19. BLACKOUT

1.7K 56 17
                                    


Harry 

Il padre di Louis se ne andò a metà Gennaio. Dopo Capodanno non era stato difficile evitarlo, dato che le cene in famiglia erano ufficialmente terminate. L'unica cosa che mi impediva di dimenticarmi della sua presenza erano le assenze saltuarie di Lou, costretto sempre più spesso ad accettare i caffè che l'uomo gli offriva. Sapevo che durante quegli incontri il signor Tomlinson si proponeva di utilizzare tutte le sue qualità di oratore per convincere il figlio a seguirlo a Chicago; ma sapevo anche che Louis gli avrebbe tenuto testa. 
Tornava tardi la sera, stanco e irritato, mi parlava a malapena e si addormentava appena toccato il cuscino, ma io non mi lamentavo; non mi aspettavo certo che litigare con suo padre lo mettesse di buon umore, quindi lasciavo che la sua rabbia sbollisse da sola, ammirando in silenzio l'enorme sforzo che stava facendo per me, per noi. 

Quel giorno di metà Gennaio pioveva. Il padre di Lou aveva levato le tende concedendo a Lottie e Fizzy un ultimo giro sulla sua nuova Alfa Romeo 4c, Jay era tornata a lavoro e le gemelle erano appena partite per il weekend con il loro paparino.
Uscii dalla doccia e la voce di Louis, accompagnata dalle note dello stereo mi accolse.

"Far away, this ship is taking me far away.
Far away from the memories of the people who care if I live or die."

Sorrisi, mentre mi infilavo l'accappatoio. Lou sapeva godersi l'assenza della sua famiglia: era così vero e spontaneo quando stavamo da soli, che a volte stentavo a riconoscerlo.

"Hold you in my arms. 
I just want to hold you in my arms!"

"Vuoi smetterla con questa lagna, Loulou?" 
Per tutta risposta la sua voce si alzò. 
Arrivai in stanza, e le vibrazioni delle casse mi fecero storcere le labbra. 
Louis era disteso sul letto, nudo, un pettine in mano come microfono, i capelli bagnati tenuti su da una fascia alquanto ambigua, forse una di quelle di Phoebe.
Sì, decisamente sapeva godersi una casa vuota.
"Sembri la versione gay di Bellamy.*" 
Lui si voltò, i denti bianchi scoperti in un sorriso allegro, gli occhi sottilissimi, più azzurri che mai.
Era felice. E non potei fare a meno di pensare che il motivo fosse la tanto agognata partenza di suo padre.
"Harreh, ci hai messo una vita" abbandonò il pettine e si stiracchiò inarcando la schiena. "Se non ti muovi daranno via il nostro tavolo al Blue."
Feci scorrere lo sguardo sul suo corpo nudo, mi soffermai sui fianchi tondi. Chiusi la porta alle mie spalle.
"Non so se ho più tanta voglia di uscire." 
Lou mi sorrise, prese ad accarezzarsi la pancia con un gesto per niente casuale. "Credevo che dovessimo festeggiare l'uscita di scena di mio padre."
"Possiamo festeggiare anche qui, no?"
Il suo sorriso luminoso si trasformò in un ghigno, mentre senza staccare gli occhi dai miei, iniziava a toccarsi tra le gambe.
"Sì, in effetti potremmo."
Mi fermai ai piedi del letto, lo sguardo incollato alla sua mano.
Sapevo che mi stava fissando. Sapevo che stava sorridendo, nel vedermi così rapito mentre si masturbava.
Lo imitai, sfiorando l'erezione nascente oltre il cotone dell'accappatoio, per poi levarmelo di dosso, incitato dai suoi gemiti.
Lo vidi allungare il collo per seguire i movimenti della mia mano, un sorrisetto soddisfatto a tagliargli il viso, "Harry" ansimò al disotto della musica. "Harry, vieni qui."
Mi gettai senza troppe cerimonie sul letto, la testa tra le sue gambe spalancate, e lui sospirò soddisfatto.
Un'altra canzone iniziò.

She was a fast machine, she kept her motor clean. 
She was the fastest damn woman that I even seen.

Mi liberai la bocca dalla sua erezione calda e scoppiai a ridere contro il suo addome, affondando il viso nella carne morbida.
"Gli AC\DC? Sul serio Loulou? Non ti facevo così rock."
"E' un cd di Zayn!"
"Dovrei fartene uno io..." mi afferrò i fianchi mentre mi sollevavo, si infilò tra le mie gambe facendomi sedere sul suo bacino. Mi spinsi più su, assaporando il contatto tra le mie cosce e le ossa del suo sterno, mosse ritmicamente dai suoi ansiti, poi gli afferrai la mano, per guidarla tra le mie natiche.
La musica cambiò di nuovo. 
Green Day, stavolta. 
Lui mi penetrò a dita aperte, martoriando i contorni del buco ancora fottutamente stretto.
"Ahi, Louis" mi lamentai, affondando le unghie sulla pelle tesa delle clavicole.
Lui sorrise, infilò un altro dito. "Ahi? Stai diventando troppo fragile Harreh. Cosa dirai quando te l'avrò messo tutto dentro?"
Presi la sua provocazione come una sfida; scacciai la sua mano, scesi a stringergli il bacino con le cosce, le erezioni dure e caldissime ormai insopportabilmente vicine. 
"Scommettiamo che non fiaterò nemmeno?" afferrai il suo sesso, lo guidai lentamente tra i miei glutei. Louis gemette quando feci scontrare la punta umida con il buchetto striminzito. 
Ma "scommetto!" sputò poi, e con un colpo secco di bacino il suo cazzo si ritrovò già per metà nella mia carne.
Urlai, colto alla sprovvista, ma non mi ritrassi.
"Così non vale" ringhiai mentre lui rideva. Chiusi gli occhi, tentai di rilassare i muscoli tesissimi, inspirai profondamente e iniziai a scendere lungo la sua asta. All'inizio il dolore sembrò insopportabile: ogni centimetro che penetrava pareva bruciare come fuoco vivo, anche il più piccolo movimento del suo bacino era dilaniante. Ma continuai, finché non sentii la punta come conficcata nella pancia, finché non arrivai a sedermi contro suoi testicoli, il corpo ancora contratto per lo sforzo.
"Bravo Harry" lo sentii ansimare, prima che iniziasse a muoversi dentro di me. 
Probabilmente fu a causa della musica, che in quel momento non sentimmo la porta d'ingresso sbattere.
La stessa musica che, fortunatamente, coprì gli urletti di Lou, poco dopo, quando qualcuno bussò alla porta della stanza.

A Kind Of Brothers? (AKOB?) by NowKissMeYouFoolWhere stories live. Discover now