ICE Dancing

By Natory28

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[Clexa AU] Clarke Griffin è una atleta olimpionica, pluripremiata, di ICE Dancing (Danza sul ghiaccio). È sem... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Epilogo

Capitolo 6

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By Natory28

"Dobbiamo parlare...".


Lentamente faccio qualche passo verso le parallele avvicinandomi a lei... e schiarendomi la voce cerco di spiegare il mio intento.

"Beh, sì... credo che sia arrivato il momento di quella conversazione che ho tanto rimandato...".

Il suo sorriso si allarga e il mio nervoso si attenua definitamente.

"Sono tutta orecchi!", esclama facendomi l'occhiolino.

Ok Clarke, ricordati una cosa: devi camminare e guardare dove metti i piedi... non puoi fissarti su di lei, se no sarà la tua fine e non riuscirai più a spiccicare parola.

"Clarke, solo una cosa poi ti lascio parlare... oggi prova ad appoggiarti ad una sola sbarra mentre cammini...".

"A quale delle due?".

"Quella di cui ti senti più sicura, anche se sarebbe meglio la sinistra quella opposta al ginocchio dolente", mi suggerisce.

Annuisco e provo a fare quello che dice, ovviamente i primi passi sono terribilmente dolorosi, ma poi prendo il ritmo.

"Allora, ti ascolto...", afferma dopo un po'.

Cavolo... mi sono concentrata talmente tanto a camminare e a fare i passi come si deve, che il mio discorso è passato completamente in secondo piano. Però Clarke, sei proprio una schiappa!

"Ah, sì, giusto... la cosa di cui ti vorrei parlare per me è molto difficile da dire, non so nemmeno se riuscirò a finire il discorso senza piombare nell'angoscia, ma comunque voglio provarci...".

Butto l'occhio velocemente su Lexa, ho decisamente attirato la sua attenzione. Mi fa un cenno con la testa e mentre mi sforzo di camminare, apro la bocca e le dò fiato.

"Avevi ragione... quando mi hai detto che avevi capito. Mi manca pattinare, mi manca gareggiare, ma soprattutto mi manca il ghiaccio, il suo profumo e le sensazioni che provo quando la lama dei miei pattini lo taglia. Quello che mi fa più male però... è quel senso di colpa latente che non vuole andarsene. Abbiamo lavorato duramente per quattro anni ed io sono caduta a 20 secondi dalla fine... non riesco ancora a perdonarmelo. Così, dopo l'incidente, mi sono chiusa in me stessa. Ho allontanato tutti quelli che mi volevano bene, mi sembrava la punizione giusta: dolore e solitudine. Solo che la cosa mi è sfuggita di mano. Sono diventata arrogante e scontrosa e, ogni volta che aprivo bocca, ferivo le persone...", le parole mi escono come un fiume in piena.

"Dopo l'intervento, sono durata circa due settimane a fare terapia... in quel momento ho dato la colpa all'eccessivo dolore, e che tanto non sarebbe servito a nulla... ma stavo mentendo a me stessa. La verità è che avevo paura... e ce l'ho ancora... ho paura di guarire e di cosa questo potrebbe comportare. Così, ho scelto la via più semplice, quella di non riprendermi, come se la mia condizione fosse la giusta pena da scontare per la mia colpa. Mi sono resa conto solo poco tempo fa, di quanto fosse assurdo tutto questo, proprio quando Raven e Octavia mi hanno trascinato da Anya. Loro due non si sono mai arrese con me, non mi hanno mai abbandonato, sono rimaste al mio fianco beccandosi le mie giornatacce e i miei insulti, senza mai lamentarsi. Mi hanno messo davanti ad un bivio ed io mi sono rimessa in gioco. Lexa... ho ancora una paura fottuta, a volte mi spaventa l'idea di non farcela e sopraggiunge lo sconforto...", sospiro l'ultima frase e i miei occhi si inumidiscono.

"Ma c'è una cosa che mi spaventa più di tutte...", il groppo in gola si fa sempre più pressante.

"Che cosa Clarke?", mi chiede con estrema dolcezza.

Sento i suoi occhi puntati su di me e con uno sforzo incredibile, riesco a non cedere alla tentazione di guardarla a mia volta, se lo facessi non riuscirei più a parlare.

"La fiducia sconsiderata che ripongo in te...", sospiro con un filo di voce.

Con la coda dell'occhio osservo la sua reazione alle mie parole. Anche se cerca di nasconderlo quello che ho detto sembra averla colpita.

"Sai, ne parlavo giusto prima con Raven. Non riuscivo a capire il perché, fino a quando non lo ammesso poco fa. Quando sono qui, in palestra... con te, mi sento sicura. Cammino, mi muovo, anche se a fatica, senza stampelle... e anche se è doloroso non mi pesa... mi sforzo come non mai per migliorare e soprattutto mi sforzo di essere positiva... ma appena esco da qui, tutte le mie certezze ed i miei buoni propositi svaniscono, mi aggrappo a quei cavoli di bastoni come se ne valesse della mia vita", abbasso lo sguardo celando l'imbarazzo della mia confessione.

Il silenzio è l'unica cosa che rimane quando smetto di parlare. Sento solo i miei piedi strisciare sul pavimento. Un'improvvisa angoscia mi assale. Non avrei dovuto dirle tutte quelle cose. Stupida Clarke, sei una stupida!

"È ora del Kinetec, Clarke!", esclama con tono apatico, confermando la mia enorme cavolata.

Non lo credo possibile, ma la sua indifferenza fa ancora più male del dolore che ho al ginocchio. Non avrei dovuto aprirmi con lei, non avrei dovuto espormi così tanto, ho solo peggiorato la cosa. In fondo cosa mi aspettavo da lei? Non siamo amiche, siamo a malapena conoscenti. Non avrebbe potuto, anche volendolo, lenire tutte le mie paranoie, ed è assurdo il solo fatto che io l'abbia pensato. Mi ha ascoltato come aveva promesso che avrebbe fatto e questo è quanto.

L'angoscia lascia spazio alla rabbia con me stessa e con le mie folli illusioni.

Mi sdraio sul lettino e, mentre mi sistema la gamba su quella trappola, mi soffermo a fissare il suo volto. Il suo sguardo sembra perso nel vuoto, triste, assente, come se le mie parole l'avessero fatta sprofondare in un vortice senza fondo. Ma che cosa ho fatto? Che cosa ho detto di così sbagliato? Credevo che la mia confessione l'avesse lasciata completamente indifferente, invece sembra proprio il contrario. Allora perché non dice niente? Perché non parla con me?

Rimaniamo in rigoroso silenzio per tutta la durata della terapia, fatta eccezione per le sue istruzioni.

Il tempo scorre lento e la tensione tra noi è palpabile. Sono persa nei miei pensieri mentre sono ancora intenta a fare la pressa, la novità di oggi. Detto tra noi, questo aggeggio finirà nella mia blacklist delle cose che odierò finché campo. Sento delle risate ridestarmi ed istintivamente mi giro verso la porta. Anya e Raven entrano proprio in quell'istante, ridendo come se fossero vecchie amiche. Ho come l'impressione che mi sfugga qualcosa, ma va beh, al momento credo proprio che non sia rilevante.

Le risate si bloccano di colpo. Probabilmente le nuove arrivate percepisco che in questa palestra c'è qualcosa che non va. Sì, ma cosa?

"Ooook, allora come andiamo Clarke?", mi chiede Anya avvicinandosi a me.

"Sono intenta a farmi schiacciare da questo marchingegno... ma, a parte questo, credo benino...", cerco di fare la simpatica, celando il mio vero stato d'animo.

"Peso?", mi chiede la dottoressa.

"10 Kg, è la prima volta che si fa schiacciare...", sento la voce di Lexa riprendere le mie parole.

Il suo tono fa concorrenza al mio, come se stesse fingendo... proprio come me.

"Beh, non mi sembra male Clarke... poi noto con piacere che la tua gamba si sta irrobustendo, e questo è un ottimo risultato. Fra tre/quattro settimane potremmo cominciare il suicido. Che ne pensi, Lexa?", domanda Anya, cercando conferma nella mia fisioterapista.

"Pensavo anche io la stessa cosa, ma prima deve abbandonare le stampelle...", replica avvicinandosi di qualche passo, scontrando i suoi occhi con i miei.

Il mio corpo trema per l'intensità di quel suo sguardo. Meno male che sono a sedere su questa macchina, se no avrei avuto bisogno di essere presa al volo... di nuovo. Anche se in tutta franchezza la cosa non mi sarebbe per niente dispiaciuta. Ehi bionda, ma che cavolo vai a pensare? Già hai ragione, che cavolo penso...

"Allora, direi che siamo a cavallo, non è vero Clarke? Prima mi ha detto che si sente più sicura a camminare, e che è ad un passo dal mollare quei bastoni per sempre!", interviene Raven, decisamente a sproposito.

Sgrano gli occhi incenerendola.

"Come al solito, vedo che hai ascoltato solo la parte che ti faceva più comodo, eh Rae?", sbotto seccata.

"Ormai dovresti conoscermi, o no?", replica facendomi l'occhiolino.

Dio, quanto la odio, quando mi mette in imbarazzo!

"Tornando alla faccenda del suicidio... è proprio necessario?", chiedo con la speranza di scavarmelo.

"Sì, Clarke, è necessario per rimetterti in sesto", mi risponde Lexa, sfiorandomi il braccio.

Il suo tocco inaspettato mi fa venire la pelle d'oca. Non riesco a controllare le reazione del mio corpo. Quella semplice carezza, scatena in me strane sensazioni che non comprendo. Il colpo di grazia ce l'ho quando, disgraziatamente, alzo lo sguardo dal mio braccio ai suoi occhi... in quel momento preciso mi perdo in quell'abisso. Oh, Gesù, ma che cavolo mi prende?

"Clarke, ovviamente sono d'accordo con Lexa. Vedrai che in queste tre/quattro settimane, il quadricipite sarà più forte e pronto a sostenere la pressione dello strumento. Fidati!", esclama Anya riportandomi alla realtà.

Sospiro, cercando di focalizzare la concentrazione su altro, qualsiasi cosa va bene, tutto tranne la mia bellissima fisioterapista.

"Giusto per sapere... quanto ti manca Clarke?", la domanda di Raven capita a puntino.

Devo uscire da questa palestra il più presto possibile, non posso stare ancora qui, con lei, con queste strane idee che mi frullano in testa, e con il corpo che mi manda segnali contrastanti. Sto per aprire bocca, ma Lexa mi precede.

"Credo che per oggi possa bastare. Sono più che soddisfatta del tuo lavoro Clarke. Ci vediamo domani", afferma prima di girarsi e andare a sistemare la palestra.

"A domani...", sussurro.

Il mio livello di frustrazione è ad un livello storico. Sbuffo, cercando di riprendermi e l'istante dopo sono già uscita da quella porta, seguita a ruota dalla dottoressa e da Rae.

Sono talmente presa dalle mie emozioni che non faccio neanche caso a come cammino, zoppico vistosamente come sempre, ma stranamente mi appoggio solo su una stampella. È Anya che me lo fa notare.

"Ehi, Clarke... non noti niente nel tuo modo di camminare?".

"Eh? Cosa c'è che non va?", domando cascando dalle nuvole.

"Posso fare una prova?", mi chiede a sua volta.

Annuisco senza però capire le sue intenzioni.

Si avvicina a me e mi sfila dalla mano la stampella destra. Sgrano gli occhi nel panico più totale.

"Clarke, rilassati e respira, solo qualche passo voglio verificare una cosa", le sue parole sembrano quelle di Lexa.

Sospiro cercando di inalare più aria possibile e faccio quello che dice.

Al primo passo mi sembra quasi di cadere, ma non demordo, ne faccio un altro e un altro ancora, cerco di camminare come ho fatto oggi, per tutto il tempo, alla sbarra. E mi accorgo solo adesso a che cosa si riferisse la dottoressa. All'uscita della palestra, magari inconsciamente, il mio corpo non usufruiva dell'ausilio di entrambe i bastoni, ma solo di uno, rendendo l'altro superfluo.

"Io credo che tu possa continuare senza, ma se ti fa sentire più sicura te la restituisco...", afferma Anya, indicando la stampella tra le mani.

"Credo di cavarmela... grazie Anya per avermelo fatto notare...".

"Clarke, è il mio lavoro!", replica sorridendomi.

"Eh brava la mia bionda, ci siamo liberati del primo bastone, tra un po' torneremo a correre insieme...", sbotta Raven con tutto il suo entusiasmo.

"Frena, frena, Rae, non ti sembra di andare un po' troppo veloce?", le chiedo retoricamente, cercando di arrestare il suo impeto.

"Devo dare ragione a Clarke, Reyes. Anche se siamo sulla buona strada, per quanto riguarda correre è decisamente presto... ma Clarke, lo scoglio più grande è quello di liberarsi della prima stampella, l'altra verrà di conseguenza è sarà molto più semplice e veloce, te lo garantisco. La tua gamba si sta irrobustendo e fra poco sarà pronta a sostenerti senza aiuti esterni, vedrai...", ci spiega la dottoressa, con un'estrema convinzione.

Le sorrido quasi felice dell'obiettivo raggiunto... ma tutto si spegne in un attimo quando, arrivate alla macchina, vedo sfrecciare la mustang rossa di Lexa.

Senza offesa per Anya e Raven, ma questo mio primo traguardo l'avrei voluto condividere con te, Lexa.

Non riesco ancora a capire la tua reazione e più ci penso più il cervello rischia di esplodere. Cosa ho detto di tanto strano? Sei stata tu a dirmi di parlare con te, perché tu c'eri già passata... e allora, perché hai reagito così? Come se la cosa non ti toccasse... quando sappiamo entrambe che non è così?

"Ehi Clarke, sono veramente orgogliosa di te!", la voce di Raven mi desta da tutti gli ennemila dubbi che ho in testa.

"Grazie Rae... ad essere sincera, per la prima volta dopo tanto tempo, sono soddisfatta di me stessa!", esclamo con enfasi.

"Qui bisogna festeggiare. Che dici, chiamiamo Octavia e ce ne andiamo a cena fuori?".

"Mi sembra proprio un'ottima idea!".

Magari un po' di coraggio liquido, oltre alla cena con le mie migliori amiche, potrebbe far sparire ogni mio dubbio, facendomi gioire per questa mia ultima conquista... sperare non costa nulla.




_________________



NOTE AUTRICE.

Ehi ciao a tutti carilettori, sono di nuovo qui con un nuovo capitolo.
Clarke ha deciso di aprirsi e alla grande direi... che ne dite della suaconfessione?
Domandona: perché Lexa avrà reagito a quella maniera?
Dai, gioiamo per la piccola vittoria della bionda, a prima stampellaè andata ☺☺☺!! Go girl!
Se vi va fatemi sapere come la pensate i vostri commenti e/o critichee/o consigli sono sempre ben accetti.
Grazie a tutti voi che continuate leggermi, seguire e commentare.
Un grande abbraccio


Lory


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