A Kind Of Brothers? (AKOB?) b...

By serenapittino

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E poi arrivò quel momento, quello che avevo pregato tutto il tempo che non fosse stato ripreso. Sentii Zayn i... More

1 NEW BORN
2. HATE
3. WAKE UP
4. VIDEO
6. RICATTO
5. LO PSICOLOGO
7. IN YOUR MIND
8. COMPITI A CASA
9. PARCO GIOCHI
10. OCCHI
11. RISCHI
12. I WOULD
13. NEXT TO ME
14. BLACK HOLES AND REVELATIONS
16. CHANGES
17. WHAT DO YOU WANT?
18. NEW YEAR & DEJÀ VU
19. BLACKOUT
20. THE DEMONS FROM YOUR PAST
21. WHEN YOU'RE TOO IN LOVE TO LET IT GO
22. SENSI DI COLPA
23. VOICES & TEXTS
24. CAN I HAVE THIS DANCE?
25. BROKEN
26. CRY
27. PHOTOS
28. COMPLICAZIONI
29. GET IT RIGHT
30. SECRETS
31. VIDEO 2.0
32. HURT
33. DADDIES
34. THE LAST DANCE
35. THE CURE
36. FAR AWAY
37. THE QUEEN
38. UNDISCLOSED DESIRES
39. HOLMES CHAPEL
40. THANKS FOR CALLING
41. WATING FOR YOU
42. SHAKE IT OUT

15. SOME NIGHTS

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By serenapittino

Liam 

"Entriamo, dai."
"Shh sta ancora dormendo."

Mi rigirai sul letto, rannicchiandomi contro il cuscino per il freddo.
Perché non ero coperto?

"Niall!" un sussurro impaziente, seguito da pochi passi.
"Aspetta!"
Il cigolare di una porta, odore di uova fritte e bacon ad invadere la stanza.
Pensai confusamente che nessuna delle porte a casa mia cigolava.
E soprattutto che mia madre non mi avevamai cucinato la colazione.
Spalancai gli occhi all'improvviso, ritrovandomi a guardare il soffitto umido e cadente della stanza di Zayn.

"Ah, sei sveglio."
Niall mi sorrideva dal fondo della camera, i capelli scompigliati, un piatto in mano.
Piccole lame di luce filtravano attraverso le persiane chiuse, ad illuminare il letto su cui ero disteso -da solo- , la cenere e alcune cartine sparse a terra; il mio telefono, rigorosamente spento, abbandonato su un comodino.
Non ebbi il tempo di rievocare nella mente tutti i ricordi della notte passata, perché la porta venne spalancata con forza.
"Buongiorno!"
Harry entrò in stanza come una furia, si tuffò su di me facendomi mancare il respiro.
"Che cavolo..." soffocai, tentando di scacciarlo.
"Devi ringraziare Horan se non sono entrato prima a svegliarti come si deve."
Mi schioccò un bacio sulla guancia e si distese accanto a me, le braccia dietro la testa, il volto rilassato.
La sua calma poteva dipendere solo dal fatto che Zayn non fosse in casa.
Se solo avesse saputo che lui aveva osato entrare in camera sua...

"Perché sei qui?" sbottai, mentre Niall apriva le persiane e i raggi del sole inondavano la stanza.
"Lou doveva uscire con Zayn" spiegò, quasi irritato. "Così sono venuto a trovare Nialler. Non sapevo che anche tu fossi qui" un sorriso sghembo, a metà tra il curioso e il malizioso, gli tagliò il volto.
"Già. Mia madre mi ammazzerà." 
Niall si sedette ai nostri piedi, silenzioso come sempre, e mi porse il piatto con la colazione.
Gli sorrisi gentilmente. "Grazie, non ho fame."
Lui non fece una piega; restò invece a fissarmi come se fossi un interessante soggetto per le sue foto.
Fuggii dal suo sguardo inquietante, ma mi ritrovai ad affrontare quello esaltato di Harry.
"Beh cos'hai combinato stanotte, Lilì?" mi abbracciò con fare cameratesco. "C'è qualcosa che devi raccontare ai tuoi amici?"
"Veramente no."
Lanciai un'occhiata a Niall. Era arrossito, se possibile anche più di me, e adesso guardava fuori dalla finestra, come a volersi estraniare dalla conversazione.
Odiavo vederlo in quello stato, quando eravamo tutti insieme. Il pensiero che la sua tristezza o il suo imbarazzo dipendessero da noi mi tormentava; non volevo che si sentisse strano o inadatto, non volevo si rinchiudesse di nuovo nel guscio da cui stavo faticando a tirarlo fuori.
Ma Harry non capì quanto quell'argomento potesse risultare sgradito ad entrambi, così "Quindi tu e Zayn avete solo dormito stanotte?" continuò, inarcando un sopracciglio, per niente convinto.
Niall abbassò la testa, facendo finta di non aver sentito, io alzai gli occhi al cielo.
"Per quanto possa sembrarti assurdo, è proprio quello che abbiamo fatto."

Ed era vero.
Avevamo fumato, non so quanto a dir la verità. 
Eravamo rimasti distesi l'uno accanto all'altro per un tempo infinito, senza mai accennare nemmeno a sfiorarci, senza che Zayn mi tentasse con battute stupide, o che io arrossissi per le sue avances. Il silenzio ci aveva cullato, il tempo scandito solo dai nostri respiri.
Poi, quando anche l'ultimo grammo era finito e già il cielo fuori iniziava a schiarire, Zayn aveva iniziato a parlare.
A parlare di sua madre, di quanto fosse infelice, di quanto l'avesse delusa.
E di Niall, di quanto fosse fragile, di come fosse compito suo prendersene cura. Dei disegni che gli aveva regalato, di come avesse assecondato quella passione solo per farlo contento.
Avevo ascoltato, stregato dalla sua voce, ammaliato da ogni parola.
Alla fine, quando le palpebre di entrambi lottavano per restare aperte, aveva spento una sigaretta contro la carta da parati e "Mi basta solo che non esca" aveva sussurrato. "se lo liberano, Niall andrà a cercarlo. Lui è troppo buono, l'ha già perdonato."
Poi un brivido l'aveva scosso, mi aveva guardato come in trance.
"Di solito parlo con Lou di queste cazzate" aveva sorriso, "dopo che scopiamo."
Avevo annuito, per niente a disagio. "Allora dovrei sentirmi onorato."
Zayn aveva chiuso gli occhi, sospirando. "Si, dovresti."

"Cavolo Payne, speravo in un racconto hard" si lamentò Harry, prima che gli tirassi un leggero schiaffo sul braccio.
"Perché invece non ci dici tu che hai fatto?" lo stuzzicai.
Niall inclinò la testa verso di noi, come per dimostrare che era tornato nel mondo reale.
Harry sorrise, ma stavolta la sua felicità coinvolse anche gli occhi, che si fecero brillanti, grandissimi, più belli che mai.
"Non credo che tu voglia saperlo davvero" cantilenò, "scioccherebbe la tua sensibilità."
"Ne sono più che certo."  
Nonostante cercassi di scacciarle, le immagini di lui e Louis insieme mi invasero la mente. Non che dopo il bacio mi avesse più raccontato niente di molto preciso, ma riuscivo ad intuire che il loro rapporto era ormai molto più intimo di quello tra due normali cugini. 
E la cosa mi appariva ancora un po' disgustosa a dirla tutta.

"Comunque ci hai mollati di nuovo" lo rimproverai. "Vogliamo le tue scuse ufficiali."
Cercai la complicità di Niall che annuì timidamente.
"Il prossimo weekend sarò tutto vostro. Organizza tu la serata" fece il riccio.
Poi sorrise, perché sapeva che non avevo mai nulla di interessante da proporre.
Bastardo.
Ma incredibilmente, fu Niall a rispondere.
"Venerdì ci sarebbe la festa a villa Fletcher."
Entrambi lo guardammo, stupiti.
Da quando era così informato sulla vita mondana?
"Beth la organizza ogni prima settimana di Dicembre. Zayn e Lou ci vanno ogni anno..."

Il viso di Zayn campeggiò per qualche secondo nella mia testa, invitante, per poi essere sostituito dalla visione di un'enorme massa di gente, accalcata, ubriaca, sudata, sommersa da musica assordante.
"Assolutamente no" decretai deciso, mentre Harry "Andiamoci!" esultava al mio fianco.
Niall ci guardò, divertito.
"No" ripetei categorico.
"Perché?"
"Perché sarà uno schifo."
"Sei una palla, Liam."
Poi il suo telefono squillò, il viso di Louis comparve sullo schermo, e lui si catapultò fuori a rispondere, come un bambino che ha appena ricevuto un regalo.

"Sicuro di non volerci andare?"
La voce flebile di Niall catturò la mia attenzione.
"Perché? Tu vuoi andarci?"
Serrò le labbra, mi guardò, quasi spaventato.
"No" sussurrò timidamente. "Tutta quella gente... sarebbe un incubo. Ma se andassimo insieme..."
Adesso oltre il velo freddo dei suoi occhi c'era... speranza?
Capii quanto gli fosse costata quella confessione, a quanta violenza stesse sottoponendo il suo carattere per tentare di uscire dal suo stato di solitudine, di isolamento.
Non voleva andarci, ma voleva provare.
Ed io, come ispirato dalla forza nei suoi occhi, dal coraggio nelle sue parole, non potevo rifiutarmi di aiutarlo.

Zayn   

"Vinceranno" disse di nuovo Andy, bevve un altro sorso di birra.
"No" David buttò la sigaretta, guardò le sue carte con una smorfia. "Non vinceranno. Non siamo mica negli anni ottanta. Ci sono squadre migliori dei Red Sox." 
Rialzai la posta, lanciando due gettoni al centro del tavolo. "Da quando vi interessate di baseball?"
"E da quando tu punti così tanto?" si lamentò David, già pronto a passare.
Andy sogghignò. "Sta bluffando. Vero Lou?"
Louis alle mie spalle sembrò riscuotersi da un sonno profondo. "Eh?"
"Sveglia Tommo!" lo apostrofai, mentre l'altro rilanciava. "La serata è appena iniziata."
Lui annuì, sorridendo, poi rivolse lo sguardo al giardino della villa, illuminato a festa.
Alle undici esatte, la musica iniziò a rimbombare tra le mura di casa Fletcher, raggiungendo anche il nostro tavolino in disparte sulla veranda.
"Allora Malik?" mi stuzzicò Andy, "Vieni a vedere le mie carte?"
Storsi le labbra, guardando la coppia di due che avevo in mano, quando Beth comparve alle sue spalle.
"Buonasera ragazzi!" 
Stupenda nel suo abitino grigio-argento striminzito, quasi elegante con i capelli raccolti in un'elaborata acconciatura. Sarebbe potuta passare per una damigella pronta ad affiancare la sposa sull'altare.
Sarà perché non è ancora ubriaca. 
"Ciao Betty" David le cinse i fianchi."Bella festa."
La padrona di casa inarcò un sopracciglio. "Veramente non è ancora iniziata, Dave."
"Quindi abbiamo tempo per un altro giro?" sogghignai indicando le carte, mentre Louis sbuffava alle mie spalle.
Lei mi sorrise maliziosa. "Se non hai nient'altro di meglio da fare, Malik."
Scossi la testa divertito.
Possibile che dopo tre anni, ci provasse ancora con me?
"Finiamo questa mano e arriviamo" mi contraddisse Andy per poi "Dave?" chiedere, impaziente.
"Passo" sbottò quello, mentre Beth si alzava.
"Zayn?"
Stavo per imitarlo quando "All in" mi suggerì lei, facendomi l'occhiolino, prima di sparire dentro.
Sorrisi, pregustando già la vittoria, quando qualcosa di completamente diverso dal poker attirò la mia attenzione.
Tra le persone assiepate sul prato notai un viso fin troppo familiare.
"Liam?" chiesi ad alta voce, senza rendermene conto.
Louis staccò gli occhi dal cellulare, guardò nella mia stessa direzione. "Ed Harry" concluse come confortato, seguendo con gli occhi il ragazzo dinoccolato che camminava a lunghe falcate sul vialetto.
"Sapevi che sarebbero venuti?" ebbi il tempo di chiedere, prima che il cuore mi saltasse in gola, impedendomi di respirare.
Perché dietro Liam, agganciato alla sua mano come ad un'ancora di salvezza, c'eraNiall.
Mi alzai.
"Hey" protestò Andy, indicando con un gesto eloquente le carte.
"Vado a recuperarlo" sentii Louis mormorare, mentre percorrevo veloce il giardino.

Quei due idioti avevano portato Niall ad una festa?
Non si rendevano conto di quanto quel posto non fosse adatto a lui? Non capivano quanto fosse fragile, influenzabile, debole?
Lui non poteva stare lì, non in mezzo a tutta quella gente; gli sarebbe venuto un attacco di panico come minimo.
Lo porterò a casa. 
Affrettai il passo, Liam mi vide e arrossì.
Lo porterò al sicuro.
Louis ed Harry si abbracciarono come due amici di vecchia data.
Spaccherò la faccia a Styles...
Gli occhi freddi di Niall incrociarono i miei. Mi sorrise.
...e poi farò una bella ramanzina a Payne.

"Ciao" mio fratello si avvicinò, trascinandosi dietro Liam.
"Che ci fai qui?" 
Niall sembrò deluso dalla mia accoglienza. Abbassò lo sguardo, non rispose. E sorprendentemente, fu Liam a farlo al posto suo.
"Quello che fai tu. Veniamo alla festa, balliamo e ci ubriachiamo."
Entrambi lo guardammo: Niall ammirato, io a dir poco scioccato.
"Tu puoi fare quello che ti pare, Payne" iniziai, sprezzante. "Ma..."
"Ma" mi interruppe di nuovo, cercando di mascherare la tensione con un tono leggero. "anche Niall può. Giusto?"
Si rivolse al biondino, i cui occhi guizzavano da una parte all'altra, confusi, insicuri. 
Sta già male. Non può stare qui.
"Andiamo a casa Nialler."
Lui deglutì forte "No." 
Il mondo parve accartocciarsi su se stesso, per poi sfibrarsi in mille pezzi. Niall stava dicendo di no a me.
"Voglio restare" continuò, la voce sottilissima, gli occhi supplichevoli, quasi a pregare di avere la mia approvazione.
Inspirai profondamente, mi passai una mano tra i capelli.
Annuii stancamente, perché non volevo, nonpotevo deluderlo. 
"Andiamo" mormorò Liam sollevato, come se avessero appena evitato una trappola mortale.
Li guardai allontanarsi insieme lungo il vialetto, mano nella mano, calamite per gli sguardi di tutti i presenti, facendo appello a tutta la mia forza di volontà per impedirmi di seguirli.

Louis 

"Hai intenzione di passare tutta la serata così?"
Zayn sollevò appena lo sguardo, poi tornò a mischiare con precisione gli ingredienti del suo cocktail.
"Se per così intendi ad ubriacarmi, direi proprio di sì."
Sbuffai, scesi dal bancone su cui mi ero seduto.
La cucina era la stanza più luminosa e meno affollata della villa, una sorta di privè in cui ci sentivamo autorizzati ad entrare perché Zayn conosceva Beth da una vita; era stata la sua prima ragazza.
Eravamo lì con un'altra decina di persone, il via vai nel corridoio era allucinante, la musica dal salone arrivava attutita.
"Intendevo" gli tolsi la bottiglia di vodka di mano. "A stare rinchiuso qui dentro invece di divertirti."
Zayn sorrise, ma i suoi occhi non esprimevano alcun tipo di gioia.
"Ma io mi sto divertendo. Tu no, Loulou?"
Guardai nervosamente il cellulare.
Mezzanotte. 3 messaggi. Una chiamata persa.
Harry. 
Sbuffai sconsolato mentre Zayn tentava di convincere due ragazze a cedergli una bottiglia di Martini.
Per quanto volessi raggiungere mio cugino, non potevo lasciare il mio migliore amico da solo, in quello stato.
"Siete gentilissime, davvero" stava dicendo con voce soffice alle ragazze che ridacchiavano divertite.
Lo afferrai dalla spalla, prima che le abbracciasse entrambe. "Zay."
"Che c'è, Tommo? Non avevi detto che dovevo divertirmi?"
Le due lì accanto seguivano la conversazione interessatissime. Una mi sorrise. 
Il mio cellulare vibrò, di nuovo.
"Questa tenetevela" sbottai, riconsegnandogli la bottiglia e trascinando il moro con me.
"Vuoi lasciarmi in pace?" si lamentò lui, ma senza opporre resistenza.
"Ti stai comportando da idiota" sibilai tra i denti, mentre leggevo i messaggi.
 
Ho fatto un giro nelle camere sopra. I letti sembrano comodi ;)
-Harry

Si svincolò dalla mia presa. "Noi ci comportiamo sempre da idioti alle feste." 
"Il problema è" lo trascinai a forza fuori dalla cucina. "che adesso lo stai facendo di proposito perché non ti va giù che Niall sia qui!"

Dove sei Loulou?
-Harry

Smise finalmente di agitarsi, mi guardò come offeso. "E anche se fosse?"
"Beh vuoi farti vedere da lui ridotto in questo stato?" arrivammo in giardino, l'aria fredda ci fece rabbrividire.

Quando hai finito con quell'idiota fammi sapere. 
-Harry

"Cosa dovrei fare? Pedinarlo per tutta la serata?"
"Forse sarebbe meglio."

Sei uno stronzo, lo sai? 
-Harry

HARRY.

"Fanculo! Non ti costringe nessuno a stare con me."
"Hai ragione" ringhiai, prima di fiondarmi dentro, lasciandolo da solo sul prato.

L'aria nel corridoio era irrespirabile, il misto di fumo e sudore che impregnava la casa mi fece storcere il naso.
Quando entrai nel salone, mi sentii soffocare. C'erano una cinquantina di presone stipate lì dentro.
Controllai il cellulare.
Niente campo.
Ovviamente. 
Guardai sconsolato tra la folla immersa nel buio quasi totale, sospirai e mi ci infilai dentro.
Spinsi con forza per farmi strada, ricevetti non so quante gomitate, due o tre drink mi finirono addosso, qualcuno mi urlò contro, protestando.
Non lo troverò mai.
Eppure continuai a cercarlo per quelle che mi sembrarono ore, finché non intravidi la chioma riccia che conoscevo così bene. Mi catapultai in quella direzione ma poi, a meno di un metro, mi fermai.
Perché quello che ballava avvinghiato ad una ragazza, con il viso affondato nel suo collo e le mani strette sui suoi fianchi, non poteva essere Harry. 
Come a voler smentire la mia incredulità, il ragazzo sollevò la testa proprio in quel momento, mi guardò oltre la coltre di capelli castani e mi sorrise. 

Lo fissai sgomento. 
Non accennò ad avvicinarsi, anzi si strinse ancora di più la ragazza addosso.
Voleva che io andassi a prenderlo, davanti a tutti.
Era la punizione che mi spettava per averlo trascurato.
Te lo sei meritato Loulou.

Non riuscii a trattenere un risolino teso, mentre mi piazzavo accanto a loro con più naturalezza possibile. 
Continuò ad ignorarmi in modo ridicolo finché "Harry" non sussurrai, poggiando la mano sulla sua spalla.
Allora si voltò, lo sguardo sorpreso, come se mi avesse appena visto. 
"Loueh" sbiascicò, senza mollare la presa sulla ragazza. "Ce l'hai fatta finalmente."
"Che succede?" la vocetta stridula di lei stroncò sul nascere la mia risposta sagace. 
Riconobbi la bimbetta di primo che mi fissava ogni giorno a mensa. 
"Puoi scusarci un attimo?" chiesi, forse troppo rudemente, per poi scacciare senza alcun riguardo le sue braccia dal collo di Harry.
Lui rise, aggrappandosi al mio di collo. "Ho un cugino un po' geloso" le spiegò, quasi orgoglioso.
"Andiamo, Harreh."
Ma lui puntò i piedi a terra, si avvolse stretto alle mie spalle, spinse il suo corpo contro il mio.
"No" l'odore alcolico del suo alito mi fece storcere il naso. "Voglio ballare."
"Quanto hai bevuto?" 
Il mio tono perse tutta la serietà quando lui iniziò ad accarezzarmi piano i capelli sulla nuca.
"Non abbastanza" sghignazzò, riempiendomi il viso di saliva. "Ah..tu sei ancora qui?" si rivolse ridacchiando alla ragazza che ci guardava confusa.
"Scusalo, è ubriaco."
"Ed è colpa tua" puntualizzò Harry al mio orecchio.
Non riuscii a dissimulare la soddisfazione nel sentire lei sbuffare, delusa, prima che si decidesse finalmente ad andarsene.

"Sei caduto proprio in basso, Styles."
"Avevo bisogno di un passatempo, dato che tu non c'eri..."
La musica cambiò, Harry sollevò la testa. Abbassò le braccia fino a cingermi i fianchi, il suo respiro si fece corto, irregolare.
"Scusa" mormorai sul suo collo.
Allacciò le mani dietro la mia schiena, spinse il bacino contro il mio. "Speri di cavartela con un semplice scusa?"
"Non lo so" sentii la sua eccitazione, appena accennata, imprimersi sul mio corpo, terribilmente invitante. "Ti ho appena visto ballare con una ragazza. Non è abbastanza come punizione?"
Lui rise, ansimò forte sulla mia bocca. "No." 
E mi baciò.
La sua saliva sapeva di fumo, alcool elucidalabbra. 
Sembra strano ma per un secondo mi preoccupai più del fatto che avesse baciato quella troietta, piuttosto che del bacio che mia aveva appena dato lì, davanti a tutti.
Ma poi mi guardò con occhi furbi ed "Ops" sussurrò, passandomi un dito sulle labbra.
Me lo scrollai di dosso, agitato. Mi guardai intorno, come sperando di poter riuscire a trovare la prova che qualcuno ci avesse visto.
Ma la massa informe attorno a noi si muoveva esattamente come qualche secondo prima, la musica era ancora assordante e il buio rendeva indistinguibile ogni particolare.
"Non fare il drammatico" Harry mi fu di nuovo addosso. "Non ci ha visto nessuno" poi rise. 
Sbuffai irritato e lo afferrai per la mano, trascinandolo fuori da quel caos.

Niall  

La musica era forte, faceva tremare i muri e vibrare l'aria come un terremoto. 
Il caldo insopportabile, asfissiante. Sentivo i vestiti aderirmi addosso come una seconda pelle, il sudore colarmi fastidiosamente lungo il collo.
Mi rifugiai in fondo alla sala principale, accanto al bar, attorniato da una calca di gente impressionante.
Allora realizzai che era quella la cosa peggiore: la massa di persone che mi accerchiava, che mi soffocava, che sentivo urlare dentro la mia testa, tanto da sommergere qualsiasi pensiero.
Una spinta alla spalla mi mandò contro il muro.
"Scusa!" urlò una ragazza, superandomi per raggiungere il bancone.
Risposi con un sorriso teso, che lei ricambiò raggiante, per poi mettersi a confabulare con l'amica vicina.
Mi appoggiai al muro, guardai l'immensa quantità di gente schiacciata lì dentro. 
Quelli non erano fantasmi, non erano forme oscure filtrate dalla nebbia, ma personereali. 
Ed io ero lì, in mezzo a loro; non c'era nessuna nebbia a dividerci, nessun muro a separare il mio mondo dal loro.
Per quanto sentissi di odiare profondamente quella stanza, quella musica e quelle stesse persone, la consapevolezza di essere finalmente uno diloro, mi convinceva a restare.

"Niall!"
La voce che aspettavo da tanto mi raggiunse.
Liam correva verso di me, districandosi tra la folla impenetrabile, lo sguardo infastidito e preoccupato. 
Preoccupato per me. 
Gli gettai il braccio intorno al collo non appena fu abbastanza vicino. "Hey."
"Dov'eri finito?" gridò, tentando di superare la musica.
"Con Harry, ma poi è scomparso."
"Cerchiamo di non dividerci più. Ok?" 
Io annuii, mentre lui mi afferrava saldamente la mano. Quel contatto fu come un'iniezione di vita, mi fece sentire quasi felice di trovarmi lì, nonostante tutto.
Che poi, il vero motivo per cui non ero ancora scappato da quella bolgia era proprio Liam; con lui mi sentivo al sicuro, quasi come con Zayn. Anche se c'era una differenza sostanziale tra i due, una differenza che avevo quasi paura a riconoscere: Zayn mi teneva incatenato a sé. Liam, invece, quelle catene le stava spezzando. 
Come un padre che sorregge il figlio la prima volta che sale in bici, così Liam mi stava accompagnando verso esperienze che non avevo mai avuto il coraggio di affrontare, verso emozioni che finora avevo represso, troppo spaventato per viverle. Lui non era forte e sicuro come Zayn, eppure si sforzava di esserlo per me. 

"Dove andiamo?" soffiai nel suo orecchio.
 Mi trascinò in mezzo alla folla. "Non lo so, lontano da qui."
"Menomale" risi, quasi stritolandogli le dita. "Perché quelle ci guardano male."
Gli indicai con un cenno del capo la ragazza che mi era venuta addosso, che a sua volta mi indicò alla sua amica.
Liam sbuffò divertito."Hai fatto colpo, Nialler."
"Sì, certo" sussurrai ironicamente, prima che una spallata mi schiacciasse contro di lui.
Balzò all'indietro quando il contenuto del bicchiere che tenevo in mano gli si riversò addosso.
Ma... da quanto avevo un bicchiere in mano?
Anche lui guardò il cartone rosso, ormai vuoto, tra le mie dita. "E quello?" inarcò un sopracciglio.
"Harry" mormorai, chiedendomi come avessi fatto a dimenticarlo. "Me l'ha dato Harry. Forse.."
Liam lo buttò a terra, mi portò di nuovo vicino al muro.
"Naill" iniziò apprensivo. "Sei ubriaco?"
Scoppiai a ridere, poggiai una mano sulla sua spalla, la fronte contro la sua.
"No. Ho bevuto solo quello!" 
Mi girava la testa ma no, non ero ubriaco.
Anzi non ero mai stato così lucido.
Sentivo distintamente la stretta leggera di Liam sui fianchi, il suo respiro caldo solleticarmi il viso, il suo profumo dolce, pulito, sovrastare l'olezzo di alcool e sudore della villa.
Sentivo il suo corpo, eppure non ne avevo paura.
E sentivo il mio, come non era mai successo prima.

"Sei sicuro..." la stretta attorno ai miei fianchi aumentò, come se lui temesse che potessi cadere a pezzi da un momento all'altro. "di stare bene?"
Bene? Non ero mai stato meglio in vita mia.
Mi aggrappai al suo collo e "Balliamo?" chiesi piano.
Odiavo ballare.
E anche Liam. 
Per questo accolse imbarazzato il mio invito, mentre lo spingevo in mezzo alla mischia.
Iniziammo a dondolare piano, impacciati, senza seguire il ritmo. "Secondo me sei ubriaco"
Sbuffai, un po' irritato. "Perché se faccio qualcosa di normale, devo essere per forza ubriaco?" 
"Scusa" mi abbracciò più forte, interrompendo il nostro oscillare. "è che io sono abituato al Niall speciale."
Rabbrividii contro la sua spalla, un formicolio fastidioso mi attraversò la schiena, un calore diverso da quello della folla avvolse il mio corpo.
Era pungente, insistente, snervante ma in qualche modo invitante, attraente, come un brutto ricordo che non riesci a far a meno di rievocare.
Con uno sforzo enorme ignorai la sensazione sottile di sbagliato, di sporcosulla mia pelle e feci quello che avrebbe fatto un ragazzo normale.
Presi un respiro, mi sollevai sulle punte e lo baciai.

Harry 

La porta si aprì di nuovo, la voce tesa di Louis rimbombò nel bagno.
"Come stai?"
"Vuoi andartene?"
Tossii, afferrai il bordo del water mentre lo stomaco gorgogliava orrendamente. Vomitai di nuovo, la gola in fiamme, gli occhi pieni di lacrime.
Riuscii comunque ad intravedere le Vans di Louis farsi strada sulle mattonelle bianche.
"Ti ho detto di andartene" mi lamentai, sedendomi a terra
Mi si inginocchiò accanto, sospirando. "Pensi di aver finito?" indicò il gabinetto.
Mi massaggiai la pancia con una smorfia. "Si..." la risposta mi morì in gola quando un altro conato mi riportò con la testa dentro il water.
Le mani di Lou corsero a sollevarmi i capelli mentre vomitavo anche l'anima.
Rimasi in ginocchio, boccheggiante, per qualche altro secondo. Poi mi sollevai, rifiutando il suo aiuto.
"N-non berrò mai più" tremolai, prima di ficcare la faccia sotto il getto freddo del lavandino.
"Dicono tutti così." 
Si alzò, mentre tornavo in camera strisciando i piedi. Mi guardò, con braccia incrociate e un sorriso a mezza bocca, quando mi buttai a peso morto sul letto disfatto.
La stanza era una delle più piccole della villa, l'unica rimasta libera, anche se le lenzuola spiegazzate e la carta di un preservativo a terra lasciavano intendere che fosse già stata utilizzata.
La musica dal piano di sotto giungeva come un grido lontano, ma io riuscivo a sentirne ancora l'incessante ronzio nella testa; ora che il dolore allo stomaco era passato, non riuscivo ad ignorare l'insopportabile pulsare alle tempie.

"Stai meglio?" il letto cigolò quando Louis si sedette accanto a me.
"Mmm." 
"Sarebbe un sì?"
Liberai il volto dal tepore del cuscino per guardarlo, infastidito.
Odiavo essere trattato come un bambino.
Ma quando vidi il suo sorriso dolce e apprensivo, non potei fare a meno di sospirare, in qualche modo felice.
"Dovresti sentirti in colpa" mormorai, mentre mi accarezzava piano il viso. "Se ci fossi stato tu con me, non avrei bevuto."
Le sue dita mi liberarono la fronte dai capelli umidicci, scesero a disegnare il contorno degli occhi.
"Quanto sei bello" cantilenò piano, graffiandomi appena il labbro superiore con l'unghia.
"Smettila di rispondere a tutto quello che dico con un complimento, mi fai sentire quasi in colpa..."
Lui continuò a seguire ipnotizzato il percorso delle sue dita sulla mia pelle. "Per cosa?"
"Per aver baciato quella tipa."
"Farmi ingelosire con una ragazza era la cosa peggiore che potessi fare."
"Avresti preferito vedermi con un ragazzo?"
"Sì" sorrise, si chinò piano su di me, "almeno avrei potuto picchiarlo."
Scoppiai a ridere, prima di mettermi a sedere. "Secondo me le avresti prese anche da Cheryl."
"Cheryl?" si infilò una sigaretta tra le labbra. "Ricordi anche il suo nome? Complimenti."
Mi accoccolai sul suo petto, mentre iniziava a fumare. "Non era tanto male."
"Ti ricordo che non mi piacciono le ragazze, Harry." 
"Non sei mai stato con una ragazza?" 
"Sono sempre stato solo con Zayn, lo sai" ammise irritato, come se stesse parlando ad un bambino di tre anni. 
"Io ho avuto un periodo etero, intorno ai quattordici anni." 
Lou sorrise, alzando gli occhi al cielo. "Stai per iniziare una di quelle confessioni senza senso che si fanno da ubriachi, vero?"
"Sì" mi stiracchiai, cercando di ignorare il dolore alla testa. "Non vuoi ascoltare?"
Spense la sigaretta, prima di passarmi un braccio attorno al collo. "Ma certo. Non vedo l'ora di scoprire con quante ragazze sei stato."
"Ragazze e ragazzi" precisai.
"L'ho sempre detto che sei una troia, Harry." 
"Lo sai che" gli salii addosso, scivolai piano tra le sue gambe, "...le donne sono più brave con i pompini?" gli poggiai la testa sul basso ventre, mentre lottavo per slacciargli i pantaloni.
"Allora tu sei l'eccezione che conferma la regola" mi guardò, curioso di scoprire cosa mi passasse per la testa.
Mi credeva ancora fottutamente ubriaco.
E forse lo ero. 
Ma non abbastanza da poter ignorare il desiderio malsano che avevo di lui: volevo sentire il suo odore sulla pelle, il suo piacere in bocca, la sue dita stringersi tra i miei capelli.
"Yup" esultai ridendo, quando finalmente riuscii a sfilare quel dannato bottone. Gli abbassai i pantaloni esaltato, e lui rise.
"Sarebbe questa la tua confessione? Io mi aspettavo un elenco di tutte le tue sveltine."
Strofinai il naso sulla cotone caldo dei boxer, inspirai l'odore rassicurante del suo sesso e un brivido lo mise a tacere.
"Dunque la mia confessione è" mi schiarii la gola, liberando finalmente la sua erezione ed afferrandola alla base. "Che adoro prenderlo in bocca!"
Louis rise ancora per il mio tono da psicopatico, ma quando dischiusi le labbra su uno dei suoi testicoli, per poi leccare la base, la sua voce si perse in un gemito soffocato.
Lo percorsi con la lingua fino alla punta, trattenendomi per non ridere, per poi leccarmi le labbra, soddisfatto.
"Buonissimo."
"Cazzo, quanto sei ubriaco" ridacchiò lui, prendendosi il viso tra le mani. "Non vorrei proprio approfittare di te."
Sorrisi, stringendo di più le dita attorno al suo membro.
"Guarda che qui sono io quello che sta approfittando di te."
Poi lo circondai con le labbra, me lo spinsi giù, fino alla gola. 
Sentii la consueta pressione calda e piacevole sulla lingua, il pulsare contro le guance; sentii i denti sfiorare la pelle tesa e le vene, la punta solleticarmi piano il palato, il suo sapore mischiarsi con la mia saliva.
Gemetti perché era buono -buonissimo- andai con la mano ad alleviare l'erezione che mi nasceva nei pantaloni, ripercorsi a ritroso la sua, stringendo le labbra.
E allora "Harry" mi pregò lui, la voce tremante, le dita già tra i miei capelli.
Sorrisi, prima di spalancare di nuovo la bocca.
Qui sono io quello che sta approfittando di te.

Zayn

Uscii quasi correndo dal salone, portandomi nella testa un ammasso di immagini confuso da miriadi di luci, suoni e odori diversi.
Non è possibile pensai, quasi sorrisi, mentre mi appoggiavo al muro del corridoio vuoto, respirando come un naufrago appena sfuggito ad una tempesta.
"Malik!"
Mi voltai di scatto, le vertigini aumentarono.
"Zayn?"
Chiusi forte gli occhi, li riaprii. Beth mi veniva incontro, molto meno elegante e raffinata di qualche ora prima. 
Ubriaca.
"Hey" l'afferrai quando mi si gettò addosso, barcollando. Per poco non cademmo entrambi. Lei ridacchiò.
"Ti stai divertendo?" buttò a terra il suo bicchiere ancora pieno senza alcun riguardo.
"Non tanto quanto te."
Mi cinse il collo con le braccia. "Perché non ce ne andiamo di sopra?"
Scossi la testa lentamente, cercando di ricordare perché la stessi rifiutando.
Poi nella mia mente annebbiata comparvequell'immagine, il vuoto nel mio stomaco parve crescere in maniera smisurata, impedendomi quasi di respirare.
Devo trovare Louis. 
Me la scrollai di dosso con gesto secco. "Magari alla prossima festa" grugnii, prima di gettarmi su per le scale.
Inciampai due o tre volte, mi scontrai con una coppia che scendeva, continuai la salita aggrappandomi al corrimano per non cadere. Quando la luce giallognola del ballatoi mi investì, mi parve quasi un sogno. 
Arrivai ansimante nel corridoio, la testa pesantissima, il corpo intorpidito; avrei voluto buttarmi a terra e rannicchiarmi sul tappeto, ma continuai a camminare; la carta da parati mi scorreva attorno come una giungla inestricabile, i volti sorridenti che incontravo mi apparivano distorti e deformi.
Non so quante porte aprii, quante camere controllai, quante altre ne trovai chiuse.

So solo che alla fine, mentre bussavo meccanicamente contro il legno, la serratura di una di queste scattò.
"Zay?" l'occhio azzurro e sottile di Lou mi guardava da un minuscolo spiraglio.
"Cazzo!" spinsi la porta, facendolo quasi cadere all'indietro. "Ci ho messo un'ora a trovarti" la mia voce rimbombò orrendamente nella camera piccola e silenziosa. 
Louis mi afferrò dalle spalle, allarmato. "Che succede?"
Sbuffai, mi divincolai. Poi rinunciai, strinsi le mani attorno alle sue braccia, gliele stritolai.
"Non so" un groppo in gola, pesante, doloroso, mi fece deglutire. "Lou..."
Allora lui mi abbracciò, fortissimo. Io affondai il viso nel suo petto. 
Tremavo. Avrei voluto piangere.
Non puoi farlo Zayn.
Le lacrime già mi pungevano gli occhi, irrazionali, prepotenti. 
E altrettanto prepotentemente, senza alcuna ragione, afferrai il viso di fronte al mio, feci per baciarlo.
"Zayn" lui si scostò dolcemente. "Calmati, ok? Sei solo ubriaco."
Sbuffai, affondai le unghie nelle sue guance.
"Non è vero."
Non piangere. Non piangere.
"...non è solo questo" mi si spezzò la voce, strinsi gli occhi così forte da farmi male.
Non piangere!

All'improvviso una luce accecante ci investì. La porta del bagno si era aperta.
"L'ho trovato, Loulou..."
Cazzo. 
Spinsi via Louis, voltandomi a guardare la figura slanciata di Harry Styles. 
Capelli scompigliati, occhiaie, guance rossissime, maglione, boxer, il braccialetto di Louis in mano.
Non è possibile mi dissi di nuovo, quasi ironicamente, mentre un sorriso involontario mi distorceva il viso.
"Non è stata una buona idea venire qui" sussurrai piano.
Harry mi ignorò, si gettò con nonchalance sul letto.
Louis si avvicinò di nuovo, lo sguardo preoccupato e imbarazzato.
"Zayn..." iniziò, mentre mi avvicinavo alla porta, insicuro sulle gambe e "Me ne vado" ripetevo meccanicamente. "Scusate il disturbo."
Ma le dita di Louis si strinsero sul mio polso. "Non andrai da nessuna parte ridotto così."
"Dovrò andarmene io quindi?"
La voce acida di Harry giunse alle sue spalle.
Lui gli rivolse uno sguardo gelido. "Fai il bravo, Harry."
L'altro storse il naso, mi fissò mentre Lou mi costringeva a forza a sdraiarmi sul letto.
Avrei voluto ribellarmi, ma il contatto con le lenzuola calde e il cuscino morbido mi calmò.
Mi raggomitolai, chiudendo gli occhi. Tremavo ancora.

"Sei combinato da schifo, Zayn" gracchiò il riccio, con tono di commiserazione.
Aprii di nuovo gli occhi, per incontrare i suoi, rossissimi. "Senti chi parla."
Sorrise, si passò una mano tra i capelli con una smorfia.
"Dove hai lasciato i cuccioli?" inarcai un sopracciglio, confuso. "Liam e Niall" specificò lui, stancamente.
Sentii le budella torcersi orrendamente al suono di quei nomi, la sensazione di nausea si fece più forte.
Li ho lasciati da soli...
Strinsi i denti, inspirai forte.
...a baciarsi.
Louis si distese tra noi con un sospiro stanco.
"Come state?" chiese guardandoci sconsolato.
Harry lo abbracciò, poggiò la testa sulla sua spalla. "Una meraviglia" fece, sarcastico.
"Concordo" grugnii, mentre il braccio di Lou mi avvolgeva le spalle e il suo sussurro raggiungeva il mio orecchio "Vuoi dirmi che è successo?"
"Mmm" scossi il capo, posai la testa sul suo petto. "Adesso no."
Intanto Harry mi guardava, come in trance, gli occhi spalancati, la bocca strettissima. 
"Se anche tu fossi ubriaco Loulou" infilò una gamba nuda tra quelle di Lou, prese ad accarezzargli piano il basso ventre. "Ci staresti a fare una cosa a tre?" 
Risi, mentre Louis gli tirava uno schiaffo in testa.
"Fai il bravo, Harry."
"Tu ci staresti, Zayn?" continuò quello sorridendo, ed io annuii mentre chiudevo gli occhi.
"La prossima volta, allora..." scherzò ancora il riccio, prima di essere interrotto dallo schiocco inconfondibile di un bacio.
Rabbrividii.
Louis se la fa con suo cugino.
Risi per l'assurdità della scoperta. Eppure in quel momento, non mi sembrò così scioccante.
Altri schiocchi, rumore di labbra contro labbra, di saliva in bocca, un gemito e poi di nuovo un "Fai il bravo" detto ridacchiando.
Louis si scopa suo cugino.
Ed io ora sono il terzo incomodo. 
Sentii il bisogno di lasciare quella stanza immediatamente. Ma il conforto del braccio di Lou, la stanchezza della sbornia, la comodità del letto, mi convinsero a restare ancora un po'.
Quando i loro respiri divennero regolari e la musica di sotto si fu spenta da un pezzo, scivolai giù dal materasso.
Li guardai un'ultima volta, prima di uscire: dormivano abbracciati come due bambini, come me e Niall quando eravamo piccoli.
E allora pensai a Niall, a quando l'avevo visto, nel mezzo del caos, abbracciato a Liam, a baciare Liam.
Ero solo.
Ma tu lo sei sempre stato, Zayn.

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"Foto?" "no, riprova" "Non mi fermerò finché non me l'avrai mandata." questo è tutto. ® Autrice: hiorhaileyy ® Traduttrice: twoghxstj