Mend the Broken [Italian Tran...

By pezharls

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La storia dell'incontro tra una ragazza piena di paure e un ragazzo pieno di rabbia. ______________________ ... More

Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo 10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
MtB Playlist
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33

Capitolo 13.

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By pezharls

Volevo solo farvi sapere che l'autrice ha creato una playlist su spotify per questa storia, si chiama MtB (che non ho effettivamente trovato) .

Presto quella sera

-Harry-

Odiavo quei due ragazzi. Davvero.

Uscii dalla stanza di Jeff e Dan, mentre loro stavano discutendo su quale tra quelle de primo anno fosse la ragazza più facile. Stronzi. So di avere anche io una reputazione da dongiovanni tra le ragazze nel campus, ma non le degrado così. Trovo una ragazza che mi piace, butto l'esca e aspetto che abbocchi, a differenza di questi due, che si farebbero qualsiasi cosa abbia due cromosomi x.

Odiavo quei due ma loro invece sembravano adorarmi perché non mi ... lasciavano ... mai ... in pace. E in più ero il loro fottuto autista perché mi chiedevano sempre di accompagnare loro a qualsiasi festa. Avrei preferito sempre rifiutare, ma mi divertivo troppo a guardarli tentare e fallire miseramente con le ragazze.

Probabilmente avrei dovuto dire loro che odiavo la loro compagni e che erano solo uno spreco di ossigeno, ma erano gli unici ad essere abbastanza stupidi da uscire con me.

Mi accigliai mentre i due stronzi chiudevano a chiave la porta della loro camera, discutendo su chi fosse più facile tra Jenny e Tabitha. Quando una figura ci passò affianco velocemente e senza fare rumore. Di impulso mi voltai e la mia mascella quasi toccò terra quando notai che la figura fosse una ragazza con la testa bassa. E riconobbi quei capelli e quel muoversi frenetico.

"Elizabeth?" Esclamai e lei si fermò un momento prima di riprendere a camminare più velocemente. Jeff e Dan smisero di battibeccare per guardarmi correre dietro la ragazza che stava cercando febbrilmente di allontanarsi da me. La afferrai per il polso, facendola fermare e costringendola a voltarsi lentamente, i suoi occhi erano serrati proprio come la sua bocca. Aprì gli occhi piano piano, posando lo sguardo sul mio volto mentre io la fissavo confuso dall'alto.

Che cazzo ci faceva lei là?

"Ay Harry? Chi è il bocconcino?" Gridò Jeff e io chiusi gli occhi voltandomi. Avevo finalmente la possibilità di parlarle. Non rovinarmela, coglione.

"Andate in macchina senza di me," dissi velocemente e tornai a guardare la ragazza che mi aveva evitato per tutta la settimana.

"Perché? Vai a letto presto stanotte?" Dan fece l'occhiolino ed Elizabeth spalancò gli occhi alle sue parole, boccheggiando, per poi allontanare il suo braccio dalla mia presa.

"Dannazione," sibilai. Lo uccido. "Ho detto andate senza di me!" urlai e loro mi fecero il medio prima di avvicinarsi all'ascensore. Tornai a concentrarmi sulla ragazza che stava scappando da me. "Elizabeth, aspetta!" La rincorsi e mi sporsi per toccarle la spalla per fermarla. Non appena le mie dita entrarono a contatto con il suo corpo, lei fece uno scatto per allontanarsi e si voltò.

"Cosa?! Cosa v-vuoi da me?!" strillò e io mi accigliai davanti al suo accanimento e abbassai la mano.

"Voglio che mi parli e mi lasci spiegare," dissi. Sapevo che era arrabbiata con me per quello che avevo detto, ma non volevo intendere quello che aveva dedotto lei. Ero incazzato con lei e con quel piccolo stronzetto di Ahston, o come diavolo si chiama, e non avevo pensato molto all'esprimere i miei pensieri nel modo corretto.

I suoi occhi erano pieni di furia e fece un passo indietro, "Non voglio a-avere niente a che fare c-con te," mormorò.

Serrai la mascella e assottigliai lo sguardo avvicinandomi a lei. "So che non è quello che vuoi davvero."

"Invece si."

"No, invece no." Scossi la testa e feci un ulteriore passo in avanti. "Perché nonostante provi a starmi lontano, troviamo sempre un modo per ritrovarci. Ovviamente." Ci indicai. "E la cosa mi porta a chiederti che cazzo ci fai nei dormitori dei ragazzi?"

"Non è nulla che ti ri-riguardi," sussurrò, imponendosi di non guardarmi.

"Invece sì. Perché quando la ragazza, che è terrificata dal stare in mezzo alla gente, e il suo peggiore incubo è stare da sola con un ragazzo, è in un fottuto dormitorio per ragazzi, diventa un mio problema," ringhiai. Per qualche ragione, mi stavo incazzando sempre di più pensando a dove ci trovavamo. Se era lì per vedere un altro ragazzo, l'avrei trovato e gli avrei presentato il mio pugno.

"Beh è stra-strano perché ri-ricordo che tu abbia detto qualcosa lunedì che ri-riguardasse il fatto che non te ne fregasse nulla di me," rispose arrabbiata e io serrai gli occhi chiudendo le mani in due pugni.

Presi un respiro profondo, cercando di non mettermi ad urlarle in faccia. "Ti ho già detto che non era ciò che intendevo." Buttai fuori e cercai di stare calmo.

"Non mi interessa," Scrollò le spalle, con la voce che le si incrinò alla fine della frase, mostrando che in realtà le interessasse eccome. "Comunque, devo a-andare."

"Dove? Perché sei qui?" La risposta avrebbe determinato se avessi dovuto rompere la faccia a qualcuno oppure no. Incrociai le braccia aspettando che parlasse.

"Io ..." Spostò lo sguardo dal pavimento, al muro per poi posarlo sul soffitto. "Uno dei miei compagni di corso che vive qui ha dei m-miei a-appunti. Devo riprendermeli per un progetto p-per lunedì," disse debolmente sollevando poi la testa per mantenere il mio sguardo.

Osservai i suoi occhi e vidi come avesse paura della mia risposta. Il suo labbro inferiore tremanava leggermente, le sue sopracciglia si muovevano quasi in modo impercettibile. Il suo corpo mi stava mostrando tutte le prove possibili. "Mi stai mentendo."

"No, non è vero." Rispose senza espressione in volto, io scossi la testa. Se voleva giocare, l'avrei lasciata fare. Avrei ottenuto le mie risposte dopo.

"Bene. Puoi non dirmelo, ma voglio parlarti più tardi."

"No grazie." Si voltò con l'intento di andarsene, facendomi spalancare gli occhi. Col cazzo.

"Che cazzo ti ho detto riguardo a non andartene quando ti parlo?" la avvisai con tono roco e lei si voltò verso di me.

"Non so, probabilmente me ne stavo andando mentre lo dicevi," rispose a tono e si voltò, riprendendo a camminare lungo il corridoio.

La mia mascella toccò terra mentre il mio sguardo era puntato su di lei.

Aveva appena ... aveva preso e se ne era andata.

Digrignai i denti e serrai le mani in due pugni, con le unghie che scavavano i miei palmi. Il mio petto si alzò mentre cercavo di inspirare più aria possibile, che però sembrava non raggiungere i miei polmoni.

Si era allontanata da me. Di nuovo.

Avrei dovuto rincorrerla e fermarla, ma la mia rabbia stava aumentando a dismisura quindi non sarebbe stato furbo da parte mia se avessi fatto altro, così mi voltai e mi avvicinai all'ascensore.

Quando le porte si aprirono, entrai e schiacciai il pulsante del piano terra, l'ultima cosa che vidi prima che le porte si chiusero fu la schiena di Elizabeth in fondo al corridoio. Allo stesso tempo, la stavo ammirando per aver difeso se stessa, ma ero furioso che l'avesse fatto con me.  Non ero io il cattivo ragazzo, cazzo. Volevo solo spiegarle ciò che intendevo dire, ma doveva essere per forza così testarda e si era ovviamente rifiutata di ascoltarmi. Per tutta la settimana, avevo cercato di parlarle ma lei era riuscita sempre a non farsi avvicinare. Il che mi faceva irritare ancora di più: perché cazzo le stavo correndo dietro, praticamente supplicandola di perdonarmi? Vaffanculo, vaffanculo lei, vaffanculo me stesso, non facevo altro che combinare casini.

Le porte dell'ascensore si aprirono e io scattai fuori, spalancando le porte del dormitorio e facendomi strada verso la mia auto, occupata da due idioti che stavano giocando con la radio e i sedili. Guardai storto entrambi e aprii la portiera del lato del conducente, sedendomi e lanciando loro un'altra occhiataccia.

"Non toccate niente nella mia auto," ringhiai e Jeff ridacchiò dal sedile del passeggero, allungando la mano verso la radio e io la schiaffeggiai per allontanarla. Accesi il motore, facendo retromarcia e lasciando il parcheggio. "Dov'è la festa?"

"Alla confraternita fuori dal campus, sai quale? Quelli della super mega festa dell'anno scorso," disse Dan e poi diede il cinque a Jeff. Alzai gli occhi al cielo e mi concentrai sulla strada.

"Aw dai Harry. Non fare il depresso."

"Non dirmi cosa devo fare quando sei nella mia auto."

Jeff mi mostrò il dito medio e si sistemò sul sedile. "Ehi Harry," mi richiamò Dan. "Quella non era la ragazza che ci aveva serviti a quel bar di merda tempo fa? La tipa con l'irritante balbuzie."

Le mie mani strinsero il volante. Nessuno poteva parlare così di Elizabeth. "Non c'è niente che non vada nella sua balbuzie," dissi con tono basso e lo vidi sorridermi dallo specchietto retrovisore.

"Certo che no.." disse e si voltò verso Jeff. "A quanto pare gli piace," canticchiò e Jeff scoppiò a ridere. Strinsi la mascella e cercai di allontanare il desiderio di buttarli fuori dalla macchina.

"No. Semplicemente non mi piacciono le persone che prendono in giro gli altri," spiegai ma loro risero ancora più forte e scossero la testa.

"Come vuoi amico!" Esclamò Jeff e si sporse verso di me. "Allora visto che non ti piace, posso provarci io?" Chiese e io assottigliai lo sguardo. Si voltò verso Dan, seduto sui sedili posteriori. "Una tipa come quella, scommetto che le piace essere scopata forte. Sembra una che urla a letto. Quando è-" Una della mie mani lasciò il volante e lo afferrò per il colletto della maglietta; lo tirai verso di me, senza distogliere lo sguardo dalla strada.

"Jeff, vuoi che ti mostri quante ossa possa romperti mentre guido?" Ringhiai e il mio sguardo si posò su di lui per un secondo. Chiuse la bocca e non disse più nulla. "Allora taci, perché sai che non scherzo mai." E poi lo spinsi forte contro il suo sedile e alzai il volume della radio, che dava una canzone rock, così da non sentirli più.

Tornarono a parlare di cose stupide e io raggiunsi il posto in cinque minuti. Parcheggiai l'auto lungo la strada, davanti alla casa piena zeppa di ragazzi andati che facevano gli stupidi, con in sottofondo una musica assordante.

Jeff e Dan si allontanarono quando videro dei loro amici di bevute, facendomi rilasciare un sospiro di sollievo. Mi avvicinai all'entrata, passando accanto a coppie che si limonavano.

Fui accolto dall'odore travolgente di alcol e sudore, e ragazzi che twerkavano e si strusciavano addosso l'un l'altro. Alzai gli occhi al cielo ed entrai in cucina, prendendo un bicchiere pulito e riempiendolo con acqua del rubinetto. A differenza delle dicerie sul mio conto, non bevevo. Mi piaceva bere la mia acqua godendomi lo spettacolo di quelli che erano già ubriachi.

Uscii dalla cucina e mi accomodai all'angolo bar posto a lato della stanza, osservando la scena che mi si presentava davanti. Non avevo per niente voglia di festeggiare quella sera, ma mi ero sforzato ad andarci. Avrei potuto trovarmi una tipa per scacciarmi dalla mente quella timida ma fottuta testarda di Elizabeth.

"Ehi, Haz ..." sentii una ragazza chiamarmi al mio fianco. Odiavo quel soprannome. Non sapevo chi avesse iniziato ad usarlo ma dovevano smetterla. Il mio fottuto nome era Harry.

Mi voltai vedendo una ragazza ormai allegra, vestita in modo succinto, che mi guardava con occhi lussuriosi. Mi sorrise e sollevò una mano afferrando il mio bicipite, lo strinse e si sporse verso di me. "Ti ricordi di me?"

"No."

Si morse il labbro e annuì. "Beh si, è stata una nottata veramente divertente," disse, tralasciando il mio commento. "Con la panna montata e ..." Ok, o non era mai successo, o forse andavo a letto con troppe ragazze, visto che non mi ricordavo affatto di averla anche solo già vista. "Mi chiedevo se ti andasse di fare un secondo round."

Sollevai un sopracciglio. Di solito non trovo l'opportunità appena arrivato, quindi la cosa mi divertiva.

Il mio sguardo viaggiò sul suo corpo, capendo che aveva poca stima di se stessa, e per avere l'attenzione dei ragazzi, che la faceva sentire meglio, indossava i tacchi, pantalonci inguinali, e uno dei top più striminziti che avessi mai visto. In un'altra serata, probabilmente avrei sogghignato e mi sarei sporto per sussurrarle all'orecchio qualche porcata inventata sul momento, lei avrebbe chiuso gli occhi e un piccolo sospiro avrebbe lasciato le sue labbra, l'avrei afferrata per la vita e l'avrei trascinata in pista, permettendole di strusciarsi su di me facendomi eccitare. Poi, beh, immagino possiate capire cosa potrebbe seguire.

Se fosse una serata normale. Ma quella sera, non ne avevo voglia.

"No grazie," dissi e le rivolsi le spalle. Almeno l'avevo ringraziata.

La sua bocca si spalancò, non si aspettava che la rifiutassi. La sua mano strinse di più il mio braccio e si mise di fronte a me, bloccandomi la vista. "No? Sei sicuro, Haz?" Giuro su Dio...

"Si." Cercai di guardare tutto tranne lei, per farle capire che la cosa per me era finita là, ma lei a quanto pare non captò il messaggio.

"Ma potrei farti sentire così bene," sussurrò e mi mostrò un ghigno prima di afferrarmi il cazzo. Un'ondata di piacere riempì il cavallo dei miei pantaloni, seguita da una di rabbia che inondò tutto il mio corpo. Le lanciai un'occhiataccia e allontanai di forza la sua mano.

"Non toccarmi cazzo. Ho detto di no," le dissi a denti stretti e lei mise il broncio, allontanando la sua mano dalla mia presa. "Adesso vattene."

Sbuffò e si voltò allontanandosi, scossi la testa e cercai di capire l'audacia di quella ragazza. Sospirai e mi appoggiai al bancone alle mie spalle, osservando la festa. Questa volta, una ragazza familiare, che stava cercando di trattenere una risata mentre mi osservava, attirò la mia attenzione.

Rose aveva una mano davanti alla bocca, cercando di soffocare la sua risata isterica. Quando notò il mio sguardo, quasi impazzì e la sua risata peggiorò. Sollevai un sopracciglio e presi un sorso della mia acqua, guardandola con irritazione. Rose scosse la testa e si alzò, allontanandosi dal suo gruppo di amici prima di avviarsi in cucina. Mi alzai anche io e la seguii, con il bicchiere in mano.

"Cosa c'è di divertente?" Chiesi duro e Rose si voltò, con un lieve sorriso sulle labbra.

"Cosa? Oh, ciao Harry." Quasi soffocò mentre cercava di trattenere una risata. Tirò fuori una bottiglia d'acqua dal frigo. "Niente. Non è niente."

Appoggiai il bicchiere sul bancone e mi ci appoggiai, incrociando le braccia. "Ti dispiace spiegarmi perché stavi ridendo di me?"

Appoggiò la sua bottiglietta e posò lo sguardo su di me, cercando invano di nascondere il suo sorriso. "Ho visto te e quella ragazza." Sorrise.

"Ti rendi conto che potrebbe essere considerato molestia sessuale e potrei denunciarla?"

Lei sbuffò e scrollò le spalle. "Ti sta bene."

"Scusami?" Alzai le sopracciglia e lei assottigliò lo sguardo.

"Ho detto, ti sta bene, insensibile idiota senza cuore," sputò sorprendendomi.

"Cosa?"

"Ellie mi ha raccontato ciò che lei hai fatto e detto. Ti meriti di peggio di ciò che è successo prima. Non posso credere che ti sia comportato così con la mia migliore amica."

Sospirai e mi passi a una mano sul volto. "Cosa ti ha detto?" Fantastico, un'altra persona che mi considerava il diavolo.

Rose si avvicinò e incrociò le braccia, osservandomi furiosa. "Mi ha detto che le hai detto che per te lei non significa nulla e che non ti importa nulla di lei."

"Non l'ho mai detto."

"E ha detto che non ti sei reso conto dei suoi sforzi e-"

"Non ho detto nulla a riguardo."

"- che è solo una ragazza come tante altre per te e -"

"Non l'ho mai detto cazzo!" Gridai e lei smise di parlare. "Non ho mai detto nessuno di quelle stronzate, nemmeno le ho fatte intendere!"

"Sei solo irritato perché l'hai fatta arrabbiare e adesso non ti vuole parlare."

"No, sono irritato perché pensa che le abbia detto tutte quelle orribili cose quando in realtà non l'ho fatto. E adesso tu mi stai in culo per lo stesso motivo."

"No, sei tu che mi stai in culo, hai ferito la mia migliore amica quando lei aveva iniziato a fidarsi di te. Ti ha permesso di toccarla e starle vicino, anche se le ricordi Mark. Sapevo tutte queste cose e lei hai detto che per te è 'nulla'."

Sbuffai arrabbiato e spinsi i pugni contro le mie tempie. "Non l'ho detto! Lei mi ha chiamato idiota geloso perché non sono stato carino con il suo amico Ashton-"

"Austin."

"È la stessa cosa," ringhiai. "Mi sono irritato perché aveva detto che ero geloso e le ho detto che non avevo nulla per cui essere geloso visto che non siamo nulla." Rose aprì la bocca oltraggiata, quindi mi sbrigai a correggermi. "Ma! Ma volevo solo far intendere che non siamo una coppia. Io non sono il suo ragazzo e lei non è la mia ragazza, quindi non ha senso che io sia geloso. Non volevo dire ciò che lei ha capito, perché non c'è nessuna di quelle cose orribili tra i miei pensieri."

Lei si accigliò e mi osservò cautamente. Io strinsi la mascella e la fissai negli occhi.

"Pensi che non sappia gli sforzi che ha fatto per me? Pensi che la consideri solo una come le altre? Sbagli. Elizabeth non è un altro traguardo. Le sono stato accanto quando aveva bisogno di me e lo farò sempre per lei."

Rose mi fissò, assorbendo le mie parole. "Le ... le pensi davvero queste cose?"

"Sono un uomo di parola. Non mentirei a Elizabeth. Nemmeno a te," dissi. Rose mandò giù un groppo e abbassò lo sguardo, prima di tornare a guardarmi. "Mi fa irritare e mi fa sentire una merda perché Elizabeth non vuole parlarmi o anche solo starmi vicino."

"Perché ti importa così tanto?" mi chiese Rose improvvisamente.

"Mi ha fatto la stessa domanda diverse volte. Me lo chiedo anche io ogni giorno. Non lo so onestamente. Mi importa e basta."

Rose mi guardò come se fossi stupido e scosse la testa. "Era una domanda retorica, idiota. Ti importa di lei perché ti piace."

Sospirai. "È ovvio che ci tenga visto che continuo a volere starle accanto."

Fece una smorfia e scosse la testa. "No, no! Dio, sei proprio come Ellie, non riesci a notare che piaci a qualcuno e non vuoi ammettere che ti piaccia qualcuno. Ti piace piace. E sono sua amica da anni, quindi so che a lei piaci tu."

Mi accigliai. "Non piaccio a Elizabeth. Mi ci sono volute settimane per non farmi detestare da lei."

Rose osservò il bancone della cucina, trovando un rotolo di carta e me lo tirò in testa. Sollevai un sopracciglio mentre lei mi guardava storto.

"Sei un idiota," disse semplicemente e poi abbassò lo sguardo. "La conosco da prima che conoscesse Mark. E quella che conosci oggi non è la stessa ragazza di allora. Faceva casino ed era schietta prima di Mark. Era davvero felice e ..." Si morse il labbro e riposò lo sguardo su di me. "Era Ellie. Ma poi ha iniziato a frequentare Mark e le cose sono andate bene all'inizio, ma l'ha fatto veramente incazzare una volta e da quel momento le cose sono peggiorate."

"Cosa è successo?" Chiesi con tono duro. Sentire di come fosse Elizabeth prima del suo stronzo ex mi fece imbestialire, ma volevo sapere di più su di lei.

Rose fece una smorfia e scosse la testa. "Non posso dirlo, ma sappi solo che si è rifiutata di fare una cosa e lui è completamente cambiato. Per mesi, lui ... le ha fatto così tanto male, Harry," mormorò e serrai i pugni per contenermi. "Lei aveva così tanta paura di lasciarlo ma un giorno non è tornato a casa presto e lei ha visto l'opportunità e l'ha colta, scappando. Sono sicura che lui la stia ancora cercando," disse con tono basso. "Non hai visto il cambiamento in lei come me. A lei piaci, che ve ne rendiate conto o meno. Ma l'hai spaventata, perché ti ha fatto entrare lentamente nella sua vita e tu l'hai ferita."

La mia bocca era spalancata per lo shock e mi accigliai, abbassando lo sguardo mentre incrociavo le braccia. "Ma non le farei mai del male. Gliel'ho detto."

"Ormai non crede più a nessuno," disse Rose con tristezza.

Mandai giù un gruppo e non vidi altro che sincerità sul volto di Rose. Elizabeth era messa peggio di quanto pensassi. E cosa aveva detto Rose? Che le piacevo?

Era ... era impossibile. A nessuno poteva piacere una persona come me.

"Harry?" mi richiamò Rose e sventolò una mano di fronte alla mia faccia. Sbattei le palpebre e la guardai dall'alto. "Stai bene?"

"Stavo solo ... pensando." Corrugai la fronte.

"A quanto ti piaccia Ellie?" Sorrise e io scossi la testa.

"Non mi piace. Tengo solo a lei, basta."

Il suo sorriso scomparve piano piano mentre manteneva lo sguardo su di me. "Continui a pensarlo eh?" chiese e io rimasi zitto. Scoppiò a ridere e scosse la testa. "Beh, vediamo. Ti dirò una cosa e la tua reazione dimostrerà se ti piace o no."

Sollevai le sopracciglia. "Ehm, ok?"

"Sai cosa sta facendo Ellie in questo momento?" Scossi la testa e mi si strinse il petto.

"No. Gliel'ho chiesto ma si è rifiutata di rispondere," ringhiai, allontanandomi dal bancone raddrizzando la schiena. "Cosa sta facendo?" Chiesi a bassa voce e i suoi occhi si assottigliarono.

Rose deglutì rumorosamente e mosse la testa, sembrando nervosa dopo la mia risposta. "Ripensandoci, forse è meglio non dirtelo."

"Rose." Mi avvicinai. "Che cazzo sta facendo?"

Corrugò le sopracciglia. "È con Austin," mormorò.

I miei occhi si spalancarono prima di chiudersi in due fessure, la mia vista si scurì. "Che cosa?!" Esclamai con tono duro e immediatamente gettai il bicchiere a terra allontanandomi.

"Harry, aspetta!" strillò Rose alle mie spalle ma mi feci strada tra la massa di persone, digrignando i denti e concentrandomi sul tornare al dormitorio e picchiare a sangue quel bastardo che era con la mia ragazza.

Uscii con furia dalla casa e scesi i gradini di corsa raggiungendo il mio suv. Non me ne fregava un cazzo di come Jeff e Dan sarebbero tornati indietro. Dovevo andare da Elizabeth.

Spinsi a fondo l'acceleratore per velocizzare il viaggio in auto.

Quel figlio di puttana di Austin era con lei. Ecco perché era lì nel dormitorio. Dio, ero stato proprio un idiota. L'avevo anche già visto nel dormitorio, perché non avevo fatto due più due?

Presto, raggiunsi il dormitorio Johnson e aprì di scatto la portiera, attraversando di corsa il parcheggio e raggiungendo l'ascensore, con la mani che mi prudevano.

L'ascensore ci mise fottutamente troppo e quando rallentò, io ero già fuori dalle porte prima che queste si aprissero. Passai davanti alle varie porte, pensando all'ultima volta che avevo visto Austin. Ero quasi sicuro fosse la porta vicino al bagno, quindi 256?

Mi fermai di fronte alla porta, la mano alzata pronta a sfondarla, la mia pazienza era andata persa proprio come il mio buon senso.

E poi sentii un suono che non avevo mai sentito prima: la risata di Elizabeth, forte e inaspettata, come se Austin le avesse detto qualcosa di molto divertente.

La mia mano si bloccò, come il mio respiro. Non l'avevo mai sentita ridere. Non l'avevo mai fatta ridere così. Non l'avevo mai resa così felice. Riuscivo solo a farla piangere e farla irritare.

La mano cadde al mio fianco mentre la sua risata continuava, adesso smorzata, come se si fosse messa la mano davanti alla bocca, ed era accompagnata da quella di Austin. Sembrava così felice, allora perché faceva male sapere che non ero io il motivo? Perché ogni secondo faceva così male e mi faceva sentire un mostro, perché ero io la ragione per la quale non mi rivolgeva la parola, per la quale piangeva così spesso?

La mia bocca si spalancò quando realizzai che mi piaceva. Mi piaceva davvero tanto. Ecco perché il mio obiettivo era stato quello di convincerla a non avere paura di me. Ecco perché mi sentivo così calmo quando la toccavo. Perché cazzo mi piaceva. Ma avevo rovinato tutto e non voleva nemmeno più parlarmi.

La mia testa si scontrò contro la porta, senza che me ne rendessi conto, e provocò un leggero rumore.

"L'hai se-sentito?" sentii la sua voce dire dall'altra parte della porta e la mia testa scattò in alto.

"No, cosa?" chiese lui.

"C'è qu-qualcuno alla po-porta." disse a bassa voce.

Merda. Merda. Merda.

Mi allontanai velocemente dalla porta. Non potevano sapere che fossi là. Lei si sarebbe incazzata ancora di più con me.

Scattai verso l'ascensore e premetti il pulsante diverse volte, guardando oltre la mia spalla per vedere se sarebbero usciti, ma non lo fecero.

Entrai dentro e sospirai sollevato quando le porte si chiusero. C'ero andato troppo vicino.

Tornai alla mia auto e ci rimasi seduto per qualche minuto, cercando di metabolizzare tutto.

Piacevo a Elizabeth ... beh, prima. Ero certo ormai di non piacerle più. E lei piaceva a me, cosa che avevo sempre saputo ma che avevo sempre rinnegato. Austin la rendeva felice, e sapevo che gli piacesse, lo si vedeva dai suoi occhi. Ecco perché lo odiavo. Beh, per quello, e perché rendeva felice Elizabeth e forse anche a lei piaceva lui.

Non potevo permetterlo. Non mi era mai piaciuta una ragazza ma lei ... lei era diversa. Era così timida e sembrava così debole, quando in realtà era forte, ne aveva passate tante. Era terrorizzata da me, ma riusciva a rispondermi a tono e per qualche ragione, ero l'unico che riuscisse a calmarla quando aveva un attacco di panico.

Mi faceva sentire importante e meritevole di ricevere l'attenzione di qualcuno. Mi faceva sentire come un eroe, una cosa che mai avevo provato prima.

Avrei fatto di tutto pur di riaverla per me.

Inserii la chiave e avviai il motore, sentendolo rombare sotto di me. Guidai verso il suo appartamento, pensando a quello che avrei fatto. Finii per spendere venti minuti nel scrivere un bigliettino lungo qualche frase per poi lasciarlo davanti alla sua porta, così che lo notasse al suo ritorno.

Mi piaceva che mi piacesse.

—————————
Solo a me Harry fa un po' di tenerezza in questo capitolo? Scusate per gli errori, l'ho ricontrollato velocemente.

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