Bad Boy's Girlfriend • H.S.

By -Happy23-

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La vita di Scarlett non era facile, non lo era mai stata ma dopo tutte le volte che i suoi demoni l'avevano t... More

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41. Parte Prima
41. Parte Seconda
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49.
50.
Epilogo
Ringraziamenti
Nuova Storia
Altre Storie

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By -Happy23-

Mi sarebbe piaciuto dire che dopo le parole di Harry, lui si fosse messo vicino a me dicendomi, per la seconda volta con più tranquillità e dolcezza, che mi amava, e io dopo essere uscita dal momento di shoc e stupore gli avrei detto che aveva ragione, aveva perfettamente ragione ero follemente, indubbiamente, innamorata di lui.

Sarebbe stato fantastico. Tutto troppo semplice e perfetto, purtoppo la parola perfetto non rientrava nel nostro vocabolario, la nostra storia era tutt'altro che perfetta o semplice. Era intricata, e ogni volta che andava bene qualcosa c'era qualcuno che la rovinava, lui se ne andava con la scusa del devo proteggerti e io rimanevo da sola con la speranza che sarebbe tornato e sarebbe rimasto.

Com'era andata esattamente non era affatto una scena da film d'amore.

Dopo che quelle parole, dette con così tanta rabbia per se stesso ma allo stesso tempo preoccupazione e dolcezza, scivolarono dalla sua bocca, il riccio non aspettò nemmeno che il respiro mi fosse tornato normale che lasciò la stanza d'ospedale lasciandomi da sola, con un cuore che palpitava incessante nel petto, lo stomaco aggrovigliato, e la testa confusa, piena di diversi pensieri. I primi erano tutti insulti verso quel ragazzo, non poteva sganciare una bomba del genere senza aspettare la collisione, non avevo nemmeno realizzato e analizzato quello che disse che già ero sola, senza aver risposto.

"C'era una coda assurda giù al bar.. ti ho preso un cappuccio, un muffin al cioccolato e una spremuta all'arancia"

Brooke era arrivata verso le sei e mezza di mattina con una borsa piena di riviste, trucchi, smalti e vestiti.
Mi aveva abbracciato così forte che quasi pensai mi avesse rotto qualche costola, e mentre mi abbracciava piangeva contro il mio camice. Restammo in quella posizione fino a che Niall, Liam e Zayn non entrarono anche loro, tutti e tre con visi stanchi. Mi abbracciarono e si sistemarono sulle varie sedie e poltrone della camera, non domandai loro come avessero fatto ad entrare dato che l'orario delle visite non era ancora iniziato ma capii che ci dovesse c'entrare Harry. Poi chiesi loro come stesse William, e mi dissero che sarebbe venuto nel pomeriggio perché stava risolvendo delle cose con mia zia. Non dissi nulla, forse un po' triste perché mi aspettavo che fosse uno dei primi a presentarsi.

"E per noi?" domandó Liam prendendola per un fianco e facendola sedere sulle sue gambe, dopo che mise il mio vassoio sul letto.

"Per voi niente, ho solo due mani e la mia migliore amica viene prima" rispose con una scrollata di spalle facendomi ridacchiare alle loro facce sconvolte.

"E noi cosa siamo scusa?" sbuffò Niall infastidito.

"Siete maschi con due gambe e due braccia" rimbeccò con un sorriso finto e Niall scosse la testa alzandosi.

"Vengo anche io" lo raggiunse Zayn alzandosi dal mio letto.

"Tu Payno vuoi qualcosa?" chiese Niall sull'orlo della porta.

"Un caffe, grazie" gli sorrise e i due ragazzi sparirono dalla nostra vista.

Diedi un morso al muffin e mi sentii meglio, come se un po' di dolce avesse aumentato le mie energie.

"È venuto qui?" domandó Liam con voce seria facendomi ritornare in mente l'accaduto di qualche ora prima.

Becca mi guardò con quegli occhi scuri e grandi da farmi sentire in soggezione, lei sapeva. Sapeva quello che era successo e io non le avevo ancora detto niente.

"Si.. si è venuto. Lo ha chiamato Louis" mormorai mandando giù a fatica il pezzo di dolce.

Perché ti amo.

Quelle semplici tre parole rimbombavano nelle pareti della mia testa creando un caos che solo Harry poteva fare. Lui che non aveva mai creduto in quel sentimento, o forse aveva solamente paura di provarlo perché sapeva che si sarebbe attaccato troppo a qualcuno. Mentre io, che pensavo di non poter essere amata da nessuno, di essere solo un problema per tutti, ero amata da un ragazzo che aveva così tanti problemi che non sapevo come facesse a resistere senza crollare, ma che allo stesso tempo lottava per ciò che voleva, con un grande cuore da essere riempito di momenti belli e spensierati. Un cuore riempito di amore. E mi sentivo egoisticamente felice nel sapere che quell'amore fosse mio, e non di un'altra ragazza, non di Crystal o di Tania. Ero io. Una semplice ragazza inseguita dai suoi demoni ma che grazie al diavolo in persona ero riuscita a sconfiggere.

"E cos'è successo?" continuó ascoltando il mio silenzio.

Scrollai le spalle.

"Il solito, abbiamo discusso e se n'è andato dicendo che doveva stare da solo per pensare e schiarsi le idee"

Ed era vero, in parte. La parte della discussione era vera, tralasciando qualche piccolo e insignificante dettaglio, ma la scusa con il quale mi aveva lasciata sola non era stata quella. Anzi, non esisteva proprio.

"Quel ragazzo a volte è proprio coglione" commentò Liam e abbozzai un sorriso finendo la spremuta.

"Si prende sempre colpe che non ha, deve vedersi sempre come il colpevole e quindi non accetta chi prova a fargli vedere il contrario di quello che pensa di essere. Ha paura di essere aiutato perché vuol dire che c'è importanza verso la persona, sentimenti.. magari anche forti, e un legame che lui non riesce a gestire. O meglio, pensa di non poterlo gestite. Bisogna prenderlo alla sprovvista, quando meno se lo aspetta, così la decisione finale non sarà la sua" intervenne seria Brooke tenendo il contatto visivo tra noi.

"Forse.." mormorai.

Il discorso si chiusi lì soprattutto perché notai l'espressione di Liam farsi più confusa e capii che avesse intuito qualcosa.

"E voi due?" domandai con un sorrisino sulle labbra facendo arrossire Brooke.

"Di queste cose non si parla mai in presenza del ragazzo in questione" parlò subito Brooke arrossendo dietro alla sua brioche.

"Perché no?" chiese il sottoscritto mettendole una mano sulla vita.

"Perché magari devo insultarti ma tu non lo devi sapere.." scrollò le spalle e quest'ultimo aprì la bocca per stupore.

"Non ho fatto niente per farmi insultare da te!"

"Magari l'hai fatto e non te ne sei accorto" disse lei voltandosi e guardandolo con un sorriso furbo.

"Okay, solo perché ho guardato il culo di quella ragazza al cinema non puoi insultarmi" disse con tono di difesa ma Brooke diventò seria tutto d'un colpo e assottigliò gli occhi mentre io quasi sputai il resto del cappuccino per la risata trattenuta.

"Tu cosa?"

Lui aggrottò la fronte davanti alla sua espressione ma poi scoppiò a ridere Brooke si rilassò immediatamente però mantenne un'espressione di fuoco.

"Coglione! Ora ho qualcosa di cui parlare!" sbottò girandosi e facendo andare tutti i capelli rossi in bocca a Liam.

"Tanto lo so che mi ami, pel di carota" cantilenò pizzicandole un fianco e sobbalzò mentre il colore rosso si diffuse sul suo viso.

"Non. Chiamarmi. Così" sibilò senza guardarlo mentre Liam aveva un sorriso divertito sulle labbra.

Da quello che mi aveva raccontato un giorno, pel di carota era il modo con cui Liam e gli altri ragazzi la chiamavano quando era piccola.

"Non hai smentito il fatto che mi ami" continuò facendola sbuffare rumorosamente.

Ma prima che potesse rispondere Niall e Zayn tornarono con le colazione accompagnati da Louis.

Si poteva notare ancora la stanchezza sul mio volto e mi dispiaceva il fatto che fosse arrivato così presto quando sarebbe potuto venire anche nel pomeriggio.

"Ehi" sussurai appena si sedette sul mio letto vicino ai miei piedi.

"Come va?"

"A volte fa un po' male, ma è sopportabile" dissi riferendomi alla ferita.

"Saresti potuto arrivare anche più tardi e riposare" continuai con tono di riprovero e abbozzò un sorriso.

"Non ti preoccupare, sto bene" mi assicurò poggiando la mano sulla mia gamba da sopra il lenzuolo.

"Lou! Tieni il tuo caffè" lo chiamò Niall e il ragazzo si allontanò per prendere il bicchiere di carta e tornò vicino a me sedendosi al mio fianco e mettendo un braccio attorno alla mia schiena.

"Tornerà" mi sussurrò all'orecchio e abbassai lo sguardo deglutendo nervosamente.

"Sai quello che mi ha confessato?"

"Lo so da un pezzo, tesoro" affermò facendomi sorridere e mi baciò la guancia.

Guardai la camera e avvertii gli occhi diventare luicidi, finalmente avevo trovato dei veri amici, una famiglia.
Erano tutti li, a parte uno, Niall che faceva impazzire Zayn per aver sbagliato brioche, Brooke che cercava di mangiare tranquilla mentre Liam le tirava le ciocche di capelli per portarseli sul labbro superiore e fare dei baffi, e Louis, la persona che mi era stata più vicina di tutte da quando avevo legato con Harry, era al mio fianco e mi dava sicurezza, come sempre. E anche se l'assenza di quella persona per me era dolorosa, sapevo che lui era con me, sempre.

La giornata proseguì tranquilla, i ragazzi cercavano di non farmi ricordare nulla riguardante i problemi che stavo passando. Brooke mi aiutò a fare una doccia, e immediatamente mi sentii meglio con i miei vestiti addosso, una felpa e un paio di pantalonicini da calcio neri, e soprattutto la pelle profumata e pulita. Dopo essermi asciugata i capelli Brooke decise di farmi delle trecce laterali che partivano dall'alto, Niall la volle aiutare e dire che fossi molto spaventata era un eufemismo.
Ci impiegarono più di mezz'ora perché Niall non riusciva a prendere le ciocche in modo esatto e Brooke doveva continuamente interrompersi e sgridarlo, nel frattempo i ragazzi avevano acceso la televisione e si erano messi a vedere una partita di basket.

Quando arrivò il pranzo quasi non sboccai, la pasta era scondita e scotta, per non parlare della carne che non sembrava carne e purè che non sembrava pure. Sotto costrinsione dei miei amici mangiai un po' di pasta lasciando il secondo e mangiai la frutta, almeno quella era commestibile. Loro invece erano andati al mc più vicino e avevano fatto spese mangiando davanti a me quei buonissimi tanto quanto dannosi cibi da fast food.

Verso il pomeriggio Brooke dovette tornare a casa e Liam la accompagnò, mi disse che sarebbero tornati poi la sera prima della chiusura dell'orario delle visite. Rimanemmo così solo in quattro e un'infermiera ci diede un gioco in scatola che era nella sala giochi della pediatria, il giro dell'oca. Gioco da bambini ma sempre meglio che niente, anzi ci facemmo tante di quelle risate quando Niall continuava a prendere la casella salta un turno.
Verso metà pomeriggio l'irlandese disse che doveva andare a casa per aiutare sua madre in una faccenda domestica e così lasciò me, Louis e Zayn. Però non per molto perché dopo neanche venti minuti entrarono in camera tre persone che non pensai proprio di vedere. Rebecca, William e Harry.

Non so se fossi più sorpresa di vedere Rebecca o Harry, o il fatto che Rebecca stesse tenendo la mano di William e appena si accorse dei miei occhi su quel punto la tolse incrociando le braccia al petto per poi guardarmi sempre con quell'aria da superiore. Avrei voluto avere un pulsante per far aprire il pavimento sotto i suoi piedi e farla scomparire dalla mia vista, come nei cartoni animati.

Mio fratello a passo svelto si avvicinò a me e mi strinse contro il suo petto, per lui era la seconda volta che mi vedeva in un letto di ospedale, dato che era grazie a lui se ora ero ancora viva.

"Ho avuto così tanta paura di perderti ancora" sussurrò con voce rotta al mio orecchio mentre sentivo le voci degli parlare tra loro.

"Mi dispiace.."

Mi strinse più forte per poi staccarsi e asciugare le lacrime che erano scivolate sul mio viso.

"Non dispiacerti, assolutamente no. Non hai fatto niente. La colpa è stata nostra, credavamo che fossi al sicuro e invece non è stato così" ribattè più duro e tirai su con il naso annuendo.

"Stai meglio adesso?" continuó più dolce.

"Si, le infermiere mi hanno dato degli antidolorifici.." sospirò e si grattò il mento per poi parlare.

"Non potevo venire prima, ero con tua zia.. stava iniziando a fare troppe domande e.. gliel'ho detto. Sa che sei qui e che ti hanno sparato. È andata su tutte le furie, con noi per non averglielo detto prima e con Victor per non averla aiutata a proteggerti. Ma non verrà, ha detto che non riuscirebbe a vederti nuovamente in un lettino di ospedale.. ti aspetta a casa. Sta già preparando il tuo piatto preferito e anche il dolce" concluse con un lieve sorriso che contagiò anche il mio.

Non volevo immaginare il dolore che stesse provando mia zia, sapere che la propria nipote avesse sfiorato la morte una seconda volta era veramente difficile.

Mi abbracciò un'ultima volta lasciandomi un bacio sulla fronte e poi si alzò andando verso la vetrata e appoggiarsi contro questa.

Rebecca era seduta sulle gambe di Harry che a sua volta era comodamente sistemato sulla poltrona.

"Come stai?" spalancai leggermente gli occhi nel sentire quella domanda da parte di Rebecca.

Forse era veramente interessata dato che era stata lei a rispondere al telefono di Harry la notte prima.

"Bene, le infermiere mi hanno dato degli antidolorifici"

"Hai mangiato?" domandó mio fratello e ruotai gli occhi.

"Si" "No" rispondemmo in contemporanea io e Louis.

Avvertii gli occhi di colui che mi metteva più in soggezione addosso e mi morsi l'interno della guancia per il nervoso.

"Hai mangiato si o no?" domandó più serio William.

"Si!" "No"

"Lou! Ho mangiato hai visto anche te!" sbottai quando per la seconda volta disse di no.

"No che non l'hai fatto, hai mangiato tre pezzi di pasta e la frutta" ribattè seccato e sbuffai.

"Faceva tutto schifo" mi difesi guardando mio fratello.

"Devi mangiare"

"Ho mangiato ma non tutto"

"Si certo.."

Mio fratello e Rebecca decisero di andare a parlare con la dottoressa per sapere qualcosa di più, e Harry, approfittando del fatto che Rebecca si fosse alzata, si sdraiò al mio fianco incrociando le braccia al petto e chiuse gli occhi. Lo schienale del lettino era alzato quindi non era perfettamente sdriaiato ma almeno era comodo, io rimasi seduta senza appoggiare la schiena al cuscino.

Guardai Louis che si era messo a guardare la televisione e sospirai sperando che quella giornata passasse al più presto per poter tornare a casa.

[...]

La mia camera si era ripopolata verso le sei di pomeriggio, le infermiere ci avevano detto di abbassare il tono di voce quando partivano delle risate un po' troppo forti.

In quel momento però non c'era nessuno se non Harry che stava ancora riposando al mio fianco, erano passati forse due minuti da quando i ragazzi erano usciti per prendere la cena dato che si stavano avvicinando le sette e mezza di sera. Io avevo già mangiato e sotto costrizione di tutti, mio fratello soprattutto, finì tutta la pastina insipida e il pesce che mi avevano dato, insieme ad un po' di patate lesse.

Voltai la testa verso sinistra e sospirai lievemente, sapevo che non dormiva realmente ma quel comportamento da bambino che aveva mi faceva arrabbiare, dovevamo parlare di quello che era successo la mattina.

"Harry.." lo chiamai piano, notai un muscolo del viso sguizzare ma non rispose.

Ruotando gli occhi mi misi sul fianco sinistro e piegai la testa verso la mia spalla che si reggava sull'avambraccio.

"Harry, so che sei sveglio" sospirai stanca.

"Mhm.." mugulò e mi morsi la lingua per non insultarlo.

I miei occhi scivolarono lungo il suo corpo disteso e fasciato sempre da quei colori scuri che lo facevano sembrare ancora più duro anche se in fondo non lo era affatto.

Notai la striscia di pelle scoperta proprio sopra l'orlo dei pantaloni, dalla quale si potevano intravedere dei chiari peli, e mi ritrovai a fare un sorriso furbo. Molto lentamente alzai il braccio destro e lo avvicinai verso quella zona, mi bastò sfiorare con i polpastrelli la pelle di quel punto che in uno scatto la mano di Harry bloccó il mio polso allontandolo e facendomi spaventare per l'improvviso movimento inaspetato, avevo il cuore a mille.

"Non farlo mai più" sibilò tra i denti con voce roca lasciando che le sue dita si intrecciassero con lei mie e le appoggiasse sul suo petto.

"La prossima volta non mi ignori" ribattei ghignando e finalmente un sorriso si aprì sul quel bellissimo volto accompagnato da quelle adorabili fossette.

"Dobbiamo parlare" dissi decisa e tutto un tratto ecco che si trasformò in quella maschera di ghiaccio.

Tolse il contatto delle nostre dita e voltò lo sguardo verso il soffitto.

"Non voglio parlare"

"Sei un bambino capriccioso" dissi nervosa ma rimase impassibile.

"Non voglio discutere su un qualcosa che è già stato dichiarato"

Mi accigliai a quelle parole e feci una smorfia confusa.

"Dichiarato? Io non ho ancora detto la mia su quell'argomento.." ribattei e impuntò le iridi verdi nelle mie.

"Mi ami?"

Il fuoco affluì sulle mie guance facendomi sentire improvvisamente caldo, mentre la gola si seccò lasciandomi con le parole bloccate in gola per la sorpresa di quella domanda così diretta. Mi guardava con quelle gemme limpide che mi bruciavano il viso aspettando la risposta.

"C-cosa? T-tu n-non puoi fare una d-domanda del genere senza a-avvertire le persone!" balbettai accusandolo per il nervoso e il groviglio che mi attanagliava lo stomaco.

Sorrise in modo provcatorio e divertito facendomi avvampare maggiormente per l'imbarazzo, lo colpii sul petto mentre con il braccio destro mi coprivo il viso.

"Sei uno stronzo bastardo!" esclamai facendolo ridere.

Mi bloccò il polso che stava per colpirlo nuovamente e in batter d'occhio mi ritrovai un peso sopra di me, facendo attenzione a non stendersi totalmente data la fasciatura per la ferita. E nonostante il cuore martellante nel petto era la sensazione più bella di sempre.

Si resse con i gomiti impiantati nell'ampio cuscino e mi guardò intensamente con un strana luce negli occhi, più luminosa.

"Mi dispiace" mormorò provocandomi una stretta al cuore.

"L'hai già detto troppe volte, basta Harry.." sussurrai accarezzandogli la guancia e chiuse gli occhi abbandonandosi a quel tocco.

"Ogni volta che accadrà qualcosa che ti farà stare male, ti chiederò scusa"

"Non ce n'è bisogno.. lo so che ti dispiace" si bagnò le labbra rendendole più scure e annuí.

"Non volevi parlare di quello che ho detto questa mattina?" domandó con un ghigno sornione cambiando argomento.

E per la seconda volta in pochi minuti la stufa si riaccese sul mio viso e portai tra i denti il labbro inferiore sospirando profondamente.

"Si.." buttai fuori l'aria e cercai di assumere un'espressione seria.

"Ti ascolto" sorrise iniziando a giocare che i miei capelli sparsi sul cuscino.

E al diavolo! Come facevo a dirgli che mi ero innamorata profondamente di lui dal momento in cui avevo capito che mi avrebbe tenuto al sicuro da tutto, da quando quegli occhi verdi visti da tutti così freddi e senza emozioni in realtà erano più dolci e sensibili di quanto si potesse immaginare, e di quei gesti che faceva senza volerlo ma che erano così importanti che mi tremava il cuore ogni volta, come un semplice abbraccio. Come facevo a dirgli che per me non era come tutti lo avevano descritto, come tutti lo descrivevano ancora adesso, quei tutti che non erano con lui tutti i giorni, che non erano dentro la sua vita ma vedevano solo l'esterno, solo quello che volevano vedere. Solo per parlare e criticare, solo per puntare il dito contro qualcuno. Solo per invidia. Come gli dicevo che mi ero innamorata di lui per i suoi modi affettuosi ma allo stesso tempo sfacciati, dei suoi sorrisi adorabili per quelle fottute fossette ma contemporaneamente così maliziosi, di quelle iridi color gemma che per gli altri erano troppo vuote ma che in realtà se osservavi meglio potevi vedere un oceano in tempesta.

Mi ero innamorata della sua stronzaggine, della sua gelosia incondizionata, della sua voce, del suo sorriso, del suo profumo, dei suoi capelli, del suo corpo, dei suoi tatuaggi. Mi ero innamorata di quel ragazzo da un passato difficile, trascorso in case famiglia e riformatori, tra amici che avevano iniziato a sostenerlo mentre prendeva a far parte di una nuova famiglia, mentre diventava ciò che un ragazzo non dovrebbe mai fare. Mi ero innamorata di un ragazzo che agli occhi e alle voci delle persone era un mostro, un assassino. Ma per i miei occhi era solamente un ragazzo che non aveva mai potuto vivere una vita normale e che aveva preso in giro il destino che voleva prendersi gioco di lui, sarà diventato anche stronzo, freddo, pericoloso ma era solo uno scudo che proteggeva la persona reale dentro di sé.
Quella persona che se ci tiene veramente a qualcuno fa di tutto per proteggerla.
Quella persona che se c'è un problema deve trovare una soluzione, anche se potrebbe costargli la vita.
Quella persona determinata a finire un lavoro.
Quella persona che quando abbraccia suo figlio gli si illuminano gli occhi.
Quella persona quando abbraccia qualcuno la stringe forte per fargli capire che lui c'è e che sarebbe andato tutto bene.
La stessa persona che piano piano era uscita fuori allo scoperto con me e mi aveva fatto legare di giorno in giorno a quel riccio, e ora la corda che ci legava era talmente spessa e forte che sarebbe stato difficile romperla.

Ecco di chi mi ero innamorata.

E ora quella persona mi stava fissando in attesa di una risposta.

"Quindi?" sussurrò più roco aspettando nervoso il mio discorso.

Quel discorso però rimase nella mia mente e quindi dissi solamente quello che poteva rappresentare in modo veloce e semplice il sentimento che mi univa a lui.

"Ti amo" sputai fuori così rapidamente che pensai non fossi riuscito a dirlo, ma appena vidi delle sfumature rosse sulle sue guance capii che ci fossi riuscita.

Avvicinò le sue labbra alle mie ed ecco che lo zoo riprese vita.

"Ti amo Waylen" mormorò serio guardandomi negli occhi e pochi secondi dopo eliminò la distanza tra le nostre labbra.

E giurai di vedere le scintille attorno a noi accompagnati da cori angelici, come nei film.
Se quel bacio era diverso? No, aveva la stessa intensità di altri.
Se noi eravamo diversi? Assolutamente si, sapevo che quel bacio era come una promessa che niente e nessuno avrebbe potuto spezzare, almeno così speravo.

S/A.

Eccomii!!

Oggi sono di poche parole, non ho molto da dire..

Cosa state passando questo penultimo mese di scuola??

Il capitolo parla da solo quindi fatemi sapere cosa ne pensate, lasciate un commento e un voto pleaseee :)

Scusate per gli errori!

Xx

-11 N❤

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