Elements: Rimasta

By WinterSBlack

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Sono passati ormai sei anni da quando James restituì la bici a Sophie. La B.L.C. è rinata, non più corrotta... More

1. Ary: Cosa!
2. Ary: Questo non è
3. Nick: Cotta
4. Nathan: Due di picche
5. Ary: Perché il gelo mi aspetta?
6. Ary: Devo davvero?
7. Nick: Febbricitante
8. Nathan: Cicatrici dell'anima
9. Ary: Ha per caso fatto una battuta?
10. Ary: Non è un granché
11. Nathan: Partiamo male
12. Nathan: Partiamo con il piede giusto
13. Nick: Italia
14. Ary: Ma cosa dici?!
15. Ary: Tuo ragazzo?
16. Ary: Davvero, è tutto a posto
17. Nick: Inaspettato
18. Nathan: Parole sante
19. Ary: Ci stiamo allontanando troppo
20. Nick: Ostaggio
21. Ary: È il nostro ostaggio
22. Nathan: La fenice in gabbia
23. Ary: Aiuto!
24. Nick: Caduti
25. Nathan: Freddo pungente
26. Ary: Sei un pervertito
27. Ary: Stai meglio?
28. Nick: Insegnante
29. Nick: Confessione
30. Ary: senza il supporto di qualcuno
31. Nathan: Lacrime di coccodrillo
32. Ary: Non mi stai lasciando altra scelta
Avviso prossimo aggiornamento
33. Ary: Ehilà
34. Nathan: Topi in trappola
35. Ary: Ti prego, allontaniamoci
36. Nick: Nemico
37. Ary: L'ho conciato per le feste
38. Ary: Vorrei chiederti dove stiamo andando, ma so che non mi risponderesti
39. Nathan: Essere rimproverato
40. Nick: Noia
42. Nick: Confronto
43. Ary: Non stai meglio
44. Nathan: Famiglia di criminali
45. Nathan: Vi presento
46. Nathan: Niente è passato
47. Ary: Ma scherziamo?
48. Nick: Lezioni
49. Nathan: Un colpo al cuore
50. Ary: È lui
51. Nick: Timore
52. Nick: Terrore

41. Ary: Ah, Stupido

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By WinterSBlack

Angolo autrice: pubblicare questo capitolo a San Valentino è...

Avrei dovuto dargli un pugno.
Un pugno ben assestato su quel suo bellissimo volto.
Un pugno abbastanza forte da spaccargli il naso.

C'era stato un tempo che anche io consideravo Nathan quasi come un mostro. Ma solo quasi.
Era una persona strana che mi tormentava tutti i gironi e aveva quel sorriso freddo che non si addiceva alle persone della nostra età.

In genere i ragazzi che conoscevo avevano tutti uno sguardo un po' vacuo per motivi diversi, quasi nessuno di loro aveva avuto una vita facile già fin da giovani.
Era quasi un marchio di fabbrica per gli Iniziati, soprattuto per quelli di Boston.

Ma Nathan era diverso, non era il tipo di persona che era stata svuotata da eventi sofferenti e dolorosi. Era come se fosse sempre stato vuoto.

Era intelligente, ma non ostentava mai la sua intelligenza palesemente. Faceva sempre in modo che la gente non potesse far altro che notarlo e guardarlo.

Ma tutto ciò non mi faceva paura. Mi faceva arrabbiare, tanto, tanto, tanto arrabbiare.

L'unica cosa di cui avevo paura era la paura. La paura di essere spaventata da qualcosa faceva più paura di qualsiasi cosa.

Per questo in genere affrontavo qualsiasi cosa potesse spaventarmi ed era anche il motivo per la quale affrontavo sempre Nathan a testa alta.

Avendolo avuto attorno per tanto tempo, mi permisi di giudicarlo come una persona fredda, infima, falsa e dal cuore crudele. Ma pur sempre una persona.

Per questo non potevo non essere sorpresa dalle prole di Nick.

Da come ne parlava, era come se non vedesse in Nathan alcuna umanità.
Ne parlava come se la sua via per il male fosse già segnata.
Ne parlava come se lo temesse, come se ne avesse paura.

L'immagine da lui descritta era completamente dissociata dal ragazzo con cui avevo passato le ultime settimane.

Stando con lui avevo pensato seriamente se continuare a starci assieme e provare a ricambiarlo o lasciarlo per i sensi di colpa, non essendone innamorata.
Perché sia io che lui sapevamo esattamente che avevo accettato la sua dichiarazione solo per sentirmi meglio dopo Nick.

E su una cosa Nick aveva ragione: non ero certa di poterlo ricambiare come faceva lui.
L'affetto di Nathan era intenso. La sua sincerità era brutale e il suo prendersi cura di ogni dettaglio della mia persona era opprimente. Certo, mi piaceva avere tutte le sue attenzioni, ma erano così tante che mi facevano sentire in colpa.

Non potevo non chiedermi quando sarei riuscita a ricambiarlo e se ci sarei riuscita. Non potevo essere l'unica che riceveva.

Però non volevo essere forzata. Volevo che fosse sincero quello che provavo. Volevo essere all'altezza. Era come se mi avesse sfidata di nuovo e mi sentivo sul punto di perdere.

Ma non penso che se non riuscissi a ricambiarlo mi farebbe del male...
Pensai.

Era curioso che quando non c'era mi sentissi sola, ma quando era presente volessi che smettesse di parlare di me, di guardarmi in quel modo, di usare quel tono fin troppo dolce.

È perché non sono innamorata di lui? È perché sono sensi di colpa?

Riflettendoci con Tiara, avevamo appurato che si comportava veramente come il ragazzo perfetto.

«Forse perché non è se stesso?» mi aveva chiesto Tiara.

Ne avevo anche io la sensazione. La sensazione che si stesse trattenendo e si stesse sforzando e impegnando di essere in questo modo. Che non fosse naturale.

Aveva una maschera da fidanzato di lusso che lo faceva sentire quasi più lontano di quando eravamo rivali.

E forse era questo che intendeva Nick? Aveva paura che non avrei potuto accettare Nathan se fosse stato naturale?

«Ah, stupido Nick e stupido Nathan. Sarei dovuta rimanere single» borbottai.

Mi sentii il petto pensante e temetti che le mie fiamme sarebbero cambiate di nuovo.

Le fiamme blu erano tornate ad essere giallo brillante una volta che eravamo tornati a San Francisco.

Quando avevo fatto i controlli e parlato con gli esperti, mi avevano detto che probabilmente le mie fiamme erano mutate per la forte emozione del momento. Ma, essendo il mio corpo abituato a una certa emozione, la gioia, le mie fiamme hanno continuato ad attingere da quella poiché le mie emozioni si erano stabilizzate.

Non mi sentivo a mio agio con le fiamme di quel colore ed ero felice di accogliere di nuovo il mio brillante giallo.

Controllai di nuovo il telefono e vidi di nuovo il breve messaggio:

Sto facendo una partita di scacchi contro tua cugina, fai il tifo per me?

Era il suo modo di dirmi che si trovava da Sophie.

La trovavo una cosa strana. Nathan non era quasi mai venuto con noi a trovare Sophie ai tempi pre Élite ed era strano che ci fosse andato da solo.

Dopotutto non sembrava avere tutta questa confidenza con mia cugina e James non sembrava essergli mai andato a genio.

Oh, non ci sarà mica andato per me?
O James lo ha trascinato lì a forza?

Sophie non era certo una di quelle sorelle maggiori che facevano la predica o quelle che ti prendevano in giro...

Mi passai una mano sulla faccia e mi diressi velocemente verso la fermata del bus.

***

Mentre percorrevo il viale per il quartiere di casa loro, notai un'inconfondibile testa rosa che gironzolava in modo sospetto nei d'intorni.  

Abigail era stata silenziosa per troppo tempo e non aveva fatto storie, non aveva assillato Nathan o non era inopportuna in modo sospetto.

Inoltre non andava in giro con i suoi compagni di squadra e non si faceva vedere per la Marcey Academy.

Era ora che si presentasse.

«Che fai qui?» esclamai.

La vidi sussultare per poi voltarsi verso di me con espressione grave.

Sussultò anche la signora che stava annaffiando il suo prato nella casa accanto.
Per qualche motivo corse in casa velocemente.

Ma mi concentrai sulla ragazza davanti a me.

«Non sono affari tuoi» disse voltando la testa e incrociando le braccia al petto, come se mi stesse tenendo il broncio.

«Non sarai mica qui perché hai seguito Nate?» commentai alzando un sopracciglio.

Ma è una stalker? È tremendamente assillante!

Iniziavo a provare pena per Nathan.

Lei mi guardò minacciosamente a pugni stretti, ma non mi lasciai intimidire da quell'espressione furiosa.

«Mi disgusti» sibilò.

Mi sentii un nervo esplodere al suo commento.

Io? Io sarei disgustosa? Chi è quella che stalkera il ragazzo di un altra?!

«Abigail Cray, ti conviene smetterla finché sei ancora in tempo. Non sono famosa per la mia pazienza.» dissi stringendi i pugni e facendo dei passi verso di lei.

Un leggero fumo sembrava fuoriuscire dalla mia pelle.

«Pensi di spaventarmi? Come può una persona come te...» schioccò la lingua scocciata e incrociò le braccia.

«Sei tu quella che dovrebbe mettersi...»
«E per quale motivo? Tu non lo ami neanche. Hai intenzione di passare il resto della tua vita con lui? Hai intenzione di prenderti cura di lui? Hai intenzione di supportarlo in qualsiasi cosa? No! Non è così! Lo stai solo sfruttando per il tuo insignificante senso di solitudine!» gridò allargando le braccia.

In un baleno la vidi davanti a me.
Ero pronta a difendermi, ma mi prese solo per il colletto con le mani tremanti. 

«Perché lo fai? Pensi davvero di poter avere una normale relazione con lui? Lo sai, lo sai benissimo che non può avere una relazione normale con te. Non con te. Non finché siamo tutti Imperium... Non siamo normali, non siamo comuni, siamo Imperium e lui più di tutti non è come tutti i ragazzi normali.
Se vuoi davvero stare con lui devi prenderti delle responsabilità! E non a cuor leggero come fai tu!» mi scuoteva.

Le tremavano le mani, le spalle, le labbra, le iridi verdi.

Non sentii la forza di scrollarmela di dosso per quanta disperazione vedevo in lei.

Una disperazione violenta che faceva sembrare le mie stesse emozioni patetiche.

«Hai tutte le persone che ti amano!
Non lo ricambi nemmeno! Non lo ricambi! Non lo ami!
Allora perché?! Perché me lo stai portando via? Perché non puoi lasciarlo a me?
Puoi avere chiunque ma io ho solo lui! Come puoi capire come mi sento?!» gridò.

Le sue gambe cedettero mentre mi stropicciava i bordi della maglia, tirandola.

Mi morsi il labbro inferiore mentre i rabbiosi sentimenti di Abigail mi sopraffacevano.

Non sapevo cosa dirle e mi sentii travolta dai senti di colpa.

Aveva ragione.

Non ero nemmeno certa dei miei sentimenti ed ero insicura della nostra relazione. Non potevo promettere nulla a Nathan e non mi sentivo capace di dare il mio tutto a lui.

A confronto, Abigail era disposta a tutto, lei si era plasmata per lui. I suoi sentimenti erano molto più forti e sinceri.

Non potevo trattare la mia relazione con Nathan come una normale relazione adolescenziale, poiché noi non eravamo normali adolescenti. Non potevamo frequentarci con leggerezza come facevano tutti i Popolani.

E mi tornarono in mente le parole di Nick, su tutto il suo discorso sulla natura di Nathan.

Cosa sarebbe successo se avesse capito che non sarei mai riuscita ad amarlo?

E poi un esplosione.
Un esplosione che fece tremare il terreno tanto da farci perdere l'equilibrio ad entrambe.

Alzammo entrambe lo sguardo, quando il tremore smise, e vidi il fumo in lontananza. Realizzai istintivamente da dove provenisse l'esplosione.

Sophie...

I miei piedi si mossero da soli nella direzione. Facevo fatica a respirare per la paura e il terrore che le fosse successo qualcosa.

No! È l'unico membro della mia famiglia che mi è rimasta, non lei!

Accelerai il passo finché non mi ritrovai davanti al cortile della casa.

Una sezione della casa era crollata, tubi d'acqua erano stati strappati fuori dal terreno, cavi elettrici emanavano bagliori e scosse e lingue di fuoco correvano qui e lì.

Mi feci avanti inoltrandomi nell'abitazione pericolante senza preoccuparmi di alcuna protezione.

Non ci misi molto a trovare le persone che cercavo.
Si trovavano in quello che un tempo era il salotto.

Ma la scena che mi si stava parlando davanti non sembrava trovare un senso nella mia testa.

James Sharp, il mentore di cui mi fidavo più di chiunque altro, aveva inchiodato Nathan al muro, con una mano stretta attorno al suo collo.

Lembi di fiamme avvolgevano il corpo del mio mentore e ruggivano come bestie fameliche.

Lo sguardo solitamente furbo ma gentile di James era affilato e feroce, pieno di una rabbia animalesca.

Nathan aveva gli occhi socchiusi e stringeva il braccio di James mentre la pelle del suo volto si tingeva mano a mano di viola.

«James!» esclamai correndo verso di lui.
Un'ondata di calore mi costrinse a incrociare le braccia davanti a me nel tentativo di proteggermi.

Solo quell'aura calda mi mise in ginocchio a tal punto da essere soffocata da una invisibile pressione.

«James...» dissi di nuovo cercando di avanzare.

Abigail gridò. Gridò e caricò con tutto il suo corpo minuto evocando detriti pronti a colpire a morte James.

Una vampata di brina sostituì il calore e il freddo giunse fin sotto pelle.

Abigail venne scagliata oltre le mie spalle come una bambola di pezza lanciata con tutta forza.

Sentii il muro crollare alle mie spalle, ma non mi interessai.

Il mio sguardo era posato solo sul ragazzo biondo.

Il colore violaceo della pelle e i rantoli soffocato di Nathan mi stava spaventando e preoccupando.

Mi spinsi più avanti e, ignorando il dolore per le bruciature, afferrai il braccio con cui James stava stringendo il collo di Nathan.

Ma la sua presa non si spostò, anzi, nemmeno cedette di un millimetro nonostante i miei sforzi.

Guardai gli occhi lucidi di Nathan e poi tornai a rivolgermi a James.

Il mio mentore non sembrava nemmeno aver notato la mia presenza.

«James! James! Ti prego, lascialo andare! Lo uccidi così!» esclamai cercando di tirare via il suo braccio teso, ma l'uomo rimase saldo, con gli occhi verdemare spalancati a fissare minacciosamente il ragazzo nella sua presa.

Altri rantoli estremamente sofferenti fuoriuescano dalla bocca sporca di saliva di Nathan.

Le vene sul suo volto e sulle sue braccia sembravano scoppiare e anche se agitava le gambe non sembrava riuscire a liberarsi.

«James! Per favore! Per favore! Lascialo!» Urlai disperata mentre mi si riempivano gli occhi di lacrime.

«Jay!» sentii esclamare e mi voltai.

Riuscii a vedere Sophie che si stava avvicinando piano piano con mani alzate.

Aveva sul suo bel volto un'espressione sofferente, ma per il resto sembrava illesa.

Una parte di me era così felice di vedere che stesse bene.

«Jay! Lascialo andare, sto bene. Stiamo bene» la vidi accarezzare il ventre con una mano mentre con l'altra si allungava verso James senza paura delle fiamme che lo avvolgevano.

«Jay? Puoi lasciarlo, vero?» accarezzò la schiena dell'uomo che sussultò al tocco.

Poi lasciò la presa e Nathan cadde a terra.

Mi fiondai verso quest'ultimo mentre tossiva violentemente con le mani a terra e le spalle tremanti.

Un'altra figura si era avvicinata a Nathan, con espressione preoccupata.

Abigail si mise dall'altro lato del ragazzo e lo stava aiutando a riprendersi accarezzandogli la schiena.

La ragazza dai capelli rosa era chiaramente ferita, ma non sembrava preoccuparsene.

La vidi tirare fuori dalla tasca una pomata che applicò immediatamente al collo con impronte violacee di Nathan.

Il ragazzo sussultò al tocco.

«Passerà» la sentii dire con tono premuroso.

Anche io ero accanto a lui, ma non stavo facendo niente a confronto. Restavo solo lì, a guardarlo impotente, mentre si riprendeva da una quasi morte.

Stai bene?
Sembrava veramente una domanda stupida da fare.

Non sapendo come approcciarmi a lui mi voltai verso il mio mentore, che ci stava guardando in piedi a braccia conserte.

Sophie era accanto a lui, per nulla meno intimidatoria.
Ma al contrario di James aveva un'espressione stanca, ma gentile.

«Cos'è successo?» non ero nemmeno certa se mi era dato chiederlo.

«Una partita di scacchi andata male» commentò con un rantolo roco Nathan. Poi riprese a tossire.

Notai accanto ai miei piedi una pedina e, ad occhio più attento, altri pezzi della scacchiera erano sparsi nel disastro.

«Almeno è divertente, fa del sarcasmo anche in questi momenti» commentò Sophie facendomi l'occhiolino.

«Sei sicura di stare bene?» le chiese invece James per nulla prono allo scherzo.

«Sì, sto bene. Solo emicrania e non è stata colpa sua, Jay. Non avresti dovuto...» si guardò intorno «spazzare via la casa».

James inarcò un sopracciglio.
«Hai fatto più danni tu» commentò come se fosse ovvio.

Li guardai confusa e a bocca aperta, senza sapere che cosa dire.
Non stavo capendo.

Oddio, sono stupida! Lo sapevo di essere stupida, ma non così stupida!

«Hai... Sophie tu hai...?» non avevo neanche formulato la domanda nella mia testa ed era per questo che le parole non sembravano riuscire ad uscire.

«No» replicò lei sorridendo.

Si avvicinò lentamente a noi e Abigail si mise davanti a Nathan aprendo le mani come per fagli da scudo.

Fissava con sguardo truce Sophie, ma soprattuto teneva d'occhio James.

«Mi spiace Nathan per tutto quanto... Ma è sorprendente come tu sia l'unica persona che me l'abbia mai chiesto direttamente» sorrise mentre Nathan le restituiva lo sguardo.

Avevano entrambi occhi verdi anche se sembravano due colori completamente diversi.

«Non avrei dovuto?» chiese lui suonando azzardando un mezzo sorriso.

Lo guardai sconvolta.
Come poteva chiedere qualcosa del genere? Non vedeva lui stesso la situazione in cui era? Tutta quella distruzione erano uno scherzo per lui? Qualunque cosa abbia causato questo casino era legato ad essere "qualcosa che non andava fatto".

Vidi Sophie rispondere al sorriso.

In quel momento vidi arrivare le guardie Imperium dalla Base già al lavoro per sistemare la situazione.

«Provo pena per i Turner» commentò Sophie dandoci la schiena e guardando James.

Vidi il mio mentore aggrottare la fronte e commentare:«Io provo pena per me. Tanta pena»

«Perché non lo chiedi?» mi disse ad un tratto Nathan una volta che Sophie e James se n'erano andati.

«Chiedere cos'è successo» Nathan si rimise in piedi facendosi aiutare da Abigail «O se Sophie ha recuperato la memoria»

Quella fatidica domanda mi fece mancare un battito. Lo sapevo che era la domanda che più volevo fare, ma ero terrorizzata dalla risposta.

Entrambe le risposte, affermative o positive, avrebbero portato ad altre domande e altre conseguenze apocalittiche per il nostro mondo.

Era sorprendente che una sola persona poteva cambiare il corso di un intero universo.

«Ha detto di no.» dissi ricordando la risposta di mia cugina prima che potessi farle la domanda.

«Già, ha detto di no. Un no che mi è costato quasi la vita» ridacchiò, ma presto venne fermato da una smorfia di dolore.

Lo guardai incredula.
Vedendo che tutto sommato stava bene mi resi conto, meglio, della terribile situazione e venni invasa da un'ondata di frustrazione.

Più lo guardavo parlare con nonchalance ai medici che lo stavano soccorrendo, a come si approfittava della preoccupazione di Abigail senza sapere quanto era disperata per lui e a quanto avesse fatto soffrire Sophie e James, più mi sentivo montare di rabbia.

Come poteva scrollarsi via tutto come se niente fosse con quel tono e quell'atteggiamento?

E poi ricordai che era sempre stato così, per quanto fosse cambiato sarebbe sempre stato così e io non l'avevo mai sopportato anche per questo suo lato menefreghista verso tutto e verso il mondo.

Che importava se mi metteva al centro di tutto quando non gli fregava niente delle altre persone? Delle persone a cui tenevo e nemmeno delle persone che tenevano a lui?

Ah... Non siamo compatibili.

Realizzai come un lampo di fulmine.
Fu la conclusione a cui giunsi mentre mi calmavo silenziosamente.

***

Passarono diversi giorni e non sembrava strano, ma evitai Nathan.

Pensai che non fosse strano poiché non sembrava che lui mi cercasse.

Onestamente, non sapevo nemmeno dove fosse finito.

Forse era in detenzione.

Rimuginai parecchio sulla nostra relazione e il nostro futuro e giunsi alla conclusione che se continuavamo a stare assieme, le cose non sarebbero finite bene.

Non perché credessi all'assurda paranoia di Nick sulla pericolosità di Nathan e nemmeno perché provavo pena per Abigail che lo perseguiva da tanto tempo.

Non ero una codarda e nemmeno così altruista.

Certo, ero arrabbiata con lui per aver messo in pericolo la mia unica famiglia, ma non a tal punto da detestarlo e da dimenticare quanto tenesse a me.

Pensai che fosse meglio lasciarci perché se a Nathan davvero importava solo e soltanto di me... Sarebbe un girono rimasto escluso veramente. Sarebbe stato veramente solo.

Non mi sentivo capace di essere l'unica fonte di affetto per una persona avida come lui.

E così quando mi ritrovai Nathan davanti, diversi giorni dopo l'incidente, presi il coraggio di parlargli.

Era una bella giornata e il parco naturale che faceva da perimetro alla Marcey Academy sembrava ottimo per fare una passeggiata assieme.

Fingemmo che fosse tutto normale per un lungo tratto, ma sapevo che lui sapeva. Avevo visto il tremore delle sue pupille quando posò lo sguardo su di me dopo giorni.

«Volevo parlarti» iniziai rallentandi il passo.

La strada acciottolata proseguiva ancora a lungo e ci eravamo già lasciati alle spalle le voci degli altri studenti.

Eravamo soli.

«Nathan...» sussurrai.

«Mi stai lasciando?» chiese immediatamente.
Non mi stava guardando. Il suo passo era calmo e il tono della sua voce rilassato.

«A giudicare dalla lunghezza del periodo... Lo chiamerei più test che un "esser stati assieme". Quindi non saprei se si possa giudicarlo un "lasciarsi"» dissi cercando di alleggerire la tensione.

Ma non faceva ridere anzi, sentii ancora più pressione.

«Però è quello che stai facendo, non è così?» chiese lui.

Diede un calcio ad un sassolino per la di strada.
Quello venne tirato come un proiettile e fece un buco in un tronco.

Finalmente si fermò e mi guardò negli occhi.
Mi affrettai a parlare, ma abbassai il capo e fissai gli occhi sui piedi nel farlo.

Non pensavo di essere così codarda.

«Voglio che torni tutto come prima.
Voglio che quel che è successo tra noi rimanga un bel ricordo di una bella avventura.
Sarebbe tutto più facile, sia per te che per me. Ovviamente potremo essere amici, non proprio tutto come prima, quindi... Insomma, questa cosa tra noi...» balbettai incespicando.

«Capisco.» commentò impassibile.

Alzai lo sguardo per guardarlo stupita, eppure la sua espressione non era mutata. Non sembrava dispiacersi della mia proposta e mi venne il dubbio che magari non aspettasse altro.

«Quindi...»

«Va bene. Rivali come prima.» replicò. Non c'era un guizzo sul suo volto.

«Solo una cosa... Non puoi riavvolgere anche la tua verginità. Perché appartiene a me.» concluse facendomi arrossire.

Mi passò accanto e sembrava volesse tornare indietro.

«Come puoi dire una cosa del genere?!» esclamai rossa e imbarazzata.

Lui mi ignorò e continuò ad allontanarsi.

«Davvero è tutto quello che hai da dire? Non fai scenate? Non mi chiedi il perché? Accetti e basta?» esclamai inseguendolo senza capire il suo atteggiamento.

Perché aveva accordato così facilmente quando aveva fatto tutto quello per venirmi dietro? Non significava forse che non fosse interessato?

«Ehi! Sto ancora parlando!» gridai afferrandolo per il polso.

«COSA DIAVOLO VUOI CHE FACCIA, ALLORA?» esplose scrollandosi di dosso la mia presa e voltandosi di scatto.

Venni presa alla sprovvista e feci due passi indietro, rischiando di inciampare.

Rimasi scioccata perché non l'avevo mai visto così infuriato con me. Anzi, mai così infuriato da alzare così tanto la voce con nessuno.

Nemmeno quando era arrabbiato con James aveva mai avuto questa rabbia esplosiva. Lì aveva una rabbia fredda e tagliente.

Guardai sconvolta Nathan e vidi che aveva gli occhi rossi. Non stava piangendo, ma era la prima volta che lo vedevo con gli occhi rossi.

«Cosa ti aspetti dopo avermi lasciato? Che magicamente mi impostassi come una macchina e mi comportassi come se non fosse successo niente?!» i suoi occhi sgranati sembravano parlare più delle sue parole stesse.

«Pensi davvero che sia così perfettamente razionale? Che ti avrei perdonata per tutto? Che avrei accettato qualsiasi tua decisione? È così divertente prenderti gioco di me?» Mi chiese avanzando verso di me.

Chiuse gli occhi, piegò la testa e si morse il labbro. Strinse pugni e denti, prima di coprirsi la parte superiore del volto con il dorso della mano.

Si trattenne di nuovo.

«No, è colpa mia.» sussurrò, voltando la testa.

«Non ho mai creduto che avessi bisogno di essere ricambiato. Pensavo che i miei soli sentimenti potessero bastare, ma non è così, vero?
Non sarò mai la tua scelta, non sarò mai quella persona al centro della tua vita, non sarò mai e poi mai quello che vuoi.
Non posso essere amato, non è così?»

Vidi che mi guardava da sotto il suo braccio, come se mi stesse solo sbirciando. E non potevo non notare quanto spezzato sembrasse quel tono di voce.

«Non ho mai detto che tu non potessi essere amato!» mi affrettai a dire spaventata.

Non sapevo perché avevo tutta questa agitazione dentro di me, ma sentivo il bisogno di dire qualcosa.

«Ma è così!»

«Ma pensa ad Abbie, a Rose, anche Eloise! Joanne tiene a te come ad un fratello minore e...»

«Lo sai che non è questo che intendo. Voglio essere amato dalla persona per la quale provo sentimenti. Ma non importa quanto io ci provi... Non sarò mai ricambiato.
Non sarò mai amato veramente»

Aprii la bocca per negare ma lui mi interruppe.

«Posso chiederti perché lui e non me?»

Boccheggiai a bocca sgranata.

Perché lui e non me? Di chi sta parlando?

«Perché Nicholas Twain? È perché vi siete parlati dopo tanto tempo e gli hai perdonato tutto?» continuò senza lasciarmi tregua.

Scossi la testa involontariamente.

«Aspetta Nat...»

Che gli salta in mente? Non è per questo che lo sto lasciando!

«Anzi, no. Non voglio sentire le tue ragioni» si passò una mano tra i capelli e i suoi ricci biondi, solitamente ordinati, vennero scompigliati in una cascata d'oro.

«Fanculo al tornare come prima. Non esiste che io ritorni sui miei passi» e dopo esseri passato una mano sul volto si allontanò.

Un muro di ghiaccio comparve tra me e lui, impedendomi di seguirlo immediatamente.

Infatti, quando mi liberai del ghiaccio, non c'era più.

Angolo Autrice

Passato un buon San Valentino? Uh, spero di sì?
Scusate il ritardo ma non sapevo come impostare il capitolo 😅
C'è un po' di confusione e il problema è che non è una confusione risolvibile e...

Non so che dire quindi sappiate che il prossimo capitolo è dal POV di Nick (yep, di nuovo, Nathan non è disponibile) e vorrei tanto impostare la domenica come il giorno di pubblicazione, ma non saprei...

Vi è piaciuto il capitolo? Domande?

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