La Cacciatrice Ibrida 2

LNWriter द्वारा

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Dopo la morte di suo nonno e la misteriosa scomparsa di suo padre e Nathan, Cassie decide di tornare a Holdin... अधिक

PREMESSA
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Epilogo
THE PROTECTORS
ROOMATES - UNA SPIACEVOLE CONVIVENZA

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LNWriter द्वारा

Era in piedi su quel dannato sgabello da quelle che le stavano sembrando ore. Non era andata da Morgan per decidere cosa fare quella sera. Si era addormentata e non ci aveva più pensato e anche se gli aveva spiegato com'erano andate le cose lui non si era convinto e aveva organizzato tutto di testa sua.
Aveva preparato la sala grande, aveva chiamato i musicisti e il catering. Le aveva anche chiamato una sarta, Josephine, la più brava di tutta New York, e ora si trovava costretta a rimanere in piedi, mentre quella donna le prendeva le misure su quasi ogni parte del corpo.
– Non sei assolutamente longilinea! Una ragazza come te dovrebbe avere un corpo più snello – Le aveva detto.
Di solito non le importava del parere che aveva la gente sul suo aspetto, ma quando alzò lo sguardo verso lo specchio della sua stanza, non poté fare a meno di pensare che la sarta aveva ragione.
– Abbiamo finito? – Non voleva darle la soddisfazione di farle capire che l'aveva offesa ma allo stesso tempo quella domanda le era uscita con un tono un po' troppo scortese.
La donna non ci fece caso, era sicuramente abituata a persone peggiori – Che colore lo vorresti l'abito?
Cassie alzò le spalle – Un colore vale un altro.
– Posso decidere io?
– Se proprio ci tiene...
Josephine sorrise – Ti farò l'abito più bello che tu abbia mai indossato! – Successivamente la donna prese le sue cose e Cassie l'accompagnò alla porta.
– E' sicura di riuscire a preparalo entro questa sera? Sa, se vuole può lasciare stare....
Josephine s'imbronciò – Certo che sono sicura, sono una professionista! – disse sbattendo la porta.
Sbuffò e se ne tornò in camera sua. Si guardò nuovamente allo specchio, prima di profilo e poi da davanti. Alzò un po' la maglia e notò che in verità era più magra di quanto ricordasse.
– Non ti fare influenzare da quella sarta. Stai bene così.
Si coprì immediatamente la pancia e si voltò – Che cosa vuoi Nate?
Lui alzò le spalle – Nulla. Solo che ho sentito cosa ti ha detto quindi...
– Hai detto che non t'importa, no? – Ancora non riusciva a capire perché la sera prima l'aveva stretta a sé per ringraziarla e poi era corso in camera sua.
Nate si distolse lo sguardo e fece per andarsene ma rimase in piedi davanti alla porta – Rosso – disse piano – Il rosso ti starebbe bene.
Cassie stava per chiedere delle spiegazioni ma lui si richiuse la porta alle spalle.

Ethan era appena uscito dallo studio di un medico umano. Non si fidava dei medici del palazzo, di solito tendevano a sottovalutare le ferite dei cacciatori minimizzando i danni, ma questa volta non si erano del tutto sbagliati.
Quella pazza gli aveva quasi perforato un polmone e il taglio che gli aveva fatto per asportarglielo gli aveva procurato circa una ventina di punti. Come se non bastasse, uno dei due omoni che lo avevano preso di peso, gli aveva lussato la spalla costringendolo a una settimana di riposo con un sostegno al braccio.
Nonostante avesse riposato per quasi 24 ore, non si sentiva ancora bene. Nate gli aveva chiesto se voleva essere accompagnato ma lui aveva rifiutato. Aveva visto quella sarta entrare in casa come una matta e non si fidava a lasciarla sola con Cassie.
– Adesso mi spiego perché non rispondi alle mie telefonate.
Ethan si girò. Taylor era proprio dietro di lui – Mi stavi seguendo?
La ragazza sorrise – Non sono il tipo di persona che fa queste cose, lo sai.
Era la prima volta che la vedeva senza Morgan. Ritrovarsi da solo insieme a lei gli fece venire in mente tante ricordi e le sensazioni che stava provando erano del tutto familiari.
– Da quando te le fai suonare?
Ethan sorrise – E' una lunga storia...
– Come sempre – ribattè lei fredda. Ethan sapeva benissimo a cosa si riferiva ma forse era meglio non giustificarsi – Ho trovato delle cose sul pc di Morgan Winkler.
Spalancò gli occhi e la trascinò in un vicolo – Non puoi parlare di queste cose in pubblico!
– Se il tuo amico tenesse così tanto ai suoi segreti non mi avrebbe chiesto di lavorare per lui – disse con un sorrisetto – A proposito! Digli che inizia a farsi quattro calcoli perché il conto sarà più salato di quanto immagina.
– Il conto? Da quando ti fai pagare da un amico che ti chiede un favore?
– Infatti non si tratta di un amico, ma di te – usò nuovamente quel tono di voce e Ethan ebbe voglia di scappare – Devo parlare con Morgan.
– Al momento è impegnato. Sta organizzando la festa di sua sorella e quindi...
– Oh una festa! Mi piacciono le feste! A che ora posso venire?
– Non penso che...
Taylor uscì un biglietto dalla tasca e glielo sventolò in tasca – Mi sa che sono stata invitata.
– Quando te lo ha dato?
– L'ho trovato questa mattina nella buca. Penso che me lo abbia recapitato lui stesso.
– Come fai a dirlo?
Taylor gli porse il biglietto e lui quasi glielo strappò di mano.
"Sarei onorato di averti con noi in questa serata così speciale. – M."
Gli venne voglia di accartocciare il biglietto e poi prendere a pugni Morgan ma poi si rese conto di due cosa. La prima era che Morgan era il suo superiore e il fratello della sua amica. La seconda era che Taylor non gli apparteneva, non più.
Le ridiede il biglietto e tentò di mantenere un tono calmo.
– Allora ci vediamo stasera – disse dandogli le spalle.
– Vedi di vederti elegante e non farmi fare brutte figure.
Ethan si voltò – Come scusa?
– Qua c'è scritto che tu sei il mio cavaliere.

Era stanco e il fatto che dovesse preoccuparsi della festa di compleanno di Cassie non faceva altro che stancarlo ancora di più. Morgan era ancora un po' arrabbiato con lei per via di quello che aveva fatto al processo. Era anche colpa sua se alla fine lei aveva preso quella decisione, era stato lui stesso a suggerirle di testimoniare il falso, ma al tempo stesso sperava che non lo avrebbe fatto.
Non aveva niente contro Daniel, era Amanda quella che lo preoccupava. Era stata nel loro palazzo per tanti anni e a volte si era presa cura anche di lui ma non avrebbe mai pensato che ci fosse del marcio nel suo cuore, non fino a quando aveva scoperto che era stata lei a soggiogarlo per fargli uccidere Cassie e sua madre.
– Signore, mi sta ascoltando? – Morgan si voltò verso la sua segretaria. Era una nephilim sulla quarantina ma era comunque attraente. Era stata la segretaria di suo nonno e qualcosa gli diceva che era anche la sua amante.
– Scusa Evangeline, ero sovrappensiero...
La donna sorrise e si porse un po' più in avanti, mettendo un po' più in mostra la penne che usciva dalla scollatura a V della sua maglietta – Se le va potrei farla rilassare un po' – disse in tono sensuale.
Morgan scosse la testa – Ti ringrazio, ma non sei qua per questo – Non voleva gli avanzi di nessuno, soprattutto di suo nonno.
Evangeline sembrò un po' offesa, non era di certo abituata a essere rifiutata, ma Morgan non si sentì per niente in colpa.
– E' meglio che vada. Ci sono ancora un sacco di cosa da fare per stasera.
– Ne vale la pena? – chiese la donna. Morgan si voltò a guardarla – Organizzare questa festa per sua sorella, prendersi cura di lei e trattarla in modo regale. Pensa che ne valga la pena?
– Perché non dovrebbe?
La donna tacque ma non perché aveva capito che la domanda era stata inopportuna, solo per pensare a cosa rispondere. E infatti poco dopo disse – A lei non hanno riservato questo trattamento. Non capisco perché lei lo riserva a sua sorella. Non avete neanche lo stesso sangue.
Aveva capito benissimo che cosa stava dicendo – Vai via Evangeline.
– Vado ad accertarmi che le cose procedano per il verso giusto – disse chinando il capo.
– No – ribattè lui – Prendi le tue cose e vai via da qua. Sei licenziata.
– Ma mio Signore...
– Non sono il tuo Signore. Mio nonno lo era – disse tutto d'un fiato – E adesso che lui non c'è più non vedo il motivo per cui debba restare anche tu.
La donna inizialmente sembrò sbigottita ma poi assottigliò le labbra e sorrise. Si diresse verso la porta e, prima di richiudersela alle spalle, lo guardò – Nessuno ci lascia mai davvero, Morgan – E poi andò via.
Morgan si passò una mano sui capelli e si chiese se non avesse sbagliato a cacciarla via. Lei aveva solo espresso il suo parere ma la verità era che il fatto che avesse disprezzato sua sorella, il suo essere diversa da lui, l'aveva infastidito. Voleva bene a Cassie, gliene aveva voluto fin da quando si era reso conto del legame tra loro. Nessuno poteva trattarla male.
Chiuse a chiave la porta dell'ufficio e si diresse verso la sala grande, quella in cui si sarebbe tenuta la festa.
Era addobbata in modo sobrio, proprio come aveva chiesto lui. I musicisti erano giù arrivati e i cuochi erano sicuramente chiusi nelle cucine.
Non aveva mai organizzato una cosa del genere in vita sua ma gli era venuta bene ed era soddisfatto.
Fece per entrare nella sala quando vide un cacciatore che teneva per un polso una ragazza. Aveva lunghi capelli castani e dei grandi occhi dello stesso colore.
– Che cosa succede? – chiese avvicinandosi al cacciatore e alla ragazza.
– Signore – il cacciatore fece un piccolo inchino – L'ho trovata che gironzolava qua intorno. L'ho persa d'occhio per qualche secondo e quando l'ho rivista stava scappando con della roba in mano.
– Che genere di roba?
– Cibo Signore. Si sarà introdotta nelle cucine e...
– Basta così – disse guardando la ragazza – Lasciala andare.
Il cacciatore lo guardò sbigottito – Ma...
– Nessun "ma" – replicò – Torna davanti al palazzo e fai la guardia. A lei ci penso io.
Il cacciatore fece come gli era stato chiesto e, dopo aver fatto un piccolo inchino, se ne andò.
– Come ti chiami? – chiese alla ragazza, ma lei non rispose – Se vuoi del cibo possiamo dartelo...
– Non ho bisogno della tua elemosina – rispose acida. Gli ricordò un po' Cassie, probabilmente per il fatto che anche lei era un lupo.
– Come preferisci – gli voltò le spalle e fece qualche passo verso la sala.
– Tutto qui? – chiese la ragazza alle sue spalle – Nessuna punizione, niente frustate o lunghi mesi di prigionia?
Morgan non riuscì a trattenere una risata – Per un pezzo di pane? – disse alzando un sopracciglio.
La ragazza alzò le spalle – Pensavo che foste più crudeli voi Winkler...
Quella frase lo ferì ma non poté replicare. Tutti i capostipite della sua famiglia erano stati dei tiranni e non c'era da stupirsi se il popolo li associava al male fatto persona.
– Non siamo tutti uguali.
– Su questo ti credo. Tua sorella non è così.
Morgan spalancò gli occhi – Conosci mia sorella?
La ragazza annuì – C'ero anch'io quando quei vampiri l'hanno assalita. E' stata grandissima! – disse con un sorriso che contagiò anche lui.
– Cassandra è davvero una brava persona – Si sentì chiamare da una cacciatrice che si stava occupando dalla festa – Scusami ma adesso devo proprio andare. Se dovesse servirti qualcosa, non esitare a venire qui. Puoi chiedere di Cassandra se preferisci.
La ragazza annuì e Morgan si voltò nuovamente – Mi chiamo Nadia – disse la ragazza.
Morgan la guardò – Piacere di averti conosciuta Nadia.
Nadia sorrise e uscì dal palazzo. Era una ragazza davvero interessante. Chissà se si sarebbero rivisti...

Bussarono alla porta della sua stanza e quando vide Ethan con due vestiti in mano le prese un colpo.
– Ha già finito di prepararli? – chiese perplessa.
Ethan sorrise e annuì – Ho fatto la stessa faccia quando si è presentata qua davanti con i due abiti.
– Posali sul letto così posso vederli meglio.
Fece come gli era stato chiesto e si allontanò – Ci vediamo più tardi.
– Stai tornando da Taylor?
Ethan s'irrigidì – Come...
– Due sere fa hai lasciato il cellulare sul tavolo della cucina e ha iniziato a squillare. Involontariamente ho visto chi era il mittente – Tanto involontariamente non era stato, ma non poteva mica dirglielo – E' la tua ragazza?
– No, certo che no!
– Ethan non devi giustificarti e soprattutto non devi mentirmi!
Ethan sorrise – Stavamo insieme, prima che prestassi giuramento... L'ho ferita...
– E adesso come mai vi siete riavvicinati?
Il suo amico s'irrigidì di nuovo e Cassie capì che c'era sicuramente qualcosa sotto. Stava per farle altre domande ma il suo cellulare iniziò a suonare. Era Cameron.
Guardò Ethan – Scusami, devo rispondere.
– Fai pure – disse quasi sollevato – Io vado a prepararmi – E scomparve dalla stanza.
Riguardò il cellulare. Aveva smesso di squillare. Richiamò Cameron e, dopo qualche squillo, finalmente rispose.
– Hey Cassie, amica mia, tanti auguri! Come stai?
Il tono con cui le parlò le fece capire che stava adottando il classico atteggiamento dolce prima di dirle qualcosa che non le sarebbe piaciuto – Che succede Cameron? Qualcosa non va?
Cam sospirò – Scusami se ti avviso all'ultimo minuto ma purtroppo stasera non possiamo venire alla festa.. Kris non sta molto bene e non me la sento di lasciarla sola in questo momento...
Cassie si prese qualche secondo per rispondere – Non ti preoccupare. Salutami Kris, ci sentiamo presto.
– Si, lo farò. A presto.
Il fatto che il suo migliore amico non sarebbe stato presente alla sua festa la rese parecchio triste. Era in momenti come quelli che avrebbe tanto voluto tornare indietro nel tempo e rivivere quei bei momenti insieme a lui.
Diede un'occhiata ai vestiti e rimase a bocca aperta. Erano entrambi magnifici ma molto diversi. Uno era color oro, lungo e con le spalline. L'altro era molto più semplice, di un rosso acceso e senza spalline. Era anche questo lungo e aveva due spacchi ai lati.
Erano entrambi stupendi, Josephine era stata davvero bravissima e sperò di ricordarsi che avrebbe dovuto chiamarla il giorno dopo, sia per scusarsi di aver dubitato sia per ringraziarla del lavoro che aveva fatto.
Il fatto che le piacessero entrambi la rendevano parecchio indecisa su quale indossare. Guardò l'ora: erano già le 6 del pomeriggi. Aveva due ore per prepararsi e anche se le sembravano tanto pensò che forse non sarebbero state abbastanza. Doveva lavarsi in fretta, prima che le parrucchiere e truccatrici andassero a darle una sistemata. Morgan aveva pensato davvero a tutto!
Entrò in bagno ma se ne pentì immediatamente quando vide Nathan. Aveva un asciugamano intorno alla vita e si stava sistemando la barba. I capelli sembravano un po' più corti, ma non ne era sicura. La cosa di cui invece era totalmente sicura era che lo stava divorando con gli occhi e quando se ne rese conto indietreggiò e uscì.
Questa convivenza stava cominciando a diventare snervante e per un breve istante si pentì di non aver preso la stanza di Ethan, almeno la avrebbe potuto avere tutta la privacy del mondo!

Due ora dopo, erano tutti radunati nella grande sala e stavano solo aspettando Cassie. Ethan si sentiva un po' agitato. Non usciva con Taylor da un sacco di tempo e non sapeva come comportarsi.
Uscì dalla sala per controllare se fosse arrivata e se la ritrovò davanti. Indossava un semplice abito bianco corto che metteva in risalto la sua carnagione scura e aveva i capelli raccolti che lasciavano intravedere il suo collo sottile.
Quando lo vide gli sorrise e i sentimenti che Ethan pensava di aver messo da parte, si risvegliarono. A un tratto si sentì come se fossero stati catapultati indietro nel tempo, quando tutto andava nel verso giusto.
– Ethan? Ci sei?
Ethan batté le palpebre – Scusami stavo solo...
– Mi stavi fissando – rispose lei per niente arrabbiata – Andiamo dentro? Fa freddo.
– Ehm... si...
Lei sorrise. Si stava comportando da stupido e lei se ne stava accorgendo – Stai bene – gli disse – Non ti ho mai visto vestito così.
– Neanche io ti ho mai vista vestita così.
– Un tempo non potevo permettermi cose del genere, ricordi? – disse con sorrisetto.
Ethan annuì. Le luci divennero soffuse e i musicisti iniziarono a suonare: Cassie stava arrivando.
Prima che il volume della musica si alzasse, Ethan si mise alle spalle di Taylor e le accostò le labbra all'orecchio – Sei sempre stata bellissima.
Taylor si voltò per guardarlo. Era arrossita. Ethan sorrise soddisfatto, gli piaceva sapere che aveva ancora un certo effetto su di lei. Poco dopo non ci fu più tempo di parlare. 

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