Cicatrici |COMPLETA|

Oleh CleliaMoonlight

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Freya è un'arma, una guerriera creata e plasmata per conquistare Asgard. Il suo destino sembra tracciato, ma... Lebih Banyak

Prologo
Capitolo 1: Come farfalle
Capitolo 2: Segreti e verità
Capitolo 3: Il profumo della neve
TRAILER
Capitolo 4: Chi sei?
Capitolo 5: Il giudizio
Capitolo 6: Vanadis
Capitolo 8: Incubi e fiamme
Capitolo 9: Marionette
Capitolo 10: Questione di scelte
Capitolo 11: Figlia del tradimento
Capitolo 12: La magia del sangue
Capitolo 13: Le lande di Jotunheim
Capitolo 14: I Nibelunghi
Capitolo 15: Cicatrici
Capitolo 16: La sfida dei re
Capitolo 17: La leggenda di Fáfnir
Capitolo 18: Il crepuscolo degli dei
Capitolo 19: La Convergenza
Capitolo 20: Ritorno ad Asgard
Capitolo 21: L'ombra della morte
Capitolo 22: Senza maschera
Epilogo
SEQUEL: Radici-Coming Soon
Shadow Awards ITA 2018
Marvel Awards 2018

Capitolo 7: Catene

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Oleh CleliaMoonlight




Loki fissa con attenzione le rune segnate dall'insegnante, ignorando con maestria i borbottii scontenti di Thor e tracciando sulle pergamene i segni appena imparati.
"Non capisco e sono stanco di rimanere chiuso qui!" le lagne di Thor sono un continuo martellare nelle orecchie, fastidiose e irritanti.
"Vostro padre verrà a portarvi alle lezioni di combattimenti solo al tramonto, principe Thor. Cercate di concentrarvi, ora. Prima imparerete, prima potrete andare all'arena" lo riprende la loro precettrice con un sospiro sfinito.
"Ho concluso" l'affermazione di Freya arriva inaspettata e tutti si voltano verso di lei.
Thor sbadiglia. "Impossibile" afferma, voltandosi verso di lui in cerca di conferma. Loki allunga il collo ed effettivamente nota che sua cugina ha già finito gli esercizi che la precettrice le ha assegnato.
L'insegnante annuisce, mentre dichiara che Freya può uscire dalla biblioteca per passare come preferisce il tempo che le rimane.
Thor sbuffa contrariato e Loki non può che osservare Freya con un'insolita ammirazione. Non credeva sua cugina tanto capace e anche il nuovo insegnante mezzo sordo, che sua madre ha rifilato a tutti loro, sembra condividere quel parere.
"Voglio andarmene anche io" borbotta suo fratello, mettendo il broncio. "Detesto le rune. Non mi piacciono" continua imperterrito.
"Neanche a me" si intromette Freya e Loki pensa che sia piuttosto strana una simile affermazione detta da qualcuno che di rune sembra saperne più del dovuto.
Thor e Freya si scambiano un sorriso e lui si sente escluso da quel sentimento che intravede su quei volti familiari. È infastidito, ma non capisce il perché.




Loki è irritato dalla sfuggevolezza con cui Freya evita di incrociare il suo cammino. Non potrà evitarlo per sempre e lui pregusta già il momento in cui potrà parlarle.
Pezzo dopo pezzo, frammenti di una fanciullezza a cui Loki non ha mai dato peso si dipanano davanti ai suoi occhi, rivelandogli la verità di una ragazza che ora gli appare poco più di una sconosciuta.
I suoi passi rimbombano solitari tra i corridoi di Vàlaskjàlf e Loki si lascia guidare da quel ritmo sicuro e familiare. Scende le scale ed è con grande soddisfazione che nota come le guardie gli liberino la strada senza porgli domande.
Un giorno vi inchinerete di nuovo dinanzi a me.
Loki si crogiola in quel pensiero come un bambino farebbe davanti alle lusinghe dei propri genitori. Trova bizzarro che come prigioniero, per quanto non rinchiuso in gabbia, Odino gli abbia concesso di muoversi ovunque liberamente. Probabilmente Heimdall o un qualche divinatore sta scrutando ogni sua mossa, ma Loki non è preoccupato. In quel modo, sarà il Padre degli dei a intervenire se qualcuno attenterà nuovamente alla sua vita.
Loki varca la porta della sala dei trofei ed è un ghigno soddisfatto quello che mostra alla prigione, ormai deserta, del Distruttore. Si sposta verso il tesoro più prezioso degli Jotun e lo osserva con fare pensieroso. Se ora lo afferrasse, nessuno potrebbe fermarlo e con il potere fornitogli dallo Scrigno degli Antichi Inverni sarebbe semplice tentare la fuga.
E poi?
Poi scenderebbe su Midgard, completando l'opera che più di mille anni prima il defunto Laufey non fu in grado di fare: condurre la Terra in una nuova Era Glaciale.
E poi?
Otterrebbe vendetta sul popolo di Asgard.
E poi?
Loki non lo sa. Il futuro, il suo futuro, gli è oscuro e sconosciuto. Thor è sempre stato fortunato nel suo ruolo di principe ereditario: ha un destino già tracciato e un futuro di gloria davanti a sé.
Lui non ha niente se non trame e inganni; la tela di un ragno che rimane costantemente privato della preda.
Loki sfiora lo Scrigno, ma non si azzarda a prenderlo. Rivedere la sua natura Jotun non è un qualcosa che gli sia gradito.
"Padre diceva che saresti venuto." Thor lo guarda con attenzione, spostando lo sguardo da lui allo scrigno
"E Odino ha sempre ragione" replica mellifluo. "Speravi di vedere il mostro, Thor? Mi spiace aver deluso le tue aspettative" sibila Loki.
"Madre e Padre ci aspettano per la cena" dice il dio del tuono, dandogli le spalle.
"Uuh, il ricongiungimento della famiglia felice" risponde Loki con astio.
"Non essere infantile, fratello" lo riprende Thor, facendogli crescere la voglia di ridergli in faccia.
La voce di Loki esce tagliente, furiosa. "Non.Sono.Tuo.Fratello" sillaba a denti stretti. "E non mi comporto in maniera infantile. Ci pensano abbastanza i Tre guerrieri a farlo."




Quando Freya raggiunge Vàlaskjàlf, Vanadis veste l'illusione di una sacca da viaggio. La spada è meno pesante che nei suoi ricordi di bambina e lei non ha difficoltà nel maneggiarla.
Lascia il cavallo alle cure dello stalliere e raggiunge le sue stanze senza prestare troppa attenzione ai tentativi di Fandral di attirare alcune ancelle di Frigga.
Freya lascia cadere il mantello sul pavimento e lancia sul letto la sacca che prende immediatamente le fattezze originali di Vanadis.
L'applauso che si diffonde come un allarme per tutta la stanza la mette in allerta e la mano scatta ad afferrare il pugnale, lanciandolo alle sue spalle senza voltarsi indietro.
"Questo non era divertente."
"No, non lo era" conviene Freya, lanciando a Loki un'occhiata infastidita. "Cosa ci fai qui?"
Il pugnale lo ha ferito di striscio a una guancia, ma il taglio sta già guarendo e Freya ringrazia la buona sorte per non averle permesso di uccidere il figlio di Odino. Sarebbe stato decisamente troppo problematico nascondere la morte del dio degli inganni.
"Non temi che Heimdall ci possa ascoltare o vedere?"
"Lo sguardo del Guardiano non può soffermarsi a lungo in questa stanza e se lo facesse non vi troverebbe nulla di sospetto."
"Notevole." Loki la raggiunge, superandola, e le sue mani corrono a sfiorare la lama di Vanadis.
Freya sente il bisogno di afferrare l'arma e puntargliela alla gola, ferendolo proprio come lui ha tentato di fare le prime volte che lei è andata a fargli visita nella sua cella. "La spada di tuo padre" commenta Loki, dopo averla osservata con cura. "Odino credeva fosse andata perduta."
"Lo era fino a oggi. Il dio Tyr la teneva tra le sue collezioni di guerra."
Freya non sa perché gli sta raccontando quelle cose. Loki sa già fin troppo sulla sua doppia identità e rivelargli altro sarebbe pericoloso per entrambi. "Ma ora occorre a me ed è mia" calca l'ultima parola e il dio degli inganni sembra afferrare il concetto, anche se non appare interessato all'arma.
"Non ho bisogno di una vecchia spada" ribatte infatti Loki, guardandola come se una simile affermazione non dovrebbe nemmeno aver voce di esistere.
"E cosa vorresti? Che ti liberassi dai bracciali dei nani?" obietta Freya, sarcastica.
Lo sguardo di Loki si adombra, ma il dio degli inganni non risponde alle sue osservazioni. "Chi ti ha insegnato l'uso del Seiðr?"
"Mia madre" dice schietta, guardando con fastidio le macchie di terriccio che le hanno sporcato la gonna.
"Dal tono che hai usato deduco che non eravate in buoni rapporti."
Freya si toglie il nastro tra i capelli, disfando con una mano la treccia che li univa. "Era un rapporto... particolare" si concede di dire.
"Sei sempre così sfuggevole?" domanda Loki, incrociando le braccia sul petto.
"Potrei dire lo stesso di te."
Il dio degli inganni sorride, come se trovasse divertente la situazione. Freya posa un fermaglio sul mobile e lancia uno sguardo a Vanadis. "Cosa ti ha mostrato il Tesseract?"






Loki sbatte più volte le palpebre, certo di non aver ben compreso quale sia stata la richiesta di Freya. Lei però lo fissa seria e attenta, in attesa di una risposta. È la prima che gli pone un simile quesito, nemmeno Thor o Odino hanno voluto sapere qualcosa.
"Menzogne... Verità e menzogne, tante quante sono le stelle." Loki chiude gli occhi, ma non ha bisogno di concentrarsi per ricordare tutto ciò che ha imparato dal momento del suo esilio. "Mi ha mostrato mondi sconosciuti, esseri così spaventosi che perfino loro temono se stessi. Creature..." Loki deglutisce e lo spettro di Thanos si affaccia nella sua mente. "...esseri viventi che nessuno vorrebbe incontrare."




Loki cade. Cade e non riesce a fermarsi. Urla, ma le sue parole si perdono nell'infinità dell'universo.
C'è oscurità attorno a lui, un nero così assoluto che perfino lui teme cosa potrebbe esserci quando quel nero finirà. Perché tutto ha una fine e Loki ha il terrore di ciò che potrà trovare quando smetterà di cadere.
Loki affoga in un mare di stelle; è sepolto da sistemi solari di cui Odino non gli ha mai raccontato nulla e ha paura.
Quel viaggio tra il nulla e la morte è qualcosa che non aveva previsto. Le Norne avrebbero dovuto recidere il filo della sua vita, ma così non è stato e lui si sente impotente.
Nel suo vagare sa di aver invocato il nome di suo padre -Odino non Laufey- e quello di Thor, ma tutto ciò che ha ricevuto in cambio è stato il silenzio.
Quando il suo viaggio finisce, Loki è solo lo spettro di ciò che era un tempo il dio degli inganni. Debole e stanco spera che quell'asteroide sperduto tra l'immensità dei Nove Regni si trasformi nella sua tomba.
"Che fine patetica." Loki non ha la forza di spostare lo sguardo sulla creatura che ha parlato, ma qualcosa nel suo tono di voce lo fa rabbrividire.
"Un re esiliato e sconfitto. Un re tradito, umiliato... Un patricida." lo sconosciuto sembra divertito e nell'incoscienza Loki si domanda come quell'essere possa conoscere la sua storia.
"Ti brucia la sconfitta, sì? Vorresti avere vendetta?" La creatura si china su di lui e la mano con cui lo afferra sembra rilasciare lava incandescente.
Loki grida, ma le sue urla non fanno alcun effetto sullo sconosciuto dalla pelle rossa e gli occhi viola. "Oh, magari preferiresti che ti concedessi la morte? Piccolo e fragile Gigante di Ghiaccio..."





Loki si riscuote con un brivido e stringe le mani a pugno. È vivo e quella consapevolezza non gli è di conforto, perché Thanos...
"Non può raggiungerti qui."
Loki non ha idea di quando Freya si sia avvicinata, ma ora è davanti a lui e gli basterebbe fare un solo passo in avanti per sfiorarla. "Colui dal quale ti nascondi... Non può raggiungerti qui."
Loki vorrebbe esserne altrettanto sicuro, ma non può. "Io non sto fuggendo" replica, perché l'onore e l'orgoglio sono ancora parte di lui.
"Hai lo stesso sguardo di qualcuno che conoscevo un tempo... molto tempo fa" gli spiega Freya, dandogli le spalle. "Il mio."




Freya evita di guardarsi allo specchio. Vedrebbe solo il riflesso di una sconosciuta e lo sguardo di qualcuno che ha smesso di sperare. I punti del corpo in cui Víli l'ha colpita, per rammentarle cosa accade quando non porta a compimento i suoi incarichi, le fanno male e la sconfitta ha il sapore dell'acido.
"Siamo tutti servi o schiavi" mormora, facendo sobbalzare la donna che si sta prendendo cura delle sue ferite.
"Ma gli schiavi non hanno alcuna promessa di libertà. Voi potreste ribellarvi, un giorno, e fuggire."
Freya prende in mano la spazzola, ma non riesce a celare una smorfia di dolore. "Qui siamo tutti in catene, Sonea. Io ne ho solo una più lunga delle altre."




"E da cosa fuggivi, se posso chiederti? Da una gonna troppo lunga o un vestito troppo stretto? O, forse, i tuoi genitori ambivano la tua morte?" ringhia Loki.
Freya sobbalza come se le avessero dato uno schiaffo e la furia che la assale è così violenta che è costretta a stringere i pugni finché dalla pelle le sgorga sangue.
"Tu invece fuggi da tutto e niente" sibila, guardandolo negli occhi. "Scappi da te stesso e continuerai a farlo in eterno. Sei solo un vigliacco che si fregia del titolo di dio."
Loki serra la mascella. "Come osi, io ero il tuo re!" ribatte il dio degli inganni e Freya lo trova un discorso talmente penoso che gli volta le spalle, cercando nell'armadio qualcosa di adatto per la cena.
"Un re illegittimo. Non lo saresti mai diventato se non avessi ingannato Thor in modo tanto meschino. E tu stesso... sei stato la rovina per il titolo che portavi" lo interrompe.
Freya avverte uno spostamento d'aria alle sue spalle, ma non si volta e il pugno di Loki si scontra con il muro della parete al suo fianco.
"Potrei ucciderti con una sola parola." gli rammenta, consapevole di quanto lo debba ferire quella vulnerabilità indesiderata.
"E ne saresti capace?" la deride Loki, troppo vicino perché possa scorgere la malinconia che l'ha assalita.
"Non hai idea di cosa potrei essere capace."




Il sangue è di uno strano colore verde. L'elfo oscuro è riverso a terra; il collo spezzato e gli occhi sbarrati. Freya non ha esitato un attimo a ucciderlo quando ha sentito qualcuno introdursi nella sua camera.
Svartálfaheim è un mondo strano; pieno di foresti nella parte occidentale e ricoperto di montagne e vulcani nella parte orientale, controllata dai nani.
A Freya non piace, ma suo padre l'ha condotta lì per uno scopo e immagina che a Víli non dispiacerà ciò che ha appena compiuto.
Fruga tra i vestiti del cadavere per capire cosa volesse quell'elfo e sul pavimento rotolano monete di indubbio stampo asgardiano.
Freya si costringe a fare dei respiri profondi, mentre capisce che l'unico scopo di quell'assassino era tentare di ucciderla su ordine di Víli. Non è la prima volta che suo padre la mette alla prova, ma Freya si sente comunque nauseata.
Sua madre la starà osservando attraverso il Seiðr, quindi si costringe a rimanere impassibile.
Freya si china sul cadavere, strappa il pugnale dal petto e lo pulisce sugli abiti dell'elfo. Sapere che quell'individuo era un assassino di professione non le è di alcun conforto. In ogni caso raccoglie le monete sparse sul pavimento e le restituisce al proprietario, mormorando rapida una frase di perdono.
Ma Freya lo sa: non potrà mai esserle concesso alcun perdono per ciò che ha fatto.



"Ora dovresti andartene." Freya fa cenno a Loki di dirigersi all'uscita, ma il dio degli inganni non sembra propenso a voler esaudire quella richiesta. "La cena con i tuoi genitori sarà servita tra poco e io detesto essere in ritardo" specificò.
"Dovrebbe importarmene?" Un'ombra passa tra gli occhi di Loki. "Come hai fatto a scoprire che ero uno Jotun? Te lo ha detto Thor?"
Freya afferra un abito e lo getta sul letto con talmente poca grazia da indurla a espirare bruscamente. "Thor non rivelerebbe a nessuno un simile segreto. Vuoi saperlo? Ero presente il giorno che Odino ti raccontò delle tue vere origini, quando Thor fu esiliato e il Padre degli dei cadde nel sonno di Odino." Freya scosta una tenda e osserva il panorama. "Soddisfatto?"
Nessuna risposta le arriva. La porta viene chiusa con uno scatto e Freya chiude gli occhi.





Quando Loki esce non sa dire cosa si agita nel suo animo.
Rabbia? Forse, dopotutto Freya lo ha visto per ben due volte nella sua versione di Jotun.
Paura? No, non paura, ma allora cosa? Dolore?
No, Loki non ha idea di come dovrebbe affrontare quella notizia. Probabilmente è la vergogna ciò che più si avvicina ai suoi attuali sentimenti.
Umiliante.
La mano si schianta una seconda volta sul muro e questa volta si formano delle piccole crepe. Il secondo colpo crea una voragine e al terzo, pezzi di intonaco cadono al suolo.
Quando alza lo sguardo e incrocia quello di lady Sigyn, Loki riprende il controllo di se stesso e la supera senza degnarla di alcuna parola. Sente la voce di lei che lo chiama, ma il dio degli inganni non si volta.
Sapere che una volta erano -che sono- fidanzati gli provoca ribrezzo, ma la cosa non gli importa visto che dopotutto lui non ha intenzione di sposarsi.
Fandral sta sorridendo a un gruppo di sue ammiratrici ed è abbastanza lesto da riuscire a rubare un bacio a una giovane fanciulla che lo fissa estasiata.
Quando una ancella si mette davanti alla sua strada, Loki le ringhia di spostarsi e la spinge di lato senza troppe cerimonie.
"Ehy, Loki!" l'esclamazione indignata di Fandral è qualcosa che non può proprio sopportare in quel momento. "Non essere invidioso!" lo prende in giro il biondo, suscitando l'ilarità delle sue ammiratrici.
Scatta verso di lui come una furia, ma è Hogun a fargli un cenno negativo con il capo. "Non farlo" gli consiglia e Loki volta le spalle e si allontana.
Non può permettere che girino altre voci sgradevoli sul suo conto, così decide di indossare una delle sue maschere migliori: sorride ed è solo un dio sorridente ciò che quella gente vedrà.





Thor è l'ultimo ad arrivare e Freya non se ne può dire sorpresa. Il dio del tuono si presenta nella sala con un magnifico sorriso sul volto e Odino gli fa cenno di muoversi e di prendere posto al fianco di Loki.
"Sei in ritardo, Thor" lo riprende Frigga con un sospiro. "Avresti potuto almeno avvertire."
"Perdonatemi, madre" risponde Thor, lanciando un'occhiata a suo fratello.
Loki si è chiuso in un silenzio tombale da quando si è seduto, ma Odino sembra aver fatto appello a tutto la sua pazienza di genitore e non ha fatto commenti.
Il Padre degli dei si porta un calice ricolmo di vino alle labbra e Thor lo imita.
Frigga sorride con aria imbarazzata quando afferra la mano di Loki e gli sussurra qualcosa all'orecchio. Il dio degli inganni aggrotta la fronte con fare perplesso, ma non risponde.
"È molto che non cenavamo tutti insieme" esordisce la regina, scoccandole un'occhiata di rimprovero. Freya socchiude le labbra, ma non se la prende. Vivere a corte non le è mai piaciuto e gli ultimi anni non ha mai passato molto tempo tra le mura di Vàlaskjàlf.
Thor si è fiondato come una belva sullo spezzatino di cervo e Loki gli sta rivolgendo uno sguardo sprezzante. Freya riempie il suo piatto con delle patate e passa il resto al dio del tuono che sembra soffrire di una terribile astinenza da cibo.
"I prigionieri hanno parlato?" La voce di Odino è ferma e guarda Thor con insistenza.
"No." Thor scuote la testa e lascia cadere nel piatto l'osso che ha in mano. "Dicono che Odi... che voi padre sarete sconfitto e che il vostro regno avrà fine. Dicevano tutti le stesse cose e chiamavano ininterrottamente il nome di Aster come se potesse giungere a liberarli. Abbiamo dovuto bendarli per farli smettere."
"Domani manderò un sacerdote alle prigione. Forse i suoi metodi saranno più persuasivi" commenta il sovrano di Asgard.
Freya è concorde con lui. I sacerdoti sono capaci di utilizzare il Seiðr per manipolare la mente delle persone e sebbene molto spesso quest'ultime rischino di impazzire il risultato è praticamente assicurato.
"Potrei arrivare a credere che vi importi qualcosa della mia vita" interviene Loki con fare quasi distratto.
L'occhio di Odino punta sul dio degli inganni come farebbe quello di un cacciatore. "Non farmi pentire di averti tolto dalle prigioni" dichiara, per poi tornare a ignorare il figlio.
"Loki..." il richiamo di Frigga è quello di una madre preoccupata.
"Immagino vi piacerebbe rimettermi addosso quella fastidiosa museruola!" grida Loki, sbattendo i pugni sul tavolo.
Ora ha la completa attenzione di tutti i presenti e Freya si domanda perché ha voluto esaudire la richiesta di Thor di presentarsi lì.
"Bada a come parli! Potrei anche accontentarti!" tuona la voce di Odino.
"Padre, Loki non..." interviene Thor, subito zittito.
"Avrei potuto consegnarti ai Giganti di Ghiaccio e non l'ho fatto. Avrei potuto lasciarti nelle mani dei midgardiani e non è successo. Non sei nemmeno rimasto in una cella e ora puoi camminare per i corridoi di Vàlaskjàlf facendo sfoggio del tuo titolo. Sto cercando colui che attenta alla tua vita e... nessuno sa di te."
Il silenzio cala nella sala e perfino i servitori si spostano negli angoli più lontani per non dover affrontare la collera di Odino.
Freya stringe le pieghe della gonna e la sua mente non può che notare le piccole somiglianze che legano il Padre degli dei al defunto Víli. "Sei rimasto un ragazzino immaturo, Loki" prosegue il Padre degli dei. "Un bambino che prova rabbia per l'adulto che ha portato via i suoi giocattoli. Mi aspettavo di più... da te" mormora, massaggiandosi la ferita che Laufey gli ha inflitto molto anni prima, portandosi via il suo occhio. "Entrambi avete molto da imparare."

Il re sospira e tutti gli anni che porta sembrano crollargli addosso.
Thor abbassa lo sguardo sul suo piatto e Loki serra la mascella. "Sono stato troppo comprensivo con voi" conclude Odino, tornando a sedersi.
Frigga ripone sul tavolo il bicchiere e fa per parlare, ma un istante dopo sembra ripensarci.
"Tra quattro giorni sarà il tuo compleanno, Loki" decide di intervenire Freya, sperando di alleggerire la tensione. Loki non sembra minimamente interessato alla cosa, ma Thor ingoia il suo ultimo pezzo di cinghiale e ordina alla servitù di portargli della birra.
"Madre ha organizzato una festa!" esclama il dio del tuono, mostrando più entusiasmo di tutti. Freya si volta verso Frigga che accenna a un sorriso.
"So che non ti piacciano..." dice Frigga, voltandosi verso Loki, che mostra una smorfia scontenta. "Ma ho pensato che tutta Asgard dovesse sapere del tuo ritorno."
"Come se potesse interessare a qualcuno" borbotta il dio degli inganni.
"Che ti piaccia o meno ti presenterai alla festa" ordina Odino. "Ci saremo tutti." aggiunge, scoccandole un'occhiata che Freya non riesce a interpretare.
"Come volete, zio" replica pensierosa.
Il Padre degli dei torna a rivolgersi a Loki. "E tu..." insiste, cercando lo sguardo del figlio. "...Ti comporterai come si conviene a un principe di Asgard" ci tiene a precisare con un cenno della mano.
Freya riesce quasi a immaginare la contrarietà di Loki per quel comando al quale non può che sottostare.
"O ti assicuro che quei braccialetti rimarranno ai tuoi polsi per il resto dell'eternità!" la minaccia è talmente evidente che Loki spezza a metà il coltello che teneva in mano.
"E ora, lasciateci tutti. Voglio parlare da solo con mia moglie." Odino si alza in piedi, appoggiandosi a Gungnir, e uno dei suoi corvi va a posarsi sulla cima della lancia.
Loki è il primo a uscire, mentre Thor la accompagna cavallerescamente alle porte della sua camera.
"Credi che cambierà, Loki, in futuro?" le domanda, mentre Freya varca la soglia della stanza.
Non sa rispondergli e non se la sente di dargli una speranza che potrebbe essere morta ancor prima di aver avuto vita.
"Il cambiamento è una prerogativa della vita" gli sussurra, sfiorandogli la guancia con un dito. "Ma non è detto che il cambiamento che cerchi potrebbe rivelarsi positivo."
Thor è perplesso quando se ne va e per qualche ragione Freya prova tristezza nel vederlo camminare solo per i corridoi del palazzo. Vorrebbe conoscere il modo per ricostruire il Bifrost solo per poter vedere nuovamente Thor sorridere con sincerità.






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