che fossi dalla parte o del laboratorio o dei trafficanti. Ognuno di loro avrebbe pensato che fossi di proprietà dell'altro.

Nessuno avrebbe osato chiedere "chi sei" per rispetto del loro socio.

«Chi ti ha dato il permesso di entrare durante una riunione importante?» chiese finalmente la donna a capotavola.

«Penso che abbiate sentito degli intrusi. Sono qui perché siete le persone più importanti in questo laboratorio.» affermai.

Non mancai di notare che le loro guardie alle spalle sembravano pronte ad attaccarmi.

«Abbiamo già detto che non possiamo evacuare. Occupatevi voi di loro. Vi paghiamo per questo» commentò uno di loro.

«Oh? Non mi sembra di aver ricevuto nemmeno un soldo da voi. Immagino che ora Niente ve la farà pagare» sussurrai con il mio miglior sorriso.

Ma prima che le mie parole entrassero nelle loro teste, balzai al centro del tavolo, tirai un calcio alla persona che mi sembrava di posizione più alta, il trafficante grasso e corpulento.

Feci una capriola, usando le sue spalle come appoggio e mi portai dietro il suo corpo enorme per colpire le sue due guardie del corpo e proteggermi dagli altri Imperium, usando il loro capo come scudo.

Piantai violentemente due lame di ghiaccio nelle mani dei due Imperium e sbattei le loro teste tra di loro.

Non aspettai nemmeno che si accasciassero a terra che mi voltai per sparare proiettili di ghiaccio con la mano destra. I proiettili esplosero davanti agli occhi delle altre due guardie.

La mia mano sinistra aveva creato una lunga frusta che legò tra loro le caviglie degli ultimi due Imperium e con uno strattone li feci cadere.

Senza esitazione ghiacciai le canne delle pistole che i Popolani avevano tirato fuori.

Ma non ero un mago per niente.

Dal loro punto di vista la farina comparve dal nulla e le esplosioni iniziarono senza alcun preavviso.

Niente di tutto ciò li avrebbe uccisi.

Erano tutti k.o. nel giro di due minuti.

«Argh, questa missione mi ha stancato.» commentai con nonchalance mentre passavo tra i corpi caduti che si lamentavano dal dolore.

La mia prima vittima, il capo dei trafficanti era quello più indenne e lo vidi tremante, accucciato con la testa tra le mani.

Mentre passavo, raccolsi una delle pistole cadute e lo guardai con interesse mentre tremava ancora di più al suono dei miei passi.

La caricai e sparai senza una minima esitazione. Mirai alle mani e alle ginocchia delle persone che mi sembravano più propense a riprendersi.

Niente male per essere la mia prima volta contro target viventi. 

Con estrema lentezza raggiunsi il trafficante e mi sedetti sulla sua larga e grossa schiena.

«Non penserai che potrai scappare» dissi alla leader di quel laboratorio che sembrava pronta a gattonare fuori silenziosamente.

Pensava davvero che non l'avessi notata? Risparmiavo sempre il piatto forte per la fine.

«Chi sei? Lo sai con chi ti stai mettendo contro?» sibilò lei.

«Lo dici come se rimarrà qualcuno in vita per fare la spia» dissi sorridendo. Ma sapevo come sembrava quel sorriso a lei. Freddo e crudele.

Mi toccai la maschera che mi copriva dal naso all'insù.

Non sapevo perché, ma tutti gli Imperium e Portatori portavano maschere in quel laboratorio, come se li volessero distinguere dai veri esecutori.

La donna iniziò a tremare spaventata, con occhi sgranati e le pupille che saettavano caoticamente.

Anche l'uomo sotto di me sembrava pronto a pisciarsi addosso.

Non sarebbe stato carino, così gli pestai la mano e sussurrai gentilmente:«Sssssh, è spiacevole se ti muovi così tanto»

Il tremore si fece più sostenuto e abbastanza soddisfatto, incrociai le gambe.

«Allora, ditemi, chi è Ariel?» chiesi.

Nessuno rispose.

«Suvvia, non sono molto tipo da torture, quindi se non mi rispondete darò per scontato che siete tutti inutili...» lasciai la frase in sospeso. Avrebbero riempito quel sottinteso con il peggiore dei loro incubi.

«È una bambina che abbiamo comprato sei mesi fa. Abbiamo perso di recente la nostra cavia migliore e quella bambina aveva gli stessi requisiti» spiegò spaventata la donna.

«E quale sarebbero questi requisiti?» chiesi.

«L'Operazione non funziona su di lei e nemmeno gli Elements. Non può quindi essere una Portatrice.» disse.

«Che io sappia le Operazioni non funzionano se l'individuo non ha raggiunto equilibrio fisico e mentale. Quella bambina è troppo piccola per subire qualsiasi Operazione. È impossibile che abbia equilibrio» dissi.

La donna non rispose.

Feci un verso infastidito.

Fare l'Operazione su individui non preparati era praticamente ucciderli.

Poi realizzai.

La bambina era ancora in vita dopo l'Operazione?

«Non pensavo che al mondo esistessero persone immuni all'Elements» commentai sinceramente stupito.

La donna si morse il labbro e l'uomo sotto di me tremò più forte.

Sentii dei singhiozzi ma li ignorai.

«Producete voi l'Anti-Elements?» chiesi ancora.

Li producete da lei?

La donna scosse la testa violentemente.

«No! Non siamo noi! Siamo soltanto uno dei tanti che studiamo un modo per fermare l'Elements, ma non siamo noi che li produciamo! Stiamo anche cercando di capire come hanno fatt...» ma la zittii.

«Denigrare e distruggere gli altri è molto più facile che migliorare se stessi» dissi «lo so bene, quindi non trovatevi inutili scuse».

***

Quando Eira entrò si trovò difronte all'immagine di me in mezzo ad una montagna di corpi.

Ero certo che avesse sentito il suono degli spari.

«Com'è possibile sentirsi così soli anche quando si è circondati da persone? Cos'è che mi fa sentire così vuoto. Perché respirare è così difficile ogni giorno che passa?» dissi guardando il soffitto.

Poi sospirai.

«Non ti preoccupare, farmi domande esistenziali per poi rispondermi da solo è un mio hobby, dopotutto non conosco nessuno più intelligente di me» affermai alzandomi.

Camminai sopra le mie vittime e raggiunsi Eira alle porte.

«Ariel?» chiamai la bambina che mi guardava con indifferenza.

«Vuoi vendicarti?» chiesi.

Il suo sguardo eterocroma tremò, ma non mi rispose.

«Cosa vuoi fare?» le chiesi di nuovo.

«Voglio essere libera» disse lei con determinazioni in quegli occhi che sembravano uno d'oro e l'altro d'argento.

Le sorrisi:«E libera sia»

Lanciai un'occhiata ad Eira che non sembrava spaventata dalla scena d'innanzi a lei.

«Immagino che tu non sia stata ad aspettare in silenzio che io finissi.»

«No, ho piazzato degli esplosivi nei posti che non mi piacevano» affermò «sono piuttosto brava con gli esplosivi».
Lanciò un'occhiata alle mie spalle e aggiunse:«Più di te»

Risi.

«Immagino che tu sia un'Imperium del fuoco mancata» dissi.

«In effetti sono Capricorno per un pelo» affermò lei.

«Hai trovato quel che ti serviva?» chiese lei.
Annuii.

«Eppure li hai lasciati tutti in vita» commentò.

Ero quasi sorpreso dal suo buon occhio.

«Potrebbero riuscire a scappare e a quel punto saresti nei guai» disse.
La vidi allungare una mano verso il mio volto, ma non mi mossi. Cancellò del sangue che mi aveva macchiato la faccia durante il combattimento.

Mmm, le sarò sembrato un mostro.

«Che lo facciano, se ne hanno il coraggio» affermai.

Decidendo che non aveva senso ponderare di più, andammo verso l'uscita.

La maggior parte dei residenti stava scappando.

Quando finalmente fummo fuori dal laboratorio, trovammo Prometeo che ci stava aspettando.

Diversi animali erano fuggiti e scorrazzavano nei d'intorni. Potevo vedere anche persone che svanivano nei loro mezzi.

Fingemmo semplicemente di essere una di quelle persone in fuga.

Appena messo piede fuori, le esplosioni iniziarono e sentire il terreno tremare e i boati alle mie spalle mi riempiva di euforia.

Salimmo sul motoscafo con Diaz e ci allontanammo, mentre vedevamo un'intera costa implodere e crollare.

Le onde però non si placavano solo perché la terra era spezzata.

«Non hai paura che tutto questo casino attiri l'attenzione della B.L.C. dalla quale sei scappato tanto faticosamente?» mi chiese Diaz con un ghigno.

Scrollai le spalle.

«Non ho più nessun compito di mantenere ordine. Più caos c'è, meglio è.» dissi.

«Allora lasciamo un messaggio al mondo. Presentiamo il nuovo te a tutti»

«Mi piace l'idea. Sono sempre stato piuttosto appariscente» dissi sorridendo.

E fu così che tornammo indietro dopo aver lasciato un messaggio tra le rovine.

Ero quasi emozionato di vedere qualcuno della B.L.C. leggere quelle parole e magari pensare a me.

Sorridevo ancora mentre davo le spalle a quell'inferno con alle porte le mie parole: Niente è passato.

***

«Capisco, quindi quindi funziona come un sovraccarico che porta al non funzionamento» commentai.
«Il principio dietro all'Anti-Elements è lo stesso fattore che ha impedito a Sophie Hunter di manifestare i suoi poteri nei primi anni successivi alla sua Operazione» spiegò Diaz diversi giorni dopo il mio debutto come Nihil.

Damien Nagy era, come Ariel, una persona incapace di manifestare i poteri persino con l'Element in mano. Non sapevamo se lo stesso valesse per gli Elements allo stato naturale poiché non ce n'erano in giro per sperimentare.

Se Christopher Barker sapesse di loro, rimaneva un punto di domanda. Se veramente sapeva di loro, sicuramente c'erano delle ricerche a riguardo da qualche parte alla B.L.C., marcati con il timbro "top secret" o qualcosa del genere.

All'inizio pensavo che l'Anti-Elements fosse fatto di loro, ma mi sbagliavo.

Ed ero stupito, ma soprattuto sollevato che mi fossi sbagliato.

Purtroppo, l'Anti-Elements non funzionava a tempo indeterminato ed era per questo che le ricerche si erano estese su queste persone Immuni.

Se il principio era lo stesso che nel caso di Sophie Hunter la cosa aveva senso.

Sophie Hunter, dopotutto, dopo un lungo periodo aveva manifestato i poteri.

Per questo James non sembrava interessato all'Anti-Elements? Perché sarebbe solo imbottire sua moglie di Elements?

«È come spillare vino da una damigiana attraverso un beccuccio. Il potere non esce e se esce è difficile da controllare così difficile da rischiare che si rompa tutto il contenitore.» continuò Diaz mentre mi faceva vedere una boccetta.

La fissai.

Ma questo non significherebbe che James sa dell'origine dell'Anti-Elements?

«Per oggi le lezioni sono finite» commentò l'uomo riprendendosi la boccetta.

«Quand'è che conoscerò i vostri ricercatori?» chiesi un po' deluso che mi avesse sfilato l'Anti-Elements dalle mani.

«Quando sarai tu di turno a proteggere Damien e Ariel» disse.

Inarcai un sopracciglio.

«Io? Proteggere?»

«Sì.» affermò.

«Sono più unici che rari gli Immuni e a maggior ragione se sono giovani. Per questo non accetterebbero mai di perdere Damien» proseguì.

«Lo stesso non vale per Ariel?»

«Non sono certi di Ariel. Sopravvivere all'Operazione non vuol dire essere automaticamente Immuni. Damien è una priorità maggiore nella loro classifica.» mi spiegò.

«Quindi vedi di trattarlo bene.» mi puntò il dito contro.

«È lui che ce l'ha con me. Però se mi devo occupare di lui, anche se incontrassi i ricercatori non potrei più concentrarmi su di loro» borbottai infastidito.

Alla B.L.C. passavo talmente tanto tempo nei laboratori e avevo imparato e contribuito così tanto che l'unica cosa che mi mancava erano dei veri dottorati.

«È vero che sei quel tipo di persona che se si fissa su qualcosa gli si stringe il campo visivo» roteò l'occhio.

«Ti farò tallonare da Eira» aggiunse.

«Mi sono sentita nominare»
Una ragazza con la tuta aderente e i capelli biondo fragola attraversò, come se niente fosse, la cornice della finestra sul tetto.

La mia stanza era situata in mansarda, per questo, sopra il mio letto, c'era una grande finestra che portava direttamente sul tetto.

Ed era anche il motivo per la quale mi tremò una palpebra quando la vidi pestare le lenzuola bianche del letto subito sotto con le sue scarpe.

La ragazza mi ignorò e raggiunse lo zio.

«Farai da babysitter al novellino per un po', Eira, ti va bene?» chiese Diaz.

«Assolutamente no. Ma lo farò comunque» replicò.

«Sei davvero sua nipote? Non ci sono dati nemmeno su di te se non che sei tra le Imperium di terra più deboli mai esistiti.» commentai raggiungendo il mio letto e iniziando a cambiare le coperte.

«Cosa ti fa dubitare del nostro rapporto familiare?» chiese Diaz divertito.

«Beh, prima di tutto non vi assomigliate per niente, ma questo non è esattamente un motivo.
Più che altro è che se fosse stata un Imperium della B.L.C. sarei sicuramente riuscito a trovare qualcosa su di lei. Come ho fatto con te. Inoltre non avevi alcun parente. Sei orfano. Beh, non è impossibile che tu abbia scoperto di avere un fratello o sorella segreti da qualche parte, per questo chiedo» replicai scrollando le spalle.

«È mio zio» disse Eira facendosi ad un tratto seria.

«Ma è più lui padre quanto lo sia mai stato quello biologico» commentò atona. La vidi afferrare uno dei miei cubi di Rubik esposti sullo scaffale della libreria e scomporlo.

«È uno di quei complessi familiari dove rivedi la figura genitoriale in un altro?»
Finalmente le lenzuola erano pulite.

Mi ci distesi sopra.

Presi le tre palline che usavo per esercitarmi con i miei trucchi magici e iniziai a lanciarli in aria con una mano sola come un giocoliere.

«Cosa che sentono praticamente tutti i Senior per il loro Mentore.» dissi con leggerezza.

Le tre palline che stavo lanciando vennero piantate al muro alle mie spalle da delle lame, una delle quali quasi mi tranciava il pollice.

«Sei andata fuori di testa?! Che ho detto questa volta da farti arrabbiare tanto?» esclamai più stupito che arrabbiato.

Dopotutto se volevo offendere qualcuno lo facevo sempre con intenzione.

«Non capisci niente di problemi genitoriali. Che ne vuole capire una persona che non ha mai avuto una famiglia? Non parlarne con leggerezza!» esclamò la ragazza.

La sua improvvisa esplosione mi stupì.
Eira era sempre stata la più calma e controllata in tutta quella strana famiglia, senza contare la prima volta che mi ha quasi tranciato l'orecchio.

Era l'unica che non reagiva nemmeno alle mie provocazioni e tendeva sempre ad ignorarmi.

E sopratutto, assumeva sempre l'atteggiamento della brava bambina obbediente quando era in presenza di Samuel Diaz.

«Che ne sai tu della sofferenza di venire traditi dalla persona che dovrebbe proteggerti? Di come la persona che amavi automaticamente ti continua a deludere e deludere ancora? Che la persona che guardavi come esempio è disposto a distruggerti senza neanche dare spiegazioni? Che la persona che dovrebbe amarti senza condizioni è talmente disgustata da te che...» la ragazza diede strinse il cubo talmente forte che si ruppe.

I pezzi di plastica colorata caddero a terra e lei aggiunse: «Mio padre era anche il mio Mentore e ha provato ad uccidermi! Cosa ne vuoi capire tu?!»

Oh? Un Mentore che uccidere un Senior è punito severamente. Politiche interne tali vengono completamente cancellate dai record della Base. Ha senso che suo padre sia stato completamente cancellato dai registri se ha provato ad ucciderla. A maggior ragione se ha tentato o è riuscito ad uccidere altri Senior.

I bambini sono importanti per la B.L.C. dopotutto. Ha senso che abbiano subito una specie di Damnatio Memoriae per tale motivo...

Molta gente delle Basi non lo sapeva, ma erano eventi piuttosto comuni.

Spesso nella B.L.C. sparivano persone senza motivo apparente.

I motivi erano vari: crimini interni come traffici di invenzioni, medicine o informazioni; assassinii; morti dovuti ad errori interni; esperimenti proibiti; un tempo anche la sola esistenza dei Geminus.

Se creavano problemi, entravano in gioco le Guardie Dirigenti per fare pulizie.

Almeno, così era prima che arrivassi.

Dopo che le Guardie Dirigenti furono sciolte le operazioni di pulizia erano cambiati leggermente e non cancellavano più via i record incriminanti.

Per questo non dubitai nemmeno un attimo delle parole rabbiose di Eira e dissi con noncuranza:«Eeeeeh, mio padre è un imprenditore e ho provato ad ucciderlo. Credo di volerlo ancora» replicai sorridendole.

I due mi guardarono con occhi sgranati. Non sapevo se era per i miei intenti padricidi o perché ero stato totalmente insensibile davanti alla dichiarazione della ragazza che mi voleva tranciare il collo.

Gli occhi di lei erano fissi sui miei, ma io non cedetti. Poi si mise a ridere.

«Vedi? Te l'avevo detto che non aveva alcuna intenzione di nascondersi» commentò Diaz.

Eira scrollò le spalle e ritornò alla sua solita faccia inespressiva.

«Era troppo gentile con Ariel e piace fin troppo a Mel, Carter e te. Ovvio che mi vengano dei dubbi dato che è completamente diverso da come pensavamo» commentò Eira.

«Ah, detesto essere messo sempre alla prova. Quando la smetterete finalmente?» chiesi.

«Quando otterrai l'approvazione anche di Damian» disse Eira con un luccichio negli occhi.

«Questo significa che ora ho la tua?» chiesi sorridendole.

«Forse» replicò lei con un raro sorriso.

Aveva un che di ammaliante e non potei non restituirlo.

«Sappi che se vuoi frequentare Eira devi avere la mia di approvazione, dongiovanni» intervenne Diaz scherzando.

«Mettetemi alla prova quanto volete. Raddoppiante le difficoltà, prendetemi di sorpresa, stupitemi pure. Non mi impedirà di avere sempre il risultato migliore.» dissi alzandomi e camminando verso la porta.

«Ricordate:«Nihil è perfetto» dissi prima di uscire.

E così, passarono tre anni di prove.

Angolo Autrice

Tadaaa! Parte due! Il prossimo è il capitolo del salto temporale dal POV di Arianne ☺️.

Spero vi siano piaciuti questi ultimi due capitoli dal POV di Nathan perché questo Nathan è una via di mezzo tra quello che era prima e quello che sarà dopo.

In tre anni succedono molte cose e anche niente.

Quindi vedremo una Arianne 19enne, Nathan ne avrà 20 e 21 per Nick.

Inoltre, potreste stupirvi all'inizio del prossimo capitolo per come stanno andando le cose 😙 e per i personaggi...

Ah, l'avrete capito ma Nathan si fa chiamare Nihil come Niente in latino.
Quindi la frase "Niente è stato qui" è un doppio senso: che lui è stato lì e che in realtà tutto c'era ma voi non ve ne siete accorti. Una specie di accusa.

Nathan è un filantropo in realtà 😂 ve ne sarete resi conto.
Non sta bene nel suo piccolo, lui vuole fare le cose su larga scala e la B.L.C. non è un'Organizzazione che gli permette tutta questa libera espressione.
Dice di non avere una moralità, ma in realtà le ha.
Ogni volta che penso a Nathan mi vengono in mente le parole:«Watch me and be in awe» ma non con tono arrogante come per dire "io sono superiore". Lui è più un "Seguitemi e vi farò vedere cose che non potreste raggiungere nemmeno con la vostra più fervida immaginazione".

Amo veramente tanto Nathan come personaggio nonostante all'inizio, in Elements, non avesse altro ruolo che un personaggio che ama indiscriminatamente Arianne Barker.

Vedere un Nathan che si è liberato di tutto è allo stesso modo sofferente che magnifico.

Lasciandosi la B.L.C. alle spalle si è lasciato tutti i pesi della sua anima che i legami.

Ha lasciato le sue assistenti e amiche, che anche se tenevano a lui ha sempre pensato che loro due fossero nel loro di mondo, senza lui.

Ha lasciato la sua sorella adottiva, che è sempre stata una stalker fastidiosa, ma che restava comunque famiglia.

Ha lasciato il suo odio per Nick con quell'ultima battaglia. Si era legato in un certo senso a Nick per sfogare la sua frustrazione da qualche parte.

Ha lasciato i suoi desideri di essere accettato da James, riconosciuto, visto, amato, il suo bisogno di attenzioni che in realtà tutti abbiamo. Attenzione non in generale dalle persona, ma attenzione di qualcuno che ammiriamo.

Ha lasciato ovviamente Arianne che ha amato ossessivamente per dieci anni credendola come l'unica persona che lo rendesse umano.

Ed è bellissimo ed orribile come abbia voltato così brutalmente pagina, come se avesse paura di pentirsene. Ma Nathan non si pente mai di quel che fa. Non è quel tipo di persona.

Vorrei tanto che lo amaste come lo amo io, che vediate quanto sia umano, ma quanto sia forte e incredibile allo stesso modo. Nathan non è una persona che soffre, non ammetterebbe mai che sta soffrendo, ma ha sempre sofferto di solitudine. Tutti soffriamo di solitudine.
La sua solitudine non è qualcosa che guarisca circondato da gente cordiale, fan eclatanti, amici rumorosi. Per questo non gli basta che la gente come Eloise, Rose, Jo o Ian tenga a lui. La sua è una solitudine di incompletezza, di incomprensione, di vuoto.

L'ho già detto ma avere gente che ti ama e gente che ti capisca è diverso. Ma non è nemmeno che cerca qualcuno che lo capisca, vuole che qualcuno lo guidi, gli faccia da esempio, gli voglia bene, ci sia sempre per lui e magari che si prenda anche cura di lui. Vorrebbe avere un genitore.

La sofferenza di non essere mai stato visto come un bambino da proteggere è inimmaginabile in lui.

Beh, non giriamoci i pollici, sarà quella figura per lui 😂. Lo avrete capito comunque anche se non lo dicessi.

P.s. Ho pubblicato oggi per e volevo mettere loro.

Se non li riconoscete siete degli infami😂
Scherzo, sono Skyler more Aiden Ryder (ma quant'è carino!) Coral Caine Opal e Zach Day
Onestamente penso che mi siano venuti proprio bene 😂

Alla prossima!!! (Che spero sia presto)

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