Masque tombé

By FrancescaAbeni

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•Secondo libro della serie masked• ~Sequel di "Amour masqué"~ ---------------------------------------- Sono p... More

!AVVISO!
Cap. 1
Cap. 2
Cap. 3
Cap. 4
Cap. 6
Cap. 7
Cap. 8
Cap. 9
Cap. 10
Cap. 11
Cap. 12
Cap. 13
Cap. 14
Cap. 15
Cap. 16
Cap. 17
Cap. 18
Cap. 19
Epilogo

Cap. 5

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By FrancescaAbeni

I giorni passarono piuttosto lentamente e Marinette non vedeva già l'ora della sfilata.

La corvina aveva messo a soqquadro la camera per cercare un abito che le piacesse o che le andasse bene, ma era indecisa tra tre modelli, così si fece aiutare dalla sua amica Alya attraverso video chiamata.

«Proprio tu che crei abiti da sfilata mi vieni a chiedere cosa indossare.» ironizzò la mora, alzando gli occhi al cielo.
«Le amiche fanno anche questo, no?» ammiccò l'altra, girando il cellulare verso i tre vestiti che avevano scelto: il primo era un abito lungo e senza spalline, con la scollatura a cuore, di colore blu elettrico; il secondo era un tubino rosa, ma l'aveva scartato in quanto voleva modificarlo ma non sapeva come; l'ultimo era un abito lungo di colore verde, aveva una scollatura a V che arrivava all'ombelico, il busto era ornato da fiori ad uncinetto, una minigonna era sovrastata da un'altra più lunga trasparente, che lasciava intravedere le gambe, e la schiena era nuda.

«A me piace quello verde.» rispose Alya dopo un'attenta riflessione.
«Era l'abito che ha indossato mia mamma alla festa della sua laurea, poi l'ha regalato a me.» spiegò accarezzando la stoffa morbida. «Ma se poi stona con il vestito di Adrien?» domandò presa dal panico.
«Marinette, smettila di farti film mentali! Ti starà alla grande, ma ha una pecca: mi sembra un po' malandato.»
«Già, si è sbiadito nel corso del tempo e alcuni fiori si sono staccati.» rispose la corvina, esaminando il vestito.
«Potresti crearne uno tu basandoti su quello.»
«Ma va! Non sono così brava.» sentenziò la corvina amareggiata, sedendosi a terra –la sedia e chaise longue erano ricoperte di vestiti e stoffe–
«Intanto i tuoi abiti sono stati scelti da Gabriel in persona per sfilare, no, non sei brava.» ribatté Alya scuotendo la testa.
«Noto un po' di sarcasmo nella tua voce.» le fece notare, sorridendo ironicamente.
«E ringraziami per quello.» rispose lei, ridendo. «Anche se nessuno oserebbe dire che non sei brava: tu sei fantastica a creare abiti. E non solo.» aggiunse.
«Grazie Alya.»
«Anche a metterti nei guai, a fare l'imbranata... insomma, tutte queste cose.» esclamò la mora, contando con le dita della mano libera.
«Grazie Alya.» disse in tono di finta offesa, per poi ridere assieme alla sua amica.
«Ora mettiti al lavoro e inizia a fabbricare l'abito che indosserai alla sfilata, ragazza mia.» ammiccò l'adolescente, per poi salutarla e chiudere la chiamata.


«Hai già deciso cosa indosserai alla sfilata?» domandò Adrien, volendo metterle pressione e con curiosità.
«Sì, ma non te lo dico perché sarà una sorpresa.» rispose, riponendo nello zainetto la bottiglietta d'acqua che aveva comprato poco fa.
«Ed io che volevo aiutarti a scegliere l'abito. Volevo vederti vestita elegante e, magari, anche mentre ti cambiavi.» esclamò, agitando le sopracciglia, avvicinandosi alla corvina con un ghigno.

Marinette lo allontanò, rossa in viso per l'imbarazzo.

«Dai Mari, sai che scherzo.» ridacchiò, punzecchiandole la guancia con l'indice.
«Tu non scherzi mai su queste cose.» ribatté la ragazza, riprendendo il suo colore naturale.
«Touché.»

Il pomeriggio faceva molto più caldo rispetto alla mattina, pensò Lila mentre attraversava il parco, sorseggiando da una lattina di tè freddo; per fortuna era abituata al caldo clima dell'Italia.

Mentre camminava non poté fare a meno di attirare l'attenzione di quasi tutti i ragazzi che la incontravano, ricevendo dei commenti positivi ogni qual volta che ondeggiava i fianchi.

Dopo aver percorso quasi tutto il parco, scorse una figura famigliare seduta su una panchina con un'altra ragazza.

Abbassò leggermente gli occhiali da sole, accertandosi che fosse lui e, dopo aver riconosciuto il ragazzo di cui aveva una cotta, ignorata la gelosia, ed essersi data una sistemata veloce, si diresse verso i due, sorridendo quando lui la guardò: «Ciao Adrien.»
«Ciao Lila, come va?» la salutò, alzandosi in piedi appena la mora gli diede un bacio sulla guancia.

Marinette assunse un'espressione seria; non le dava fastidio il fatto che Adrien venisse salutato in quel modo –il suo lavoro comportava anche sfioramento di labbra con altre modelle o finti baci per campagne pubblicitarie–, quanto più per la persona: si ricordava fin troppo bene cos'era successo con Lila.

«Non mi lamento.» rispose, liquidando la domanda con un gesto della mano. «A proposito, mi avevi promesso che un giorno saremmo usciti assieme.» sorrise, avvicinandosi a lui.

La corvina, ancora seduta, li guardò storto, chiedendosi di che cosa stava parlando.

Il ragazzo si allontanò dalla mora, accostandosi a Marinette, sfiorandole la gamba con la sua in cerca di supporto.

«Scusa Lila, ma sono occupato.» esclamò il modello.
«Allora domani, se non hai nulla da fare.» ritentò, mantenendo il sorriso.
«Lila, io e te non possiamo uscire insieme come intendi tu.» cercò di spiegare, ma la ragazza non capì.

Capendo che Adrien voleva sviare alla questione, Marinette si alzò in piedi, sorridendo alla mora: «Ciao, non ci siamo ancora presentate.» esclamò la corvina, porgendole la mano. «Io sono Marinette Dupain-Cheng, –continuò, stringendole la mano.– la ragazza di Adrien.» aggiunse, per poi sentire il braccio del biondo posarsi sulle sue spalle, avvicinandola a sé.

Lila sgranò gli occhi –per fortuna indossava gli occhiali scuri–, sentendo la rabbia crescere: «Oh... Io credevo che, visto la tua persona, fossi fidanzato con una modella o con una ragazza di alto calibro.»

A quelle parole, Adrien afferrò la mano della corvina, che sussultò: «Non dire mai più una cosa del genere su Marinette!» sbraitò a denti stretti, non volendo attirare l'attenzione delle persone nel parco. «Certo, lei non è una modella, ma è molto più carina e gentile di molte di loro. Ora, se vuoi scusarci, dobbiamo andare.»

Il biondo di voltò, trascinando con sé la corvina, che cercò di star dietro al suo passo spedito.

«Adrien... Il tuo anello mi fa male...» sussurrò, non volendo alterarlo maggiormente.
Il ragazzo si fermò, aprendo la mano e notando un segno rosso sulle dita della corvina: «Scusami Principessa, ho perso la testa.» si scusò, baciandole la mano dove la pelle era segnata dal Miraculous. «Odio quando parlano male di te.»
«Non fa niente... Ma, certe volte, penso anch'io quelle cose: che potevi trovarti una ragazza più adatta a te.» disse abbassando lo sguardo, ferita da quei pensieri che, molte volte, le martellavano la testa; ma sentirtelo dire faceva più male.
«Marinette, non dire così.» esclamò, mettendole una mano sul fianco e l'altra sotto il mento, facendo sì che tornasse a guardarlo negli occhi. «Tu sei una persona meravigliosa e tu sei l'unica che accetta il gatto che c'è in me, frenando, ma soprattutto attivando, i miei pensieri perversi nei tuoi confronti.»
«Ed hai il coraggio di ammetterlo davanti a tutti!» sussurrò imbarazzata, guardandosi intorno per controllare se qualcuno li stesse ascoltando.
«È normale essere attratti dalla propria ragazza, soprattutto quando balla nel suo pigiama.» ammiccò, ricevendo un colpo scherzoso sul petto.

Il biondo la attirò a sé, facendola mettere sulle punte dei piedi, per poi baciarla e uscire con lei dal parco.

Lila, che era rimasta ad osservarli, strinse la presa attorno alla lattina –ormai vuota– che aveva in mano, accartocciandola e facendo cadere le ultime gocce rimaste.


La stanza era buia e silenziosa.

Solo un filo di luce filtrava dalla finestra circolare semiaperta; non si percepiva nient'altro, tranne che il battere d'ali di farfalle e la risata roca di un uomo: «Sì, è proprio questo di cui ho bisogno. Ma la nostra ragazza deve coltivare la sua rabbia, per far sì che il fiore dalla distruzione sbocci in tutto il suo splendore

Una farfalla bianca di posò nel suo palmo, per poi essere trasformata in una nera, un akuma.

«Per ora occupiamoci dei pesci più piccoli.» aggiunse liberando la farfalla nera, che uscì dall'apertura della finestra. «Direi che Ladybug e Chat Noir avranno a che fare con una situazione parecchio scottante.» esclamò, per poi scoppiare nella sua risata malvagia, mentre una maschera viola con ali da farfalla comparve sul suo volto.


Lila camminava irata sotto la Tour Eiffel, ripensando a come era stata trattata poco fa.

Ad un tratto vide una folla correre verso di lei, ritrovandosi a terra dopo essere stata urtata da un uomo in fuga.

Appena alzò lo sguardo vide un mostro alto circa due metri e mezzo fatto interamente di fiamme, mentre si avvicinava a lei.

Gli occhi, come il resto del corpo, erano fiammeggianti, pieni di rabbia e risentimento nei confronti della causa della sua trasformazione.

Il mostro si accorse di Lila che, terrorizzata, era incapace di rialzarsi e scappare; gonfiò il petto, inspirando aria, preparandosi ad attaccare.

Appena prima che le fiamme uscissero alla sua bocca, la mora di ritrovò in aria, aggrappata ad una ragazza vestita di rosso; poco dopo si ritrovò sulla Tour Eiffel, con Ladybug in piedi accanto a lei.

«Va tutto bene?» domandò l'eroina, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
«Stavo meglio prima.» commentò schiaffeggiando la mano della corvina, per poi alzarsi e pulirsi i vestiti sporchi di polvere.
«A dire il vero stavi per fare la fine della carne al barbecue, ma per tua fortuna i rinforzi sono arrivati in tempo.» commentò Chat, appollaiato su una trave a pochi metri d'altezza rispetto alle due, per poi atterrare accanto alla sua partner.
«Ma se tu sei arrivato adesso?» ridacchiò la ragazza mascherata, poggiando le mani ai fianchi.
«Ho aiutato le ultime persone ad allontanarsi dal nostro amico con l'alito di zolfo.» ripose, facendo alzare gli occhi alla corvina. «Andiamo My Lady, dobbiamo spegnere quella candelina gigante prima che renda Parigi un dessert al flambé.» aggiunse, per poi lanciarsi dalla Torre.
«Come ho fatto ad innamorarmi di uno così?» mormorò cercando di trattenere un sorriso divertito quando lo sentì cantare: "this man is on fire", mentre l'eroina cercava di zittirlo.

Lila li osservò raggiungere l'akuma, per poi, con rabbia maggiore, scendere dalla Tour Eiffel prendendo l'ascensore di servizio, finché non arrivò a terra, riprendendo il suo cammino verso una meta non prestabilita.

In mezz'ora girò per alcuni quartieri dell'enorme città e, volendo tornare nel suo appartamento, si diresse verso il parco; alzando lo sguardo rivide Ladybug saltare tra i tetti, per poi atterrare sul tetto di una pasticceria accanto a Place des Vosges e –dopo averla sentita imprecare– entrare dalla finestra a lato.

La mora guardò incuriosita, controllando se l'eroina sarebbe uscita, ma nulla; così, lesse il nome dei proprietari della pasticceria: Dupain-Cheng.

«Quel cognome... È il cognome di Marinette!» realizzò, coprendosi la bocca per la sorpresa. «E allora perché Ladybug è entrata...» i suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di Chat Noir, che entrò dalla stessa finestra.

«Le cose si fanno interessanti.» ridacchiò la mora, per poi correre verso il suo appartamento, sicura di aver scoperto qualcosa che l'avrebbe aiutata nel suo piano per la vendetta.


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Rieccomi bella gente xD

Scusate se aggiorno lentamente, ma ho problemi con il cellulare e, inoltre, sto modificando i piani della storia: vorrei renderla più coinvolgente ^^'

Ricapitolando: il capitolo precedente e questo sono stati noiosetti per i problemini con il cellulare, ma ho aggiornato allo stesso perché non potevo non farlo (anche perché credo mi avreste uccisa...)ed i prossimi cercherò di farli più intriganti e pieni di battute (per la gioia di Chat).

Tenetevi pronti per le cose che accadranno *faccina da angioletto*

Alla prossima ;*

FrancescaAbeni

P.S. i vestiti sono questi:
-Quello verde (che poi diventerà rosso):

-Quello blu:

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