Revisionato
Intanto che i miei organi interni cercano di riprendere il loro normale funzionamento, seguo il ragazzo dai bellissimi occhi del color del mare lungo il viale che porta all'interno della scuola.
Quando riesco a riprendermi cerco di ricordarmi quale fosse il suo nome: da Francesco a Marco sono tutti i nomi che mi passano per l'anticamera del cervello prima di ricordarmi che non mi trovo più in Italia. Allora inizio a pensare ai nomi che si sentono nei film americani.
Harry, Dawson, Mark e molti altri ma sono più che sicura che siano sbagliati.
Mi risveglio da questi tentativi fallimentari di ricordarmi il nome quando sento una voce maschile gridare un qualcosa che non riesco a capire, ma davanti a me vedo Occhi marini voltarsi verso la provenienza della voce.
"Rock, potevi pure aspettare e smettere di camminare prima, al posto di farti rincorrere per tutto questo tempo."
Sembra divertente questo tipo dai capelli color biondo cenere, che tiene le mani poggiate sulle ginocchia e respira affannosamente, in attesa di riprendere fiato.
Il ragazzo che mi ha accompagnata fino a ora scoppia a ridere, dandogli una pacca sulla schiena.
"Steve! It's a wonderful training for you."
Sento una sequela di parole spezzate dai respiri corti provenire dal ragazzo piegato e immagino siano parole poco carine nei confronti del moro.
Alla fine, il biondo si alza e punta i suoi occhi verdi nei miei, rigorosamente coperti da lenti a contatto verdi.
"Hi, beautiful girl. I'm Steven and I'm a perfect man for you."
Per un tempo che mi pare infinito lo guardo con gli occhi sbarrati, cercando di capire se sta cercando di scherzare o è serio.
Quando si avvicina, cercando di mettermi un braccio intorno alle spalle capisco che è serio, ma non riesco a trattenermi oltre e gli scoppio a ridere in faccia finendo con il mio sedere per terra.
Sento gli sguardi dei due ragazzi perforarmi, ma continuo a ridere indisturbata fin quando non ho più fiato e sono costretta a fermarmi.
Vedo già quel che direbbero i giornali: <<Ragazza italiana muore soffocata da una risata il suo primo giorno di scuola. Chi l'ha conosciuta ha detto che era pazza.>>
Riesco a smettere e a guardare in faccia i ragazzi senza ricominciare a ridere.
"Are you ok?"
Per un momento, sentendo la erre moscia del ragazzo biondo sono tentata di ricominciare a ridere, ma la mia coscienza mi dice che dovrei evitare di farmi considerare una pazza e, quindi, mi alzo in piedi, mormorando qualcosa che dovrebbe assomigliare a un sì.
"Senti Steven, io accompagno lei in segreteria e poi in classe. Se faccio tardi puoi avvisare tu il professor Robertson?"
Lo sguardo del ragazzo che ho capito chiamarsi Steven diventa pieno di stupore e qualcosa di simile alla paura, inizia a boccheggiare e perde colore.
Non è che si sente male?
"Non puoi farmi una cosa del genere, Jason!"
Oh, quindi è Jason il suo nome!
"Non avrai paura di Robertson, vero? Lo sai che abbaia solo senza mordere."
Cerco di trattenere le risate all'immagine di un professore serio e competente abbaiare in classe che si è appena formata nella mia mente.
Steven si guarda indietro, come per assicurarsi di non avere nessuno intorno.
"Sai bene che non parlo di lui, ma di Julia."
E ora chi è questa Julia? Sono già in ballo troppi nomi che penso valgano la pena di essere ricordati.
Uno sbuffo più che sonoro lascia le labbra di Jason e mi sembra di capire che Lei dovrebbe voltare pagina, visto che è stata una sua scelta.
Ma di che perdincibacco stanno parlando?
"Se è per accompagnare questa bella damigella, posso sempre farlo io. In fondo, sappiamo tutti che il vero cavaliere tra i due sono io." chiude la frase con un occhiolino esagerato.
Lo fisso negli occhi, cercando nuovamente di capire se è serio e sembra ancora di sì, questa volta gli rispondo che preferisco andarci con Jason.
"Prima o poi mi ucciderà e sarà tutta colpa vostra." dice gesticolando in maniera esagerata.
E poi dicono che siamo solo noi italiani quelli che parliamo gesticolando.
Dopo i saluti riusciamo a entrare dentro il complesso scolastico. L'esterno è colorato di un bel blu petrolio, mentre l'interno si divide tra il blu e il bianco.
Molto elegante come scuola.
I cartelli indicano che la loro squadra si chiama "Leoni ruspanti", cosa sottolineata dallo stemma della scuola che la fa somigliare a quello di Grifondoro.
Chiara era entusiasta quando l'abbiamo scelta insieme, le sarebbe piaciuto essere qui.
"Ehm, Jason." lo chiamo cercando la sua attenzione.
"Tell me, little girl."
Perché deve insinuare che io sia una bambina?
Sono all'ultimo anno di liceo, non una del primo anno delle medie.
"Non ti ho impedito di passare del tempo con una tua fiamma o qualcosa di simile, vero?" chiedo in imbarazzo.
Lui si ferma per fissare intensamente i suoi occhi nei miei e assicurarmi che niente di quel che penso sia vero.
Tiro un sospiro di sollievo dentro di me, anche se sono solamente senza più nessun imbarazzo all'esterno.
"Eccoci arrivati davanti alla segreteria." annuncia aprendomi la porta e facendomi passare per prima,proprio come farebbe un vero gentiluomo.
All'interno ci sono più fogli che millimetri dove poter poggiare i piedi, i fogli sono sparsi ovunque, anche sui capelli biondi come il grano della donna che sta china su una scrivania in legno scuro e borbotta frasi per me incomprensibili.
"Good morning, Mrs. Cooper."
La donna alza lo sguardo, marcato dagli spessi occhiali neri tondi, uguali a quelli di Harry Potter.
Perché mi sembra sempre di più di essere dentro una scuola per pazzi?
"It's you, Jason. I've already told you that my name is Lydia, not Mrs. Cooper."
Con uno sbuffo torna a guardare e borbottare sui fogli che già prima stava guardando.
"Mi scusi, signorina Cooper." cerco di richiamarne l'attenzione, nonostante abbia appena sentito che non vuole sentirsi chiamare in questo modo.
Alza ancora gli occhi su di noi, iniziando a squadrarmi da cima a piedi con quei suoi occhi verde profondo, che mi ricorda il mio occhio sinistro.
"Chi è questa bellissima ragazza che è con te, Jason? Ed è riuscita a sopravvivere a Julia?"
Capisco il senso solo di una delle due domande poste a Jason, ma cerco di togliere ogni dubbio nato da questa frase scuotendo la testa.
È meglio che per ora io eviti di perdere la testa tra le nuvole per tentare spiegare ancora come ha fatto Jason a battere quei tre armadi e collegare la frase di Lydia a quel che è successo a me.
"Lei è una nuova piccola studentessa, l'ho incontrata qualche settimana fa per caso."
Occhi marini decide di rispondere solo a metà delle sue domande, fingendo di non aver sentito la mancante.
"Oh, allora ho bisogno di un documento per darti tutto quello di cui hai bisogno!" dice regalandomi un sorriso radioso, che contagia anche me.
Sarà solo un'impressione, ma in questa scuola mi sembrano tutti molto strani.
Finalmente riusciamo a uscire da quel marasma di fogli e posso riprendere a respirare normalmente: c'era troppa poca aria lì dentro.
"Qual è la tua prima lezione?" mi chiede il ragazzo dai fogli capelli neri, una volta che ha visto che ho preso abbastanza aria.
Prendo i fogli e gli comunico quel che voleva sapere, ma appena mi sente parlare sembra sbiancare e mi prende i fogli dalle mani in maniera smaniosa.
Sposta gli occhi da una parte all'altra dei fogli furiosamente e più volte, tanto che mi chiedo se stia bene.
"Non posso credere che tu abbia la mia età e che abbia tutti i corsi in comune con me!"
Ma che lucciole gli è preso? Solo perché siamo negli stessi corsi deve fare queste scene?
Riprendo i miei fogli e mi avvio verso l'aula di letteratura americana, senza rispondergli.
"Dove stai andando?" mi chiede e sembra che stia cercando di trattenere una risata.
Rispondo lapidaria che sto cercando di andare in aula.
"L'aula è da quest'altra parte."
Ora capisco perché stava per ridere.
Prima di entrare in aula noto il mio riflesso su uno degli armadietti vicini, che sono blu scuro, quasi nero lucidissimo.
Quel che vedo non so se è qualcosa che mi piace o no, penso fermandomi davanti a esso.
Vedo dei capelli rossi che stanno crescendo e si allungano per riuscire almeno a sfiorare le mie spalle, delle labbra rosa rigorosamente coperte da uno speciale lip gloss che serve più a idratare che colorare, piccole e adorabili lentiggini sparse sulla maggior parte di guance e naso e un paio di occhi verdi.
Però so che quel colore è falso, poiché le lenti che mi nascondono gli occhi servono per impedire di far scoprire il mio imbarazzante segreto: eterocromia.
L'occhio sinistro è verde brillante, mentre il destro blu come l'oceano più profondo.
"Hey, little girl. It's all okay?"
Mi risveglio dai pensieri quando riprende a darmi della bambina.
"Sì, entriamo?"
Nuovo capitolo riscritto!
Che cosa ne pensate? Vi piace?
La differenza tra la precedente versione e questa è notevole o sottile?
Quale preferite tra le due?
OK, finisco con le domande.
Promesso