I wanted to tell you all my s...

Oleh dearangelharry

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Louis si vede come un'anima nera, dalla quale contiene soltanto tristezza e paura; Harry invece è un'anima bi... Lebih Banyak

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Epilogo
Ringraziamenti

Capitolo 5

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Oleh dearangelharry

«Louis?»
Quest'ultimo si voltò verso il suono della voce che pareva essere quella di Liam, per poi confermare tra sé e sé che era effettivamente lui. Liam se ne stava appoggiato allo stipite della porta con un sorriso stanco in viso, dopotutto avevano terminato la lezione con Amélie da alcuni minuti.
«Ehi.» gli disse Louis alzando lo sguardo dai tasti nel pianoforte.
«Mi dispiace doverti dividere dal pianoforte, ma ora io e te andiamo a fare un giro.» disse avvicinandosi a Louis.
«Ti prego Liam... Lo sai che-»
«Lou è da oggi che suoni, hai bisogno di un po' d'aria, se andrai avanti così impazzirai. Ti prego...»
«E va bene.» rispose infine accettando la proposta di Liam. Anche se a dir la verità non ne aveva la benché minima voglia.
«Meno male che ti sei deciso.»
«Dove mi porti di bello?» chiese Louis alzandosi dallo sgabello nero. Raccolse i spartiti sistemandoli bene nel modo più preciso possibile, non voleva di certo rovinarli.
«Andiamo a fare un giro, che ne dici?» e Louis non poté che annuire, almeno qualcuno che si interessasse un minimo a lui esisteva. Oltre a sua nonna ovviamente, lei era la prima persona in assoluto.
Fuori faceva molto freddo, le città era ancora imbiancata per la neve che era caduta durante la notte precedente e quella rimanente si era depositata sul terreno ai margini della strada con un colore totalmente al di fuori del bianco che ricordava un marrone chiaro. Mentre camminavano, Louis iniziò a pensare a quanto la sua vita fosse cambiata ultimamente. Era passato un mese da quando era arrivato a Parigi, un mese da quando aveva ricevuto il lavoro come pianista e un mese da quando aveva capito di essersi innamorato di Harry. Durante quel mese, nonostante ormai vivessero nella stessa casa, non si erano visti molte volte. Harry la mattina usciva sempre presto di casa per andare a scuola, nel pomeriggio, quando Louis aveva lezione con Amélie lui stava spesso con la sua ragazza e la sera capitava che si vedessero a tavola ma tra una cosa e l'altra era raro che mangiassero tutti insieme. Il giorno precedente era il compleanno di Harry, compiva diciott'anni. Quel giorno aveva avuto persino l'onore di vederlo di mattina, anzi di sentirlo più che altro visto che aveva avvisato a gran voce che sarebbe tornato il mattino seguente perché quella sera avrebbe festeggiato insieme ai suoi amici, cosa di cui Anne non era molto tranquilla a riguardo. Poi era arrivato Liam, con il passare dei giorni erano diventai sempre di più amici, infondo si erano accorti che potevano far conto l'un l'altro.
«A cosa pensi?» gli chiese Liam mentre erano seduti ad un bar in una delle tante periferie francesi. Louis strinse tra le mani la sua tazza di tè caldo per poi abbozzare un sorriso.
«A nulla.»
«Louis so che stai mentendo.»
«Liam ci conosciamo da un mese e ti accorgi di già quando sto mentendo?»
«Beh si, in effetti riconosco quando una persona mi sta mentendo.»
«Per caso c'entra con uno degli studi che tuo padre voleva farti fare?» chiese riferendosi ad una della carriere che il padre di Liam avrebbe voluto che quest'ultimo avesse intrapreso anzi che la danza.
«Si, bravo. Ho fatto psicologia alcuni anni fa, ma come vedi non era la mia strada, niente è mai stata la mia strada tranne che la danza.»
«Non l'avrei mai detto sai?» scherzò Louis per poi bere un sorso di tè e finirlo in pochi sorsi.
«Dai Lou!» disse dandogli un colpetto scherzoso sul braccio e mettersi a ridere. «Ora però mi dici a cosa stai pensando.»
«Odio quando insisti nel voler qualcosa.»
«Tanto lo sai che la otterrò in qualsiasi modo, perciò è meglio se tu parli ora.»
«Va bene... Beh pensavo alla mia vita e a quanto sia cambiata in così poco tempo.» rispose. In effetti da una parte era la verità, ma proprio non se la sentiva di dirgli che stava pensando ad Harry, non sapeva veramente come l'avrebbe presa.
«Solo questo?» chiese alzando un sopracciglio e con un sorriso di chi la sa lunga.
«Si.»
«E con Harry?»
«Che c'entra ora Harry?» chiese cercando di non arrossire o balbettare.
«Louis, ci sono molte persone in questo mondo che sono così cieche che non riescono a vedere l'amore che c'è tra due persone. Nemmeno se esso è difronte a loro. Io invece lo sento dentro di me che tu provi qualcosa per Harry e i miei occhi vedono fin troppo bene.»
«E cosa vedi, Liam?» gli chiese ormai sentendosi colto in fatto. Doveva ammetterlo, pensava di poter ingannare chiunque, persino Liam, ma non si sarebbe mai aspettato che lui si potesse accorgere di qualcosa. Louis cercava in tutti i modi di star lontano da quel tipo di amore, quell'amore che sono le persone coraggiose sono in grado di affrontare giorno per giorno senza mai arrendersi e Louis certe volte si domandava se era forte abbastanza da conviverci ogni giorno per il resto della sua vita.
«Dentro di me, sento che tu in qualche modo provi qualcosa per lui. Per esempio, una volta, una delle poche sera in cui ci siamo fermati a tavola tutti insieme, tua mamma ha fatto una battuta e tutti ci siamo messi a ridere, compreso Harry. Louis, avresti dovuto vederti. Avevi occhi solo per Harry, come se le persone a tavola fossero sparite. Lo guardavi sorridendo dolcemente. Poi mi accorgo sempre di una cosa, ogni volta che sei a casa loro ti guardi sempre intorno. All'inizio non capivo perché, ma poi mi sono reso conto che ogni volta speravi di veder Harry entrare dalla quella porta d'ingresso e stare con noi almeno per tre secondi, ma non capitava quasi mai e lì vedevo delusione nei tuoi occhi. Ogni volta che c'è Harry attorno a te, è come se il tuo piccolo mondo in bianco e nero si colorasse all'improvviso di mille colori e sfumature diverse che solo insieme a lui sei in grado di vedere.» e dopo le ultime parole Louis rimase senza parole. Perché si, Harry era in grado di colorare il suo mondo composto solo da colori scuri e spenti. Anche se non si vedevano spesso, ma per quel poco che si vedevano per Louis era abbastanza. E fu così che una lacrima gli rigò il viso, effettivamente non ne poteva più. Molte volte è davvero difficile nascondere qualcosa di questo genere ogni giorno della tua vita e penso che la cosa peggiore sia che non ne puoi parlare con nessuno.
«Si Liam, è così.» rispose quasi in un sussurro asciugandosi velocemente la guancia bagnata dalla lacrima di poco prima. «E non sai quanto fa male tenersi tutto dentro. Dover nascondere tutto ogni giorno e far finta di niente. Fingere di non amarlo, fingere che non mi importi che stia con un'altra persona che non sono io, fingere che tutto vada bene. Sono così stanco, Liam.»
«D'ora in poi non sarai più solo Lou, puoi contare su di me.» gli disse sorridendogli per rassicuralo. E Louis in quel momento non esitò un secondo di più ad alzarsi dalla sedia di quel bar in cui si erano rintanati da ore e andar ad abbracciare Liam per ringraziarlo di tutto quello che stava facendo per lui.

«Ora per me è tempo di andare a casa, vuoi che ti accompagni a casa Styles?» gli chiese Liam una volta che uscirono dal bar. Louis avrebbe voluto restare in quel bar per sempre, un po' per il freddo che faceva fuori e un po' perché forse avrebbe rivisto Harry e quella sera proprio non ne aveva le forze.
«No, tranquillo Li, ci vediamo domani.»
«Dopodomani, domani è Domenica, Lou.»
«Oh già è vero.» disse Louis passandosi una mano tra i cappelli. Sul serio la settimana era già finita? Il tempo vola come niente certe volte. «Allora a Lunedì.»
«A Lunedì.» rispose Liam voltandosi e iniziando a camminare per la sua strada verso casa. Ma si fermò a metà nel sentire la voce di Louis richiamarlo.
«Grazie per... Insomma, per tutto.» gli disse.
«Figurati Lou, non dovresti neanche ringraziarmi.» disse sorridendogli per poi voltarsi e continuare a camminare. Louis sorrise tra sé e sé per poi immergere le mani nelle tasche calde del suo cappotto e dirigersi verso casa.
Anne gli aveva le dato le chiavi di casa due settimane dopo che aveva iniziato a vivere con loro. Ormai si fidava di lui e lo riteneva responsabile abbastanza. Perciò, facendo come se fosse a casa sua, Louis inserì la chiave nella serratura ed entrò senza farsi molti problemi. C'era molto silenzio, segno che Anne, suo marito e la piccola Amélie erano usciti. Si sentì improvvisamente sollevato al pensiero di poter star per un po' da solo, sollievo che durò ben poco nel sentire qualcuno suonare il suo pianoforte dal piano superiore. Così salì le sale il più silenziosamente possibile, voleva vedere chi lo stesse suonando così bene, anche se ormai ad esclusione delle persone che mancavano in casa rimaneva proprio una persona che avrebbe potuto essere. Ma si fermò a metà corridoio nel sentire qualcuno iniziare a cantare.
«The day you flew into my life,
you light up all my dreams,
you put the joy where the fears where,
and wrote me such a sweet a fairytale...»
Quella voce l'avrebbe riconosciuta tra mille. Louis non era a conoscenza che Harry sapesse suonare il pianoforte e cantare così bene. Aveva una voce roca ma allo stesso tempo dolce, una di quelle voci in grado di calmarti e farti sentire bene nei momenti più bui della tua vita, avete presente? una di quelle in grado di zittire tutte quelle voci che hai in testa e farle tacere per un momento. Louis si appoggiò al muro dietro di sé continuando a bearsi di quella voce, avrebbe voluto restare ad ascoltarlo per ore e ore, chissà se un giorno ne avrebbe avuto la possibilità. La canzone che stava continuando a cantare era una melodia dolce ma nello stesso tempo anche triste e il piano le dava quel tocco speciale che solo esso potrebbe dare a ogni canzone.
«Siamo a casa.» annunciò Anne una volta chiusasi la porta di casa alle spalle. Louis non ebbe neanche il tempo di scendere le scale e raggiungerli che Harry uscì dalla sala da ballo con occhi lucidi e leggermente arrossati. Era chiaro che aveva pianto e a vederlo il cuore di Louis perse un battito e sentì una piccola morsa al petto perché vedere Harry piangere era una delle ultime cose che desiderava. Poco dopo Harry si accorse di Louis e in quel momento a quest'ultimo sembrò proprio di dimenticare come si respiri.
«Cosa ci fai qua?» gli chiese cercando di essere arrabbiato nei suoi confronti, ma per qualche strana ragione proprio non ci riuscì. Ma Louis non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che Anne prese nuovamente a parlare.
«Harry, cena anche Kendall con noi stasera, forza scendi.»
E Louis quando si volse per guardare Harry, avrebbe voluto morire, non lo aveva mai visto in quello stato. Harry iniziò a respirare più velocemente, come se il fiato che avesse in corpo iniziasse a non essere abbastanza, dopodiché iniziò a piangere sedendosi sul pavimento. Louis non era mai stato in presenza di persone che soffrivano di attacchi di panico, mai, e non sapeva che cosa fosse giusto o sbagliato fare, ma tutto quello che alla fine fece fu una cosa sola. Per una volta seguì il suo cuore. Si sedette accanto ad Harry e lo strinse tra le sue braccia accarezzandogli la testa e sussurrandogli una serie di parole dolci all'orecchio per farlo calmare.
«Calma Harry, ti prego andrà tutto bene.» fu l'ultima cosa che gli disse tenendolo stretto a sé nella speranza che quell'attacco di panico terminasse. E davvero Louis non capì mai come fosse riuscito a calmare Harry da un attacco di panico soltanto tenendolo stretto a sé accarezzandolo e sussurrandogli parole dolci, proprio non se ne capacitava. E così Harry piano piano riuscì a calmarsi, il suo respiro tornò regolare man mano che i minuti passavano e il suo battito del suore fece la stessa cosa. Ma. Harry non si scostò dalle braccia di Louis e Louis non smise nemmeno per un secondo di tenerlo stretto a sé e solo alla fine Louis si rese conto che Harry gli stava stringendo la mano come se fosse stato un po' l'unico appiglio a cui aggrapparsi per tenersi in salvo.

__________
Buonasera a tutti, come vedete tra vari impegni scolastici e altro sono riuscita a pubblicare, così ho cercato di aggiornare il prima possibile e spero che questo capitolo vi piaccia. Se per caso vi interessasse, la canzone che canta Harry al piano si intitola "Departure" ed è di Audrey Derdenne. Personalmente è una bella canzone perciò vi consiglio di ascoltarla. Inoltre il finale di questo capitolo è ispirato ad una vicenda personale che mi è capitato l'altro ieri perciò è meglio non dir niente ahah. Infine ringrazio come sempre tutte le persone che stanno leggendo questa storia e tutte quelle che lasciano una recensione, siete troppo dolci, vi ringrazio tantissimo.

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