GAME OVER //Yuri//

By YumeNoshi

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Amaya è una diciassettene diventata hikikomori da quasi un anno. Ciò significa che ormai non esce più di casa... More

Hikikomori
Troppa luce
Akari
Antropofobia
Solo un incubo
Una cena quasi normale
GAME OVER
Reiko e Yukio
...Eh!?
Tra i due litiganti il terzo gode
Non credi che sarebbe bellissimo?
Una situazione quasi ingestibile
GAME OVER
Il penultimo giorno
Al cinema
GAME OVER
Klint
Ti va di giocare con me per sempre?
GAME OVER

GAME OVER

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By YumeNoshi

- Ehi Amy. -

- Non chiamarmi Amy. -

- Ehi Amy-chan. -

- Non chiamarmi Amy-chan. -

- Amy-tan? -

- ...Vada per Amy. - Sospirò alla fine la mora. - Comunque, che vuoi? -

- Volevo solo sapere se continuerai a usare quell'ombrello ancora a lungo. -

- Vuoi per caso che mi sciolga? -

- Non sei un gelato... Esagerata... -

- Affatto. Ancora un po' e sento che potrei svenire di nuovo. -

- Ma è una così bella giornata! Non puoi dire sul serio! -

- Sono serissima. -

- Ma da quanto tempo è che stavi chiusa in casa? -

- Un anno più o meno. -

- Un anno!? - Ripeté l'altra strabuzzando gli occhi.

- Tu non hai proprio idea di cosa sia un'hikikomori, vero? - Sospirò Amaya. - Bè, se lo sapessi di sicuro non mi avresti trascinata qui... -

- Ora che ci penso, tu quanti anni hai? -

- Diciassette. -

- Anche io. - Disse Akari prima di farsi pensierosa. - Scusa, ma tu non dovresti andare a scuola tecnicamente? -

- Anche tu se è per questo. -

- Io ci vado infatti. Ma ora ci sono le vacanze primaverili. -

- Ah... -

- Allora? Non mi hai risposto. -

- Che c'è? Mi hai portata fuori a fare una passeggiata solo per farmi l'interrogatorio? - Ribatté Amaya assottigliando lo sguardo.

- No, no, certo che no. - Rispose l'altra scuotendo il capo. - Se non ti va di rispondere non fa niente. -

E poi scese il silenzio.

Continuarono a camminare per le stradine di quel piccolo parco di quartiere ancora per alcuni minuti, quando Amaya si accorse di qualcosa di strano.

- Ehi, non è curioso che non abbiamo ancora visto nessuno? -

- A quest'ora la gente sarà al lavoro, no? - Ribatté la bionda. - E poi questo parco non ha l'aria di essere molto frequentato. -

Ed effettivamente aveva ragione, anche solo lo scivolo a pezzi e le altalene sganciate ne erano una prova, per non parlare poi delle aiuole lasciate allo sbaraglio e dei cespugli non curati, però era comunque strano.
Di solito c'era sempre qualcuno nei parchi, anche solo di passaggio.

- E comunque non dovresti esserne felice? - Disse poi Akari. - Tu non sopporti la gente, no? -

- Sì, effettivamente credo di essere diventata un po' antropofobica... -

Allora Akari scoppiò a ridere e Amaya si voltò di scatto verso di lei, la fronte aggrottata.

- Che c'è da ridere? -

- Bè, non è divertente che tu mi dica che sei antropofobica? Insomma, se lo fossi non potresti di certo parlarmi! -

- Affatto. - Ribatté prontamente la mora. - Io ho paura delle "persone", tu invece dopo quello che hai fatto ai miei videogiochi devi essere di sicuro un mostro, o comunque qualcuno di non umano. -

All'udire quelle parole la risata della bionda si interruppe di colpo e Amaya, che invece aveva iniziato a ridere affrettando il passo, dopo alcuni istanti si fermò a sua volta, sorpresa nel notare che l'altra era rimasta indietro e che con uno sguardo vitreo aveva rivolto gli occhi verso il terreno.

- Che c'è? - Chiese avvicinandosi alla ragazza.

Forse fu solo una sua impressione, ma per un'istante quasi le era sembrato che Akari avesse iniziato a piangere.

- Ehi, perché piangi!? - Esclamò allarmandosi. - È perché ho detto che sei un mostro? Guarda che scherzavo! -

La bionda sollevò lentamente lo sguardo verso di lei e i suoi occhi erano perfettamente asciutti, come se non fosse accaduto nulla.
Anche il suo sorriso era come sempre, eppure Amaya riuscì ad intravedervi un velo di tristezza che prima non c'era, o forse, che prima non era riuscita a notare.

- Lo so. - Disse prima di scoppiare a ridere. - Dico, come si fa a prendersela per una cosa del genere? -

Poi affrettò il passo, dicendo ad Amaya di sbrigarsi a sua volta.

E la mora rimase ad osservarla per alcuni istanti, chiedendosi cosa fosse appena accaduto.
E perché quella ragazza, pur avendo una risata così bella, sembrasse allo sesso tempo incredibilmente triste.

-

- Tu che prendi? -

- La...La cioccolata calda... - Rispose Amaya quasi mormorando.

- Ok, allora un tè verde e una cioccolata calda. - Disse Akari mentre il cameriere si allontanava dal tavolo.

- Perché siamo dovute venire qui? - Chiese la mora guardandosi intorno a dir poco terrorizzata.

- Perché mi andava, no? - Rispose la bionda alzando gli occhi al cielo. - E guarda che ci siamo solo noi e quella vecchietta laggiù in questo bar. Di che hai paura? -

Amaya non rispose, nascondendo il viso dietro il voluminoso menù.

- Magari un Neko Cafe farebbe più al caso tuo. - Commentò Akari poggiando il viso sulla mano e volgendo lo sguardo verso la finestra sulla quale si affacciava il loro tavolo. - Dopotutto non hai paura dei gatti, no? -

- I gatti mi piacciono. - Rispose la mora sempre a bassa voce. - Soprattutto se sono gatti demoni parlanti. -

- Ehm... O...k... - Ribatté la bionda leggermente perplessa. - Allora la prossima volta possiamo andare lì. Mentre venivo con il taxi ne ho avvistato uno, non è molto lontano, però credo che costi un bel po'. -

- Prossima volta? -

- Hai sentito solo quella parte di tutto quello che ho appena detto? - Ribatté Akari ridendo leggermente. - E comunque sì, prossima volta. Perché, hai di meglio da fare per caso? -

- ... -

- Chi tace acconsente. - Disse la ragazza sorridendo raggiante prima che il cameriere arrivasse con l'ordinazione.

Stranamente l'uomo non fece la minima attenzione al comportamento di Amaya, la quale ora aveva il capo così chinato verso il basso che sembrava quasi stesse cercando qualcosa che le era caduto a terra, e si limitò a mettere i due bicchieri sul tavolo e andare via.

- Senti, non so che idea tu ti sia fatta dei camerieri, ma guarda che non mordono mica. - Disse la bionda mentre iniziava a sorseggiare il suo tè.

- Non si può mai sapere... - Ribatté Amaya affacciandosi leggermente da sopra il menu. - Anche un quadro potrebbe benissimo prendere vita e inseguirti. -

- Senti, ora stai diventando davvero ridico... -

- Anche una statua o un manichino! - La interruppe la mora. - Tutto! -

- Sai, più ti conosco e più sono felice di aver buttato quei videogiochi. - Commentò la bionda.

- La prossima volta li metterò in cassaforte. - Ribatté Amaya. - Anzi, la prossima volta non uscirò proprio quando una pazza verrà da me bussando e minacciando di buttare giù la porta! -

- Non ce ne sarà più bisogno. - Disse Akari alzando le spalle. - Ho preso la copia delle chiavi che avevi in quel cassetto nella scrivania. -

- ...Cambierò la serratura... -

- So scassinare le porte. -

- Chiederò un'ordinanza restrittiva. -

- Sei antropofobica, non riusciresti neanche a parlare con il poliziotto per spiegare qual è il problema. -

- Mi trasferirò allora! - Esclamò Amaya esasperata.

- E poi cosa farai? -

- Eh? - Ribatté la ragazza presa alla sprovvista.

- Non hai più i videogiochi, né abbastanza soldi da ricomprarli se ti sei arrabbiata così tanto. Non puoi tornare a scuola per la tua antrofobia e scommetto che neanche i tuoi genitori sanno in che condizioni sei adesso. Quindi, se te ne andassi anche da me, che tutto sommato sono riuscita a farti uscire di casa, poi cosa farai per il resto della tua vita? -

-

"Cosa farai?"

Questa era una domanda che Amaya non si faceva da tanto, troppo tempo.

Quando si è un hikikomori è facile perdere la concezione del tempo, anzi,  della vita stessa.

Si inizia a trascurare se stessi sempre di più, immedesimandosi in quelle storie, in quei personaggi a tal punto da perdere la propria stessa identità.
Alla fine si è solo dei gusci vuoti.
Neanche l'ombra di quello che si era un tempo.
Certo, si potevano fare delle visite o partecipare a incontri di gruppo per ristabilizzarsi, ma non sarebbe mai più stato lo stesso.

Perché una volta che una persona si rende conto di quanto quei mondi siano fantastici rispetto alla vita reale, che motivo ha di tornarci?

- Dai Amy! Sbrigati! - Esclamò Akari mentre iniziava ad attraversare la strada.

Neanche lo sapeva perché alla fine aveva deciso di seguire quella strana ragazza. Forse solo per noia, perché senza videogiochi né computer non le era rimasto più nulla da fare.

Ad ogni modo aveva già deciso che, non appena fosse tornata a casa, avrebbe chiamato i suoi genitori e chiesto loro un nuovo computer, poi avrebbe ricomprato alcuni di quei videogiochi. Non tutti ovviamente, giusto qualcuno, poi nel giro di qualche mese sarebbe tornato tutto come prima, come se non fosse successo nulla, come se quella ragazza non avesse mai bussato alla sua porta.

Come se Akari non fosse mai esistita.

A questo stava pensando quando si voltò verso la bionda, ancora in mezzo alla strada.

"Se non si toglie quel camion rischia di investirla." Pensò mentre il gigantesco veicolo bianco si avvicinava alla bionda sempre di più.

Ma non l'avrebbe fatto. Insomma, di sicuro avrebbe frenato prima, dopotutto aveva tutto lo spazio e il tempo per farlo, no?

No.

Amaya si rese conto che quel camion non si sarebbe fermato e che Akari, ancora voltata verso di lei, non sarebbe riuscita a scansarsi in tempo.

Se fosse stata davvero l'eroina di un libro o magari anche di un videogioco, Amaya sarebbe riuscita a spingere via la ragazza, sacrificandosi al suo posto.

La mora però non lo era. Era solo un hikikomori, asociale e scorbutica, atletica quanto può esserlo un bradipo.

Fu per questo che, quando corse per salvare Akari, intenzionata a spingerla via prima che il camion la uccidesse, inciampò, finendole invece addosso.

E le due rimasero così, distese a terra, l'una sull'altra, improvvisamente consapevoli della loro fine imminente.

Ma se Amaya era nel panico più totale, lo stesso non valeva invece per Akari, che aveva in viso l'espressione più tranquilla e pacata possibile.

La mora si voltò verso di lei e la vide mentre, con lo sguardo rivolto verso il camion, giusto un istante prima che le schiacciasse entrambe, muoveva le labbra, pronunciando due parole che con la confusione del momento la ragazza non riuscì a capire.

Si udì un fischio acuto.

Poi ci fu il buio più assoluto.

GAME OVER















Riferimenti:
Quando parla di un gatto demone parlante si riferisce a Yo di "the witch's house", ovvero questo



Quando invece parlava di quadri, statue e manichini che si muovono parlava di Ib, anche se in realtà credo che questo possa valere un po' per tutti gli RPG horror.



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