Lovers by accident || Z.M.||

By cioccolatomalik

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[COMPLETA] Every, diciottenne londinese, in una giornata di fine estate cerca disperatamente via sms la sua m... More

Every
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Epilogo
Ringraziamenti
10 Facts about Lovers by accident

Every

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By cioccolatomalik

Nonostante oggi debba essere il mio giorno speciale, quell'unico giorno dell'anno in cui posso essere io la protagonista, mi sento a pezzi. Forzo sorrisi e ringraziamenti per gli auguri di buon compleanno, ma la verità è che oggi sto peggio del solito.
Sento che mi manca qualcosa, qualcuno, e so perfettamente di cosa si tratta.

Vorrei che Zayn fosse qui con me.

Sono consapevole del fatto di essere stata io a voler mettere fine al nostro rapporto e non ho intenzione di tornare indietro, ma non riesco a non volerlo. È impossibile per me dire che sto bene anche così, senza di lui, se non quando mento a me stessa.
Io non sono mai stata brava a mentire. Zayn me lo faceva notare sempre, con una risata a fior di labbra.

Tutto questo è una terribile e ingiusta tortura. Non voglio sentirmi così, non voglio rinunciare a lui, anche se devo, per il suo bene. Un semplice abbraccio da parte sua riuscirebbe a incollare tra loro almeno alcuni dei pezzi in cui mi sento da quando ho premuto invio a quel maledetto messaggio. Lo amo ancora così tanto. Lo amo ancora più di ogni altra cosa al mondo.

Sono chiusa in camera mia al momento. Tento di non piangere per non rovinare il trucco che Jamie ha insistito perché io applicassi, stendo la stoffa del mio vestito con le mani.
La mia migliore amica è riuscita a convincermi a uscire a cena stasera. Non so perché ho accettato, non ho la minima voglia di divertirmi. Credo di averlo fatto unicamente per lei, per renderla felice. In questo ultimo periodo lei è il mio unico punto di riferimento.

"Eve!" Vedo piombare nella stanza proprio lei, il respiro affannato e la giacca ancora addosso. Chiude la porta dietro di sé, con tanta forza da provocare un forte rumore. Corre fino al mio letto, cade in ginocchio davanti a me per guardarmi dritta negli occhi. "Devi ascoltarmi bene." Afferma.

"Credevo che ci saremmo incontrare tra..." Inizio, ma lei mi porta due dita alle labbra per zittirmi. Scuote la testa, tentando di riprendere fiato.

"Will aspetta un bambino!" Esclama, prendendomi il viso tra le mani, come se questo gesto potesse spiegare la notizia che mi ha appena dato. Sono felice per lei e Harry, suppongo, ma non ho davvero idea del perché sia così urgente farmelo sapere. "Will. Aspetta un bambino. Will!" Ripete, scandendo lentamente ogni parola.

"Questo significa che..." Comincio una nuova frase, ma lei non mi lascia parlare affatto. Scatta in piedi e afferra il mio cappotto dallo schienale della sedia. Me lo lancia, mentre io la fisso confusa. "Che stai facendo?"

"Ero con Niall e lui si è lasciato sfuggire che Harry avrà un bambino con Will. Nessun bambino tra Zayn e Perrie. Nessun bambino!" Quasi grida per l'esasperazione, sottolineando bene la fine di ciò che ha appena detto. "Vai da lui, santo cielo!" Mi afferra la mano e mi costringe ad alzarmi, mentre io sto ancora elaborando le idee.

"Io non credo che lui..." Mormoro. Sono stata così stupida. Così maledettamente stupida. È stato un malinteso. Ho lasciato Zayn per un gigantesco malinteso ed è probabile che non voglia nemmeno più vedermi dopo ciò che ho fatto. "Sono un'idiota." Affermo, senza alcun tipo di emozione nella voce. "Non vorrà più vedermi. Lui non..."

"Indossa questa dannata giacca e corri da lui!" Insiste lei, spingendomi verso la porta. Mi volto a guardarla, per chiedere un'ennesima conferma. Sembra sul punto di insultarmi, perciò annuisco e cammino velocemente verso l'ingresso di casa. Lei mi segue.

Dico alla mia famiglia che sto uscendo, senza dar loro il tempo di domandare alcuna spiegazione. Jamie saluta in tutta fretta, chiude la porta dietro di noi e inizia a correre per le scale, io dietro di lei.

"Fai qualunque cosa per sistemare le cose." Mi raccomanda, prendendomi per le spalle una volta scese in strada. Mi guarda fisso negli occhi, non ammette repliche. "La nostra cena è annullata. Resta con Zayn, okay? Prenditi, prendetevi, tutto il tempo che vi serve. Stanotte ti copro io se serve."

Annuisco, gli occhi umidi. Jamie mi stampa un bacio sulla guancia, poi mi ricorda che mi vuole bene. "Ora vai!" Dice, osservandomi un secondo dopo mentre mi faccio strada tra la folla. Cammino sempre più rapidamente, fino a rimanere senza respiro. Sento le lacrime scendermi sul viso, non riesco a decifrare quello che sto provando. Tutto ciò che so è che il cuore mi sta battendo così forte da minacciare di uscirmi dal petto.

Arrivo sotto l'edificio di Zayn nella metà del tempo che mi occorre normalmente, riesco a entrare grazie a una stramba coincidenza per la quale il portone è rimasto socchiuso e arrivo fino al suo pianerottolo. Con un nodo alla gola e il respiro che manca, premo il campanello. Resto in piedi a fissare la superficie di legno davanti a me. Interi secondo trascorrono in silenzio, pian piano si trasformano in minuti.

Mi siedo sui primi gradini nella parte alta della scalinata, inizio a piangere per la frustrazione. Ho perso tutto quello che avevo di bello per uno stupido malinteso. Potevo essere felice con Zayn, senza lasciare che qualcosa si mettesse tra di noi, ma la mia poca esperienza, la paura di rinunciare alla persona che mi faceva stare bene, ha giocato a mio sfavore. E adesso vorrei tornare indietro nel tempo. Vorrei tornare da lui.

Mi circondo le ginocchia con le braccia, poggio la fronte su di esse. Non posso credere di aver frainteso tutto. Forse chiedere delle spiegazioni avrebbe risolto tutto molto più in fretta, ma mi è mancato il coraggio. Ho temuto di esserci cascata di nuovo, pensavo Zayn non si fidasse abbastanza di me per dirmi che qualcosa ancora legava lui e Perrie. Ho sbagliato, ma non riesco a darmi totalmente la colpa. Zayn mi ha sconvolto la vita ed è difficile pensare razionalmente quando non sei abbastanza sicura di te stessa da essere certa di essere alla sua altezza.

Ora non mi resta che scusarmi con lui e sperare che mi ami ancora abbastanza per perdonarmi. Onestamente, una parte di me ha paura di conoscere la risposta. Se mi guardasse negli occhi e mi dicesse che non può fingere che non sia successo, il mondo mi crollerebbe addosso e non saprei come andare avanti.

Mi manca il respiro al pensiero di non poterlo più avere nella mia vita, nemmeno dopo aver ammesso i miei errori. Mi rendo conto di essere stata davvero una stupida a non averne parlato subito con lui. Ho avuto paura, tanta. Ho perso il controllo, totalmente. Forse irrimediabilmente.

Alzo la testa e mi passo le mani sulle guance bagnate. Le guardo, su di esse sono impresse varie sfumature di trucco, ma non mi importa affatto del mio aspetto ora. Voglio Zayn. Voglio che torni a casa. Voglio che mi abbracci e che mi sussurri che va tutto bene, che chiunque commette errori. Voglio semplicemente che mi stia accanto. Ho bisogno di tornare a respirare.

Fisso il fondo delle scale per minuti interi, senza riuscire a distogliere lo sguardo. Serro le labbra e inizio a pregare che lui compaia presto, perché ogni secondo speso ad aspettare è una tortura. L'incertezza della sua reazione non migliora affatto le cose.

Quando sento dei passi sul marmo del pavimento, un vuoto mi si forma nel petto. Non riesco a prendere fiato, è maledettamente difficile mantenere la calma. Mentirei se dicessi che non ho memorizzato il suono che le suole delle sue scarpe producono quando cammina. È solo adesso che mi rendo conto di quante cose di lui io sia innamorata. Non potrei rinunciare a nessuna di esse.

Zayn appare davanti a me qualche istante dopo, lo sguardo basso e il viso visibilmente stanco. I miei occhi si riempiono nuovamente di lacrime, nonostante io non voglia piangere. Rimango immobile, qualcosa mi impedisce di alzarmi e correre da lui.

Aspetto in silenzio che lui punti gli occhi verso la mia direzione.
Lo fa un paio di secondi più tardi. Si ferma sul posto, a metà rampa. La sua espressione cambia, diventa confusa, poi incredula. Schiude la bocca, subito dopo la richiude. Scuote il capo.

"Ti prego, dimmi che mi ami ancora." Sussurro con un filo di voce, così piano da dubitare del fatto che abbia potuto sentirmi. Sto tremando, mentre altre piccole gocce salate mi scorrono sulla pelle. Sono terrorizzata.

"Sì." Mormora appena, la sua mano stretta intorno alla ringhiera di metallo, come se faticasse a reggersi in piedi. Annuisce, si schiarisce la voce. "Sì." Ripete di nuovo.

Corro da lui. Lo stringo forte. Nascondo il viso contro il suo petto. Piango così tanto che i miei singhiozzi sono tutto ciò che si sente nell'aria.
Le sue braccia mi circondano i fianchi, mi tengono vicina al suo corpo. Sembrano non avere intenzione di volermi lasciare andare. È quello di cui ho bisogno.

"Mi dispiace." Riesco a dire contro la stoffa del suo cappotto. La sua mano mi accarezza i capelli, in un tentativo di calmarmi. È difficile smettere di piangere, ci sono così tante cose che ho bisogno di dire, così tante emozioni intrecciate tra di loro nella mia mente. Sento dal suo tocco, dal modo in cui mi stringe a sé, che mi darà la possibilità di spiegare. Gli sono grata per questo. "Mi dispiace così tanto."

"Cosa ne dici di entrare in casa?" Mi chiede in un sussurro, mentre con le dita mi solleva appena il mento per portare il mio sguardo su di lui. Mi è mancato da morire guardarlo da così vicino, sentire il suo respiro sulla pelle, percepire il calore del suo corpo sul mio. "Posso prepararti qualcosa di caldo e..." Lascia la frase sospesa a metà. Mi fissa in attesa di risposta. Io annuisco.

Lascio che lui mi prenda la mano. Le sue dita si incastrano con le mie come non facevano da giorni, inconsapevolmente le stringo più forte. Non appena lo faccio e Zayn se ne rende conto, si volta e accenna un sorriso. Guardo le sue labbra per un istante, poi i miei occhi si spostano sui suoi. Sono lucidi.

Estrae il mazzo di chiavi dalla tasca e cerca quella giusta, infine apre la porta. Mi conduce in salotto, dove entrambi ci sfiliamo i cappotti. Non è cambiato nulla dall'ultima volta che sono stata qui e solo adesso mi rendo conto di aver sentito la mancanza di questo posto. È speciale per me, per noi.

"Siediti pure," Zayn fa un piccolo cenno verso il divano a meno di un metro da me. "Io torno subito con due tazze di tè." Mi spiega, prima di sparire dietro la porta della cucina. Io mi accomodo sui morbidi cuscini, le labbra serrate e parole confuse in testa.

Ho paura che non capirà perché ho fatto tutto questo. Ho paura che penserà che sono troppo immatura per lui, che non so nulla sulle relazioni, che forse è meglio lasciar perdere. Vorrei essere migliore di così, vorrei poter riuscire a non agire d'impulso ad ogni emozione nuova io mi trovi ad affrontare. È tutto così incredibilmente grande per me, a volte mi sembra di non farcela. Sono davvero una cosa stramba, i sentimenti.

"Ecco a te." Zayn mi porge una delle due tazze, poi si siede accanto a me. Lo ringrazio con un sorriso. I nostri corpi sono rivolti uno verso l'altro. Ci scambiamo sguardi silenziosi, mentre beviamo il tè a piccoli sorsi. Nessuno dei due ha il coraggio di parlare per primo. Io gli devo delle spiegazioni, lui mi deve delle risposte.

"Sono un disastro." Mormoro, scuotendo appena il capo. Mi è difficile guardarlo negli occhi, perciò concentro la mia attenzione sul contenuto del piccolo recipiente che ho tra le mani. "Sono un totale, ingiustificabile disastro."

"Io penso ancora che tu sia perfetta." Mi contraddice lui, con un filo di voce, come se temesse di poter dire la cosa sbagliata. Un altro leggero sorriso minaccia di formarsi sulle mie labbra, ma glielo impedisco. Non è questo il momento giusto.

"Non lo sono, Zayn, affatto." Alzo appena le spalle, mentre nella mia mente ripercorro tutti i miei errori. Sospiro leggermente, prima di bere un altro piccolo sorso. "Non lo penserai più dopo che ti dirò il motivo per cui mi sono allontanata da te."

"Mettimi alla prova." Mi sfida, puntando il suo sguardo su di me. Mi è difficile decifrare cosa gli stia passando per la mente, tutto ciò che so è che non riesco a stare a testa alta. Ho avuto paura di questo momento sin da quel quindici marzo, in cui ogni mia certezza ha deciso di abbandonarmi per farmi credere che fosse tutto finito. Fatico a respirare, ma tento in qualche modo di farmi coraggio.

"Per tutto questo tempo sono stata convinta che tu e Perrie..." Zayn aggrotta le sopracciglia non appena nomino la ragazza, come se anche solo il suono del suo nome gli fosse estraneo. Mi schiarisco la voce, concentrandomi sul calore emanato dalla tazza che stringo tra le dita. "Pensavo che Perrie aspettasse un figlio da te."

"Ma di che accidenti stai...?" Scuote la testa, come se non avesse mai nemmeno preso in considerazione questa strana idea. Mi sento ancora più stupida, ora. Vorrei alzarmi e andarmene per l'imbarazzo, ma so di non poterlo fare. Non voglio perdere tutto. Non un'altra volta. "Every, come hai potuto pensarlo?"

"Ho trovato delle ecografie sulla tua scrivania." Dico semplicemente. Serro le palpebre per un istante. Se solo avessi saputo tutta la verità, ci saremmo risparmiati settimane di sofferenza. Mi sento ancora più in colpa rispetto a prima. "Ho creduto che non ci fosse altra spiegazione."

"Erano di Will." Mormora. Abbassa lo sguardo e sospira, abbandonando la sua tazza sul tavolino. Sospira, schiarendosi la voce subito dopo. "Lei e Harry stanno per avere un bambino. Harry voleva che mantenessi il segreto. Per questo non te l'ho detto."

"Ora lo so." Ammetto. Mi dispiace così tanto aver causato tutto questo. Se potessi tornare indietro, non reagirei in modo così esagerato. L'unica giustificazione che posso darmi, a mia discolpa, è che con Zayn qualunque cosa diventa un'esperienza che non ho mai vissuto con nessun altro. Sento ogni emozione in modo così forte, che trovo difficile vedere le cose con più razionalità. Questo mi spaventa ancora in parte, ma non voglio lasciare che la paura mi fermi dal vivere qualcosa che mi fa stare così bene. "Niall lo ha detto accidentalmente a Jamie e lei lo ha detto a me."

Ci guardiamo senza dire niente per almeno una decina di secondi. Non sono mai stata così tesa, vorrei che dicesse anche solo una parola per mettere fine ai miei dubbi.
Ho provato a vivere senza di lui per due settimane, non saprei nemmeno spiegare a parole la sofferenza che ho provato nel non ricevere alcuna attenzione da parte sua. Nonostante fossi stata io a chiederglielo, non è stato per nulla semplice sopravvivere. Immagino che per lui sia stato lo stesso.

Ho bisogno di una seconda opportunità. È tutto ciò che mi serve per ritrovare un briciolo di felicità.

"Avrei voluto che me ne parlassi." Mormora, in tono dolce. Non me lo aspettavo affatto. È così delicato con me, dopo tutto il disastro che ho causato, che i miei occhi si inumidiscono ancora. "Sarebbe stato più facile. Avevamo deciso che non ci sarebbero stati più segreti tra noi, ricordi?"

Annuisco, senza dire nulla.

"Saresti stata la prima a saperlo, se fosse stata Perrie ad aspettare un bambino da me." Mi assicura. La sua mano si avvicina lentamente e sfiora la mia, come a chiedere il permesso. Lascio che intrecci le nostre dita, un sorriso si forma spontaneo sulle mie labbra. "Ma non credo succederà mai. Non con lei." Aggiunge, soffermandosi appena sulle ultime tre parole.

"Mi dispiace." Sussurro per l'ennesima volta. Non saprei in quale altro modo fargli capire che so di aver sbagliato tutto e che se potessi tornare indietro, ora che ho la prova che è stato sincero con me nonostante io credessi il contrario, mi comporterei in modo diverso. Bevo l'ultimo sorso di tè e sistemo la tazza accanto alla sua. "Mi dispiace davvero, davvero tanto. Scusami per averti fatto soffrire. Scusami per aver dubitato di te. Scusami per tutto quello che ho sbagliato."

Il suo sguardo è fermo su di me. Mi sta lasciando del tempo per riflettere, per capire quello che ho bisogno di dire. Lo ringrazio silenziosamente per questo. "Avrei voluto chiamarti ogni giorno. Avrei voluto parlartene apertamente e avere delle spiegazioni, ma mi sembrava tutto così chiaro. Volevo mettermi da parte e fare ciò che era meglio per te." Sospiro. Suonano come delle scuse banali, ma non sono altro che il risultato del gomitolo di pensieri e riflessioni ripercorsi almeno un migliaio di volte nel corso degli ultimi giorni.

"Volevi fare ciò che era meglio per me?" Ripete, prima di farsi sfuggire una risatina nervosa. "Tu sei il meglio per me, Every." Afferma, i suoi occhi castani nei miei azzurro chiaro. "Tu che rimani nonostante tutto possa sembrare un enorme disastro. Tu che mi fai dimenticare qualunque cosa negativa sia successa durante la giornata con un sorriso dei tuoi. Tu che mi rendi la persona più felice del mondo semplicemente lasciandomi essere parte della tua vita. Come fai a non saperlo, accidenti?"

"Ho creduto di non essere alla tua altezza." Gli confesso. Ad alta voce fa più male. "Io..." Sospiro. Non voglio piangere, così resto in silenzio per qualche secondo con le palpebre serrate. "Non lo so. Mi manchi."

Una lacrima scende lungo la mia guancia, Zayn cancella prontamente il suo percorso con le dita. "Anche tu mi manchi." Mormora. "Non credo che potrei mai trovare qualcuno meglio di te per passare il resto della mia vita." Aggiunge.

Rimango in silenzio. Spero abbia ragione.

"Ti ho comprato dei fiori." Mi dice, quando è ormai passato qualche secondo dalle sue ultime parole, inclinando appena la testa di lato. Ridacchia del mio sguardo stupito e della mia bocca appena schiusa. "Non avevo idea di come te li avrei dati, non sapevo se ti avrei vista oggi." Solleva appena le spalle, con le dita mi scosta una ciocca di capelli dal viso. "Non potevo lasciare che un giorno così speciale passasse senza che io facessi nulla."

"Zayn, tu..." Inizio, ma lui non mi permette di finire la frase. Si alza in piedi e mi rivolge una veloce occhiata, prima di andare in camera sua sotto il mio sguardo confuso. Torna un istante dopo, una strana luce negli occhi.

"Metti la giacca, dobbiamo andare!" Esclama, raggiungendomi e porgendomi subito dopo la mano. Resto immobile, chiedendomi se abbia perso completamente la testa. "Every, veloce!"

"Si può sapere che accidenti ti prende?" Gli domando, sperando di non suonare troppo brusca. Solo un momento fa gli stavo confessando le mie insicurezze e ora sembra quasi che lui se ne sia completamente dimenticato, come se qualcosa di più importante si sia intromesso nella nostra conversazione.

Lui sbuffa leggermente, ma riesco poi a intravedere un sorriso sulle sue labbra. Mi afferra la mano, questa volta lo assecondo.
Mi porta davanti alla finestra del salotto. Mi fa cenno di guardare fuori. Sorrido.

Una promessa è una promessa, no?

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