A Kind Of Brothers? (AKOB?) b...

Par serenapittino

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E poi arrivò quel momento, quello che avevo pregato tutto il tempo che non fosse stato ripreso. Sentii Zayn i... Plus

1 NEW BORN
2. HATE
3. WAKE UP
6. RICATTO
5. LO PSICOLOGO
7. IN YOUR MIND
8. COMPITI A CASA
9. PARCO GIOCHI
10. OCCHI
11. RISCHI
12. I WOULD
13. NEXT TO ME
14. BLACK HOLES AND REVELATIONS
15. SOME NIGHTS
16. CHANGES
17. WHAT DO YOU WANT?
18. NEW YEAR & DEJÀ VU
19. BLACKOUT
20. THE DEMONS FROM YOUR PAST
21. WHEN YOU'RE TOO IN LOVE TO LET IT GO
22. SENSI DI COLPA
23. VOICES & TEXTS
24. CAN I HAVE THIS DANCE?
25. BROKEN
26. CRY
27. PHOTOS
28. COMPLICAZIONI
29. GET IT RIGHT
30. SECRETS
31. VIDEO 2.0
32. HURT
33. DADDIES
34. THE LAST DANCE
35. THE CURE
36. FAR AWAY
37. THE QUEEN
38. UNDISCLOSED DESIRES
39. HOLMES CHAPEL
40. THANKS FOR CALLING
41. WATING FOR YOU
42. SHAKE IT OUT

4. VIDEO

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Par serenapittino


Harry

"Harry? Harry svegliati!"
Sembrava facile a dirsi, ma allora perché non riuscivo ad aprire gli occhi?
"Harry! E' il tuo telefono!"
La voce impastata di Liam era vicina al mio orecchio.
Solo in quel momento mi accorsi del vibrare continuo del cellulare sul comodino. Mi sollevai, da dovunque fossi disteso -sul pavimento, sì decisamente sul pavimento- e un dolore lancinante alla spalla mi mozzò il fiato.
"Che cavolo!" sbottai, massaggiandomi le ossa.
Me le sentivo a pezzi. Liam si protese dal letto e con una smorfia sofferente afferrò il telefono.
Me lo lanciò e quello cadde a terra. I miei riflessi non erano certo dei migliori di prima mattina; dopo la dose di botte della sera prima, erano anche peggio.
Ma comunque il cellulare continuò a vibrare. Era Jay.
Sbuffai. Rifiutai la chiamata.

Mi guardai intorno. La camera di Liam era bella, ampia, verniciata di bianco e azzurro chiaro, tanti bei quadri alle pareti, una marea di libri sulle mensole.
Io ero seduto a terra, di fianco al letto, un lenzuolo e un cuscino adagiati sul tappeto mi avevano fatto da materasso.
Liam aveva insistito tanto, la sera prima, perché dormissi nel letto con lui.
"E' a una piazza e mezzo. E non ci proverò con te, te lo assicuro" mi aveva rassicurato, anche se su questo non avevo mai avuto dubbi. Era ridotto male, peggio di me, non aveva la forza nemmeno per respirare, figuriamoci per pensare al mio bel culetto.
Ma comunque non avevo accettato.

Mi sollevai a fatica dal pavimento e mi rinchiusi in bagno.
Passai davanti allo specchio e mi sorpresi di ritrovare solo il labbro inferiore leggermente gonfio, e un graffio sopra l'occhio destro.
Louis faceva tanto lo spavaldo, ma alla fine era lui a picchiare come una checca.
La stessa cosa non si poteva dire di Zayn e dei suoi amici; avevano fatto il culo a Liam, dedicando a me solo qualche calcio.
Mi sentivo quasi in colpa per aver portato Payne con me la sera prima. Quasi.
Dopotutto mi era stato utile, anche se alla fine avevo dovuto guidare io per riportarci a casa; ma senza di lui, dove avrei passato la notte?
Quindi no, non ero pentito di averlo trascinato lì con me, di averlo fatto pestare ben bene.

Ritornai in stanza. Lui era lì, disteso sul letto, il petto a sollevarsi a fatica, lo sguardo perso fuori dalla finestra.
Mi avvicinai, gli sedetti accanto.
"Come stai?"
Lui sospirò. "Peggio delle altre volte ,stranamente."
Notai che l'occhio era più gonfio rispetto alla sera prima, e sul labbro c'era ancora un accenno di sangue raggrumato.
Per il resto sembrava apposto, ma sono sicuro che se si fosse tolto la maglia, l'avrei pensata diversamente.
"Dove ti fa male?"
Strano che mi interessasse davvero saperlo. Mi stavo forse affezionando?
"Tutto" ripose stancamente. "Ma soprattutto qui" si toccò le costole.
Un moto di pietà, simile a quello provato il giorno prima, mi portò a sfiorare per un attimo quel punto.
Lui sussultò. Io ritrassi subito la mano.
"Forse è meglio se ti fai controllare, potrebbero essere incrinate, o cose del genere" bofonchiai.
Liam sbuffò. "Dal medico con mia madre non ci vado."
Lo guardai per un attimo, indeciso. Stavo per offrirmi di accompagnarlo, dopotutto era colpa mia se era ridotto in quello stato.
Invece mi alzai e "Mi sa che è meglio che vada. Se mi becca qui..." borbottai, a disagio.
"Già. Impazzisce quando vede un ragazzo in camera mia."
Rimasi lì impalato per un po', prima di "Allora... grazie" sussurrare, trascinandomi fuori dalla stanza.



Louis

Qualcuno bussò alla porta per l'ennesima volta, mentre Zayn preparava una cartina sulla scrivania.
Alzai gli occhi al cielo.
"Ma che palle! In questa casa non si può stare in pace" sbottai, facendo scattare la serratura.
Aprii la porta di qualche millimetro, appena necessario per riconoscere il faccino di Fizzy dall'altra parte.
"C'è mamma al telefono, vuole parlare con te" mi comunicò in un soffio.
"Te l'avevo detto che non rispondere al cellulare non avrebbe funzionato" commentò Zayn alle mie spalle.
Sbuffai. "Dille che non ci sono."
"Ma Lou..." si lamentò la piccola, prima che le sbattessi la porta in faccia.
Mi buttai sul letto. Cercai di non guardare il mio riflesso nelle specchio sul comodino.
Il livido sul mento iniziava a diventare troppo scuro ed evidente per i miei gusti.
"Ti stai ancora disperando per il tuo bel faccino?"
Zayn si avvicinò, io lo ignorai.
"Se più bello così, fidati" mi sussurrò sedendosi accanto a me. "Troppa perfezione stanca, sai" mi passò un dito sul viso.
Mi sollevai, feci per baciarlo...
E un altro colpo alla porta ci fece sobbalzare.
"Casa tua è un inferno, Tomlinson."
Mi alzai di scatto. "Giuro che le ammazzo" gridai, prima di aprire la porta.
Di fronte a me c'era Lottie, il telefono in una mano, l'altra sul fianco, lo sguardo accigliato.
"Sì mamma, è qui, te lo passo!" esclamò, guardandomi male, per poi scaraventarmi il telefono in faccia.
"Piccola stronza!" sibilai.
Poi risposi, mentre Zayn ridacchiava alle mie spalle.
"Mà?"
Un fiume di parole arrivò inarrestabile dalla cornetta, costringendomi quasi ad allontanarla.
Sai dov'è Harry? Perché non è tornato a casa?! Non risponde al cellulare! Le gemelle sono ancora da zia Sarah? Felicitie ha fatto i compiti? Ti prego esci a cercare Harry!
Un'accozzaglia di lamenti insopportabile.
"Ok, ok!" sbottai, alzando gli occhi al cielo, "Esco, lo cerco e porto anche Felicitie e Lottie dalla zia, ok?"
"No tesoro non c'è bisogno."
"Oh c'è bisogno eccome" le fece eco Zayn, che si era avvicinato abbastanza da sentire le sue urla dal telefono.
Io gli sorrisi, complice.
"Non ti preoccupare" conclusi. "Lo troveremo."
Riattaccai e poi mi affacciai in corridoio.
"Voi due" urlai, "Preparatevi, si va dalla zia!"
Lottie uscì dalla sua stanza. "Siamo capaci di stare a casa da sole" affermò, risoluta.
Le passai accanto, dandole un colpetto in testa. "E' un ordine della mamma."
Zayn mi seguì giù per le scale.
"Hai davvero intenzione di andare a cercare Harry?" chiese, sorpreso.
Alzai gli occhi a cielo. "Certo che no. Voglio solo liberarmi delle mie sorelle. Così poi torneremo qui da soli."
Lui sorrise, mi gettò una pacca sul sedere e nascose lo spinello in tasca.
"Almeno questo non andrà sprecato."



Harry

Rientrai a casa poco prima delle sette. Sarei potuto rimanere fuori anche tutta la notte, ma non volevo che Jay chiamasse la polizia o cose del genere; era capacissima di farlo.
Sgusciai dentro come sempre dalla porta sul retro; sapevo che a quell'ora, il sabato, avrei avuto molte probabilità di trovare la casa vuota.
Ma fui prontamente smentito quando udii delle risate dalla cucina
Mi si congelò il sangue nelle vene.
"Comunque credo di avergli rotto il naso a Payne."
Era la voce suadente e allo stesso tempo irritante di Zayn.
"A volte mi dispiace per lui, sai."
Louis. Quelle parole suonarono immensamente false pronunciate con il suo tono lento e strascicato.
Ero indeciso sul da farsi. Avrei voluto uscire di nuovo, senza farmi vedere, perché non riuscivo nemmeno a sopportare l'idea di dover respirare la stessa aria di quei due.
Però anche il desiderio di entrare lì dentro, tirare un altro bel pugno al mio caro cuginetto, vendicare in qualche modo Liam, dando a Zayn ciò che si meritava, era piuttosto forte.
Ma ero arrabbiato, non stupido. Non mi sarei messo da solo contro loro due.
Per questo non scelsi nessuna delle due alternative.
Semplicemente rimasi lì e sbirciai appena dentro la stanza.
I due ragazzi erano oltre il piano cucina, a meno di due metri da me, ma con le spalle rivolte verso il muro. Riuscivo a vederli di profilo.
Louis era seduto sul marmo a gambe larghe, la schiena rilassata, le mani a massaggiarsi il mento.
Fui felice di notare che il livido del mio pugno era visibile anche da lì.
Zayn era in piedi di fronte a lui, una mano sulla sua coscia, l'altra a tenere una cartina accesa in mano.
Pensai che magari potevo riuscire a salire sopra senza farmi sentire, mi preparai a correre silenziosamente verso le scale...

Ma allora accadde una cosa che mi sorprese a tal punto da impedirmi di muovermi.
Zayn aspirò dalla canna, si avvicinò a Lou e poi, afferratogli i capelli con forza, lo baciò.
Soffocai l'esclamazione scioccata che minacciava di uscire dalla mia gola tappandomi la bocca con la mano.
Ritirai di scatto la testa dalla stanza, nascondendomi di nuovo nel corridoio.
Non potevo credere a quello che avevo appena visto. Mi stropicciai gli occhi, tentai di calmare il respiro.
Louis, il mio caro vecchio cuginetto, quello che aveva preso in giro Liam tutta la sera, quello che mi aveva pestato solo qualche ora prima, dandomi del finocchio, se ne stava lì, ad amoreggiare con il "suo migliore amico".
Soffocai una risatina.
Louis era come me, e io non me ne ero accorto. Assurdo.
Ricordai che la prima sera, quando l'avevo visto, sbronzo e bellissimo come non mai, avevo sperato che lo fosse.
Ma in ogni caso non avresti potuto scopartelo, Harry.
E' tuo cugino!
Scacciai quella noiosa cantilena dalla mia testa. Il problema non era il grado di parentela, ma l'odio che provavo per lui. Solo quello, per il momento, mi aveva impedito di saltargli addosso.

Un gemito piuttosto forte proveniente dalla cucina mi fece tornare alla realtà.
Spalancai gli occhi, scivolai lentamente lungo il muro, fino a sedermi a terra.
Avevo una voglia matta e inspiegabile di guardare lì dentro di nuovo.
"Cazzo, odio quando mi mordi lì."
La voce di Louis era ansimante, alterata dall'eccitazione.
Senza riuscire a trattenermi, mi voltai.
Ciò che rimaneva della canna era a terra. Zayn era in piedi, le mani sui fianchi di Lou, la bocca sul suo collo. Louis era ancora seduto sul bancone, le gambe strette attorno al bacino dell'altro, le mani tra i suoi capelli, la schiena inarcata, per aderire completamente al suo corpo.
Zayn rise forte, di gola. Vidi la sua testa abbassarsi, vidi le sue dita armeggiare con la camicia di Lou.
"AH! " gridò questo poco dopo.
Scostò bruscamente il volto sorridente di Zayn dal suo petto.
Vidi un morso grande, rossissimo, campeggiare sulla sua pelle chiara, proprio accanto al capezzolo.
"Scusa" mugugnò l'altro, per niente dispiaciuto.
Lou gli prese la testa con entrambe le mani e lo guardò per un attimo, costringendolo a restare immobile.
Zayn non si lasciò domare. Gli aprì la camicia, mentre la sua risata isterica invadeva la stanza, e lo spinse con forza, finché Lou non si ritrovò sdraiato, la schiena schiacciata contro il marmo.
Sorrisi, dal mio nascondiglio contro il muro. "Ma come siete carini" sussurrai tre me e me.
Afferrai il cellulare quasi senza pensarci, il battito già più forte, un senso di perversa soddisfazione ad alleggerirmi il petto. Un bel video hard sarebbe bastato a vendicarsi di quei due.
Quando premetti play, Zayn iniziò a percorrere il petto dell'altro con la bocca, per poi accarezzargli gli addominali con la lingua, morderlo appena sopra l'inguine.
Lou sussultò, inspirò forte, non riuscì a trattenere un gemito.

Allora qualcosa di completamente diverso dall'odio e dal desiderio di vendetta, si impadronì del mio corpo.
Un calore penetrante e viscerale mi invase lo stomaco, il cuore iniziò a battere più forte nel petto, il mio respiro divenne un ansito.
Mi stavo forse eccitando per quei due?
Non avrei potuto odiare di più il mio corpo in quel momento.
Distolsi lo sguardo dalla scena in cucina, cercando di riprendermi.
Ma gli ansiti e i gemiti, prima soffocati, ormai arrivavano distintamente alle mie orecchie.
"Zayn dai!"
La voce esigente e allo stesso tempo supplichevole di Louis mi fece venire un brivido alla schiena.
Devi andartene di qui Harry, o sarai costretto a farti una sega mentre li guardi mi avvisò di nuovo la vocina nella mia testa.
Mi vergognavo di me stesso, della mia debolezza, di quello che loro mi stavano facendo provare.
Ma di nuovo i miei occhi, senza che potessi controllarli, si spostarono sui loro corpi avvinghiati stretti, la pelle candida di uno e quella scura dell'altro unite sul marmo bianco, le mani impazienti, arroganti, pretestuose, che cercavano, artigliavano, stringevano, senza accennare mai ad una carezza.
Il moro scese lungo il ventre di Louis, la lingua sfacciata a percorrere senza sosta gli addominali asciutti.
Sospirai d'eccitazione insieme a mio cugino quando l'altro gli abbassò i boxer e scoprì la sua erezione, quando la mise in bocca per intero, subito, senza nemmeno stuzzicarla un po', quando iniziò a succhiare così forte che riuscii a sentire il rumore della saliva persino da lì.
"Cazzo" imprecai, premendo un pugno sul cavallo troppo stretto dei pantaloni.
Il mugolio di Louis che seguì mi fece perdere il controllo. Mi affondai i denti nelle labbra, slacciai la patta, sfiorai l'eccitazione appena accennata...
E mi fermai.
Che stavo facendo? Potevo permettere a quei due di controllarmi così? Di rendermi schiavo dell'istinto?
E soprattutto avevo il diritto di provare piacere, di lasciarmi andare come un tempo, di cedere al desiderio come se fosse la cosa più importante, dopo quello che era successo?
Richiusi la zip dei pantaloni.
Perché diavolo mi ritrovassi a pensare ai miei genitori in momenti del genere, non lo sapevo nemmeno io.
Fatto sta che il loro volto stampato nella mente bastò a mettere a tacere ogni desiderio.
Mi alzai, corsi verso la porta e uscii, sbattendomela forte alle spalle.





Louis

La bocca di Zayn era calda e accogliente come sempre. La lingua invitante, avvolgente; mi accarezzava la base, si distendeva veloce per tutta la mia lunghezza, leccava la punta con voracità, succhiava con impazienza.
Sentivo la pelle tesa pulsare contro gli angoli della sua bocca, la punta sbattere ritmicamente contro il suo palato, la saliva scivolarmi tra le gambe.
Il calore al basso ventre aumentò. Gemetti, lo afferrai dai capelli, spinsi il bacino con foga contro il suo viso, l'erezione fino in fono alla sua gola.
E nonostante gli affondi sempre più intensi, nonostante l'orgasmo che avevo già raggiunto, con un grido smorzato, nonostante lui continuasse a succhiare e ingoiare così forte da farmi male, lo sentii.
Il rumore di una porta che sbatteva.
Mi sollevai di scatto. Anche Zayn lo aveva sentito, si liberò finalmente la bocca e si rimise in piedi, circospetto.
"Cos'è stato?" chiese con voce impastata, pulendosi quel po' di sperma che gli era rimasto sulle labbra.
Io scesi dal marmo in un lampo, mi risollevai i pantaloni e mi guardai attorno, allarmato.
Il mio sguardo si posò sulla porta sul retro: non era chiusa bene, continuava a sbattere contro lo stipite, cullata dal vento.
"Cazzo" esclamai, fiondandomi in corridoio.
Zayn mi seguì, mentre si riabbottonava la camicia, lo sguardo per niente preoccupato.
"E' solo una porta LouLou."
"Ma prima non era aperta" gli ringhiai contro.
Mi avvicinai, la chiusi e "Felicitie? Lottie?" chiamai, verso il corridoio.
Sperai con tutto il cuore che nessuna di loro mi rispondesse.
E infatti il silenzio della casa vuota fu tutto ciò che riuscii a sentire.
"Non c'è nessuno Tommo!" sbottò Zayn, cingendomi la vita con braccia decise.
"Ma qualcuno potrebbe anche essere uscito."
Mi svicolai dalla sua presa e riaprii la porta.
Il giardino era vuoto.
Mi passai una mano sulla fronte sudata.
"Dio! Spero che non fosse qualcuna delle mie sorelle!"
Zayn fu di nuovo dietro di me, sentii la sua stretta forte sulle spalle.
"E anche se fosse? Direi che potrebbe essere stata la loro prima lezione sui pompini..."
"Zayn!"
"Che c'è? Tra qualche anno gli sarà utile, no?"
Scossi la testa disgustato. "Le mie bambinenon faranno pompini a nessuno, chiaro?"
Zayn ridacchiò. "Ok, smettila con questa gelosia da fratello maggiore" si appoggiò alla mia schiena, sentii la sua erezione premermi contro le natiche "Andiamo di sopra. Devi ricambiare il favore. "


Harry

Suonai al campanello di nuovo, più forte, più a lungo, finché il dito con cui pigiavo non iniziò a farmi male.
Sentii delle urla all'interno della casa, un rumore confuso di passi e poi la porta si aprì.
Una donna sulla cinquantina, alquanto sciatta, occhi vitrei, capelli in disordine e con la tinta sbiadita, mi si presentò davanti.
"E tu chi diavolo sei?" mi apostrofò rabbiosamente.
"Sono un amico di Liam. Posso entrare?" snocciolai veloce, senza presentarmi, tenderle la mano, o fare qualsiasi altra cosa potrebbe ritenersi "normale" in una situazione del genere.
Non so se furono il mio atteggiamento maleducato, il modo sfrontato in cui avevo suonato il campanello, o semplicemente le mie parole, a farla incazzare ancora di più.
"Un amico di Liam?" ripeté, sarcastica. "Oh lo vedo, anche tu sei combinato uno schifo in faccia."
Involontariamente mi passai una mano sul labbro gonfio mentre quella "Beh sai una cosa, ragazzo?" continuava, inviperita. "No, non puoi entrare. Andate a farle da un'altra parte le vostre riunioni..da..da..."
Si interruppe, fremente di collera e frustrazione, le labbra tremanti.
"Da gay?" conclusi io, più divertito che offeso da quella scena a dir poco penosa.
"Sì beh, quelli come voi" sputò lei, squadrandomi da capo a piedi. Poi fece per chiudermi la porta in faccia.
Non so dove trovai il coraggio, o meglio la sfacciataggine, per infilare il piede tra lo stipite e la porta, ed impedirle di farlo.
"Mi scusi" sussurrai, sicuro che il mio sguardo non mostrasse il minimo desiderio di perdono, "Devo parlare con Liam. E' importante."
La donna mi fissò, scioccata e contrariata, per un attimo pensai che mi avrebbe ucciso. Invece, dopo un silenzio decisamente troppo lungo, "Sei il suo ragazzo?" chiese con voce minacciosa e spaventata insieme.
Io sorrisi. Stava cedendo.
"No,sono solo uno che ha intenzione di farla pagare e chi ha ridotto così" mi indicai la faccia, eloquente, "..me e suo figlio. Lei vuole che Liam si faccia rispettare, non è vero? Lasci che gli insegni come si fa."
Gli occhi della donna sgranarono, la bocca si contorse in una smorfia di stizza e indecisione.
Alla fine aprì la porta.
"Sai il fatto tuo, ragazzo" commentò, acida, mentre salivo le scale.
Le rivolsi solo un leggero cenno del capo e mi fiondai nella stanza di Liam.

"Harry?" esclamò lui, non appena mi vide, strabuzzando gli occhi.
"Sì, lo so come mi chiamo" ironizzai. Poi mi sedetti sul letto, dove era ancora disteso.
"Che ci fai qui? Come hai fatto ad entrare? Mia madre..." farfugliò.
"Si tua madre" afferrai il pc portatile e lo tolsi dalle sue gambe per guardalo meglio in faccia. "Un tipetto interessante devo dire."
Le sue guance si tinsero di rosso.
"Ti ha avrà trattato da schifo."
Sospirai. "Beh, ho ricambiato, non preoccuparti" sfilai il telefono dalla tasca, glielo porsi. "Comunque, voglio che tu veda una cosa."
Lui aggrottò la fronte, poi premette play.
I suoi occhi dolci divennero due fessure, le mani presero a tremargli. Dopo nemmeno trenta secondi interruppe il video e mi lanciò il telefono in grembo, disgustato.
Ok forse, dato il suo interesse per Zayn, non era stato molto carino mostrargli il filmato di quei due così, senza nessun avviso. Ma ai sensi di colpa di avrei pensato più tardi.
Così, "Lo sapevi?" lo incalzai, senza alcun tatto. "Sapevi che Zayn e Lou stanno insieme?"
L'eccitazione nella mia voce era palpabile.
E Liam, con il suo tono smorto e cadente, rischiò quasi di smorzarla.
"No. Lo immaginavo però."
"Quindi Lou non vuole farlo sapere in giro?"
"Non credo" rispose atono. "Cioè, di Zayn lo sanno praticamente tutti..."
Inarcai un sopracciglio, sorpreso.
"Pensavi che fossi tanto stupido da innamorarmi di un etero?" si giustificò lui, scrollando le spalle.
"Woo" sospirai, scuotendo la testa. "quei due sono le persone più ipocrite che abbia mai conosciuto."
Liam annuì tristemente.
Ma ero sicuro che la mia idea avrebbe riportato il sorriso anche sul suo viso.
"Mettiamolo in rete."
Si voltò di scatto verso di me. "Cosa? Sei pazzo?"
Sorrisi, risoluto. "Perché? Possiamo fargliela pagare per ieri. Potrai vendicarti per tutto quello che ti hanno fatto! La smetteranno di tormentarti."
"Smettila."
Mi interruppe, sguardo duro, voce lapidaria.
"Io non voglio vendicarmi di niente, Harry. Quello che vuoi fare è più squallido di tutto ciò che loro hanno fatto a me! Organizzare un coming out forzato per tuo cugino, ti rendi conto? Sai com'è difficile uscire allo scoperto, sai che se lui non è ancora pronto, questa cosa potrebbe distruggerlo."
Mi sollevai dal letto, gli rivolsi uno sguardo di commiserazione. "E' proprio questo che voglio."
Lui abbassò gli occhi, intimidito. "So che stai male per un sacco di motivi, Harry. Non penso che tu voglia colpire Lou solo per ieri. Ma far soffrire gli altri, non ti farà stare meglio."
Strinsi i pungi, abbassai lo sguardo.
Come si permetteva di tirare in ballo quell'argomento? Come poteva anche solo pensare di poter parlare del mio dolore, di poterlo capire?
Non avevo bisogno delle sue frasette da psicologo. Non avevo bisogno di lui.
"Sai perché ti trattano così Liam?" sputai, tagliente "Non è perché sei gay ma perché non hai spina dorsale. Sei semplicemente patetico."
Aspettai il tempo necessario perché le mie parole velenose raggiungessero la fibra del suo essere.
Lo vidi sussultare, respirare a fatica, abbassare la testa, sottomesso.
"Ecco vedi? Un altro al tuo posto mi avrebbe preso a pugni."
Poi me ne andai.
Avrei fatto da solo. Mi sarei vendicato di Lou, in qualche modo. L'avrei fatto soffrire, se lo meritava.
Il video era lì, nel mio telefono. Dovevo solo trovare un modo per sfruttarlo.


Louis

"Tommo!"
Sbuffai, vedendo Lottie che mi veniva incontro. Avevo sperato che entrare dalla porta sul retro mi avrebbe evitato scocciature; a quanto pare mi sbagliavo.
"Che vuoi?"
Continuai a camminare per il corridoio, diretto alle scale, mentre lei mi trotterellava dietro.
"Ti ho chiamato al cellulare fin'ora!"
"Davvero? Non l'ho sentito."
In realtà l'avevo sentito anche troppo e Zayn era stato tentato di buttarlo dal finestrino.
"Mamma ti doveva chiedere una cosa."
"Se si tratta di Harry no, non sono riuscito a trovarlo."
Salii sul primo gradino, deciso a concludere la conversazione con quella piattola.
"Non è per quello. Comunque ti aspetta sopra."
"Sopra?" sbuffai.
Speravo non fosse seduta sul mio letto, pronta per una ramanzina. Odiavo vederla ficcare il naso in camera mia.
Ma quando vidi la luce della mia stanza accesa, capii che non avevo scampo.
Entrai, sospirando, pronto a sorbirmi tutte le sue lamentele.
Ma ciò che trovai lì dentro, fu molto peggio di una madre incazzata.
Il mio letto era stato spostato sotto la finestra. Dalla parte opposta, contro il muro, ne era stato sistemato un altro.
Accanto c'era mia madre, che trafficava con delle lenzuola.
Vicino all'armadio, intento a giocherellare con gli adesivi attaccati sul legno, c'era Harry.

"Che cavolo succede qui?"
Mia madre sollevò lo sguardo dal letto appena sistemato. "Ah Lou, sei tornato."
Entrai in stanza come una furia. Quel suo tono calmo e rassicurante non mi piaceva per niente.
Che diavolo stava facendo alla mia stanza, alle mie cose? E soprattutto perché lui era lì?
Mi avvicinai a lei, cercando di contenere il volume della voce.
"Che. cazzo. succede. qui?" sillabai di nuovo.
Mia madre sgranò gli occhi, sospirò, si passò una lingua sulle labbra.
Sapevo che odiava quando le parlavo così, sapevo che le ricordavo mio padre, che in qualche modo la spaventavo.
"Non usare queste parole, LouLou."
La voce sarcastica di Harry salvò mia madre dal mio sguardo di ghiaccio.
Lo guardai in faccia, per la prima volta da quando l'avevo lasciato, sanguinante, accasciato al muretto accanto al Dreams.
Aveva il labbro un po' gonfio e un brutto livido, con tanto di taglio, vicino al sopracciglio destro.
Ma per quanti pugni gli avessi dato, per quanta soddisfazione provassi nell'averlo ridotto in quello stato, il suo volto mi appariva ancora dannatamente perfetto.
La luce provocatoria non era scomparsa dagli occhi verdi, le fossette sulle guance erano ancora al loro posto, schifosamente adorabili.
E il sorriso, quel sorriso spudorato che usava per coprire ogni traccia delle sue debolezze, quello che mi aveva fatto girare la testa la sera prima, quello che mi aveva convinto a picchiarlo sempre più forte, sperando di non poterlo più rivedere, desiderando di non essere più sottomesso al suo incantesimo, quel sorriso si apriva sul suo viso in modo insopportabile.

Distolsi gli occhi a forza da quel volto. Mi girai di scatto verso mia madre.
"Vuoi spiegarmi che succede?" sibilai.
"Ho pensato che.." mia madre deglutì. "Sarebbe meglio se Harry dormisse qui. L'altra camera era troppo piccola..."
Gli occhi inquieti scattarono verso il diretto interessato.
Capii che non era quello il motivo del cambio di stanza, ma non insistetti. Quella donna era troppo stressata, non volevo che mi si aizzasse contro.
"Vado a prenderti un cuscino" esclamò subito dopo, rivolta ad Harry, forse proprio per evitare altre domande.
Rimanemmo soli.
Ignorandolo. attraversai la stanza e mi buttai sul letto.
"Quindi saremo compagni di stanza."
Non capii il suo commento. Più che irritato, sembrava divertito.
"Cos'hai detto a mia madre per i lividi?" chiesi noncurante.
Lo sentii sospirare.
"Non preoccuparti, non sono tipo da andare a lamentarmi con lei. Non sa niente."
Grugnii soddisfatto.
Lui fece un giro per la stanza, guardandosi intorno, calmo. "Sai in parte è colpa tua se sono qui."
Ma perché non la smetteva di parlare? Non era mai stato tanto loquace.
"E perché?" chiesi, irritato.
Mi sollevai sui gomiti per guardarlo. Aveva ancora quel maledetto sorriso stampato in faccia.
"Tua madre ha paura per me. Lo psicologo le ha consigliato di non farmi stare mai troppo a lungo da solo, crede che possa fare qualche cazzata..."
"Anche se non sei solo, io certo non intralcerò le tue manie di suicidio" lo interrupi sbuffando, "Al massimo ti darò una mano a toglierti dalle palle."
"..ma sono stati i lividi sul viso" continuò, imperterrito, "a convincerla a spostarmi qui con te."
"Se sapesse che sono stato io a farteli..."
Harry non abbandonò la sua aria spavalda e si sedette ai piedi del mio letto.
Gli rivolsi uno sguardo tanto tagliente che mi stupii di non vederlo rinunciare istintivamente all'idea di starmi così vicino.
"Infatti le ho detto che avrei preferito stare con Lottie. Ma in effetti sarebbe stato imbarazzante."
Mi misi a sedere.
"Vuoi stare zitto? Non diventerò il tuo confidente perché siamo in camera insieme. Ora alzati da qui e non rompere, oppure dovrò spaccarti di nuovo la faccia."
Contro ogni mia aspettativa, Harry scoppiò a ridere. Si alzò dal letto, sollevò le mani in segno di resa.
"Non ti conviene farlo, Lou. Lo dico per il tuo bene" sussurrò.
Poi uscii dalla stanza, lasciandomi basito sul letto.
Non l'avevo mai visto così di buon umore, così sicuro di sé.
E sapevo che questo non voleva dire nulla di buono.

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1557 - Simone è figlio di un'importante casata fiorentina; Manuel va a bottega da uno dei più geniali artisti del tempo. Si incontreranno e tutto acq...
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