41. Ary: Ah, Stupido

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Angolo autrice: pubblicare questo capitolo a San Valentino è...

Avrei dovuto dargli un pugno.
Un pugno ben assestato su quel suo bellissimo volto.
Un pugno abbastanza forte da spaccargli il naso.

C'era stato un tempo che anche io consideravo Nathan quasi come un mostro. Ma solo quasi.
Era una persona strana che mi tormentava tutti i gironi e aveva quel sorriso freddo che non si addiceva alle persone della nostra età.

In genere i ragazzi che conoscevo avevano tutti uno sguardo un po' vacuo per motivi diversi, quasi nessuno di loro aveva avuto una vita facile già fin da giovani.
Era quasi un marchio di fabbrica per gli Iniziati, soprattuto per quelli di Boston.

Ma Nathan era diverso, non era il tipo di persona che era stata svuotata da eventi sofferenti e dolorosi. Era come se fosse sempre stato vuoto.

Era intelligente, ma non ostentava mai la sua intelligenza palesemente. Faceva sempre in modo che la gente non potesse far altro che notarlo e guardarlo.

Ma tutto ciò non mi faceva paura. Mi faceva arrabbiare, tanto, tanto, tanto arrabbiare.

L'unica cosa di cui avevo paura era la paura. La paura di essere spaventata da qualcosa faceva più paura di qualsiasi cosa.

Per questo in genere affrontavo qualsiasi cosa potesse spaventarmi ed era anche il motivo per la quale affrontavo sempre Nathan a testa alta.

Avendolo avuto attorno per tanto tempo, mi permisi di giudicarlo come una persona fredda, infima, falsa e dal cuore crudele. Ma pur sempre una persona.

Per questo non potevo non essere sorpresa dalle prole di Nick.

Da come ne parlava, era come se non vedesse in Nathan alcuna umanità.
Ne parlava come se la sua via per il male fosse già segnata.
Ne parlava come se lo temesse, come se ne avesse paura.

L'immagine da lui descritta era completamente dissociata dal ragazzo con cui avevo passato le ultime settimane.

Stando con lui avevo pensato seriamente se continuare a starci assieme e provare a ricambiarlo o lasciarlo per i sensi di colpa, non essendone innamorata.
Perché sia io che lui sapevamo esattamente che avevo accettato la sua dichiarazione solo per sentirmi meglio dopo Nick.

E su una cosa Nick aveva ragione: non ero certa di poterlo ricambiare come faceva lui.
L'affetto di Nathan era intenso. La sua sincerità era brutale e il suo prendersi cura di ogni dettaglio della mia persona era opprimente. Certo, mi piaceva avere tutte le sue attenzioni, ma erano così tante che mi facevano sentire in colpa.

Non potevo non chiedermi quando sarei riuscita a ricambiarlo e se ci sarei riuscita. Non potevo essere l'unica che riceveva.

Però non volevo essere forzata. Volevo che fosse sincero quello che provavo. Volevo essere all'altezza. Era come se mi avesse sfidata di nuovo e mi sentivo sul punto di perdere.

Ma non penso che se non riuscissi a ricambiarlo mi farebbe del male...
Pensai.

Era curioso che quando non c'era mi sentissi sola, ma quando era presente volessi che smettesse di parlare di me, di guardarmi in quel modo, di usare quel tono fin troppo dolce.

È perché non sono innamorata di lui? È perché sono sensi di colpa?

Riflettendoci con Tiara, avevamo appurato che si comportava veramente come il ragazzo perfetto.

«Forse perché non è se stesso?» mi aveva chiesto Tiara.

Ne avevo anche io la sensazione. La sensazione che si stesse trattenendo e si stesse sforzando e impegnando di essere in questo modo. Che non fosse naturale.

Elements: RimastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora