Mend the Broken [Italian Tran...

By pezharls

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La storia dell'incontro tra una ragazza piena di paure e un ragazzo pieno di rabbia. ______________________ ... More

Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 9.
Capitolo 10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
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Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33

Capitolo 8.

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By pezharls

a/n Logan Lerman presta l'immagine a Austin

Ero passate ore da quando Harry se ne era andato ma non riuscivo a togliermi di dosso la sensazione delle sue braccia avvolte attorno a me. Anche ora, a lavoro, riuscivo ancora a sentire il suo profumo e il tessuto della sua maglietta contro la guancia. Le sue braccia muscolose attorno a me prottetive e sentivo ancora la sua profonda voce che mi sussurrava quelle parole.

Fidati di me.

Il suo comportamento mi aveva confusa perchè continuavo a pensare alla scorsa notte e come aveva reagito. Ogni singola mia teoria riguardo la sua rabbia erano state confermate. Era decisamente qualcuno da temere e finalmente capivo le occhiate che gli avevano rivolto i passanti.

Mi aveva stretta fino a quando non avevo smesso di piangere qualche minuto dopo. Gli avevo lasciato una macchia sulla maglia per via delle mie lacrime ma non se ne era preoccupato. Aveva continuato a fissarmi, i suoi occhi non si distoglievano mai dai miei, con il cipiglio fermo sul suo volto.

Non sapevo cosa fare perché non mi ero mai trovata in una situazione simile. Gli avevo permesso di abbracciarmi? Può sembrare una cosa da nulla, ma non per me, gli abbracci sono come delle trappole: qualcuno mi stringe con forza e io non posso liberarmi. Sono, in un certo senso, vulnerabile.

Ma non mi ero sentita intrappolata con Harry, mi ero sentita ... non so. Era come se mi stesse proteggendo, e non so come sentirmi a riguardo.

Quando mi aveva lasciata andare, tutto era improvvisamente tornato e la mia mente si era riempita di pensieri.

Che faccio ora? Come mi comporto? Come si comporterà lui con me?

Mi sentivo così confusa e sopraffatta che feci la prima cosa che mi passò per la mente: lo spinsi lontano da me.

Gli dissi che dovevo prepararmi per andare a lavoro, il che non era vero perché mancavano ancora diverse ore al mio turno. Ma per una volta, sembrò realmente credere ad una delle mie bugie, o forse aveva capito che avevo bisogno di stare da sola. Comunque, annuì. Dopo avermi fatto promettere di chiamarlo ogni volta che mi sarei sentita spaventata, se ne andò, lasciandomi lì in piedi a fissare la porta confusa e sentii ancora la sua presenza, la sua pelle calda e i brividi del suo tocco.

Non avevo nulla per potermi distrarre da tutta quella situazione visto che avevo finito le consegne per scuola, così andai a lavoro prima. Il mio capo mi fece davvero lavorare. Forse era scioccata e si sentiva male per me, notando le borse scure sotto i miei occhi e la mia voce graffiante dovuto alle urla dell'altra notte e per la mia discussione con Harry quella mattina. Ma comunque, mi aveva fatto timbrare, dicendomi che non avrebbe pagato a pieno le mie ore in più. Io annuì solamente, non aspettandomi di più, e indossai il grembiule, andando immediatamente ad accogliere i clienti.

Il tempo passava con il passare delle ore. Cercavo di non stressarmi e di non preoccuparmi per l'uomo della scorsa notte e come era apparso improvvisamente nella caffetteria spaventandomi senza qualcuno che mi aiutasse. Ma dopo un po', la calma prese il controllo del mio corpo mentre la routine da cameriera si ripeteva continuamente. Comunque, le immagini di lui che mi baciava e mi stringeva erano ancora prevalenti nella mia mente, e non riuscivo a stare vicino a nessuno, così mi tenni a debita distanza quando ci riuscivo.

Il posto si sgombrò piano piano prima dell'ora di cena, così mi ero seduta dietro il bancone con un libro in mano, riguardava una tenace detective alla quale non riuscivo a mettermi in relazione, ma era bello impersonarmi in lei per un po' di tempo. Andava tutto bene, finché il campanello della porta non suonò e alzai lo sguardo, con un lieve sorriso.

Rose entrò dalla porta con un grande sorriso attirando la mia attenzione. Feci cadere il libro e corsi verso di lei, avvolgendola con un grosso abbraccio. Questo contatto non mi spaventava. Questo era familiare.

Rose era sempre stata l'unica con cui potessi parlare e che mi facesse sentire meglio. Anche dopo la scorsa notte, solo sapere che era lì con me faceva sembrare la cosa come se fosse accaduta molto tempo prima. 

Lei scoppiò a ridere e mi accarezzò la schiena e ci separammo mentre un'altra persona entrava alle sue spalle, ovviamente era arrivata con lei.

Austin.

Indietreggiai e abbassai lo sguardo sul grembiule. "O-oh. C-Ciao." Lo osservai prima di spostare lo sguardo su Rose confusa. Perché era lì con lei? Non avevano provato nemmeno a conoscersi la scorsa notte. Infatti, non si erano nemmeno scambiati una parola.

Rose notò la mia confusione e sorrise. "Austin sapeva che ero stata la tua migliore amica e ci siamo incontrati dopo le mie lezioni. Ha detto che era preoccupato per te." Gli poggiò una mano sulla spalla.

Austin sorrise lievemente, con il capo chinato e le mani infilate nelle tasche dei suoi jeans scuri. Indossava un maglioncino con il colletto di una camicia in vista, si era anche sistemato bene i capelli. Francamente, si era vestito come qualcuno che presenteresti senza problemi a tua nonna.

Austin sollevò lo sguardo. "Io, uh, ti ho vista andare via con Harry ieri e ho sentito cosa è successo. Volevo sapere se stavi bene ma non sapevo come avvicinarmi a te." La sua voce era calma e il suo sguardo dolce.

"Woah. Non l'ho mai sentito parlare così tanto," scherzò Rose e Austin sorrise distogliendo lo sguardo. "Gli avevo detto che sarei venuta da te e mi ha chiesto se poteva venire anche lui," finì Rose e io annuii.

"Beh è sta-stato ... è stato davvero ge-gentile da parte tua. Grazie, Austin," dissi e lui annuì tornando a fissare il suolo.

"Oggi è sabato, quindi finisci alle sei giusto? Tra un'ora e mezza?" chiede Rose guardando l'orologio posto sul muro dietro le mie spalle. Io annuii. "Fantastico. Ti aspetterò. Austin, ti va di aspettare Ellie con me?" chiese e lui alzò di scatto la testa per guardarla e annuire velocemente.

"Si," quasi sussurrò, "certo."

Rose si voltò verso di me sorridendomi. Mi accigliai confusa ma lasciai perdere e li feci sedere ad un tavolo del bar. Portai loro da bere e presi gli ordini per poi tornare da altri clienti.

Era stato dolce da parte di Austin preoccuparsi per me dopo la nostra breve conversazione dell'altra notte. Sembrava davvero scioccato e turbato quando mi ha vista prima che lasciassi la festa con Harry ma me ne ero dimenticata. Era dolce con la sua voce calma e il suo comportamento gentile, sembrava essere sempre nervoso. Austin era timido quindi non lo trovavo affatto intimidatorio come tutte le altre persone, era un sollievo.

Quando finii il mio turno loro avevano appena terminato di mangiare, così mi avvicinai al loro tavolo. Austin si compose quando fui al loro fianco e Rose si spostò un po' per farmi spazio.

"Sei sicura di stare bene?" mi chiese lei dolcemente quando mi sedetti e io annuii, sperando di mettere fine alla sua preoccupazione prima che rovinasse la calma che mi ero costruita in quelle ore di distrazione. "Mi dispiace tanto Ellie. So che se non avessi voluto andare alla festa, nulla di tutto questo sarebbe accaduto. Io-"

"Rose, per favore," la interruppi, "non è co-colpa tua. Te l'ho già de-detto." Deglutii e sospirai. Mi si chiuse il petto e serrai gli occhi, aveva riportato a galla tutto quello che avevo cercato di dimenticare.

Si morse il labbro abbassando lo sguardo sulle sue mani. "Si ma, non so. Devi essere stata spaventata e-"

"Rose, per fa-favore ..."

"Mi sento in colpa e non puoi immaginare quanto sia stato-"

"Uh, Rose? Brutto?" la interruppe Austin improvvisamente. Lei smise di parlare e lo guardò sorpresa. Lei annuì. "Mi dispiace ma penso di aver dimenticato il portafoglio in macchina tua e non ricordo se tu l'abbia chiusa."

"Oh." Si fermò e dopo alcuni secondi si tastò le tasche. "Ok, ti do le chiavi. Aspetta un attimo," disse e cercò nella sua borsetta. "Cavolo. Le ho lasciate in macchina," sospirò. "Spero che la macchina non sia chiusa. Torno subito e ti porto il portafoglio. Scusami, Ellie." Io le feci un cenno, sollevata, facendola passare e non appena lei aprì la porta d'entrata del bar, la campanella suonò.

Mi voltai vedendo Austin cercare qualcosa nelle sue tasche. Trovò quello che stava cercando e lo lanciò sul tavolo: il suo portafoglio.

Osservai l'oggetto stranita e poi spostai lo sguardo su di lui. Aveva un lieve sorriso in volto e poi rimise il portafoglio in tasca.

"Volevo darti una distrazione. Ho notato quanto fossi a disagio."

"Oh." Deglutii e abbassai lo sguardo. "Uh, gra-grazie."

Annuì. "Non mi aspettavo che avesse dimenticato le chiavi. E' stata solo una grande coincidenza," disse e si morse il labbro. Pochi secondi dopo, prese corraggio e parlò nuovamente. "Vorrei scusarmi con te per il comportamenteo di tutti gli uomini. E' stato orribile ciò che ti è accaduto," disse lentamente e io lo osservai. Non sapevo che dire così feci solo un cenno con il capo. "Non penso ci sia nulla che possa dire per farti stare meglio," disse con voce bassa, "quindi, em, se c'è qualcosa che posso fare, fammelo sapere, ok?" mi sorrise e io ricambiai. 

"Grazie. Da-Davvero."

Lui fece un cenno, i suoi occhi blu brillavano mentre sul suo viso appariva un timido sorriso. Riportai lo sguardo sulle mie gambe e lui cominciò a fissare le sue mani giunte. Il silenzio cadde tra di noi mentre gli altri clienti chiacchieravamo e mangiavano. Facevamo tutto pur di non guardarci in faccia, fino a che lui non si mise a ridacchiare.

"Scusami. Non sono bravo a socializzare," rise nervoso e io sorrisi debolmente.

"Ha. N-Non sei l'uni-unico," mormorai e lui mascherò un sorriso, il suo sguardo incontrò il mio prima di spostarsi su altro.

Poco dopo Rose tornò al tavolo. "Grazie a dio non avevo chiuso l'auto. Ehi Austin, non sono riuscita a trovare il tuo portafoglio. Sei sicuro di averlo lasciato in macchina?" disse in fretta mentre si lasciava cadere sulla sedia.

"Oh, si scusa. L'ho trovato. Colpa mia," disse quasi in un sussurro e Rose mosse la mano in aria.

"Non importa. Sono contenta che tu non l'abbia perso. Che mi sono persa?" ci osservò e noi scuotemmo la testa. "Ok, siete pronti ad andare?" chiese e noi annuimmo. "Dio, siete proprio dei chiacchieroni voi due." Alzò gli occhi al cielo. Sorrisi e guardai Austin trovandolo già a fissarmi. Si morse il labbro e sogghignò, alzandosi dal suo posto e seguendoci fuori dal locale.

Arrivammo all'auto, mi sedetti davanti mentre Austin nei sedili posteriori. A malapena disse una parola. Rose cercò un paio di volte di iniziare una conversazione ma non mi andava affatto di parlare. Volevo solo tornarmene a casa e andare a dormire, facendo finta che le ultime ventiquattro ore non fossero mai accadute davvero. Anche Austin non era una persona molto socievole, annuiva solo e biascicava qualche 'hmm' nei momenti giusti. Non parlammo più.

Rose si fermò quando arrivammo al campus, visto che Austin viveva nei dormitori con Carl. Ci ringraziò e aprì la portiera per uscire, prima però si fermò e si voltò verso di me.

"Ehi Ellie? Posso avere il tuo cellulare per un secondo?" chiese e io girai il busto leggermente passandogli il mio telefono. Dopo alcuni secondi me lo ridiede, sullo schermo c'era il suo numero salvato sulla mia rubrica.

"Se, uh, sai, ti servisse qualcosa. O se tutti vanno a qualche festa, potremmo trovarci, guardare qualcosa su Netflix," disse nervoso e poi spalancò gli occhi. "Ma non tipo 'Netflix and chill'! Tipo come, um, parlare, no 'coccole'." Annuii ridacchiando mentre Rose sbuffò. "Um, ok," disse più a se stesso, sembrando imbarazzato, e poi uscì dall'auto e chiuse la portiera. Lo osservai attraverso il finestrino abbassato.

"Sì, è u-una bella i-idea. Grazie."

Gli si illuminarono gli occhi e annuì rapidamente sorridendo prima di salutarci e avvicinarsi alla porta del suo dormitorio.

Rose si allontanò mentre rimettevo via il cellulare, eravamo di nuovo per strada, verso il mio appartamento. "E' un bravo ragazzo," commentò. "Super silenzioso e maledettamente imbarazzante."

Fissai il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino, osservando le case sfocate, mi sentivo esausta. Non volevo più parlare. Ero stanca di far finta che fosse andato tutto bene, e di costringermi a non pensare a ciò che era successo la scorsa notte. Mi faceva male la testa e non importava quanto ci provassi, sentivo ancora le mani dell'uomo su di me.

Quello che era successo l'altra notte era il mio peggiore incubo. Tutto ciò che non volevo accadesse, era accaduto. E in più, la rabbia di Harry che l'aveva trasformato in un demonio, penso sia stata la goccia che abbia fatto traboccare il vaso. Mi sono sottratta alla situazione e il vuoto prima di finire senza sensi nella sua auto. Questa mattina, un altro incubo era diventato realtà. 

Mi aveva toccata.

Mi aveva afferrato la mano. Mi aveva abbracciata.

Mi aveva toccata.

Perché non avevo dato di matto come avrei dovuto fare? Ero così mentalmente distrutta?

Perché tutto a me? Non capisco cosa stia succedendo. Sono confusa e le persone intorno a me non mi stanno aiutando: Harry che fa ciò che gli pare; Austin, un ragazzo che ho appena conosciuto, che si preoccupa per me?

Che diavolo sta succedendo?

Ero così stressata e confusa che delle piccole gocce fuggirono dai miei occhi mentre continuavo a fissare il paesaggio fuori dal finestrino, desiderando solo di scappare dalla realtà. Non penso che la mia vita possa peggiorare più di così.

Mi sbagliavo.

"Ellie?" disse Rose dolcemente.

"Si?" non mi voltai perché non volevo che notasse le mie lacrime. Il silenzio dominò prima che decidesse cosa dire. 

"Cosa ha fatto Harry questa mattina?" Sembrava curiosa e quasi nervosa dalla mia risposta. Eravamo vicine al mio appartamento, l'avevo intuito dai vari edifici cui stavamo passando davanti.

"Abbiamo parlato. Si è arrabbiato quando gli ho chiesto se mi stesse usando. Ha cercato nuovamente di convincermi di non essere come lui. E poi mi ha abbracciata."

"Cosa?!" strillò Rose e quasi ci fece andare fuori strada. "L-Lui cosa? Ti ha costretta?!"

"No," mormorai, "L'ho fatto io."

Rose mi lanciò un'occhiata incredula, continuò a spostare lo sguardo tra me e la strada per mantenere il controllo della macchina. "Perché?!" strillò di nuovo e la sua voce acuta stava peggiorando il mio mal di testa.

"Non so perché. L'ho fatto e basta," dissi con voce bassa e lei si fermò di fronte al mio edificio. "Grazie per il passaggio, Rose." Non appena aprii la portiera sentii nuove lacrime scendermi lungo le guance.

"Ellie, aspetta." Mi fermò e io mi arrestai, senza girarmi. "Stai bene?" mormorò.

Deglutii e abbassai lo sguardo per poi spostarlo sull'entrata dell'edificio. Riuscivo a vedere Harry mentre mi portava in braccio, serio mentre mi stringeva a sè tra le sue braccia.

"Non lo so," dissi e chiusi la portiera, mettendo fine alla conversazione. Mi allontanai dalla macchina e mi avviai verso l'entrata. 

"Non lo so più."

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