Era Veleno e Antidoto [h.s.]

Par GioMarvisi

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Amore impossibile. Tormentato da complicazioni, sfide e il passato che ritorna a galla. Segreti, indecisioni... Plus

Prologo
Chapter one
Chapter two
Chapter three
Chapter four
Chapter five
Chapter six
Chapter seven
Chapter eight
Chapter nine
Chapter ten
Chapter eleven
Chapter twelve
Chapter thirteen
Chapter fourteen
Chapter fifteen
Chapter sixteen
Chapter seventeen
Chapter eighteen
Chapter nineteen
Chapter twenty
Chapter twenty-one
Chapter twenty-two
Chapter twenty-three
Chapter twenty-four
Chapter twenty-five
Chapter twenty-six
Chapter twenty-seven
Chapter twenty-eight
Chapter twenty-nine
Chapter thirty
Chapter thirty-one
Chapter thirty-two
Chapter thirty-three
Chapter thirty-four
Chapter thirty-five
Chapter thirty-six
Chapter thirty-seven
Chapter thirty-eight
Chapter thirty-nine
Chapter forty
Chapter forty-one
Chapter forty-two
Chapter forty-three
Chapter forty-four
Chapter forty-five
Chapter forty-six
Chapter forty-seven
Chapter forty-eight
Cahpter forty-nine
Chapter fifty
Chapter fifty-one
Chapter fifty-two
Chapter fifty-three
Cahpter fifty-four
Chapter fifty-five
Cahpter fifty-six
Chapter fifty-seven
Cahpter fifity-eight
Chapter fifty-nine
Chapter sixty
Chapter sixty-one
Chapter sixty-two
Chapter sixty-three
Chapter sixty-four
Chapter sixty-five
Chapter sixty-six
Chapter sixty-seven
Chapter sixty-eight
Chapter sixty-nine
Chapter seventy
Chapter seventy-one
Chapter seventy-two
Chapter seventy-three
Chapter seventy-four
Chapter seventy-five
Chapter seventy-six
Chapter seventy-seven
Chapter seventy-eight
Chapter seventy-nine
Chapter eighty
Chapter eighty-one
Chapter eighty-two
Chapter eighty-three
Chapter eighty-four
Chapter eighty-five
Chapter eighty-six
Chapter eighty-seven
Chapter eighty-eight
Chapter eighty-nine
Chapter ninety
Chapter ninety-one
Chapter ninety-two
Chapter ninety-three
Chapter ninety-four
Chapter ninety-six
Chapter ninety-seven
Chapter ninety-eight
Chapter ninety-nine
Chapter one hundred, the final one
WARNING
NEW STORY!

Chapter ninety-five

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Par GioMarvisi

Chapter ninety-five

"Final War"

HARRY'S POV

Allungai la mano nella parte di pavimento davanti a me, avevo bisogno di un sostegno, di un qualcosa che mi avrebbe aiutato a rialzarmi.

Quel luogo era talmente nero da diventare quasi soffocante dopo averci passato un paio d’ore al suo interno. Quel maledetto colore mi ricordava troppo la strega che mi aveva prima catturato, poi torturato e infine rubato l’unica cose che mi dava la forza di compiere gesti che pure a me sorprendevano. Alice.

Dio quanto mi mancava. Più pensavo a lei e più diventava difficile riuscire a non immaginarmela di fronte. Le sue labbra, il suo profumo, i suoi occhi scuri e lucenti che mi guardano con dolcezza e innocenza. È incredibile come si illuminano ogni volta che incontrano i miei. È quella la mia parte preferita. Potevamo vivere situazioni difficili e dolorose, ma nel momento in cui i nostri occhi si incontravano, ogni cosa svaniva. Problemi, segreti, ostacoli e pensieri inutili. Ogni singola cosa che prima ci distraeva. C’eravamo solo io e lei. Io e il mio angelo senza ali. Io e la mia sfida più grande. Io e la mia vita. Era come se tutto intorno a noi svanisse. Era come ritrovarsi all’improvviso dentro ad una stanza bianca. Le uniche cose colorate e vive eravamo io e Alice. Da quel momento ci sarebbe stato solo lo spazio di gesti che rappresentavano un solo dono. L’amore. Era stata proprio lei a donarmela nel preciso momento in cui venne a bussare alla mia porta della mia nuova casa di Londra un qualunque pomeriggio di settembre e nel momento in cui i nostri occhi, bisognosi di un qualcosa di nuovo d’amare, si incontrarono. La prima volta che vidi la creatura che avrebbe cambiato il mio modo di vivere. Rendendolo avventuroso, incasinato e perfetto.

Mi ricordo ancora nel periodo dove avevo un odio represso contro questi stupidi umani. Non so cosa mi avessero fatto, ma qualcosa mi aveva sicuramente fatto scattare questo orribile sentimento che provavo pur essendo un angelo buono. Nella mia esistenza ho osservato tantissimi umani distruggere sé stessi solo per non essere ricambiati da un altro umano. Suicidi, omicidi, torture. Erano questi i modi in cui gli umani lasciavano trasparire il loro dolore che all’ora non comprendevo proprio. Come pretendevano di risolvere tutto rovinando la vita ad un altro essere vivente che avevano il loro stesso diritto di essere lasciati vivi e lasciati vivere? Come potevano pensare che morire avrebbe dato loro più felicità? Anche se a volte è più un secondo inferno tutto questo, se siete stati prescelti di vivere una vita, più o meno difficile, vuol dire che avete tutte le capacità necessarie per affrontarla e per distruggere ogni ostacolo si poni davanti a tutto questo. Essendo un angelo buono, quindi schierato dalla parte del bene, mi hanno insegnato come agisce Dio in queste cose. Lui non sbaglia mai un tiro. Ha fiducia in tutti gli umani che ha scelto apposta per vari tipi di vite.

Forse è questo il reale motivo per cui ho sempre odiato gli umani. Suicidandosi, dimostrano una grandissima diffidenza nei confronti di Dio. Figuriamoci quelli che ammazzano chiunque non ricambia alcuni sentimenti. Disgustoso.

Anche se non potrei, essendo un angelo, mi sono innamorato anche io. Ho provato per la prima volta un vero sentimento che è stato donato solo agli umani. è grazie ha quello che mi sono avvicinato a questa specie così strana e complicata. Per la prima volta ho capito realmente perché una persona, più o meno diversa da te, con solo la sua presenza può farti letteralmente impazzire. Il tuo modo di pensare, la tua concezione di vita e i tuoi bisogni cambiano radicalmente. Può sembrare una cosa orribile e invece è l’unico motivo per cui siete e siamo qui.

Non riuscirei a vivere un altro secondo senza la sua energia e la sua innocenza. Il suo amore è la cosa più bella che potesse capitarmi. Come avevo fatto a respingerla così tante volte? Con quale coraggio? Per fortuna la situazione è cambiata. Non sarei mai stato realmente felice senza di lei.

Tastando un po’, riuscii a percepire un oggetto abbastanza duro e stabile per sopportare il peso del mio corpo. O almeno lo speravo. Tenendo sempre gli occhi chiusi, lo afferrai con decisione e mossi lentamente le gambe, staccandole dal pavimento dove ormai si erano come appiccicate per il calore che ardeva in quella orrenda stanza.

Entrando nel corpo di Alice, mi ero sentito di nuovo vivo e libero. Era da giorni che non riuscivo più a muovermi. Quello era stato l’unico modo per farmi rivivere il mondo che non osservavo da ore interminabili. Poi non potevo scegliere corpo migliore. Per pochi minuti fui ancora accanto a lei e il fatto che si abbandonò con così tanto amore alla mia presenza, me la fece mancare ancora di più.

Lasciandomi sfuggire alcuni gemiti per l’incredibile sforzo, riuscii finalmente a mettermi seduto sul pavimento nero. La testa mi girava vorticosamente e il mio respiro diventava sempre più affannato. All’improvviso la maglietta bianca che indossavo stava diventando sempre più stretta. Non riuscivo più a resistere. Era troppo aderente. Allungando la mano, la strappai con tutta la forza che possedevo in quel momento. Fu sia un sollievo che un incubo.

Chinai la testa verso il torace e mi resi davvero conto di cosa mi avesse fatto quella strega. Intravidi una miriade di graffi mezzi aperti e incredibilmente lunghi. Alcuni di essi stavano già sanguinando. La mia pelle era ormai diventata completamente viola per colpa della formazioni di alcuni lividi, segno di una lotta contro qualcosa di troppo pericoloso. Ma tutto quello era la parte che mi preoccupò meno. Nell’anca destra, proprio sopra al fianco, un grosso buco profondo aveva scavato la mia pelle, per finire nelle mie profondità. Se guardavi bene, riuscivi perfino a notare alcuni organi vitali. Era orribile. Il sangue stava continuando a sgorgare da quel punto e non so se sarei riuscito a sopravvivere ancora per altre ore. Avevo urgentemente bisogno di aiuto.

All’improvviso la porta della stanza si spalancò di colpo, facendola sbattere contro una parete. Fece capolinea nella stanza un altro omone di Natalia, uguale a quelli che mi avevano precedentemente torturato. Mi richinai prima che potesse vedere che fossi sveglio. Il fatto che dovetti farlo velocemente, mi fece bruciare ancora di più la ferita. La voglia di gridare era davvero forte ed estenuante, ma mi morsi il labbro per non farlo succedere.

L’angelo si avvicinò all’unica finestra presente nella stanza e l’aprì sbuffando. Scommetto che non amasse tanto il suo lavoro. Come biasimarlo.

“Su, angioletto ripugnante. Alzati da lì. Apri subito i tuoi fottutissimi occhi! Oggi non è giornata!” gridò scuotendomi con violenza.

Se voleva farmi alterare, ci era riuscito. Con quei sballottamenti, sentii tutto dentro di me allontanarsi dal loro posto d’origine e galleggiare. Una sensazione che non vorresti mai provare.

Alcuni gridolini strozzati lasciarono istintivamente la mia bocca, aprendo gli occhi per farlo smettere. Guardandomi, allontanò subito le mani da me disgustato. Le sfregò sulla sua tunica nera, come se fossi un qualcosa di velenoso.

“Per te è una brutta giornata? Sono io quello che viene torturato da giorni!” ringhiai ansimando.

“Beh questa è la sfortuna di nascere da una madre come Natalia. Una strega a tutti gli effetti”

Quelle parole mi fecero alzare lo sguardo dal pavimento e lo guardai con confusione. Era un suo tirapiedi. Doveva portarli rispetto e non darle della strega.

“Cosa?” chiesi scioccato.

“Come avrei capito, odio profondamente questo lavoro. Essere uno dei servitori di Natalia non è facile. Per niente. Sono diventato un angelo delle tenebre solo perché lo erano i miei genitori. In realtà odio fare del male alle persone” disse sedendosi di fianco a me e torturandosi le dita delle mani.

“Beh non si direbbe per come mi hai chiamato prima e per come mi hai fatto svegliare. Ti ricordo che il male che mi avete fatto non è ancora passato” commentai irritato.

“Hai ragione. Mi dispiace, ma questo è quello che sono obbligato a fare. Credi che mi piaccia trattare due della specie di angelo che vorrei diventare in quella maniera?”

“Come due? È stato rapito un altro angelo buono?” chiesi guardandolo.

“Si, Amanda Cronwell. È stata catturata anche lei da Natalia. Hanno finito di torturarla pochi minuti fa. Io non l’ho vista, ma molti dicono che sia ridotta peggio di te”

La madre di Alice è in pericolo? Devo assolutamente aiutarla. Anche se non mi ha mai sopportato come il suo ex marito, è pur sempre colei che ha messo al mondo la ragazza che ora amo più della mia stessa vita. Gli angeli non si abbandonano. Mai.

“Ma pensavo che… Dio quanto vorrei fargliela pagare!” imprecai battendo le mani sul pavimento.

“Siamo in due, allora. Non sai quanta voglia ho di liberarti così che la ucciderai una volta per tutti”

A quelle sue parole, la lampadina immaginaria sia accese di colpo. Mi era appena venuta una brillante idea.

“Beh puoi farlo. Ho un piano” gli feci l’occhiolino.

***

Risistemai la tunica nera, essendo un po’ stropicciata. Allungai la mano verso la maniglia, applicai una piccola pressione e l’aprii.

Subito una folata di vento mi pervase dentro. I capelli, ora corti, cominciarono a svolazzare, seguendo il ritmo costante della brezza che percepivo. Era una sensazione strana e fantastica. Ero stato dentro ad una stanza buia e soffocante per giorni. Risentire l’ossigeno che finalmente circolava con continuità dentro i tuoi polmoni era un sollievo che avevo aspettato con ansia.

Osservai ogni cosa intorno a me. Mi affacciai ad una delle finestre e notai che l’intero castello era composto da corridoi lunghissimi e uguali a quello dove mi trovavo in quel momento. Passarono velocemente altri tirapiedi di Natalia. Sussultai per la paura e mi rannicchiai su me stesso per non essere visto. Sentii l’altra persona che occupava quel corpo sottrarmi il controllo di esso. Mi fece rialzare e percorrere il corridoio con disinvoltura.

“Ricordati che sei diventato me… Non farmi fare brutte figure e non farmi pentire di questo piano…” sussurrò Jarrod al mio orecchio o meglio dire, al suo orecchio.

Dopo aver spiegato il piano a Jarrod che lui approvò, con gli ultimi poteri che non avevo lasciato nelle grinfie di Natalia, entrai dentro il suo corpo, lasciando il mio a terra inerme. Esattamente come avevo fatto poche ore prima con Alice.

Il mio intento ora è seguire Jarrod fino alla stanza dove si trova Amanda. Lei sicuramente mi avrebbe aiutato a ritornare a Londra, soprattutto sapendo che avrei poi salvato la sua unica figlia. Percorremmo un bel po’ di strada e Jarrod mi fece fermare davanti ad una porta che assomigliava molto a quella della stanza dove mi aveva rinchiuso Natalia.

Afferrai la maniglia e la girai per poi far spalancare la porta. La scena, che dovetti affrontare, fu devastante. Il suo corpo era sdraiato per terra in modo disordinato. Le braccia erano piegate su sé stesse. Il sangue li colava da ogni fessura da cui era composta, sgocciolando e delimitando così i suoi contorni. Le sue ali erano ripiegate in modo sbagliato. Notai qualche traccia di sangue su di esse. Gli avevano strappato qualche piuma e, per mia esperienza personale, so che faceva davvero male. Mi chinai di fianco a lei e la richiamai scuotendola con delicatezza per non farle del male. I suoi occhi fremettero e poi si aprirono lentamente. All’inizio cercarono di riprendersi e, quando capì di chi avesse di fronte, si allontanò gridando per il dolore delle varie ferite. Ora dai suoi occhi traspariva la paura.

“No, Amanda! Non avere paura. Non sono chi credi che io sia. Sono Harry. Ti ricordi di me? L’angelo più potente al mondo… L’angelo innamorato pazzo di tua figlia Alice…”

Cercai di farle capire la verità delle mie parole indicandole i miei occhi. Io ero l’unico angelo in grado di entrare dentro il corpo di altri angeli o addirittura di altri umani. Tutta la mia anima viene praticamente risucchiata dal corpo dove voglio entrare. Essendo il più forte di tutti i possessori del corpo, il controllo aspettava di più a me. Potevano anche ribellarsi, ma decidevo io quando e se sarei uscito da loro. Non l’ho mai provato dall’altra parte, ma so di per certo che non è una cosa bellissima non essere più l’unico che può controllare il proprio corpo. Ogni cosa resta esattamente uguale, tranne per gli occhi. Non so per quale motivo, ma quando entravo dentro ad un corpo, gli occhi di esso diventavano automaticamente i miei. Era per questo che Alice mi aveva riconosciuto quando entrai dentro al corpo di Damon, anch’esso un angelo buono. Sperai con tutto il cuore che anche Amanda mi riconoscesse.

“Guardali! Guarda i miei occhi e capirai che sono davvero io!” li indicai ancora.

Mi scrutò per bene. Notando finalmente la mia sincerità, il suo viso si rilassò di colpo.

“Harry…” sospirò afferrandomi la mano e stringendola forte.

“Si, Amanda. Sono io. Harry” gli sorrisi.

“Perché sei qui anche tu? Pensavo che dopo avermi salvata dai quei due squinternati, eri riuscito a fuggire. Ti ha torturato, non è vero?” chiese osservandomi.

“Purtroppo si. Mia a raggiunto in fretta. Esattamente come ha fatto con te. Pensando di non essere ancora riuscito ad usare a pieno i miei poteri, ha cercato di ipnotizzarmi. Mi ha detto che Alice era morta e che sarei presto finito all’inferno. Ha giocato con la mia disperazione che ho verso tua figlia. E così gli ho fatto credere di dargli tutti i miei poteri, ma lei non sa che mi sono tenuto quelli più utili per me”

“Bravo. Vedo che qualcosa di buono da tua madre l’hai imparato. Comunque Alice ora dov’è? Gli è successo davvero qualcosa di terribile?” mi chiese agitandosi.

Questo suo comportamento che assunse mi fece capire quanto fosse forte l’amore che riserva verso sua figlia. Aveva proprio ragione: è una donna davvero fantastica. Sono felice che Alice l’abbia ritrovata.

“L’avevano rapita. Grazie all’aiuto di un altro angelo buono ha avuto l’occasione di fuggire, ma sai quanto è grande il cuore di Alice. Quando l’angelo venne portato nella sala delle torture, Alice li seguì. Per fortuna sono intervenuti Scott e Ashley. Comunque non gli hanno fatto nulla di grave. Natalia gli ha lanciato una palla sferica addosso, ma quando sono entrato dentro di lei, oltre a salvarla, ho cercato anche di guarirla. Ora è ritornata a casa e insieme a Scott e a Ashley. Stanno escogitando un piano per sconfiggere Natalia che è scomparsa. Anche se rischiavo davvero la mia vita, gli sono sempre stato accanto, osservando ogni sua mossa”

“Anche se all’inizio non mi eri proprio simpatico, so quanta è fortunata Alice ad avere un angelo accanto proprio come te. Ora capisco perché non riesce a smettere di amarti” sorrise.

Improvvisamente, Jarrod mi consigliò di prendere un qualcosa nella tasca destra della tunica. Frugando un po’ mi accorsi, tirandoli fuori, di una saetta appuntita in oro e una bottiglietta piena fino all’orlo di una sostanza grigia. Jarrod mi costrinse a svitare il tappo di essa e a infilarci dentro la saetta. La bottiglia cominciò a tremare leggermente e a cambiare colore. Diventò più luminosa di prima.

“Questa è una bevanda energetica. Bevila e guarirai. Quando ti sentirai meglio, esci di qui, usando il cappuccio della tunica che hai addosso per coprirti il viso e dirigiti in fondo a questo corridoi. Quando avrai di fronte una porta simile a quella di questa stanza, aprila e fai bere quest’intruglio al mio corpo inerme” dissi seguendo le esatte parole che mi sussurrò poco prima Jarrod.

“E tu dove andrai?” mi chiese osservando la bottiglia che gli porsi.

“Ritornerò sulla Terra e andrò a salvare tua figlia”

***

ALICE'S POV

Il vento diventò sempre più gelido ogni volta che salivamo di quota. Era piena estate, ma Londra era sempre stata una città molto mite. Sentivo i capelli che svolazzavano. Ogni tanto mi costringevano a spostare alcune ciocche che mi andavano a coprire la visuale di quel momento.

Dopo che Scott rientrò dal mondo degli angeli delle tenebre, spiegò il piano a me, a Ashley e agli altri angeli che ci sostenevano in questa guerra che tra pochi minuti si sarebbe svolta. Ci fece vedere anche alcune armi che aveva rubato dal castello di Natalia. Un paio di coltelli, spade e pugnali. Tutti imbevuti a dovere con il potere dell’inferno. Era capace di annientare ogni singolo tipo di essere umano, anche gli angeli. L’unico angelo inerme a tutto era ovviamente Harry.

In quel momento stavamo sorvolando la città in una delle sue notti più buie e spettrali. Come se il cielo sapesse cosa doveva succedere quel giorno.

Dopo essere stata praticamente costretta, dovetti accettare il modo con cui gli angeli vanno da un posto all’altro. Volando con le proprie ali. Non era la prima volta che però succedeva. In vari sogni che feci, io e Harry affrontavamo uno dei viaggi più romantici di tutti i film strappalacrime che esistono. Sorvolamo tutta la città di New York, per poi fermarci sopra al tetto del Empire State Building. Da quella postazione si poteva vedere ogni bellezza di quella stupenda città. Ricordo ancora le sue labbra che premevano sulle mie, i suoi occhi verdi fissi sui miei. La sua schiena era ricoperta dalla grandezza di due ali ai lati di esso. Bianchissime, luminosissime e fortissime. Era la prima volta che vedevo Harry come un vero angelo deve essere e dire che lo amavo ancora di più era un eufemismo. Mi sentivo ancora più protetta con la presenza di quelle due bellezze che possedeva. Mi ricordo che non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Era come se mi fossi ipnotizzata. Erano troppo per i miei occhi. La cosa che mi fece diventare perplessa su quel sogno, però, furono proprio loro. Harry mi aveva detto tantissime volte che ogni volta che lo sognavo era grazie a lui. Come faceva ad avere le ali, se la Wallflower non era ancora terminata? Non era stata l’unica volta che lo vidi con due paio di ali sulla schiena. Il giorno della festa sulla spiaggia organizzata da Hope, li vidi. Ma scomparirono subito. Strano. Molto strano.

Le braccia di Scott mi sorreggevano con forza e non si staccavano da me nemmeno per sbaglio. Questo suo gesto mi fece dedurre che era la prima volta che portava in braccio una ragazza, addirittura volando. Le sue ali erano diverse da quelle che avevo “visto” addosso ad Harry. Invece di essere completamente bianche, con alcuni ghirigori in argento, queste erano completamente nere con qualche rifinitura in rosso sangue. Anch’esse erano ormai diventate ipnotizzanti per i miei occhi. Mi girai dietro di noi, il poco per scorgere i visi concentrati degli altri angeli. Io e Scott eravamo quelli davanti. I due che davano le dritte sulla strada. Gli altri angeli avevano assunto una formazione a forma di ventaglio. Era un qualcosa di strano per me. Anche se avevo sempre sofferto un po’ di vertigini, non riuscivo a non guardare l’intera Londra da quell’altezza.

Dopo un paio di mezz’ore a sorvolare la città, Scott e di seguito gli altri angeli, cominciarono a scendere in picchiata verso un luogo poco illuminato e vicino ad alcune colline londinesi. Il mio viso si raffreddò ancor più velocemente, grazie al vento che si inoltrava nella mia pelle. Scott mi adagiò con cura su una distesa, che anche se faceva buio, si vedeva che non era più verde. Infatti le foglie secce e ingiallite scricchiolarono quando appoggiai i miei piedi su di esse. Mentre gli angeli, tra cui Scott e Ashley, richiudevano le proprie ali e le facevano aderire alle loro schiene per poi diventare un tutt’uno con loro, io mi lasciai un piccolo spazio di tempo per contemplare il luogo che mi circondava. Riconobbi subito una delle tante statue antiche di quel luogo. Raffigurava Dafne che scappava dall’amore ossessivo di Apollo. Ci trovavamo nel cimitero più vecchio e isolato di Londra.

Scott salì su uno dei panchetti che sorreggono le statue in argilla. Si schiarì la voce con alcuni colpi di tosse per distoglierci dai nostri pensieri e per farci rivolgere tutta la nostra attenzione su di lui.

“Questo è il posto. Sento che sarà qui molto presto. Spero ricorderete il piano che vi ho spiegato nel soggiorno di casa Crowell. Dovete eseguirlo esattamente come vi ho detto. Alice, tu invece sai dove nasconderti” disse tutto con voce solenne e facendomi un cenno di consenso verso di me.

Non gli risposi. Mi limitai ad annuire con il capo. Avevamo avuto una piccola, ma accesa, discussione su questa scelta sul ruolo che avrei incalzato durante la guerra. Essendo l’unica umana qui, non ho i riquisiti e le capacità giuste per affrontare queste creature con forze inimmaginabili. Ma comunque mi sarebbe piaciuto lotta e uccidere quella strega mora una volta per tutte. Scott era troppo testardo quando si ci metteva. Mi aveva solo portata lì, perché se fossi rimasta a casa forse mi avrebbero catturata di nuovo.

“Ma siamo sicuri che ci riusciremo? Si sa che Natalia è molto forte!”

La voce alta di uno degli angeli che Ashley si procurò interruppe il discorso di Scott. Dopo quelle dichiarazioni, si fece sentire un brusio creato dagli altri angeli confusi. Scott dovette urlare un paio di volte per farli smettere.

“Calmatevi subito! Certo che ci riusciremo. Sapete benissimo che i poteri che usa Natalia non sono quelli dell’inferno, visto che l’hanno cacciata dopo che quelli del consiglio hanno scoperto il suo piano. Se eseguirete il piano a dovere, ce l’avremo in pugno”

“Secondo me non ci riusciremo mai!” urlò un altro angelo.

“Già! Facciamo prima ad arrenderci!” ne seguì un altro ancora.

“Sai, Scott. Forse dovresti ascoltare bene questi giovani angeli. Non riuscirete mai a batterci”

Anche se non mi girai subito verso quella voce così odiosa e maliziosa che fece zittire ognuno di noi, riconobbi subito a chi apparteneva. Natalia.

Era a pochi metri da noi. Aveva le braccia consorte e le gambe ben divaricate esattamente come Ryan posizionato proprio alla sua destra. Dietro di sé, cinquanta angeli erano allineati perfettamente. Ognuno di loro aveva in mano degli oggetti che non riconobbi essendo a quella distanza e per la fitta nebbia che si alzò proprio in quel preciso istante. Riuscii a capire solo che erano molto lunghi e appuntiti. Istintivamente inghiottì la saliva che mi stava bloccando l’esofago. Le loro possenti ali erano ben aperte e distese, facendo mostrare la loro più grande grandezza. Esattamente come Natalia e Ryan. Sinceramente era strano vedere quei due con le ali.

“Non esserne certa, Natalia. Noi non ti lasceremo portare il tuo piano avanti. Hai già procurato scompiglio abbastanza” disse Scott con una grande sicurezza che solo lui poteva avere.

Con un movimento veloce, mi afferrò il polso e spingendomi mi portò dietro di lui, in modo protettivo. Solo in quel momento mi accorsi che anche lui, Ashley e gli altri angeli alleati con noi avevano spiegato le propri possenti ali. Anche se la schiera di Natalia era più forte, le ali più belle ce l’avevano loro.

“Beh allora, visto che non volete arrendervi, saremmo costretti ad annientarvi noi. Non è vero, Ryan?” si volse verso di lui.

“Si, mamma. E io ho già adocchiato la mia prima preda”

Spostai alcune piume delle ali di Scott per riuscire a vedere a chi si riferisse. Quando vidi che i suoi occhi guardavano proprio i miei, il sangue che mi circolava nelle vene si ghiacciò di colpo facendomi diventare completamente bianca e facendomi raffreddare con molta rapidità la pelle. Così avrebbe rovinato il piano ideato da Scott…

Con il classico grido di inizio guerra, la schiera di angeli di Natalia cominciò ad avanzare rapidamente verso di noi. Uno di loro afferrò il braccio di Scott e lo attirò a sé allontanandolo da me. Ora non avevo più il mio “scudo” che mi proteggeva da quelle terribili creature. Mi lasciarono completamente scoperta e lasciarono a Ryan la possibilità di trovarmi.

“Non mi scapperai mai” ringhiò con rabbia e cominciando a corrermi in contro con uno di quei aggeggi appuntiti in mano.

In quel momento feci l’unica cosa che mi sembrò di più alla mia portata e alla portata di quella situazione: cominciai a correre più forte che potevo. Dovetti inoltrarmi nella foresta che delimitava la fine del cimitero. La nebbia era troppo fitta lì. Dovevo correre veloce e contemporaneamente riuscire a capire il più possibile dove stavo mettendo i piedi. Qualcosa di praticamente impossibile.

Quando fui certa di non sentire più i suoi passi pesanti dietro di me, e quindi di averlo seminato, mi nascosi dietro al tronco di uno dei tantissimi pini presenti in quel bosco. Approfittai di quel momento di calma e serenità per rilassarmi un po’, ma non durò tanto…

“Alice… Alice… So che sei qui… Non voglio farti del male. Voglio solo parlare” mi richiamò da poco più lontano di me con voce tranquilla e con una stupidissima cantilena.

Sentii il mio cuore martellarmi furiosamente. Non riuscivo a far calmare il mio respiro affannato. Anzi più lui si avvicinava e più aumentava di intensità. Chiusi gli occhi e cominciai a pensare ad una sola persona che mi avrebbe sicuramente aiutata. Harry.

Cercai di invocarlo continuando a richiamarlo attraverso la telepatia. Ma all'improvviso Ryan mi colpì con un qualcosa di davvero duro. Caddi a terra impaurita e dolorante. Lui si mise a cavalcioni sopra di me e mi sorrise con cattiveria.

Dì le tua ultime preghiere, mia cara Alice Cronwell" ringhiò impugnando per bene l'aggeggio che solo in quel momento capii cosa fosse e puntandomelo alla gola.

Si trattava di una saetta luminosa e appuntita. Dall'aria sembrava molto dura e pericolosa.

E fu proprio in quel momento che intravidi un ombra sopra alla testa di Ryan. Non riuscivo ancora a vedere bene, ma riuscii a distinguere una mano con che impugnava la stessa saetta che aveva Ryan e la stessa saetta che gli fu scagliato addosso con crudeltà.

Il suo corpo inerme rotolò togliendosi da sopra di me. Alzai lo sguardo verso quella buia figura rimasta ferma immobile. Riconobbi subito due occhi verdi splendidi e due paio di ali dorate.

“Harry…” ansimai incredula.

 Continua…

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