Elements: Rimasta

By WinterSBlack

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Sono passati ormai sei anni da quando James restituì la bici a Sophie. La B.L.C. è rinata, non più corrotta... More

1. Ary: Cosa!
2. Ary: Questo non è
3. Nick: Cotta
4. Nathan: Due di picche
5. Ary: Perché il gelo mi aspetta?
6. Ary: Devo davvero?
7. Nick: Febbricitante
8. Nathan: Cicatrici dell'anima
9. Ary: Ha per caso fatto una battuta?
10. Ary: Non è un granché
11. Nathan: Partiamo male
12. Nathan: Partiamo con il piede giusto
13. Nick: Italia
14. Ary: Ma cosa dici?!
15. Ary: Tuo ragazzo?
16. Ary: Davvero, è tutto a posto
17. Nick: Inaspettato
18. Nathan: Parole sante
19. Ary: Ci stiamo allontanando troppo
20. Nick: Ostaggio
21. Ary: È il nostro ostaggio
22. Nathan: La fenice in gabbia
23. Ary: Aiuto!
24. Nick: Caduti
25. Nathan: Freddo pungente
26. Ary: Sei un pervertito
27. Ary: Stai meglio?
28. Nick: Insegnante
29. Nick: Confessione
30. Ary: senza il supporto di qualcuno
31. Nathan: Lacrime di coccodrillo
32. Ary: Non mi stai lasciando altra scelta
Avviso prossimo aggiornamento
33. Ary: Ehilà
34. Nathan: Topi in trappola
35. Ary: Ti prego, allontaniamoci
36. Nick: Nemico
37. Ary: L'ho conciato per le feste
38. Ary: Vorrei chiederti dove stiamo andando, ma so che non mi risponderesti
39. Nathan: Essere rimproverato
40. Nick: Noia
41. Ary: Ah, Stupido
42. Nick: Confronto
43. Ary: Non stai meglio
45. Nathan: Vi presento
46. Nathan: Niente è passato
47. Ary: Ma scherziamo?
48. Nick: Lezioni
49. Nathan: Un colpo al cuore
50. Ary: È lui
51. Nick: Timore
52. Nick: Terrore

44. Nathan: Famiglia di criminali

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By WinterSBlack

San Francisco vista dall'alto era nuova, caotica, colorata, bellissima.

I suoni del traffico e delle persone, risate, grida, clacson facevano da colonna sonora a quella vita metropolitana.

Il sole picchiava incurante di ciò che colpiva.

Il suolo di beava di quel tocco.

Il mio sguardo scorreva.

E il luogo in cui mi trovavo era un punto cieco.
Alle mie spalle c'era un'auto nera che mi aspettava.

Gli Imperium della terra non mi avrebbero mai trovato se continuavo a muovermi nel loro punto cieco.

Forse Tiara era tra loro.

Chissà se le sarei mancato.

Probabilmente no. Tiara non provava veramente particolare affetto per qualcuno. Dava ugual importanza a tutti. Sarebbe stata un po' stupita, forse anche un po' triste, ma le sarebbe passato.

Abigail era sicuramente tra loro, anche se non era molto utile nelle ricerche.

Con la sua ossessione nei miei confronti era impossibile che non fosse tra loro.

Chissà se lei c'era...

James, come avevo previsto, era stato rinchiuso.

Be', finché non potevano essere certi che ero vivo e me ne ero andato di mia spontanea volontà, James Sharp è sospettato.

Ne avrebbe autorità, capacità e avrebbe un movente.

Dopotutto gliel'avevo dato io un movente.

«Ti sta bene? Tutti penseranno che te ne sei andato come un bambino piagnucolone» commentò una voce femminile.

Diedi un'ultima occhiata prima di alzarmi e dar loro le spalle.

«Volevo che il loro ultimo ricordo di me fosse umano» commentai atono.

«Perché?» chiese.

Scrollai le spalle.

«Tanto valeva lasciare tutte le maschere lì» risposi.

Entrai nell'auto dove c'erano altre due persone che mi aspettavano.

Guardai il mio telefono un'ultima volta.

Disattivai la modalità aerea e misi un ultimo post per i miei fan.

"Lo spettacolo è chiuso".

Poi spensi il telefono e lo buttai fuori dalla finestra.

La ragazza accanto a me mi guardò male.

«Inquini l'ambiente» affermò.

«Non ti preoccupare. Verrà trovato dalla B.L.C.» affermai noncurante.

La ragazza accanto a me era la figura minuta che sembrava avere un ruolo di leadership nella Resistenza.

L'ultima volta che l'avevo vista l'avevo infilzata con dei fili di ghiaccio.

Nei sedili anteriori c'era l'uomo dai capelli bianchi alla guida e accanto una ragazza con il cappuccio, probabilmente quella con cui avevo avuto uno scontro diretto.

Ci stavamo dirigendo in aeroporto.
Avevo già un biglietto prenotato per l'Inghilterra.

«Abbiamo messo un nome provvisorio, però ricordati che d'ora in avanti avrai una nuova identità, ti conviene pensare ad un nuovo nome.» mi disse la ragazza minuta.

«Questo se passa il test di Prometeo» commentò Capelli Bianchi tenendomi d'occhio attraverso lo specchietto retrovisore.

«L'ha invitato lui, non è già automaticamente dentro?» chiese l'Incappucciata.

«Deve comunque provare di essere degno» sbuffò l'uomo.

«Come hai detto di chiamarti?» chiesi.

Gli occhi di capelli bianchi erano azzurri come il ghiaccio e sembrava volesse raggelarmi con lo sguardo.

«Callahan Harper» disse. «E la ragazza che hai infilzato accanto a te è mia sorella maggiore Shea» replicò.

Mi voltai verso la ragazza minuta che mi fece un cenno.

Vidi una certa somiglianza nei lineamenti, ma lei aveva i capelli biondo cenere e occhi nocciola.

«Non mi chiamano Shea. Uso di più il mio secondo nome Marin» mi disse.

«Shea Marin Harper?» chiesi retoricamente.

Annuì.

L'incappucciata si tolse il cappuccio mostrando i suoi capelli biondo fragola si voltò appena per mostrarmi il suo viso.
Era più carina di quanto ricordassi.

«Eira» disse incrociando il suo sguardo dalle iridi nere e profonde con il mio.

«Nihil» dissi.

Tutti mi guardarono, anche l'autista.

Sorrisi e dissi:«Significa niente in latino. Non è carino?»

«Perché Niente e non Nessuno? Avresti fatto comunella con Prometeo per aver scelto qualcosa riguardante i miti greci» commentò Marin riferendosi alla leggenda di Ulisse e Polifemo.

Feci spallucce.

Non ero tenuto a rispondere.

A quel punto Callahan cominciò a ridere di gusto e quando finalmente si calmò disse:«sei un tipo interessante, lo ammetto.
Però devi comunque superare la prova per essere accettato.»

«James Sharp è rinchiuso; Sophie Hunter sotto sorveglianza al Centro; Eli Twain e Nox sono bloccati in Russia; i Direttori delle Basi sono tutti occupati con i termini dell'alleanza con la S.S.U.R. insomma, tutte le persone più pericolose della B.L.C. sono con le mani occupate proprio come vi avevo promesso.» dissi con noncuranza. «Cosa devo fare ancora per provare le mie capacità?»

«Questo lo deciderà Prometeo» affermò Marin.

Annuii disinteressato per poi appoggiare il mento sulla mano e dare un'ultima occhiata a San Francisco.

Non è casa mia... Non dovrei sentirne la mancanza.

***

Ad un certo punto del viaggio, mi chiesero di bendarmi gli occhi, nel caso non venissi accettato dal resto del gruppo e dovessi essere cacciato preferirebbero non farmi scoprire una delle loro basi segrete.

Il viaggio fu lungo e tedioso, a parte la conversazione iniziale non parlai più con loro.

Mi ripassai nella mente le reazioni delle persone che conoscevo e che avevo abbandonato.

Anche se si trattava di immaginazione sapevo con certezza le loro reazioni.

Avrebbero dubitato di James Sharp in un primo momento. Non poteva essere passato inosservato la tensione che avevo creato nel nostro rapporto.

Avevo pure fatto in modo che tentasse di uccidermi.

James Sharp non piaceva ad almeno la metà dei Direttori che si approfitterebbero sicuramente della situazione per legargli le mani.

Probabilmente poi investigherebbero con Mrs. Gordon sul mio profilo psicologico.

A quel punto si dividerebbero tra persone che pensano che li abbia traditi e quelli che penseranno che sia stato rapito.

Mi cercherebbero in entrambi i casi.

Dopotutto sono l'unico che ha potuto farvi avanzare nella ricerca dell'Anti-Elements.
Senza di me non salverete mai del tutto Sophie Hunter.

Pensai divertito.

L'unico motivo per la quale James Sharp ci aveva fatto andare in capo al mondo per cercare Bit era l'Anti-Elements.

Se solo avesse potuto mettere le mani su quello avrebbero potuto proseguire le ricerche per aiutare Sophie Hunter.

Ma ora mi trovavo con le persone che avevano inventato la sostanza che faceva perdere i poteri agli Imperium.

Patetico...

Pensai ad occhi chiusi.

James Sharp era patetico. Pensava che facendo ricerche separate avrebbe ottenuto quello che voleva.

Aveva chiesto il nostro aiuto perché non si fidava di tutte le persone della B.L.C.

La B.L.C. era patetica.
Non avevano mai voluto trovare una soluzione all'Elements.

Sarebbe stato come rinnegare le ricerche condotte sotto ordine di Barker.

E nessuno scienziato rinnega una scoperta.

Non volevano salvare Sophie Hunter come umana. La volevano salvare come il successo dell'esperimento sull'Elements.

Speravano ancora di poterle restituire i suoi poteri.

Ed è per questo che, James Sharp, rimarrai rinchiuso. Nessuno ama gli oppositori. E nemmeno il fatto di conoscere Meng Xu ti aiuterà. Perché il Dr. Xu non è un tiranno e i gentili e buoni condottieri non hanno potere assoluto.
Perché nessuno alla B.L.C. vuole salvarla da se stessa.

«Perché stai sorridendo?» mi chiese la voce di Eira.

Schiusi un'occhio e la guardai.

«Sono impaziente di scoprire cosa mi attende il futuro» dissi.

Lei mi scrutò con espressione indecifrabile.

«Vivremo in Europa per la maggior parte del tempo perché i nostri contatti sono perlopiù qui. Spero ti adatterai. Qui ogni paese è un mondo a parte e dovrai comportarti naturalmente in qualsiasi posto.
In alcuni paesi ci sono molte restrizioni, cultura, mentalità e abitudini differenti magari non ti ci abituerai facilmente. Penso che ti mancherà l'America» commentò.

«Perché? Detesto gli Stati Uniti» dissi insofferente.
«Ma come? Libertà, capitalisti, ricchi e aviatori dell'alta tecnologia? Numero uno al mondo?» disse con un sorrisetto sbilenco.
«Tutti gli americani sono patriottici, no?»

La guardai e mi venne da ridere.
Riuscii a capire che mi stava testando. Quella ragazza era nativa degli U.S.A. e ne parlava come se non lo fosse.

Avrei potuto accontentarla e dirle tutti i miei pareri su che paese difettivo fosse, ma dissi solo:«L'unica cosa che mi piaceva della B.L.C. era l'esistenza di persone che non avevano subito il lavaggio del cervello dal proprio paese e che potessero pensare con la propria testa.»

«Non ti preoccupare. Non ho attaccamenti a niente e mi adatto facilmente a qualsiasi cosa, luogo o circostanza. Posso essere così tante cose che mi porta a non essere niente. Non avrò problemi» dissi.

Eira distolse lo sguardo da me e lo puntò fuori dal finestrino del nostro mezzo.

«Sei una persona piuttosto egocentrica» affermò.

«Rimettiti la benda e i tappi per le orecchie, siamo vicini» ci informò Marin dal sedile anteriore.

***

Era una enorme villa a cinque piani ricoperta di edera all'esterno.

Una fontana con un angelo dal braccio rotto ci accoglieva ai cancelli e all'interno fontane spente e cespugli non potati decoravano l'enorme cortile.

Scorsi pavoni, fagiani e oche scorrazzare davanti al portone della villa.

L'incolto giardino faceva sembrare la villa sperduta nel bel mezzo di una foresta, donandole quell'aria più decadente.

Sembrava una di quelle case horror appartenenti a famiglie di nobili trucidati e divenuti spiriti vendicativi.

Non entrammo nella villa attraverso il portone principale.

Callahan portò l'auto sul retro della villa e da lì entrammo attraverso una porta per lo scantinato.

Scendemmo le scale illuminati dalla debole luce delle lampade a gas.

Sembra la strada per le segrete.

Incontrammo un portone di legno alla fine delle scale e lì Marin bussò.

Ad aprire fu un pallido ragazzo dall'espressione corrucciata.

Me lo ricordavo. Era l'elfo che avevo incontrato al castello che intrappolava Courtney in Italia.

Mi vide e mi trucidò con lo sguardo.

Gli sorrisi.

Entrammo tutti quanti e mi ritrovai in un accogliente stanzetta dal soffitto basso e illuminato fiocamente da piccole lanterne.

Un divano gigante dominava il centro della stanza con davanti un ampio tavolino di vetro.

L'altro elemento importante era il tavolo da biliardo infondo alla stanza, attorno alla quale c'erano una donna e un uomo intenti a giocare.

Accanto al divano, c'era un mini frigo sopra la quale c'era una dispensa con delle ante di vetro.

Diversi scaffali contro le pareti erano pieni di libri e giochi da tavolo. E un uomo dai capelli rossicci li stava sistemando.

«Non c'è lo zio?» chiese Eira entrando.

«Ha detto che doveva fare qualcosa di urgente e ci ha detto di pensare al nuovo arrivato nel frattempo. Si è portato dietro solo Larion» commentò l'uomo dai capelli rossicci.

La donna al biliardo mi fece un cenno con la mano.

Appoggiò la sua stecca e corse verso di me e mi prese entrambe le mani tra le sue.

Avvicinò così tanto il suo volto che indietreggiai d'istinto.

Era alta quanto me, ma per qualche ragione sembrava più alta.

Con i capelli ricci raccolti, pelle caffellatte, occhi scuri e un sorriso bianco splendente, la donna disse:«Sono Melinda Lee, ma mi chiamano tutti Mel. Ci siamo già incontrati alla Base italiana, te lo ricordi? In realtà quasi tutti noi ci avrai visto lì! Sono certa che te lo ricordi! Ah! Sapevo che saresti venuto da noi! Benvenuto! Benvenuto! Benvenuto!»

Ad ogni parola si avvicinava di più, il suo sorriso si faceva più ampio e gli occhi brillavano più intensamente.

«Stagli lontano, lo spaventi con la tua brutta faccia» commentò capelli rossicci.

Mi sorrise gentilmente e disse allungando una mano:«Carter Le Roy»

La afferrai e chiesi lui:«Ma... Sono i vostri veri nomi? Mi avete chiesto di cambiare il mio, quindi ho automaticamente supposto che non fossero i vostri veri nomi...»

Carter Le Roy sollevò le sopracciglia e piegò la testa di lato.

«Beh, nessuno ci conosce con i nostri nomi, quindi li condividiamo solo con chi fa parte dei nostri» rispose.

Questa è bella detta da una delle persone che ha tentato di sgozzare i miei amici alla Base Italiana.

«Il tuo amico Callahan ha detto che non mi accetterà mai se non vi provo il mio valore. Cosa succede se non vengo accettato? Mi chiuderete la bocca per sempre dato che ho scoperto le vostre identità?» chiesi con finto tono innocente.

Carter lanciò un'occhiata traversa a Callahan che distolse lo sguardo velocemente.

«Non ascoltare Callahan! È vero che dovrai fare una piccola prova, ma già il fatto che puoi farla significa che sei per un 99% dentro! Sei stato scelto tra mille, Nathan, sei l'unica persona che abbiamo cercato veramente di far entrare nella nostra famiglia! Non avrai problemi» mi disse Melinda afferrandomi di nuovo le mani con entusiasmo.

Argh, detesto le persone troppo affettuose. Mi ricordano Abbie.

«Quindi... Mi trovo in una sottospecie di cerchio interno?» ponderai sulle mie parole cercando di non far trasparire alcuna emozione.

A Melinda si illuminarono gli occhi e fece per dire qualcosa, ma Eira si intromise tagliando corto:«Fatelo almeno sedere. Siamo in viaggio da praticamente un giorno intero».

I nostri sguardi si incrociarono mentre mi passava accanto.

Le sorrisi.

La ragazza mi ignorò e raggiunse il frigo.

L'altro uomo che giocava al biliardo si avvicinò.
Era alto e magro, con un paio di occhiali sulla punta del naso lungo.

Aveva l'aria di un gentile libraio.

«Sono Augustus Brennan, anche il mio nome è vero. Probabilmente sei sorpreso da questa accoglienza e anche diffidente. L'ultima volta che ci siamo visti ci hai quasi seppelliti vivi dopotutto... E quindi pensi che sia normale che ti aspetti molto più astio da parte nostra.»

E questo qui che si improvvisa mio psicologo personale? Non è divertente?

«Ma sono tutti fattori che erano nei nostri calcoli, anzi, nei calcoli di Prometeo. Ti piacerà stare con noi. Ovviamente, dopo aver superato la prova» mi disse gentilmente.

«Quali sono i criteri per essere scelto da Prometeo? Insomma, per questa cerchia interna non penso basti dell'alienazione da parte della B.L.C. e scontento generale» chiesi mentre andavo a sedermi sul divano come se niente fosse.

Decisi di fingermi di essere completamente a mio agio. La confidenza era la chiave per il disagio altrui.

«Ma scherziamo? Perché vi comportate tutti come se facesse già parte della nostra squadra?!» esclamò il ragazzo con l'aspetto da elfo.

«Ve l'ho detto! Questo tipo è subdolo! Sarebbe capace di pugnalarci alle spalle come ha fatto con la gente che l'ha protetto e cresciuto! Come potete veramente accettare una persona come lui?!» esclamò ancora puntandomi il dito contro.

Rimasi a guardarlo con un sorriso angelico sul volto.

«Guardatelo! Ride pure! Ma vi sembra normale?! Chi non si incavolerebbe in una situazione del genere?! Ve lo dico! Lui ci rovinerà tutti!» esclamò ancora agitando le mani all'impazzata.

Ah! Questo tipo sì che mi piace.
È proprio come me lo aspettavo. Sono gli altri che sono strani ad accogliermi a braccia aperte in questo modo.
Persino Callahan durante il viaggio fingeva solamente di essere in disaccordo.

«Ne abbiamo già parlato, D...» cercò di rabbonirlo Marin, ma venne interrotto da lui che pestò un piede per dar voce al suo furore.

«Resta un no. Non importa cosa diciate ma per me è un no. Il mio voto rimane no.» disse categorico scuotendo la testa e la lunga coda di cavallo bionda.

«Ah, sì? Avvertirò Diaz del tuo volere» rispose Marin incrociando le braccia al petto con un'espressione da madre arrabbiata.

Vidi la creatura della foresta irrigidirsi allo sguardo severo della loli.

«Ripensandoci bene forse non è un no così no. Alla fine non è così male se lo teniamo sott'occhio» borbottò infine.

Quasi mi scappò da ridere a quella scena.

Non sembravo assolutamente la vittima di un assalto verbale.

In quel momento la porta si spalancò violentemente e un uomo dalla stazza enorme entrò.

Aveva capelli corti e scuri, un'espressione selvaggia, i muscoli delle spalle e braccia in vista grazie all'attillata canottiera, i pantaloni militari infilati in pesanti anfibi e uno zaino sulle spalle.

Anche lui lo ricordavo dall'ultima battaglia.

«Ehi, tu sei il moscerino novellino» mi puntò il dito contro.

«Dai Lar Lar non essere così burbero con il nuovo arrivato! È così carino! Non trovi?» esclamò Melinda mettendomi entrambe le mani sulle spalle.

L'uomo gigante fece una smorfia:«Carino? Ma dove? È carino come un palo infilato nel-»

«Linguaggio, per l'amor del cielo Larion, il linguaggio!» lo interruppe immediatamente Marin.

Larion schioccò la lingua infastidito.

«Oh, oh, oh, siete tutti così vivaci!» la voce dal corridoio era forte e ferma.

Un uomo emerse dall'ombra.

Non c'erano bisogno di presentazioni. Lo sapevo ancor prima che gli altri me lo dicessero e forse lo sapevo anche la prima volta che l'avevo visto al castello.

Quell'uomo era Prometeo, la figura del condottiero della Resistenza.

«Lasciate che faccia io le presentazioni» si fece avanti Melinda e indicando l'uomo appena entrato con entrambe le mani.
«Costui è Prometeo, il nostro boss e anche il tuo boss. È il boss dei boss. Super affidabile a meno che non si tratti di se stesso»
Allargò le mani come a dire "tada!".

«Oh, quindi abbiamo un boss! Fantastico!» dissi sarcastico.

«Come ti permetti!» esclamò il ragazzo elfo marciando nella mia direzione.

Alzai le mani in segno di resa.

«Ehi, tu devi essere Nathan Cray» commentò Prometeo guardandomi.
Era un uomo sui quarant'anni, dalle spalle larghe e con una benda all'occhio. Aveva l'aria da pirata dei mari grazie ad essa e aveva un volto dall'espressione grezza ma gentile.

Aveva un sacco di borsoni che si affrettò a buttare a terra e a togliersi la giacca pesante, poi si diresse stancamente verso il centro del divano e ci si buttò sopra.

Poi si procurò una lattina birra dal minifrigo accanto al mobile e lo ingurgitò con gorgoglii rumorosi.

«Dicevo, tu devi essere Nathan Cray» disse dopo aver finito la birra. L'occhio rimasto era di un azzurro parecchio chiaro, o forse era grigio. Quel colore di ghiaccio contrastava parecchio con i capelli scuri.

«Sono Nathan Cray. Tu sei Samuel Diaz» dissi pratico.

Gli altri mi guardarono tutti stupiti, come a chiedersi come facessi a conoscere il nome del loro leader.

Li ignorai e anche la persona in questione lo fece.

«Esatto. E sono a capo di questo gruppo di idioti. Ora fai anche tu parte degli idioti, benvenuto in famiglia» commentò tranquillamente a braccia allargate.

«Tutto qui? Questo tizio faceva parte della B.L.C. dovremmo legarlo e torturarlo come minimo» borbottò il ragazzo elfo.

«Quale brutalità, amico mio» commentai.

Diaz rise.

«Stai tranquillo Damien, mi sembra uno a posto. So riconoscere uno di noi quando lo vedo, e ci vedo benissimo dal mio occhio solitario.» ridacchiò Diaz aprendosi un'altra lattina.

«Ah, conoscendolo non si sarà presentato, lui si chiama Damien Nagy» lo presentò l'uomo.

«Ah, immaginavo qualcosa come Edolas, non hai molto la faccia da Damien» commentai con tono piatto al diretto interessato.
«Ehi, ma è tua consuetudine andare in giro con un folletto? Cos'è? Il tuo animale domestico?» scherzai.

Avevo deciso che non avevo bisogno di comportarmi bene con loro. Se non mi avessero accettato con il mio vero carattere allora me ne sarei andato.

«Come osi!» esclamò Prometeo sbattendo la mano sulla sua gamba.

Vedendo Diaz arrabbiarsi per lui il ragazzo dai lunghi capelli sorrise.

«Gli animali domestici sono carini e coccolosi, non osare mai offenderli così!» esclamò.

«Boss!» esclamò Damien scandalizzato.

Vedendo la sua faccia rossa tutta la stanza scoppiò in una risata.

«Ma bando alle ciance. Devi fare un ultimo test ancora prima che tu possa stare ufficialmente con noi» disse Diaz facendosi serio.

Nella stanza calò il silenzio è tutti fissarono Prometeo in attesa delle sue seguenti parole.

«Okay, questo è il test finale» disse Diaz.
«Rispondi a questa domanda» mi consegnò un foglio.

Lo guardai scettico, ma presi comunque il foglio e lessi l'unica frase scritta sopra: Chi sono io?

Mi accigliai e lo fissai.

«È una domanda a trabocchetto o cosa?» chiesi.

«Questo sta a te decidere» affermò sorridendo.

«È una domanda troppo vaga con troppe infinità di possibilità. Non posso capire la tua intenzione così!» dissi infastidito.

«Non ci pensare troppo ragazzo e rispondi, non temere» insistette l'uomo con un sorriso.

Che razza di scherzo era? Tutte i test fino ad ora erano complessi e interessanti, ma questo... Sembrava una presa in giro.

Poteva essere una domanda semplice come poteva essere qualcosa con qualche significato profondo e filosofico. Ed era curioso anche come avesse deciso di consegnarmela per iscritto e non detta a voce. Inoltre, si riferiva a lui, Samuel Diaz o a me? Voleva che lo identificassi e così mi avrebbe valutato secondo ciò che dicevo? O voleva che mi presentassi?
Era un modo per individuare spie in base alla risposta?

Sapevo che Samuel Diaz fosse un uomo scrupoloso e intelligente, quindi non era strano che mi volesse incastrare in qualche modo.

E se non ci fosse stata alcuna risposta? Potevo non dare alcuna risposta per un effetto a sorpresa?

Poi mi ricordai delle sue parole successive "non ci pensare troppo" mi aveva detto.

«Nathan» dissi. Senza cognome e senza aggiungere altro.

«È un piacere conoscerti Nathan, benvenuto in famiglia» ripeté Diaz sorridendo.

***

Il borsone mi cadde affianco mentre guardavo l'enorme stanza che mi avevano assegnato.

«Non è troppo grande?» chiesi ad Eira che mi aveva accompagnato.

Non sentendo la risposta arrivare mi voltai verso di lei e ad un tratto mi ritrovai contro il muro con una lama conficcata accanto all'orecchio.

«Ascoltami bene. Essendo una decisione di mio zio non dirò nulla sulla tua presenza qui. Ma sappi che ti terrò d'occhio, Nathan Cray. Damian è un imbecille, ma non ha torto sul non fidarsi di te. Sono stata chiara?» mi sussurrò a voce bassa.

Il suo sguardo era severo e indagatore.

Mi limitai ad annuire.

Mi lasciò andare dopo le ultime parole e mi abbandonò da solo nella mia stanza.

Mi toccai il padiglione auricolare per poi osservarmi le dita macchiate di rosso.

«Che ragazza adorabile» commentai leccando via il sangue.

Angolo autrice

La vostra cara autrice scompare sempre senza preavviso come un fantasma. Che problemi avrà?

Mentali, tanti problemi mentali.

Comunque sia, in questo capitolo sono comparsi un sacco di nuovi personaggi che, anche se già introdotto in uno dei capitoli precedenti, saranno difficili da ricordare (a meno che non siate tutti come Nathan con una memoria perfetta) .
Quindi! Preoccupandomi per voi ecco la lista dei nuovi personaggi!

Samuel Diaz: Prometeo, è il boss di questo gruppo. Ha appena giunto i 40 anni ed è un bell'uomo con una benda all'occhio.

Augustus Brennan: alto, magro, capelli castani, occhiali, aria gentile. Viene spesso chiamato Gus (yep, come quello di colpa delle stelle, ma questo Gus non finge di fumare).

Eira Kenna Diaz: È la nipote di Prometeo, ha capelli biondi fragola e occhi scuri. È molto carina, cosa di cui si è accorto anche Nathan al loro primo incontro (era quella che aveva rapito Eloise e aveva legato Nathan). L'ha incontrata anche dopo insieme agli altri (era quella incappucciata).

Damian Nagy: è il ragazzo elfo che Nathan ha incontrato al castello assieme a Samuel Diaz. Immaginatelo come un giovane Edolas con problemi di rabbia.

Melinda Lee: È la ragazza allegra che esprime sempre le sue emozioni apertamente. Ha i ricci scuri ed è mulatta.

Larion Aldanov: È un gigante che ha forse due metri di altezza, un tipico tutto muscoli e senza cervello. Ha un carattere un po' da zotico, ma non è veramente cattivo.

Callahan Harper: è il tizio con i capelli bianchi e occhi azzurri alla Gojo Satoru (tranquilli, lui non ha occhi dai poteri infiniti) che ha puntato un coltello al collo di Arianne.

Shea Marin Harper: è la sorella maggiore di Callahan e preferisce farsi chiamare per secondo nome Marin.
A parte alcuni lineamenti del volto, non assomiglia molto al fratello. Lei è molto minuta e sembra chiaramente più giovane della sua età. Ha capelli color cenere e occhi nocciola. In realtà a volte sono verdi e altre castani.

Carter Le Roy: è quello descritto con i capelli rossicci. Nient'altro da denotare.

Qui sotto Nathan primo della lista dei "personaggi da ridisegnare":

P.s. Ci ho messo secoli a fare questo disegno, per i prossimi proverò ad essere più veloce, semplice e meno definito 😂

Anche il prossimo capitolo è dal POV di Nathan 💕

Ah! Dopo il prossimo capitolo ci sarà un salto temporale 🙈

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