A Kind Of Brothers? (AKOB?) b...

By serenapittino

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E poi arrivò quel momento, quello che avevo pregato tutto il tempo che non fosse stato ripreso. Sentii Zayn i... More

1 NEW BORN
2. HATE
3. WAKE UP
4. VIDEO
6. RICATTO
5. LO PSICOLOGO
7. IN YOUR MIND
8. COMPITI A CASA
9. PARCO GIOCHI
10. OCCHI
11. RISCHI
12. I WOULD
14. BLACK HOLES AND REVELATIONS
15. SOME NIGHTS
16. CHANGES
17. WHAT DO YOU WANT?
18. NEW YEAR & DEJÀ VU
19. BLACKOUT
20. THE DEMONS FROM YOUR PAST
21. WHEN YOU'RE TOO IN LOVE TO LET IT GO
22. SENSI DI COLPA
23. VOICES & TEXTS
24. CAN I HAVE THIS DANCE?
25. BROKEN
26. CRY
27. PHOTOS
28. COMPLICAZIONI
29. GET IT RIGHT
30. SECRETS
31. VIDEO 2.0
32. HURT
33. DADDIES
34. THE LAST DANCE
35. THE CURE
36. FAR AWAY
37. THE QUEEN
38. UNDISCLOSED DESIRES
39. HOLMES CHAPEL
40. THANKS FOR CALLING
41. WATING FOR YOU
42. SHAKE IT OUT

13. NEXT TO ME

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By serenapittino

Harry

Quella mattina mi svegliai per il freddo. L'ennesimo brivido mi aveva attraversato la schiena, schiacciata contro il muro ghiacciato, un leggero spiffero dalla finestra mi aveva sfiorato la pelle appiccicosa di sudore, ed io avevo aperto gli occhi con un grugnito infastidito.
Realizzai con un po' di difficoltà di essere nudo, completamente scoperto, mentre Louis accanto a me era rannicchiato sotto il lenzuolo per cui avevamo lottato tutta la notte.
"Maledetto stronzo" mormorai, cercando di liberare la coperta con uno strattone.
Quell'unico gesto bastò a creare il caos sul letto.
Era decisamente troppo piccolo per due persone, ed allora, com'era successo durante tutta quella scomoda notte, i nostri corpi si urtarono, il mio ginocchio spinse via la sua gamba, il suo gomito mi ricacciò con un colpo alle costole, la mia spalla lottò contro la sua perché non mi spingesse di nuovo contro il muro.
Louis emise un suono lamentoso e, con gli occhi ancora chiusi, mi circondò la vita con un braccio, avvolgendomi nella coperta.
"Vuoi stare fermo?" sussurrò, accoccolandosi meglio contro il mio petto.
Ed io non potei fare a meno di calmarmi, all'odore forte della sua pelle, che sapeva ancora di sperma. 
Scatenati dalla pressione del suo corpo sul mio, i ricordi della notte prima mi strapparono alla realtà.
Ho fatto sesso con mio cugino.
Lo pensai come per convincermi che fosse vero, perché l'assurdità di quella frase si scontrava irrimediabilmente con l'irrazionale perfezione di quel momento.
Fino a due mesi prima Louis l'avevo completamente ignorato.
Poi l'avevo odiato, sfruttato, umiliato in tutti i modi possibili.
Dopo avevo provato addirittura a farmelo amico, a capirlo, ad attirarlo verso di me.
E alla fine, ci ero andato a letto.
Vista così, la situazione mi appariva completamente ribaltata: non era Louis ad essersi avvicinato per primo; non mi aveva ingannato o stuzzicato con l'intento di sedurmi. 
Io l'avevo voluto, fin dal primo momento, anche mentre pensavo di odiarlo, anche prima del video e della scazzottata. Volevo il suo corpo, la sua faccia da schiaffi, la sua voce irritante, volevo lui.
Ma perché, ora che l'avevo avuto, non mi sentivo soddisfatto?
Perché non mi decidevo ad alzarmi da quel letto, a rifiutare il suo abbraccio, a lasciarlo lì, da solo, com'è giusto che si faccia dopo una scopata?
Lo sai perché, Harry.
Strinsi gli occhi e sbuffai. 
La voce di mia madre mi faceva visita sempre più spesso ormai. Ed io iniziavo ad odiarla.
Sì, sapevo perché.
Non mi stavo innamorando, ma avevo bisogno di essere amato.
Quindi avevo bisogno di Louis.
Avvicinarmi a lui, solo fisicamente, non mi avrebbe necessariamente portato ad abbattere il mio muro per permettergli di entrare.
Ero ancora abbastanza forte per tenerlo lontano dalla mia mente.
Eppure in mezzo a tutta questa sicurezza, una sottile ed infima consapevolezza si faceva strada, come un rivolo d'acqua tra le rocce.
Forse volevo rischiare perché desideravo che lui mi scoprisse, che distruggesse una volta per tutte le mie difese, che mi rendesse felice...
All'improvviso la stretta di Louis mi parve soffocante, il suo corpo spalmato contro il mio troppo caldo, la sua vicinanza insopportabile.
Scostai lentamente il suo braccio, scacciai la coperta e mi misi a sedere, il battito accelerato, il sudore che riprendeva a colarmi sulla fronte.
In quel momento, nonostante la lotta che imperversava nella mia testa, non potei fare a meno di guardarlo.
Si era già riaddormentato, il viso completamente affondato sul cuscino stropicciato, le braccia ancora protese verso lo spazio vuoto lasciato dal mio corpo.
Nel vederlo, sentii di nuovo l'ansia sciogliersi e colare via come gocce di pioggia su un vetro.
Perché mi sembrava così sbagliato farmi amare da lui? Perché non potevo concedermi ai suoi baci, alle sue carezze, al suo corpo, se questo mi rendeva felice?
Lo sai perché...
E sta volta fu la mia stessa voce a rimbombarmi nella testa.
Sì, sapevo che rischiavo di innamorarmi di lui.

Mi alzai con un sospiro, scavalcandolo con difficoltà. Le membra mi dolevano per le posizioni scomode in cui mi aveva costretto a dormire e non solo.
Messo un piede a terra, una fitta al basso ventre, unita a quella alla schiena, mi fece storcere il muso.
Ero un po' arrugginito, a dirla tutta. Quand'era stata l'ultima volta con Tom? Forse più di un anno prima...
Mi stiracchiai, e i muscoli si contrassero di nuovo per il dolore.
Una risata sommessa seguì i miei movimenti.
Louis era ormai del tutto sveglio, le braccia dietro la testa, gli occhi sottilissimi attenti a non perdere nemmeno un dettaglio del mio corpo nudo.
"Dormito bene?" gorgogliò con voce impastata.
"Per niente" con una smorfia mi massaggiai il fondoschiena. "Mi hai spaccato."
Lui rise, si sollevò. "Non mi pare che tu ti sia ribellato più di tanto alla cosa" mi afferrò dai fianchi trascinandomi seduto accanto a lui.
Rabbrividii al contatto delle sue labbra con la mia pelle.
"Hai delle spalle bellissime".
Sorrisi, mentre lui ne baciava ogni centimetro con assurda dedizione.
"Devo farti un complimento per ricambiare, o posso dire solo grazie?"
Le sue labbra si arricciarono contro il mio collo
"Non lo so. Probabilmente prima o poi dirò che ogni parte del tuo corpo è bellissima, decidi tu come ricambiare."
Il suo naso strusciò tra i miei capelli, mentre la bocca si poggiava sull'orecchio.
"Ok" sospirai, posai le mani sulle sue, ancorate al mio bacino. "Inizio dicendo che tu hai un bel culo."
Il suo petto vibrò contro le mie spalle mentre rideva.
"Rovinare l'atmosfera ti viene proprio bene."
"Anche questo devo considerarlo un complimento?"
Mi morse piano la clavicola, nel punto scuro del succhiotto della sera prima. 
"Chiedilo al mio culo" si protese ad afferrare il pacchetto di sigarette sul comodino.
Sogghignai, feci scorrere le dita sul suo ventre. "Lo farò, love, appena avrò l'occasione di scoparmelo."
Gli luccicarono gli occhi. "Potresti farlo anche adesso." 
Presi a giocare con il suo ombelico, mimando con le dita l'atto in questione.
"Non ti accontenterò così presto, Tomlinson. Che gusto ci sarebbe?"
Sollevò appena il bacino, per farmi sfiorare con il braccio la sua lunghezza.
"Sei un bastardo" soffiò tra le labbra, strette attorno alla sigaretta.
"Che bello, un altro complimento da aggiungere alla lista!"
Iniziai a raccogliere i vestiti sparsi a terra, o confusi e mimetizzati tra le lenzuola.
Lui continuò a guardarmi, come un fedele che contempla una reliquia.
"Vieni a scuola con me oggi?"
Stessa domanda di due giorni prima, stesso tono speranzoso, stessi occhi desiderosi.
Eppure, i miei sentimenti in quel momento non sarebbero potuti essere più diversi.
Mi voltai, scrollando i capelli come mi piaceva -come gli piaceva- e "Sì" sorrisi, prima di cacciarmi addosso un paio di pantaloni e uscire. 


Liam

Uscii veloce dalla classe, insinuandomi nella rassicurante confusione nel corridoio, tipica del cambio dell'ora.
Il progetto di chimica non era andato male come temevo. Non era stato il migliore, come lo era quasi sempre ogni mio lavoro, ma non potevo lamentarmi, considerando che con Zayn non avevo trascorso neanche la metà del tempo a studiare.
Tra gomitate e spintoni riuscii a raggiungere l'armadietto, ci buttai dentro i libri di chimica, spettatori dei baci sporchi di quegli ultimi pomeriggi, e sospirai.
Si erano ufficialmente concluse le due settimane più eccitanti della mia vita, ed ora mi sentivo come svuotato.
Avevo avuto Zayn, in modi e situazioni che mai avrei creduto possibili, e la parte razionale di me mi invitava ad accontentarmi, ad archiviare l'accaduto come un ricordo confortante da poter rievocare nei momenti di tristezza.
Invece mi ostinavo a pensare a quanto sarebbe stato difficile riabituarsi alla mia vita piatta e monotona.
Come avrei potuto andare avanti, sapendo che le sue labbra non si sarebbero più accanite sulle mie?
Come avrei potuto guardarlo camminare in mezzo alla folla, senza ricordare con nostalgia le sue mani sulla mia pelle, i sorrisi provocatori prima di mordermi, di baciarmi, di toccarmi...

"PAYNE!"
Sobbalzai quando proprio la sua voce mi arrivò alle spalle, seguita dallo strisciare del suo braccio attorno al mio collo.
"Siamo andati bene vero?" mi sorrise, in quel modo che odiavo ed adoravo.
Mi svincolai dalla sua presa e "Sì abbastanza" mugugnai, prima di infilare di nuovo la testa nell'armadietto.
Cercai di riordinare il subbuglio di emozioni che sembravano fare a cazzotti nel mio petto.
Esaltazione. Cosa più che normale in sua presenza.
Imbarazzo. Anche questo più che normale, tutta colpa di quel dannato sorriso!
Soddisfazione. Perché... davvero Zayn Malik mi stava trattando come un amico?
Sorpresa. Finito il progetto, non mi aspettavo nemmeno che continuasse a rivolgermi la parola.

"Abbastanza?" si appoggiò all'armadietto accanto e sollevò un sopracciglio. "Non avevo mai preso più di C!"
"Ed io mai meno di A. Ma c'è sempre una prima volta..."
"Stai dicendo che è colpa mia se non hai studiato?" 
"Perché? Non è vero?" ma nel dirlo sorrisi.
Il suo braccio si avvolse di nuovo attorno al mio collo. "Io direi che è colpa di entrambi, non ti pare?"
La sua voce soffice mi scaldò, mi sciolse come una fiamma scioglie lentamente il ghiaccio.
"Ma non sono stato io ad offrirmi di farti un pompino" sussurrai, quasi vergognandomi della malizia nelle mie parole.
Zayn scoppiò a ridere, poi si passò una mano tra i capelli, come indeciso sul da farsi.
Alla fine si staccò da me e "Comunque se hai voglia, io sono sempre disponibile" cantilenò.
E stavolta non potei nascondere l'eccitante confusione stampatami in faccia.
"Credevo che finito il progetto avremmo smesso..." 
Il suo sorriso si fece ancora più largo, divenne quasi un ghigno. "Smesso di divertirci? E perché dovremmo?" incrociò le braccia, mi squadrò, compiaciuto dall'evidente difficoltà in cui mi aveva gettato.
"Perché tu mi odi" sbuffai. "Mi hai sempre tormentato e questa cosa non ha senso!"
"Liam" alzò gli occhi al cielo. "Quando capirai che se una cosa ti piace, non è importante che abbia senso?" 



Louis

Nella mia breve vita di diciannovenne problematico, che continuava a fumare nonostante fosse stato beccato tre volte, con una bocciatura alle spalle e con fin troppi scheletri nell'armadio, potevo ben dire che il sesso avesse sempre occupato un ruolo piuttosto marginale.
A parte nei primi tempi con Zayn, quando strusciamenti e palpatine mi assillavano la mente, ormai ero abituato a considerarlo un piacevole passatempo, non più interessante di una partita all' x-box, o di un po' d'erba. Il fatto poi, che fino a quel momento lo avessi fatto solo con il mio migliore amico, lo rendeva poco più di un gioco.
Probabilmente sarebbe andata avanti così per molto tempo, se non avessi conosciuto Harry Styles.
Perché adesso, ogni volta che lo guardavo, ogni volta che mi parlava, non potevo fare a meno di immaginare tutti i modi in cui avrei potuto scoparmelo.
E se prima era stato un desiderio sottile, un misto di fantasie sporche e speranze infondate, adesso che avevo provato, adesso che sapevo davvero com'era essere incastrati nella sua carne, sentire le sue imprecazioni e suoi gemiti rabbiosi, quel desiderio si era trasformato in un bisogno, in una necessità.
Un bisogno difficile da controllare, se si pensa che gli sguardi di Harry, maliziosi ed enigmatici, o le sue frasi ambigue, si facevano di giorno in giorno più espliciti.
Così mi ero ritrovato a dover sopportare i suoi sorrisi sghembi a colazione, le sue carezze nei corridoi a scuola, il suo piede a strusciare contro il mio, ogni volta che sedevamo a tavola insieme.
Se questo cambiamento l'avessi notato solo io, magari la situazione non sarebbe stata così drammatica.
Ma il modo in cui mi guardava, in cui mi toccava, non poteva passare certo inosservato. 
Fu così che finii incastrato in una conversazione con mia madre, che iniziando con un "Tu ed Harry state diventando amici, vero?" non sembrava promettere niente di buono.
Pensai distrattamente al suo corpo, teso ed eccitato sotto il mio. Sì, molto amici...
"Più o meno" mi buttai su una sedia, mentre le gemelle preparavano la tavola per il rituale pranzo del sabato.
"E' vero" saltò su Daisy con tono di chi la sapeva lunga. "Adesso ridete sempre insieme."
Annuii, lasciandole un buffetto sulla testa.
Mia madre sorrise, ma i suoi occhi rimasero terribilmente seri.
"Ti ha mai parlato dei suoi?" abbassò la voce, guardò verso la porta per assicurarsi che Harry non ci fosse.
"Anche se fosse, non te lo direi." 
"Voglio solo sapere come sta..."
"Chiedi allo psicologo, allora." sbottai. "Io non verrò certo a dire i cazzi suoi a te."
Se Harry avesse deciso, un giorno, di aprirsi con me, non l'avrei tradito. Avrei custodito quella parte di lui gelosamente, l'avrei protetta dall'insistenza degli altri, finché lui non si fosse sentito pronto a mostrarla.

"Buongiorno."
La sua voce roca e assonnata precedette la sua entrata in cucina e vederlo sulla porta, con la stessa maglia che io gli avevo strappato di dosso quella notte, i capelli sconvolti e l'aria da cucciolo smarrito, spazzò via ogni residuo di logica dalla mia mente.

Sesso.

Harry Styles.

Quelle due parole combaciavano perfettamente, si sovrapponevano e si mischiavano, l'una completava l'altra in modo essenziale.
Perché quale altra definizione si sarebbe potuta dare a quelle labbra lucide, rosse, che ora premevano sulla guancia di Fizzy? 
A quei capelli, ricci, ingarbugliati, tra cui Phoebe incastrava le dita? 
O a quegli occhi, quelli che mi avevano sottomesso fin dal primo istante, maliziosi, provocanti, gli stessi che ora mi fissavano colmi d'aspettativa.
Sospirai.
Harry era nato per farmi impazzire, ormai ne ero più sicuro. Se fino ad un mese prima mi logoravo nell'attesa che diffondesse quel dannato video, adesso aspettavo con la stessa disperata intensità che si decidesse a lasciarsi scopare di nuovo. 
"Ciao Loulou" mi scompigliò i capelli, passandomi accanto con nonchalance.
Risposi con un grugnito, vedendo lo sguardo soddisfatto di mia madre seguire ogni nostro movimento.
Poi, come da rituale, si sedette di fronte a me; la sua gamba si allungò a sfiorare la mia, il suo piede prese a strusciare contro la mia caviglia, mentre mi squadrava, divertito.
"Perché tremi, Lou?" Phoebe mi guardò preoccupata.
E mentre la risata roca di Harry invadeva la stanza, mi ritrovai a pensare che non avevo mai desiderato qualcuno così follemente.
In effetti, non avevo mai provato molte cose, prima che Harry Styles entrasse nella mia vita.



"Dio, Harry" mormorai, abbandonando la testa contro il muro.
Ecco un'altra cosa che non avevo mai fatto, prima di conoscere Harry Styles: parlare durante un pompino.
Nel sesso non ero un tipo espansivo, non mi piaceva urlare, imprecare, mostrare quanto mi piacesse.
Eppure adesso, con le  labbra di Harry a sfiorarmi persino i testicoli, e la mia erezione a sbattere ritmicamente contro il suo palato, non riuscivo a tenere la bocca chiusa.
Lui rispose al mio gemito risalendo fino alla punta, le labbra strettissime, la lingua attenta, per poi ficcarselo di nuovo giù in fondo alla gola.
"Cazzo" imprecai per l'ennesima volta, a denti stretti. Non credevo fosse possibile provare un piacere così intenso, così logorante.
Senza volerlo presi a roteare il bacino, spingendolo dentro la sua bocca, per sentire di più le guance carnose, la lingua soffice, la saliva calda.
Harry lanciò un mugolio di disapprovazione, si liberò la bocca stringendomi più forte le palle, come per punirmi.
"Calmati, Tommo" scivolò con le ginocchia sulle mattonelle bianche del bagno, parlando contro il mio inguine. "Non sono la tua puttana."
"Sei così bravo che potresti sembrarlo."
Mi guardò compiaciuto con i suoi occhi da cerbiatto. "Non riuscirai a comprarmi con i complimenti."
Poi però la sua lingua mi si avvolse di nuovo attorno alla base, le sue dita si mossero tra le mie natiche.
"Mi sembra di esserci già riuscito" sogghignai, mentre i suoi capelli tornavano a sfiorarmi la pancia e le sue labbra mi inglobavano, nel caldo e umido rifugio della sua bocca. 
Di nuovo mi ritrovai a mugolare, quasi a piangere per il piacere, con la testa che si muoveva a scatti contro la parete fredda, le mani affondate nei suoi capelli, il corpo scosso da mille brividi.
"Paradiso" sputai, stringendo i ricci tra le dita. "Questo è il paradiso."
Harry se lo sfilò di bocca per ridere. "Vuoi smetterla con questi paragoni religiosi?" 
"Non posso. Mi fai impazzire."
Lo guardai mentre chinava la testa, soddisfatto, le fossette imporporate sulle guance, le labbra umide, rossissime.
"In realtà era un po' che stavo fuori dal giro."
Se quello era solo un allenamento dopo il suo periodo di astinenza, non osai immaginare come sarebbe diventato dopo, una volta che avesse ripreso la mano.
Mi sfiorò la punta umida con il naso, mentre con le mani larghissime riusciva a sfiorare la base e contemporaneamente a stimolare l'apertura, facendo pressione tra i glutei. 
Mi affondai i denti nelle labbra.
"Harry, vai."
Ed anche questo, non l'avevo mai fatto: implorare per un pompino.
Lui affondò di nuovo, una, due, tre volte, velocissimo.
Fu così che raggiunsi l'orgasmo, in quel sabato pomeriggio di Novembre, sporcandogli il mento e il collo, mentre lui sorrideva, inginocchiato sul pavimento del nostro bagno, e le altre in cucina ancora ci aspettavano per il dolce.


Niall

Liam sospirò e lanciò uno sguardo scocciato al telefono.
"Non risponde."
Io storsi le labbra, sfuggendo al suo sguardo che cercava, forse, complicità.
"Credi che verrà?"
Lui scosse la testa. "No, di sicuro si è dimenticato. E' tipico di Harry".
Si abbandonò contro la spalliera della panchina, allungando le braccia. La sua mano si fece pericolosamente vicina alla mia spalla.
Strinsi le mani e respirai piano.
Non dovevo pensarci. Le persone normalinon davano importanza a queste cose. Era quello che dovevo imparare a fare: essere normale. Ma essendo la prima volta che stavo da solo con Liam, senza Harry a fare da mediatore, l'unica emozione che riuscivo a provare era ansia.
"E' tipico di Harry darti buca?" chiesi timidamente, anche se il silenzio tra noi non mi dispiaceva.
Lui sorrise, con quell'aria gentile e permissiva. 
"Sì, ma non mi lamento. Ormai so cosa aspettarmi da lui."
"Ne parli come se foste costretti a stare insieme."
Liam non parve infastidito dal mio solito tono distaccato e diretto.
"Non è che sono costretto" sbuffò divertito. "E' che ho imparato a sopportarlo, come lui sopporta me. E' normale tra amici, no?"
E' normale, no? 
Ma io non potevo saperlo, non avevo mai avuto un amico.
La nebbia tornò ad addensarsi nella mia mente, la voce di Zayn rimbombò nella foschia
Che ci fai qui, Niall?
Sai quali sono i tuoi limiti, perché non li accetti, perché continui ad umiliarti? 

"Niall?"
Liam mi guardava, apprensivo, ed io abbandonai a malincuore il rifugio segreto nella mia testa.
"Si, scusa stavo... pensando."
Mi aspettavo uno sguardo confuso o esasperato, una qualche frase invadente come "A cosa pensavi?".
Harry avrebbe fatto così, Harry mi avrebbe pungolato, finché non mi fossi deciso a mettere la testa fuori dalla mia corazza.
Ma Liam non era Harry.
Annuì gentilmente e "Ok, quando hai finito di pensare, fammi un fischio" scherzò, toccandomi appena la spalla.
Io sorrisi, teso. Sapevo che stare con me lo metteva a disagio e ammirai il modo in cui tentava di uscire dall'imbarazzo solo per far stare meglio me.
Ma questa stessa attenzione che mostrava nei miei confronti, mi faceva anche sentire più piccolo ed insignificante.
Lui non sarebbe mai stato spontaneo con me, non mi avrebbe mai trattato come faceva con Harry. Aveva paura della nebbia che mi avvolgeva, di ciò che stava oltre i miei occhi slavati e il mio viso dimesso.
Non avevo idea che ciò che passasse per la testa a Liam, in quel momento, fosse completamente diverso.
Ma lo scoprii poco dopo.
"Senti Niall" congiunse le mani, si appoggiò i gomiti sulle ginocchia. "Volevo chiederti..."
Sentii il cuore balzarmi nel petto, ma annuii per fargli capire che aveva la mia attenzione.
Lui sospirò. "Non è che a volte ti senti a disagio con noi, con me ed Harry intendo, perché ecco.." strinse le labbra, arrossì.
Sollevai un sopracciglio, sinceramente curioso. "Perché?"
"Perché siamo gay?" proruppe, storcendo il naso come se avesse appena inghiottito una medicina amara.
Io spalancai la bocca, stordito dalla domanda e poi... risi.
Risi perché tra tutti i motivi per cui avrei potuto sentirmi a disagio con loro, quello era l'ultimo che mi sarebbe venuto in mente.
Non sapevo ancora quanto Liam, rifiutato e giudicato troppe volte nella sua breve vita, si fosse ormai abituato ad imputare tutti i problemi attorno lui alla sua sessualità.
Lui sembrò imbarazzarsi ancora di più nel vedermi ridere.
"Sul serio" mi affrettai a dire. "Credi che con un fratello come Zayn, potrebbe scioccarmi il fatto che siete gay?"
"In effetti, sarebbe un po' strano."
Si voltò. I suoi occhi caldi e rassicuranti mi ringraziarono silenziosamente, mentre si rilassava di nuovo e mi si avvicinava.
Trattenni il fiato quando mi urtò il piede.

Questo non è da persona normale, Niall.

"Comunque..." il tono di Liam adesso era più tranquillo, confidenziale "Zayn non ti ha mai parlato di me, vero?"
Non vedeva l'ora che lo contraddicessi.
"Zayn non mi parla mai delle persone che frequenta. Forse ha paura che potrei non approvarle." sorrisi.
"Davvero uno come Zayn ha bisogno di approvazione?"
"Beh solo della mia."
La feroce possessività di quella frase aumentò il suo interesse, così "Infatti alla fine riesco a scoprire sempre tutto" continuai, forse un po' troppo compiaciuto.
"E cos'hai scoperto su di me?" 
La sua domanda era a metà tra il serio e l'ironico.
E così fu anche la mia risposta.
"Ho scoperto che sei un piccolo nerd asociale con manie di perfezione, ed ancheun dannato rompipalle innamorato di lui fin dalla prima media" ripresi fiato, cercando di ricordare l'ultima citazione. "E infine che ci proverà con te perché la tua falsa resistenza lo diverte".
Liam mi guardò con occhi sgranati, prima di arrossire fino alla punta dei capelli.
"Beh non c'era d'aspettarsi niente di diverso..." 
Allora sollevai il braccio -forza Niall, puoi farlo- gli poggiai una mano sulla spalla. 
"Il problema di Zayn è che le sue parole si devono saper interpretare" lo consolai.
Strano. Di solito ero io quello ad essere consolato.
Liam mi sorrise, suo malgrado, il volto dolce a poche spanne dal mio.
"E tu come le hai interpretate?"
Mi irrigidii, allontanai il viso dal suo.
Potevo tradire Zayn per conquistarmi la fiducia di un ragazzo che conoscevo appena?
Potevo allentare il legame viscerale che ci univa, sfuggire alla reciproca devozione che ci dedicavamo l'un l'altro, per uscire dalla nebbia?
Sì che potevo.
Anzi dovevo. 
Altrimenti quel legame sarebbe diventato una catena, quella devozione, un'ossessione malsana.
Ma dovevo essere sicuro che ne valesse la pena...

"Tu lo ami, Liam?"
La mia domanda lo colpì come un pugno.
Abbassò lo sguardo prima di "Può darsi" rispondere.
Sospirai. 
"Conosco Zayn meglio di chiunque altro, e non è mai stato innamorato di nessuno. Mai." 
Perché troppo occupato a preoccuparsi per me...
Scacciai quel pensiero asfissiante, già pronto a martoriarmi con i sensi di colpa.
"Ma non l'ho nemmeno mai visto tanto felice come quando parla di te."
Liam deglutì, si passò una mano tra i capelli.
"E' bello sentirtelo dire, ma ho smesso di farmi illusioni tanto tempo fa."
Scrollai le spalle. "Non voglio darti false speranze. Dico solo ciò che vedo, cosa fare poi lo deciderai tu."
Lui mi sorrise, si alzò, stiracchiandosi. "Ma magari potresti consigliarmi."
Arrossii. Credere di potergli essere d'aiuto era esaltante.

Questo non è da persona normale, Niall.

"A meno che anche tu" Liam si protese verso di me, mi offrì la mano. "non pensi che io sia un piccolo nerd asociale con manie di perfezione o un dannato rompipalle."
Afferrai la sua mano e mi alzai. "Non lo so. Toccherà a te smentire queste voci."
E camminando fianco a fianco, ci decidemmo finalmente ad andare a pranzo.


Zayn

"Il punto è" mi rigirai i resti della cartina tra le dita, cercando di esprimere al meglio quel concetto di importanza vitale. "Clapton potrà anche avere tutta l'esperienza del mondo, ma Hendrix resta sempre il migliore."
Louis scosse la testa, mentre accostava di fronte al vialetto di casa mia.
"La verità è che ti piace Hendrix perché passava più tempo a drogarsi che a suonare" ribatté con il tono strascicato e impastato post-fumo.
Risi, anche se non ero felice.
Non lo ero affatto.
"E magari perché penso di finire come lui. Overdose a 28 anni; sarebbe un modo figo per tirare le cuoia."
"Se ragioni in termini di drammatica teatralità forse sì."
Chiusi gli occhi e mi appoggiai al finestrino, mentre il motore della macchina si spegneva.
"Ma almeno così tutti si ricorderanno di me."
Sentii Lou sbuffare. "Preferirei essere ricordato per qualcosa di meno deprimente."
"Tipo? Per essere stato incoronato re al ballo di fine anno? Per aver vinto il premio per il giardino più curato del quartiere?" ridacchiai di nuovo, senza volerlo. "Non ci sperare troppo, Lou. Saremo ricordati solo per le cose fottutamente sbagliate che abbiamo fatto. Che siamo stati bocciati, questo si ricorderanno, che fumiamo erba nei bagni della scuola, che abbiamo quasi ammazzato il mio patrigno..."
Louis si irrigidì al mio fianco. "Beh questo siamo solo noi a saperlo."
"Almeno per adesso."
"Zayn."
Mi costrinsi ad aprire gli occhi, perché il tono duro e lapidario di Louis mi fece paura.
Il suo volto era livido e bianco come il granito, nell'oscurità dell'abitacolo.
"Zayn" ripeté, la parola vibrò nella mia testa come la pelle di un tamburo. "Perché ne stai parlando?"
Già, perché ne stavo parlando?
Noi non lo facevamo mai, non l'avevamo più fatto, da un anno a questa parte.
Ed io, io odiavo più di tutti ricordarlo, perché ora ci scherzavo su?
Folgorante come un lampo, l'idea illuminò la mia mente ancora annebbiata.
"Ho scoperto" articolai. "Che il processo d'appello è stato anticipato. Quel bastardo potrebbe uscire..."
Lou sospirò, come infastidito, ma la sua voce tradì inquietudine quando parlò.
"Ma il nostro caso è archiviato come legittima difesa, ricordi?"
"Non ho paura che possano incastrarci" sbottai, nervoso. "Ho paura che se fosse liberato, potrei finire per ammazzarlo davvero, una volta per tutte."
Louis aprì lo sportello, stropicciandosi gli occhi. "Andiamo a casa, è meglio."
Lo seguii verso la porta di casa.
"Potresti fermarti da me stanotte." 
Non volevo scopare; avevo solo l'assurdo incolmabile desiderio di non restare da solo.
"Potrei..." fece lui, indeciso, mentre entravamo.
Mi agganciai possessivamente alla sua mano, come per ribadire il concetto del tu resti qui, quando delle risate dal salone ci costrinsero a voltarci.
Louis mi rivolse uno sguardo interrogativo, ed io mi affacciai nella stanza, ancora più confuso di lui.

Era Niall che rideva, seduto sul divano a gambe incrociate, un tablet in grembo e lo sguardo da bambino eccitato. 
Era anche Liam Payne a ridere, schiacciato contro di lui, le mani a lottare con le sue per farsi spazio sul piccolo schermo.
E l'ultima risata, la più profonda e roca, non poteva che appartenere ad Harry Styles, appoggiato ad un bracciolo del divano con un pacco di patatine in mano.
Non so esattamente cosa provai nel vederli così, insieme, uniti, felici. 
Forse rabbia, perché Harry toccava Niall, gli scompigliava i capelli, gli dava schiaffi dolci sulle guance.
Forse gelosia, perché mio fratello sorrideva a Payne, arrossiva quando l'altro ricambiava. Ed ancora più frustrante fu non capire a chi dei due questa gelosia fosse rivolta. 

"Niall?" fu tutto ciò che riuscii ad articolare.
I tre sul divano alzarono lo sguardo su di noi.
Fu un momento strano: il primo a guardarmi fu Liam, arrossì, accennò un saluto con il capo; poi toccò a Niall, il sorriso sul suo volto si allargò, scattò in piedi e "Zayn" quasi urlò, venendomi incontro. Infine Harry, prima sorpreso, poi compiaciuto. Si alzò anche lui, sorrise in modo sbarazzino, ma non a me. 
"Ciao" mi apostrofò disinvolto, prima di avvolgere il braccio attorno alla vita di Lou ebaciarlo sulla guancia.
Distolsi a forza gli occhi da quella scena surreale.
Che cazzo stava succedendo a casa mia?
Poi le labbra di Niall si schiacciarono sulla mia pelle e spensero la rabbia come una doccia fredda.
"Mamma ha appena iniziato il turno a lavoro" mi informò velocissimo, quasi eccitato. "Vuoi che inizi a cucinare?"
Scossi la testa, senza capire nemmeno cosa mi avesse chiesto.
Ma allora un'altra voce si intromise.
Quella di Harry.
"Niall" quasi gridò, ed entrambi ci voltammo verso di lui. "Potremmo restare anche noi a cena?" sorrise sfacciato, stringendosi al fianco di Louis in modo osceno.
Ebbi l'impulso di prenderlo a pugni.
L'unica cosa che mi trattenne fu il sorriso di Niall, quello che stava rivolgendo a me.
"Credo di sì" soffiò, ma aspettava il mio permesso.
Fu allora che Louis si liberò del cugino, scacciandolo come si scaccia un insetto fastidioso, e mi afferrò dal polso.
"Vieni" sibilò al mio orecchio, prima di trascinarmi nel corridoio.
Lo seguii fino al piano di sopra, cercando di ignorare l'istinto che mi suggeriva di tornare di sotto e dare di matto.
Quando Louis mi spinse nella mia stanza e si chiuse la porta alle spalle, finalmente scoppiai.
"Che cazzo stai facendo?"
"Ti sto evitando di fare l'idiota davanti a Niall."
"Non farò un bel niente, se Harry non mi provoca."
Le mani di Louis calarono come macigni sulle mie spalle, i suoi occhi catturarono i miei. "Sai che lui lo farà..."
"Allora vuol dire che gli spaccherò la faccia!" sbuffai, cercai di levarmelo di torno.
"Allora vuol dire" ripeté lui, lapidario. "Che devi ascoltarmi. Harry lo fa solo per infastidirti, non farebbe mai del male a Niall."
"Come fai ad esserne sicuro?" sputai. "Perché ancora lo difendi, dopo quello che ti ha fatto?"
Louis sospirò, i suoi occhi parvero scavarmi dentro. "Perché lui non è la persona che credi."
E la convinzione, la sicurezza nella sua voce, erano così intense che per un attimo fui tentato di dargli ascolto.
"Non mi fido di lui" sussurrai.
"Non devi fidarti di Lui, ma di me. Ti fidi di me Zay, vero?"
Annuii stancamente, mi passai una mano tra i capelli.
Solo allora Louis mi mollò, chiuse gli occhi per riordinare le idee.
"Qualsiasi cosa ti abbia detto tuo cugino per farti cambiare idea" spalancai la porta. "Ti sta prendendo per il culo, Louis."


Harry

Aspirai un'ultima volta dalla sigaretta e poi la buttai tra le sterpaglie del giardino. Un'auto solitaria passò lungo la strada sudicia, alla luce sbiadita del lampione che continuava a spegnersi e ad accendersi ronzando.
"Che fai qui fuori?"
Louis era accanto a me da qualche minuto ed ero riuscito ad ignorarlo in modo esemplare.
Ma sentirlo parlare così seriamente mi convinse finalmente a dedicargli un'occhiata.
Aveva le mani in tasca, una sigaretta stretta tra le labbra, e seguiva con lo sguardo la stessa auto che stava sparendo alla fine della strada.
"Aspettavo" mormorai, gli occhi di nuovo oltre il giardino. 
"Cosa esattamente?"
"Che venissi a cercarmi."
Si sfilò la sigaretta di bocca, mi si parò di fronte per guardarmi in faccia.
"Beh ora sono qui. Niall è esaltato per la cena. Torna dentro, è il minimo che tu possa fare."
Abbassai la testa per non incontrare i suoi occhi. "Non vorrei dare fastidio al tuo Zayn."
La nota isterica nella mia voce mi fece quasi paura.
"E' un po' tardi per pensare a questo, non ti pare?" Lou si avvicinò ancora, il fumo della sua sigaretta mi riempì i polmoni. "Ci ho parlato io con Zayn."
"Scommetto che non è stato difficile convincerlo a lasciarmi in pace. Cos'è che gli hai promesso? Una sveltina a fine serata?"
Per un istante credetti davvero di aver solo pensato quelle parole; ma quando Louis inarcò un sopracciglio, sorpreso, capii di essere fottuto.
"Sei geloso, Harreh?" il suo tono era sottile ma eccitato, derisorio ma speranzoso.
Stranamente mi ritrovai riflettere davvero sulla domanda.
Potevo essere geloso di lui?
Pensai al modo in cui mi aveva respinto nel salotto, a come aveva preso Zayn per mano, all'ansia provata nel'attesa che tornasse, che mi si avvicinasse, che mi parlasse.
No, non ero geloso.
Ero solo fottutamente incazzato.
"Geloso?" grugnii, soffocando una risata isterica. "Sarei geloso di te perché abbiamo scopato una volta, Loulou? Perché oggi per divertirmi te l'ho preso in bocca?"
Fremette a quelle parole, mi fissò in silenzio.
"Non mi frega niente di quello che fate tu e Zayn" sputai con disprezzo. "Ma se ti vergogni di me o mi eviti di proposito quando c'è lui, allora ti conviene farlo anche quando siamo soli."
Lui alzò gli occhi al cielo. "E questo sarebbe non essere gelosi?"
Fui davanti a lui in un attimo, gli sollevai la mascella per costringerlo a guardarmi.
"Non ho mai chiesto la tua amicizia, Lou, né le tue attenzioni..." 
O il tuo amore.
"Se vuoi trattarmi come un estraneo, fallo pure. Basta che poi non ti azzardi un'altra volta a tentare di baciarmi."
Lo spinsi via, mi diressi verso il cancello.
"Harry."
Affondai le mani nelle tasche, oltrepassai il giardino.
"Harry, per favore."
Mi voltai.
Era ancora fermo sotto il portico, lo sguardo implorante, i denti affondati nelle labbra. 
"Salutami Zayn" gli gridai, prima di avviarmi da solo lungo il marciapiede.

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