The First Hybrid // KLAUS MIK...

By ElenaDeTomasi

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Ambientata a Mistyc Falls. Emily è una ragazza spontanea, coraggiosa, che accetta tutti per ciò che sono. Non... More

Trama
CAPITOLO 1 - Emily
CAPITOLO 2 - Il Ballo
CAPITOLO 3 - Scontro
CAPITOLO 4 - Risveglio
CAPITOLO 5 - Compassione
CAPITOLO 7 - Kol
CAPITOLO 8 - Dubbi
CAPITOLO 9 - Attimi di Paura
CAPITOLO 10 -Un inspiegabile legame
CAPITOLO 11 - Che la fine abbia inizio
CAPITOLO 12 - Uno strano ottimo umore
CAPITOLO 13 - Scappando dagli incubi

CAPITOLO 6 - Piano perfetto

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By ElenaDeTomasi

CAPITOLO 6

Pov Klaus

"devo svolgere delle commissioni" avvisai Emily, quando stavo per uscire "non provare nemmeno a scappare" la avvertì duro avvicinandomi.

"come potrei?" chiese sarcastica in risposta.

"dico davvero" asserì con sguardo glaciale.

Lei alzò gli occhi al cielo sbuffando e si mise seduta sul divano "contento?" domandò poi.

Feci un sorriso compiaciuto e poi me ne andai. Rimasi stupito di non aver nemmeno dovuto minacciarla.

Mi diressi ad un bar lì vicino: dovevo incontrare una persona.

"Allora, novità?" domandai al vampiro di fronte a me mentre si sedeva.

"Ho trovato un branco di lupi" rispose lui "andiamo?".

"come sei impaziente Stefan" constatai io "possiamo aspettare un'altra settimana, la luna non sarà piena prima di allora" spiegai.

Lo vidi nervoso, e non poco. Mi nascondeva qualcosa. Poi però mi illuminai.

"hai tanta fretta perchè pensi che facendomi partire prima, libererò Emily?"domandai.

Lui sembrò spaesato per un istante ma poi si riprese "dovresti lasciarla andare".

"parlami un po di lei" gli ordinai in un sussurro mentre fremevo dalla curiosità.

"quella ragazza ha sofferto già abbastanza nella sua vita, non ha bisogno anche di te che le crei problemi" rispose infastidito.

"non dirmi che è una specie di Elena 2.0" ridacchiai io.

"non lo è affatto" constatò onestamente lui "il suo carattere è diverso da quello di Elena e, beh, anche la sua vita è stata molto diversa".

"che intendi dire?" domandai stranito.

"Elena ha iniziato a soffrire da due anni, quando sono morti i suoi genitori" spiegò per poi riprendere "Emily invece quel genere di sofferenze le ha da quando era piccola" respirò a lungo come se gli costasse molto dire quel che stava per dire "Emily ne ha passate di peggio, e se devo dire la verità, è molto più forte di Elena".

"sì beh, l'ho notato dal carattere" dissi ridendo lievemente ripensando alla sua sfrontatezza.

"ma è da sola ora?" domandò quasi preoccupato.

"sì... se dovesse scappare la troverò" spiegai con noncuranza. Se dovesse solo provarci la ucciderò con le mie mani, anche se sarebbe un peccato.

Lui scoppiò a ridere lasciandomi stordito e confuso "non è questa la questione" disse continuando a ridere "lei non scappa; lei si vendica" continuò divertito "a quest'ora ti avrà già distrutto la casa".

Alzai gli occhi al cielo, avrei dovuto immaginarmi che così tanta obbedienza da parte sua voleva dire solo il contrario. Eppure continuavo a pensare che non sarebbe rimasta lì non vedendomi rientrare, ma sarebbe scappata.

"beh, è meglio che vada" proclamai alzandomi "tra una settimana partiremo" lo avvertì.

"io intanto cosa faccio?" mi chiese.

"quello che vuoi, non mi importa per ora" gli risposi vago alzando le spalle.


Tornai a casa solamente dopo due ore. Volevo vedere se con così tanto tempo, davvero non sarebbe scappata. Non appena arrivai sentì un'enorme rumore di musica che proveniva dall'interno. Camminai lentamente e con la stessa calma aprì la porta. Il pavimento ed ogni parete tremavano, come se ci fosse un lieve terremoto. Ma era solo la musica troppo alta.

Quando entrai la vidi con una bottiglia di Barbon in mano mentre ballava in modo..beh, sexy. Era molto rilassata e divertita.

La osservai bene. Dovevo ammettere che era attraente. Insomma.. di donne in mille anni ne avevo viste parecchie e non dico che lei fosse la più bella. Però, il viso angelico, unito a tutte le curve al posto giusto e al suo carattere, facevano sì che lei fosse molto attraente, almeno per me. Mi ripresi dai miei pensieri domandandomi anche perchè li stessi facendo.

Spensi la musica direttamente dallo stereo. Lei si girò a guardarmi infastidita.

"guastafeste" mi disse irritata con una voce leggermente diversa dal solito. Era ubriaca. Notai la bottiglia mezza vuota.

"hai bevuto mezza bottiglia da sola?" domandai scioccato.

"in realtà, questa è la seconda" mi corresse con una voce quasi da bambina.

"sì beh, ora è meglio se ti porto a dormire" constatai sbuffando. Dovevo fare anche il baby sitter.

"beh, potresti farlo" poi prese fiato "oppure divertirti con me" propose lei.

I miei occhi si spalancarono lievemente e la guardai con entrambe le sopracciglia alzate. Il primo pensiero a quella frase, devo ammetterlo, non fu dei più puri. Lei sembrò accorgersene.

"oh, non in quel senso!" si affrettò a dire arrossendo violentemente "volevo dire che..." ma poi ci rinunciò "ah lascia stare".

La vidi sdraiarsi, barcollando, sul divano.

"non avrai intenzione di dormire lì?" chiesi.

"è pomeriggio!Non ho voglia di andare a letto" piagnucolò lei.

Mi sedetti per terra, portando il mio volto all'altezza del suo, per poterla guardare negli occhi.

"tra una settimana sarai libera" le sussurrai spostandole una ciocca che le copriva in volto "se non ti farai uccidere prima" finì con un tocco di divertimento.

Lei sorrise lievemente, ma il suo sorriso era spento.

"che cosa c'è?" le domandai con forse un po troppa gentilezza. Non era da me, ma per fortuna era troppo ubriaca per ricordarselo.

"tua sorella ogni giorno trovava un modo diverso per farmi divertire, e non mi lasciava mai da sola" sussurrò lei guardando il soffitto.

Provai un lieve fastidio a quelle parole. Ma non so cosa fosse. Irritazione? Gelosia? Invidia di mia sorella?

Le vene sotto i miei occhi si ingrossarono, senza che io le potessi controllare. Lei si voltò a guardarmi e io girai di scatto il volto. Non seppi spiegarmi perchè i miei occhi mutarono, e nemmeno perchè li nascondessi, però non volevo che lei mi vedesse così.

La sua mano arrivò al mio viso con un tocco lieve. Mi accarezzò lievemente la guancia invitandomi a guardarla. Girai, lentamente, il volto verso di lei. Accarezzò le vene ingrossate sotto i miei occhi. Il suo tocco, mi fece arrivare scariche al cuore che non sentivo da tanto tempo. Il suo sguardo, non era affatto spaventato, anzi, era curioso e quasi meravigliato.

"dai, ti porto nella tua stanza" dissi allontanandomi di colpo per poi prenderla in braccio.

"la mia stanza?" chiese ridendo.

"sì... la mia...cioè.. hai capito!" finì frettoloso adagiandola sul letto.

Pov. Emily

Mi svegliai con i raggi del sole che mi illuminavano il viso. Mi stiracchiai e un forte mal di testa mi invase. Mi guardai intorno. Non ricordavo nulla dopo la prima bottiglia di Barbon. Ero in camera di Klaus (dove dormivo da oltre una settimana). Come ci ero arrivata?

Mi vestì in fretta e poi uscì dalla stanza a passo di bradipo.

"Buongiorno" mi salutò Klaus guardandomi da capo a piedi.

"'giorno" boffonchiai con voce impastata dal sonno.

"mi hai portata tu a letto ieri sera?" chiesi.

"sì, ti ho preparato una bustina di medicinale per il mal di testa" disse indicandola.

"grazie" sussurrai con non poco stupore.

Lui sembrò pensieroso ma in un attimo tornò il Klaus di sempre "che non ti salti più in mente di alzare di nuovo la musica in quel modo!".

"va bene" dissi sospirando.

"devo uscire anche oggi. Stai qui, seduta, e non fare nulla!" mi ordinò duro.

"che cosa?" la mia voce uscì con un acuto.

"hai sentito!" ribadì lui.

"altrimenti?" domandai sfidandolo.

Lui si avvicinò al mio orecchio sussurrando "altrimenti questa volta non avrò la pazienza del solito, e potrebbe finire molto male".

Rabbrividì a quelle parole ma allo stesso tempo mi innervosì.

"chiaro?" domandò con un sorriso di vittoria in volto. Quel sorriso glielo avrei tolto a qualsiasi costo.

"cristallino" sibilai mentre un'espressione di sfida mi illuminò il volto.

Non mi sarei mai sottomessa a lui. Non gliela avrei mai data vinta. Era la guerra che voleva? Bene!

Non appena uscì, iniziai a girovagare per la casa in cerca di qualcosa che mi permettesse di vendicarmi. Entrai in tutte le stanze ma non c'era nulla. Ne mancava una, che però, ovviamente, era chiusa a chiave. Mi tolsi la forcina per i capelli. Molto spesso mi chiudevo fuori casa, dimenticandomi dentro le chiavi, quindi avevo esperienza nello scassinare le porte. Infatti con non troppo sforzo la aprì, per poi richiuderla alle mie spalle. C'erano delle scale che scendevano. Mi vennero i brividi. Le percorsi molto lentamente ma non prima di aver acceso la luce. Una volta che finirono mi trovai in una specie di cantina molto buia, dove c'erano cinque bare. Subito capì ed un lampo di genio mi pervase: avevo un piano perfetto.

ALCUNE ORE DOPO

"che diavolo stai facendo?" mi chiese lui con non poca rabbia. Lo stavo aspettando.

"secondo te?" chiesi mentre tenevo una mano sul pugnale nel cuore di Rebekah.

"non osare..." non fece a tempo a finire che lo estrassi.

I suoi occhi divennero gialli e le vene sotto i di essi si ingrossarono notevolmente. Tutto procedeva secondo i piani. Non appena mi fu vicino, affondai il pugnale nel suo corpo, riuscendo a distrarlo quel tanto che bastava per rompergli l'osso del collo. Non appena toccò il suolo rabbrividì.

Lasciai il pugnale nel cuore di Klaus, ero consapevole che lo avrebbe rimesso alla sorella. Mi dispiaceva immensamente. Avrei tanto voluto salvarla ma sapevo che non sarei mai riuscita a liberarla. Però in quel momento lui doveva credere che fosse quello il mio obbiettivo. Salì in fretta le scale, sperando davvero che ciò che volevo realmente fare, funzionasse.

Dopo una trentina di minuti l'ibrido spuntò fuori dalla porta. Nel suo volto c'era un cenno di vittoria, povero illuso.

"ti manca così tanto la mia sorellina eh? Non riuscirai a svegliarla" disse avvicinandosi.

"lo so" ammisi sorprendendolo.

Non potevo davvero credere che ero riuscita a farlo senza che lui se ne accorgesse.

Lui capì che c'era qualcos'altro "che cosa pensavi di fare in cantina Emily?".

Io mi misi a ridere, non ce la facevo più a tenermi.

POV. Klaus

C'era qualcos'altro, il suo piano non era solo di liberare mia sorella, anzi, forse non aveva nemmeno considerato l'idea di riuscire a liberarla.

"io sapevo perfettamente che non sarei mai riuscita a liberare Rebekah" confermò lei.

"che cosa volevi fare?" domandai arrabbiato prendendola per il collo e sbattendola al muro.

Nel suo sguardo c'era vittoria "non è questione di cosa pensavo di fare" scosse la testa divertita lei "la vera domanda è: che cos'ho fatto" rise portandosi una mano dietro la schiena ed estraendo qualcosa.

Nei miei occhi iniziò ad esserci puro terrore. Lei sventolò lievemente quell'oggetto davanti a me: una delle daghe. Quella di mia sorella l'avevo già rimessa al suo posto, quindi...

"chi hai liberato?".


ciaooooooo.... eccomi tornata con il sesto capitolo che spero davvero vi sia piaciuto :D hehehe Emily in fatto di astuzia non la batte nessuno... in più per certi versi è la versione femminile di Klaus: solo che ha meno istinti di onnipotenza e omicidi... chi avrà liberato? beh chiunque sia ha dei buoni motivi per avercela con lui xD

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