Almost

By Grace_96018

9.8M 436K 150K

Un ragazzo ricco, una ragazza povera. Lui viziato, lei sognatrice. Lui odia amare, lei vuole essere amata. Lu... More

1. Dinuovo in viaggio
2. Los Angeles
3. Un paradiso terrestre
4. Era troppo bello per essere vero
5. Primo giorno di scuola
6. Avvertimenti e nuove amicizie
7. Fantasmi dal passato
8. Gemma
9. A cena con la servitù
10. Non sono una serva
11. Mezzi di trasporto
12. Questo è un ricatto
13. La biblioteca
14. Altri ricatti
15. Offese
16. Cena di lavoro
17. Il dipinto
18. Spiegazioni
19. Il diario
20. Aiutalo
21. Doppie personalità (Part 1)
22. Doppie personalità (Part 2)
23. Fuori programma
24. Brividi di terrore
25. Non guardarmi così
26. Punti deboli
27. Perchè ti prendi cura di me?
28. Momenti imbarazzanti
29. Il primo bacio
30. Scuse e sospiri
31. Partenza!
32. La grande mela
33. Messaggi
34. Nuove conoscenze
35. Auguri Tal!
36. Alla vita reale
37. I soliti problemi
38. Parole forti
39. Problemi, problemi.
40. Ricordi d'infanzia
41. Idee, sospetti e gelati
42. Paura al pub
43. L'ira di un padre
44. Sentimenti e paure
45. Missione chiavi
46. L'acquirente
47. False aspettative
48. Chiedere aiuto non è una debolezza
49. Gelosia
50. La goccia che fa traboccare il vaso
51. Strani comportamenti
52. Tutto cambia
53. È l'amore
54. Cosa mi nascondi?
55. Bugie
56. Dove sei piccola mia?
57. Ho paura
58. Ti credevo un amico
59. Tempo al tempo
60. Un po' di pace?
61. Ti voglio
62. Equivoci e chiarimenti
63. Lati nascosti e 'Ti voglio bene papà'
64. Orgoglio
65. Cose non dette
66. Una serata indimenticabile
67. Bugie e verità
68. E' difficile
69. Delusioni e sorprese
70. Parlando al passato
71. Fiori e cioccolatini
72. La spa
73. Verità, pizza e amore
74. Cuore di mamma
75. Esami in vista
Avviso
76. Decisioni inaspettate
77. Conseguenze
78. Cena di famiglia
79. Disastro annunciato?
80. Inghilterra in vista
81. Nonna
82. Holmes Chapel
83. Rivelazioni
84. Latte al cioccolato e ospedale pediatrico
86. Beccati
87. L'abito non fa il monaco
88. Casa dolce casa
89. Progetti e novità
90. Un nuovo capitolo
91. Cambiamenti
92. Salsa cocktail e Champagne
93. AMORE
94. Test e primo giorno di lavoro
95. Paure, sospetti e afrodisiaci
96. Agente sotto copertura
97. Febbre alta
98. Ficcanaso per amore
99. Tanti auguri Harry!
100. Siamo incinti
101. Quasi
Libro cartaceo o ebook

85. Pensando al futuro

55.7K 3K 837
By Grace_96018

La giornata trascorsa è stata alquanto strana per me. Guardando, anche se solo da lontano, quei bambini mi sono sentita in colpa. Non so per quale motivo in particolare. Forse perché avrei voluto fare qualcosa per loro, anche una minima cosa ma non ho fatto nulla. Questo mi rende triste. Vorrei trovare un modo per aiutarli.

Per adesso, pensierosa, fisso fuori dal finestrino della lussuosa auto blu mentre nella mia testa spero di tornare a casa il più presto possibile. E' ormai buio, le strade trafficate di Londra rendono difficile non imbottigliarsi nel traffico. La compagnia non è delle migliori, la nonna continua a parlare e parlare con il suo solito tono arrogante e Harry, che non riesce a trattenersi, le risponde a tono. Tutto ciò mi fa venire un terribile mal di testa e mentalmente spero che estraniandomi da questo ambiente e perdendomi nelle luci della città possa aiutare.

"Sarei dovuta entrare anche io."

"Non c'è stato bisogno, perché non rinunci e te ne fai una ragione?"- sbuffa Harry.

"Cercheremo un altro pediatra, il dottor Simon non deve essere molto competente."- continua lei risoluta.

"Nessun altro dottore, nonna. Quell'uomo è laureato in materia e se ha detto che Gemma sta benissimo vuol dire che è così!"

"Harry, tua sorella non parla!"- sbraita lei accanto all'autista che non so come faccia a sopportarla.

"Gemma sa parlare!"- urla lui di rimando. –"Falla finita, chiaro?!"

Lei non replica questa volta ma il suo silenzio non è di certo di sottomissione, il suo viso, che riesco a scorgere dallo specchietto retrovisore è ovviamente di una donna che non ha voglia di discutere su cose che ha già deciso. Un silenzio prettamente di superiorità. Ruoto gli occhi al cielo e torno a guardare fuori dal finestrino mentre Gemma al mio fianco gioca con il cellulare di Harry e Harry stringe nervosamente il suo ciuffo in un pugno fissando incazzato il paesaggio.

Sono stanca, è stata una giornata intensa e non vedo l'ora di dormirci un po' su.

Purtroppo le mie preghiere non sono state accolte e la nonna ha deciso che prima di tornare nel suo lussuoso appartamento ci saremo fermati a mangiare fuori in qualche ristorante supercostoso dove lei è ovviamente ospite gradita. Io e Harry non proferiamo parola durante tutta la cena, lui arrabbiato e io esausta. La nonna invece sembra perfettamente in forma. Lei parla, conversa con chi la riconosce, saluta gente con un sorriso di cortesia in faccia. Tutto il contrario di noi che sembriamo zombie asociali.

Continua a giocherellare con il mio risotto ai funghi, sbadigliando di tanto in tanto. Ho il capo appoggiato al palmo della mia mano, annoiata. Non vedo davvero l'ora di tornare a casa.

Osservo Harry che sbuffando taglia la sua carne e quella di Gemma. Anche lui ogni tanto mi rivolge un'occhiata veloce. Penso sia preoccupato per me. Appena è uscito dall'ambulatorio si è subito accorto del mio cambiamento d'umore e anche se gli ho assicurato di stare bene so che lui non ci ha creduto.

Effettivamente non ci ho creduto neanche io, quei bambini mi hanno lasciato tanta tristezza dentro. Anche se ricordando i loro sorrisi riesco a non sembrare una completa depressa.

"Tal."- è lui a chiamarmi. Raddrizzo la testa e gli do la mia attenzione. – "Sembra che ti stai addormentando sul riso."- abbozza un sorriso che fa tornare il mio.

"Voglio andare a casa, Harry."- piagnucolo.

"Anche io."- sospira. – "Ho una fottuta voglia di lasciarla qui e andare via con la sua auto."- sussurra osservando la donna che parla con una coppia di vecchi conoscenti. Lei è seduta al loro tavolo e ci ha praticamente lasciati qui da soli.

"Facciamolo."- lo sprono.

"Lo sai che ti prendo alla lettera, fiorellino."

"Se lo facessimo mi odierebbe di più?"

"Probabilmente."- risponde confermando la mia supposizione e arricciando il naso penso che non sia il caso di far arrabbiare Satana, visto che potrebbe anche uccidermi nel sonno e trovarsi un alibi perfetto.

Quando finalmente torniamo a casa sono già le dieci di sera e io, istintivamente, mi getto sul letto con poca eleganza lanciando un sospiro di sollievo quando le mie spalle toccano i cuscini.

"Non ti ho mai visto così stanca."- ridacchia Harry chiudendosi alle spalle la porta della nostra stanza.

"Già."- borbotto. – "Non riesco a tenere gli occhi aperti."

Nel silenzio lo sento accendere l'abatjour e subito dopo il rumore della sua cintura che tocca il pavimento.

"Ti stai perdendo un fantastico striptease, bimba."- ride. Diamine, so bene cosa mi sto perdendo.

"Non farmelo pesare."- sussurro assonnata. Il letto si abbassa al mio fianco e so che adesso è sdraiato affianco a me. E' bello stare soli dopo una giornata del genere, nel silenzio e nella tranquillità. Lontani dalla nonna. Ad un tratto sento le dita di Harry sfiorarmi il petto e per un secondo sobbalzo, non ero pronta. Schiudo leggermente gli occhi per vedere cosa vuole fare. Comincia a sbottonarmi la camicetta con sguardo concentrato e le sopracciglia aggrottate.

Se non lo conoscessi penserei che sta cercando di sedurmi.

"Cosa fai?"- sussurro poi quando mi spinge ad alzare un braccio e poi un altro per sfilarla completamente.

"Ti spoglio."- ammicca verso di me con quella sua solita aria sensuale ma questa volta inarco semplicemente le sopracciglia mentre mi sorreggo sui gomiti con il solo reggiseno a coprirmi il busto. – "Andiamo, vuoi dormire vestita?"- mi stupisce con un sorriso dolce prima di gesticolare con le mani per spronarmi a svestirmi. Decido di accontentarlo. – "Aspetta, aspetta!"- questa sera sembra così esuberante. Sicuramente diverso dall'Harry che tutta la sera ha tenuto il muso.

E' bello come cambia quando chiudiamo il mondo fuori da quella porta.

"Cosa?"

"Metti questa, ti prego!"- piagnucola adesso lui porgendomi il suo maglione caldo recuperato da terra.

"Perché?"

"Lo so che preferisci i tuoi vestiti, ma con i miei saresti fottutamente sexy."- quasi spalanco la bocca ma non di certo arrabbiata. Scuoto la testa ma allo stesso tempo divertita afferro la sua felpa.

In imbarazzo mi sbarazzo della gonna davanti al suo sguardo compiaciuto e indosso la sua felpa che per mia sfortuna non copre quasi nulla.

"Non posso restare così, ho le gambe scoperte."

"Stai bene, vieni."

"Sentirò freddo."

"Ti riscalderò io."- risponde con un viso sornione mentre lo raggiungo sotto le coperte.

"Papà non sarebbe d'accordo."

"Tuo padre non è qui."- risponde coprendomi bene prima di avvicinarsi a me e abbracciarmi. Le nostre gambe s'incastrano e la stoffa dei pantaloni della sua tuta striscia liscia sulla mia pelle. Le mie mani trovano il loro posto sul suo petto scoperto mentre le sue sono attorno alle mie spalle e alla mia vita.

Mi culla dolcemente appoggiando la sua guancia sulla mia fronte. Il mio naso sfiora la base del suo collo. La luce fioca della lampada e quelle della città che entrano dalla finestra insieme ad un leggero brusio di auto e clacson giù in strada.

"Perché eri così triste prima?"- chiede poi rompendo il silenzio e interrompendo ancora una volta il mio sonno. Borbotto qualcosa di indecifrabile ma non rispondo veramente. – "Non è una risposta."- sussurra accarezzandomi la spalla.

"Non ho voglia di parlarne."

"E' stata nonna? Ti ha insultata di nuovo mentre ero dentro con Gemma?"- chiede con un'evidente preoccupazione nella voce. Sento che si porta dietro questa domanda da tutta le sera.

"No, non è stata lei."

"Allora?"

Sospiro sapendo che se non gli do una risposta ora probabilmente non mi lascerà dormire come il mio corpo e la mia mente vorrebbero. Decido di darmi una svegliata e rivangare pensieri che avevo deciso di accantonare per questa sera. Mi metto seduta e poggio le spalle alla spalliera del letto mentre lui fa lo stesso senza smettere di fissarmi.

Mi fisso le mani che a stento sbucano fuori dalle maniche della sua felpa e poi inizio a guardarlo. Come ogni volta resto ammaliata dalla luce dei suoi occhi soprattutto adesso che vi si riflette la luce da una parte e l'oscurità dall'altra.

"Mentre voi eravate dentro l'ambulatorio sono andata un po' in giro a curiosare."- inizio a spiegare richiamando la sua attenzione. – "C'era una stanza socchiusa e dentro c'erano dei bambini e una ragazza, Melissa. Lei li faceva ridere, aveva un grande naso rosso e raccontava barzellette."- scrollo le spalle. Vedo che il suo interesse cresce aggrottando le sopracciglia non sicuro forse di dove finirà il mio racconto.

"Erano dei bambini malati, orfani o figli di tossici o criminali. Una di loro era malata di Leucemia, un'altra era cieca, un'altra sulla sedia a rotelle."- racconto per sommi capi solo per fargli capire che averli visti mi ha cambiato la giornata.

"Sei triste per loro?"- chiede premuroso sfiorandomi uno zigomo con il dorso del suo indice. Annuisco semplicemente. – "Ti capisco sai."

"Si?"- chiedo stupita.

"Abbiamo girato decine di ospedali e cliniche negli anni, per Gemma sai. Ci sono casi come i loro ovunque, Tal."- racconta. – "Papà fa spesso delle donazioni."

"Anche io vorrei fare qualcosa."- continuo fissando le coperte seguita poi da un breve silenzio.

"Tal."- esordisce poi. Guardandolo è pensieroso come se gli passasse qualche idea in testa. – "Hai mai pensato di diventare medico?"

"Medico?"

"Si. Potresti aiutarne davvero tanti."- risponde con una punta di fierezza nel tono mentre assottiglia gli occhi fissandomi con un sorriso. – "E poi tu ami i bambini."

In fondo non sarebbe certo una cattiva idea. Fino ad ora sono stata molto indecisa su cosa avrei fatto dopo la scuola. In realtà non ne avevo la minima idea, adesso invece penso che provare medicina sia la cosa che mi darebbe più soddisfazione. Lavorare a stretto contatto con quei bambini, aiutarli, farlo ridere magari e fargli guardare in modo diverso la loro malattia e incoraggiarli a non mollare mai e a non perdere le speranze.

All'improvviso, senza accorgermene, sto sorridendo.

Riprendo la mia posizione sdraiata e Harry mi stringe nuovamente a sé nella posizione in cui eravamo prima. Mi sento con un peso in meno sullo stomaco, più leggera e determinata.

"Tu cosa vorresti fare in futuro?"- chiedo poi curiosa di una sua risposta.

"Non ne ho idea."- sospira. –" Probabilmente finirò per lavorare con mio padre."- continua non molto entusiasta. –"Farei felici tutti quanti."

"Ma non te stesso."- ipotizzo. –"Vuoi davvero lavorare per lui?"

"No."- risponde subito. – "Non lo so."- vacilla.

"Cosa ti preoccupa?"- chiedo come se in fondo sentissi che qualcosa lo blocca in tutto questo. Penso che in realtà lui non abbia mai chiarito il suo rapporto con suo padre.

"E se lo deludessi?"- chiede poi in un sussurro quasi spaventato di dar vita ai suoi pensieri. All'improvviso mi tornano in mente quelle cene in cui mi costringeva a far finta di essere la sua ragazza. Ricordo che una volta mi confessò che lo faceva perché voleva che suo padre pensasse che avesse messo la testa apposto. Voleva che suo padre fosse fiero di lui.

Questa cosa non è mai cambiata. Ora capisco che Harry, pur rendendosi indipendente e responsabile e nascondendosi anche dietro la sua maschera da ragazzo duro, ha sempre voluto compiacere suo padre. Rendersi un figlio di cui vantarsi.

"Non lo deluderai."

"Come fai a saperlo?"

"Lo so e basta."- so per certo che se vuole davvero fare qualcosa ci mette l'anima per farla e farebbe del suo meglio. Sa quali sono le sue responsabilità ed è diventato un ragazzo maturo. Penso sarà all'altezza di lavorare alla pari di suo padre nella sua azienda.

"Certo che hai tanta fiducia."- ridacchia stringendomi di più.

"Abbiamo già parlato di fiducia in passato ricordi?"- già, l'ho pure lasciato perché non mi fidavo di lui e pensavo avesse un'altra. E pensare che si era semplicemente trovato un lavoro. – "Ho fiducia in te. In tutti i sensi."

"Anche io in te."- sussurra sulla mia bocca. Vorrei dire qualcos'altro ma penso che qualsiasi altra parola sia superflua nel momento in cui mi bacia. Tutto è superfluo quando mi bacia. – "Ti amo amore mio."- tranne questo.

"Ti amo anche io."- forse non glielo dico molto spesso ma so che lo sa.

"Dormi adesso."

"Finalmente."


HARRY'S POV


Odio fottutamente tanto quando dormo da Dio ma vengo svegliato da un irrilevante rumore occasionale. Sta di fatto che il picchiettare della pioggia sul vetro della finestra mi ha destato dal mio sogno e adesso non riesco più a riprendere sonno. Sono in vacanza in fondo, dovrei poter dormire tutto il giorno senza che dia fastidio a nessuno.

Purtroppo sono le otto del mattino e sebbene vorrei restare accoccolato a Tal, calda e dolce accanto a me, ma devo proprio pisciare e la pioggia non aiuta. Sbuffando contro la mia vescica struscio via silenziosamente dal letto lasciando la bellissima donna dentro la mia felpa perfettamente aggrovigliata attorno alle coperte.

Fortunatamente non si accorge di nulla quando esco dalla stanza diretto in bagno. La casa è silenziosa. Giunto in bagno lancio una rapida occhiata al mio riflesso nell'enorme specchio. Sono orribile, i miei capelli non sanno più che posa prendere. Cerco di sistemarli per quanto meglio posso riflettendomi sulle piastrelle fin troppo lucide mentre lascio fluire i miei liquidi.

Quando ho finito penso sia meglio darmi una svegliata gettandomi dell'acqua gelata sul viso. Guardandomi riflesso nello specchio vedo le fottute gocce d'acqua scivolarmi dal viso per ricadere nel lavandino. Poi i miei pensieri vanno alla conversazione dell'altra sera.

Voglio davvero lavorare con papà?

Cristo, non lo so. Tal pensa che io possa farcela ma io non ne sono tanto sicuro. Devo pur fare qualcosa nella vita e non penso che vorrò lavorare per sempre nel negozio di fiori di Sandra. Voglio più responsabilità, un posto più importante e ruoli più difficili che tagliare gambi di fiori.

Dovrò prendere una decisione prima o poi.

Devo farlo.

Per il momento però voglio solo pensare a superare questi giorni in Inghilterra. Voglio usare questi giorni per chiarirmi le idee e risolvere il problema di Gemma. Sono determinato a tirarle fuori più parole di un semplice Hey! E chi meglio di un fratello rompipalle può riuscirci?

Con un'improvvisa carica in corpo asciugo la faccia su uno di quei ridicoli asciugamani ricamati messi lì solo per fottuta bellezza. Sicuro che non riprenderò sonno raggiungo la cucina e in particolare sul bancone un semplice post-it richiama la mia attenzione. Un messaggio da nonna.

Sono a lavoro. Torno nel pomeriggio.

Trapela tanta freddezza quanta ce ne sarebbe se fosse davvero qui. Raccapricciante. Ruoto i fottuti occhi al cielo aprendo il frigorifero alla ricerca di cibo ma non c'è nulla. A quanto pare la vecchia preferisce spendere denaro in ristoranti costosi ogni sera. Controllo l'ora. Appena la otto e mezzo.

Torno in camera e Tal dorme ancora. Controllo Gemma e, come la bambina indipendente che è, è già in piedi. Letteralmente in piedi sulla sedia della specchiera fottutamente luccicante di nonna. Con maestria sistema i suoi capelli ed è già perfettamente vestita di tutto punto.

Il suo sguardo è piccolo e concentrato sul suo riflesso mentre io la spio dal ciglio della porta.

"Vuoi andare a fare colazione da Starbucks?"

Propongo e lei spaventata, esternando un quasi incomprensibile sibilo, si volta verso di me prima di scendere con cautela dalla sedia. Annuisce dondolando la sua coda da cavallo. Ma non mi accontento più di questo.

"Non ho sentito, puoi ripetere?"- lei mi fissa intensamente mentre io incrocio le braccia. –"Gemma."- la sprono quando abbassa lo sguardo sulle sue scarpette nere.

Decido allora che è meglio non pressarla troppo, penso di aver esagerato. Mi avvicino a lei abbassandomi alla sua altezza.

"Abbiamo appurato che sai parlare, se non vuoi farlo davanti a tutti nessuno ti costringe."- inizio provando a metterla a suo agio. Penso che adesso sia spaventata. –"Ma potresti sempre farlo con me e con Tal, per iniziare."- lei continua a guardarmi da una parte incuriosita dall'altra ancora poco convinta.

Ci riuscirò prima o poi. Prima o poi la sentirò urlare a squarciagola.

"Riproviamo, va bene?"- propongo come un gioco sedendomi in terra con le gambe incrociate. – "Gemma, vuoi andare a fare colazione da Starbucks?"- ancora nessuna risposta ma sembra più aperta. – "Si o no. Solo questo."- penso che i monosillabi siano più adatti per cominciare. Preoccupata mi fissa, poi anche lei incrocia le gambe sedendosi in terra davanti a me. – "Lo rifacciamo?"- chiedo divertito notando la sua determinazione. Lei annuisce adesso concentrata. Mordicchia le sue labbra nervosa.

"Vuoi andare a fare colazione da Starbucks?"- aspetto e aspetto fino a quando..

"Si."

Probabilmente sorrido come un idiota ma sono così felice di essere riuscito a farla parlare. E' una fottuta soddisfazione essere qualcuno di cui lei si può fidare.

"Brava, piccola."- le sorrido picchiettandole una guancia con l'indice. Noto che ogni volta che parla è sembra imbarazzata subito dopo. Ma sotto sorride come se fosse fiera di se stessa. Io lo sono.

"Bene, allora vado a vestirmi!"- per un attimo penso di aver compiuto un miracolo e che sia stata lei a parlare ma quando mi accorgo che Gemma guarda oltre le mie spalle capisco che è stata Tal che come me poco prima stava spiando dalla porta. Tal corre in camera anche lei evidentemente felice di aver risentito la voce dolce di Gemma.

"Andiamo."- alzandomi da terra le porgo una mano per aiutarla.

Come previsto Tal è alle prese con la sua valigia, le sue mani affondano all'interno per trovare i giusti abbinamenti di vestiti. Noto con entusiasmo che indossa ancora la mia felpa. E' così sexy. Penso che vederla dentro i miei vestiti sia da sempre stata una fantasia erotica per me.

Lei, chiedendo aiuto a Gemma sulle scelte, di cambia. In pochi minuti è pronta ma io mi perdo ad osservare con quanta naturalezza e amore parla con Gemma. Ritorno a pensare a ieri. Si, penso che sarebbe un perfetto dottore per bambini. Riesco ad immaginarla dentro il suo camice bianco con tre penne nel taschino e una cartella in mano. Allo stesso tempo con uno sguardo dolce ma autorevole.

Contemporaneamente ulteriori fantasie erotiche mi passano per la testa ma sfido ogni uomo a non farsi film mentali sulla propria donna.

"Harry?"

"Si?"- ritorno alla realtà leggermente stralunato.

"Andiamo?"

"Si."- scatto cercando di ricompormi.

Afferro le chiavi di casa e con calma lasciamo l'edificio per raggiungere uno dei milioni di Starbucks in questa città. Chiassosa, affollata e inquinata città.

I miei pensieri tornano a Holmes Chapel. Gemma deve andarci.

Magari domani.



_________________________

° Non è di certo il capitolo migliore che ho scritto. In questo caso li chiamo capitoli di passaggio lol. Ma spero comunque che vi sia piaciuto. Adesso volevo davvero ringraziarvi. Quasi 4 milioni di visualizzazioni per Almost! Grazie! E poi da quanto ho quasi 5 mila followers? Adesso mi sento in colpa vorrei seguire molte di voi. Magari se volete un follower in più chiedetemelo e vi seguo volentieri.

° Volevo informarvi che ovviamente Almost come tutte le storie avrà una fine prima o poi. Mancano ancora un po' di capitoli, vorrei scriverne almeno 100 prima di finire. 

° Ultimo punto e poi la smetto lol. Volevo sapere se qualcuno di voi sa fare i Trailer delle storie. Se c'è qualcuno, me ne farebbe uno per Almost? Mi piacerebbe. Ovviamente non siete obbligati.

Grazie mille e al prossimo aggiornamento, lunedì prossimo! 

Continue Reading

You'll Also Like

21.6K 892 15
- COMPLETA - ACQUISTABILE SU AMAZON IN EBOOK E IN CARTACEO IN VERSIONE RIVISITATA E CON CAPITOLI INEDITI (LINK IN BIO) Emanuele, Ema, è un 'roscio' i...
11.7M 303K 63
Harry Styles. 24 anni. Capo delle Imprese Styles. Milionario fatto da sè. È lo scapolo più desiderabile di New York. Ogni uomo e donna nell'arco di 1...
33K 1.4K 23
Where... Blanca e Matias hanno un trascorso insieme. Tre anni non possono essere cancellati nel nulla, eppure loro sembrano capaci di farlo. Una vaca...
33.1K 1.7K 24
Sarah e angela sono due ragazze che seguono il proprio sogno nella casetta di amici. Una pensa di essere una vera e propria etero, mentre l'altra é l...