25. Nathan: Freddo pungente

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A. A. : Messaggio importante sotto al punto 5.

«Ary? Su, forza, Ary, dobbiamo andarcene da qui.» sussurrai respirando a fatica.
Ma Ary non so svegliava.
Le copio la guancia leggermente, ma non ottenni alcun risultato.
Alzai lo sguardo verso l'alto. Avevamo veramente fatto una bella caduta. Se non avessimo avuto il fiume sotto non avrei saputo che fare.
Mi meravigliavo che fossimo ancora vivi e che non fossimo feriti.
Era stata una precipitazione pazzesca e le correnti erano molto più forti della mia volontà. Tali che avevo sentito la piena potenza della natura ed era parecchio più feroce e viva della mia.
Ne eravamo usciti fuori per un pelo.
Ma non potevamo rimanere su quella riva, eravamo troppo vulnerabili e la Resistenza ci avrebbe scovati.
I nostri vestiti erano ancora grondanti d'acqua ma la evaporai in un attimo.
«Devono essere qui!» sentii dire.
Maledizione! Schifosi funghi parassiti! Vi siete buttati con noi da averci già raggiunto?
Mi caricai Ary sulle spalle e iniziai ad allontanarmi il più in fretta che potevo.
Le enormi rocce non mi sembravano un buon riparo quindi mi diressi verso la vegetazione. Al momento la cosa importante era allontanarsi dalle voci.
Cercai di far perdere le mie tracce come ci aveva insegnato Seth Frost e mi inoltrai nella foresta.
Dovevo immediatamente trovare un posto in cui nasconderci a tempo indeterminato in modo che potessi prendermi cura di Ary, la quale stava tramando come una foglia sulla mia schiena.
Mi nascosi dietro un albero secolare ad ascoltare i fruscii dei nostri inseguitori sempre più vicini.
Avevo bisogno di depistarli in qualche modo.
Contai in quanti fossero: sei individui, due donne e quattro uomini.
Li studiai osservandoli mentre ci cercavano vani.
Tre di loro si stavano allontanando nella direzione sbagliata due cercavano nella nostra zona e uno dei uomini si stava avvicinando a noi.
Quando fu ad un passo da noi feci scoppiare un petardo alle sue spalle, l'alveare sopra la sua testa cadde e si schiantò sul suo capo.
Gli altri due più vicini accorsero come previsto finché non inciamparono e affondarono nel terreno fangoso che avevo preparato quando ero passato.
Non avevo ancora studiato quale secondo elemento mi potesse dare l'Element che portavo. Ci volevano anni di preparazione fisica e mentale per controllare un solo elemento, anche se avessi saputo quale fosse il mio ascendente, a questo punto, diverrebbe inutile. A meno che non fossi stato un Geminus dell'acqua.
«Stupido gioiello inutile. Oltre a rendermi più cattivo non sai fare altro, eh?» commentai fissando il ciondolo.
L'Element all'intento del cubo divenne di plasma come a rispondere al mio insulto.
Trovavo curioso che cambiasse spesso da una forma all'altra senza mai diventare solido.
Mi caricai di nuovo Arianne in spalla e mi allontanai di nuovo prima che la Resistenza si riprendesse.
Nel mio percorso creai false strade di depistaggio e trappole invisibili. Mi stavo addirittura divertendo a immaginarmi qualcuno cadere in quegli innocui inganni.
Quanto si sentirebbero umiliati? Quanto dolore proverebbero? Quanto sorpresi sarebbero?
Ero quasi tentato di attenderli per vedere le loro facce, ma Ary aveva la precedenza.
Nonostante fare tutto quel lavoro in più portasse via più tempo era più sicuro agire in quel modo. Mi permetteva di essere in vantaggio.
Alzai lo sguardo verso il cielo il quale era pressoché invisibile ricoperto da rami secchi e foglie non cadute di alti alberi morenti.
L'aria era fredda e anche se avevo asciugato entrambi e ci stavamo muovendo sentivo il freddo penetranti nelle ossa.
Ary si lamentò e sussurrò qualcosa di non comprensibile.
«Ti porto al sicuro adesso, resisti ancora un po'» dissi. Anche se la frase era più per me che per lei.

Dopo esser inciampato varie volte ed essermi graffiato una guancia con un rametto maledetto, riuscii a scorgere un posto in cui nasconderci.
Una piccola grotta coperta in parte dagli arbusti. Speravo solo che non ci fosse un orso dentro.
Mi guardai attorno e usai la mia percezione per controllare se ci fosse qualcuno nei paraggi. Fortunatamente, a parte animali, di vivo e pericoloso non c'entra nessuno.
Come sempre, la percezione mi risucchiò tutta l'energia rimasta, ma ormai avevo trovato un rifugio, quindi non me ne preoccupai molto.
Spostai gli arbusti ed entrai dentro, facendo distendere Ary.
Stava tramontando il sole e il freddo stava scendendo sempre di più.
«Maledizione, Ary. Potresti anche svegliarti per accendere un fuoco, eh?» borbottai mentre cercavo di accenderlo con dei sassi e dei ramoscelli.
Non avevo mai prestato particolarmente attenzione alle lezioni di sopravvivenza.
Guardai verso Ary che nonostante la mia giacca stava tremando, ancora del tutto incosciente.
«Forza, forza, forza, accenditi mucchio di legna...» borbottai a denti stretti.
Del fumo iniziò ad alzarsi ed emozionato mi abbassai per iniziare a soffiare. In breve un debole fuocherello iniziò a scoppiettare allegramente.
Finché c'era ancora luce potevo approfittarne per riscaldarci. Poi sarei stato costretto a spegnerlo per non rivelare la nostra posizione.
Avvicinai Ary al piccolo falò, ma lei continuava a tremare.
Le toccai una guancia.
«Dannazione, scotti.»
Mi sentivo malissimo. Ero troppo abituato ad usufruire dei medicinali della B.L.C. che avevano sempre risolto qualunque problema fisico. In quel momento mi sentivo così inutile e impotente con Ary che scottava di febbre.
Dovevo solo sperare che i nostri compagni ci trovassero prima della Resistenza, cosa difficile dato che ci trovavamo nel loro territorio.
Ary tremava ancora, scottava ma aveva freddo e anche io gelavo.
Avevo così freddo che sentivo anche il petto congelarsi.
È perché ho consumato tutte le mie forze?
Mi avvicinai a lei e la sovrasta con le mani appoggiate ai lati della sua testa.
«Senti, ti chiedo scusa in anticipo, okay?» le dissi. Ovviamente non mi rispose. Poi strinsi Ary tra le mie braccia.
La divisa avrebbe dovuto essere quel tipo di indumento fresco quando faceva caldo e caldo quando faceva freddo, ma, nonostante essa, Ary continuava a tremare come una foglia.
«Fa freddo...» borbottò nel suo dormiveglia.
Sembrava semi cosciente, ma non abbastanza da capire quello che le stava attorno.
Si strinse ancora di più a me.
Ary era sempre un tremore costante, se non più grave, nonostante provassi a stringerla, ma il suo corpo era più bollente che mai.
È la divisa?
Toccai l'interno del colletto ed effettivamente era fresco.
Che abbia reagito al calore di Ary? Per questo invece che fornire calore fornisce freschezza?
Fissai il volto arrossato di Ary che respirava a fatica e rabbrividiva dalla testa ai piedi.
La devo spogliare. Fu la conclusione raggiunta.
«Satana, fammi il favore di non possedere il mio corpo ora» mormorai.
Considerando l'incidente dell'episodio più recente con l'asciugamano, non provavo alcun senso di colpa nello sbottonare la divisa e tirare giù la lampo. Però coscientemente provai a sentirmi in imbarazzo, fallendo miserabilmente.
Non sarebbe dovuto essere normale essere almeno un minimo irresoluti?
Le mie mani non avevano nemmeno un accenno di esitazione mentre la spogliavo con fluidità.
La maglia sotto la divisa era bagnata dal sudore ed era diventata anche fredda per colpa della divisa. Quindi le tolsi anche quella.
Deglutii.
Ebbi la decenza di lasciarle l'intimo addosso mentre mi spogliavo anche io.
Nonostante la terribile situazione non potevo far altro che pensare ai "se", ma essi rimasero solo nella mia testa, senza aver modo di essere sviluppati in qualche modo.
Abbracciai il suo corpo bollente e ci ricoprii entrambi con i vestiti, mentre condividevamo il calore corporeo.
La guancia di Ary era appoggiata contro il mio petto e il suo caldo respiro iniziava a regolarizzarsi.
Abbassai lo sguardo su di lei e l'occhio non mi cadde solo sul suo volto arrossato dalla febbre.
Sembri così indifesa...
Se il Dio di Dante esisteva, sarei finito nel girone dei lussuriosi in quel preciso istante.
Chiusi gli occhi e cercai di trattenere i miei pensieri poco casti e non concentrarmi su quella situazione surreale.
Si trattava solo di sopravvivenza.
Dai che razza di persona orribile e depravata pensa a certe cose di una ragazza innocente, pura, indifesa e con la febbre?!
Ce la puoi fare Nathan Cray!
Diamine, sei un fottuto Imperium dell'acqua! Hai allenato la tua forza di volontà fino allo stremo!
Chi meglio di un Imperium dell'acqua può resistere ad una situazione simile? Come pretendi di controllare chilolitri d'acqua se non riesci a controllare il tuo stesso corpo?
Se cedessi preda dei tuoi istinti non saresti meglio di un animale!
Sei un essere umano dotato di ragione. Anzi sei la persona con più sale in zucca che tu stesso conosca. Hai una ragione. Ergo sei umano. Quindi non osare ad agire come un animale.
Il mio discorso auto-motivazionale in testa sembrava funzionare sui miei stessi ormoni, dovevo solo persistere.
Piano piano il corpo di Ary si fece meno tremante e anche il suo respiro si regolarizzò.
Cercai di calmare anche il mio battito chiudendo gli occhi e meritando, ma continuavo a distrarmi. Lei continuava a distrarmi.
Fissai il falò che avevo acceso e seguii il fumo uscire dalla grotta.
Il sole stava calando colorando di arancione il paesaggio esterno. Poi rosso. Un bellissimo rosso.
Attesi. Contando i miei stessi battiti e cercando di cogliere anche i rumori esterni.
Piano piano l'ombra degli arbusti che facevano filtrare la luce nella grotta si allargò finché non inghiottì tutto attorno.
Spensi con un calcio il falò e venimmo inghiottiti dall'oscurità.
Il vento freddo e pungente soffiava e ululava all'esterno, filtrando tra i rami secchi ed esplorando tutta la grotta.
Mi strinsi di più anche ad Arianne cercando di cacciare le orribili immagini che mi iniziarono ad infestare la mente.
No, no, no! Andate via! Non ora!
Ma il suono del vento e quel buio non facevano che ricordarmi quegli anni che avevo provato disperatamente a dimenticare.
Generalmente, una normale mente umana dimenticava i traumi insopportabili del passato. Era normale dimenticare in generale i dettagli di quando si era piccoli.
Ma io avevo sempre ricordato tutto della mia infanzia come se fosse stato il giorno prima.

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