55. Bugie

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Ultimamente non riesco ad avere mai delle buone idee, difficilmente prendo giuste decisioni e mi ritrovo spesso più confusa di quanto sia mai stata. Non riesco a guardarmi indietro e a riconoscere qualcosa della mia vita passata che sia rimasto fin ora a parte papà. Mi sto rendendo conto che ora faccio cose che non mi sarei mai sognata di fare prima d’ora e questo mi spaventa, mi spaventa perché è come se fossi stata contagiata dall’ambiente in cui mi trovo. Los Angeles sembra così aperta a tutto, sembra un luogo dove ogni sogno si può realizzare e dove si ha voglia di realizzare i propri sogni.

Se mi avessero detto qualche tempo fa che avrei lavorato in una panetteria non ci avrei creduto, anzi, probabilmente sarei pure scoppiata a ridere. Talìta, quella ragazza che non faceva altro che studiare, chiusa dentro una stanza umida di uno stupido monolocale. Adesso ho più possibilità, tangibili, non più visioni oniriche senza speranza. Ma la vita purtroppo non è neanche rose e fiori e io lo so bene per questo non mi costa né mi dispiace indossare un grembiule rosso mogano e stare dietro un bancone pieno di biscotti di ogni tipo.

“Allora come va?”- Harry mi ha presentato questa donna gentilissima, si chiama Sandra e lavora anche lei qui. E’ molto alla mano e sembrava felice di conoscermi anche se ho creduto che in fondo mi conoscesse già.

“Tutto bene, sono nervosa.”- confesso alla donna sorridente. Il profumo del pane appena sfornato mi piace, è un odore così casalingo e rende tutto l’ambiente rustico e familiare. Ma neanche questo profumo di biscotti misto a pagnotte riesce a calmarmi. Ho paura di non saper parlare ai clienti, di non essere spontanea e ancora peggio ho paura di essere licenziata se sbaglio qualcosa.

“Per quale motivo? Ti imbarazza lavorare col tuo ragazzo?”- ammicca verso di me silenziosamente e io all’istante arrossisco distogliendo lo sguardo da lei. Le parole tuo e ragazzo mi fanno ancora uno strano effetto.

“No, non è per quello.”- forse è anche per quello ma non penso di confessarlo a Sandra. Non sono ancora entrata nel concetto di stare insieme a qualcuno. Mi sembra qualcosa di strano ma bello, qualcosa che apparentemente non cambia nulla della tua vita ma che invece la stravolge completamente con mille diverse sensazioni. Ma non mi sento diversa, mi sento solo più felice, forse.

“Stai pensando a Harry?”- sussurra ancora la donna e il mio livello di imbarazzo sale a dismisura. Ride della mia reazione mentre prendo a giocare con la carta da confezione sul banco d’esposizione. – “Anche lui sta pensando a te, quasi sicuramente.”- mi comunica per poi tornare velocemente e saltellando in cucina dove un Harry indaffarato sta infornando teglie su teglie. Non sono ancora entrata in quella stanza per il semplice fatto che non riesco a muovermi dalla mia postazione per paura di non essere presente all’arrivo di un cliente.

Il padrone del negozio ha accettato senza repliche la mia assunzione. “Un bel visino in più qui dentro attirerà più clientela”. Ha detto appena mi ha vista. Il viso di Harry a quelle parole ha assunto un colorito più paonazzo ma non ha risposto sgarbatamente. Questo lavoro mi serve e lui lo sa e se questo significa sopportare certe frecciatine da un avido burbero per qualche tempo allora sopporterò. A patto che Harry sia sempre con me. Ho scelto il turno serale per poter stare con lui e di certo non gli è dispiaciuto.

Sobbalzo quando la porta del negozio si apre facendo dondolare i campanellini posti sull’uscio. Una donna non più tanto giovane entra con la sua pelliccia e il suo cappotto beige, l’acconciatura ben fatta e perfettamente intatta nonostante in vento che c’è fuori da qui. La sua borsetta sotto braccio e gli occhiali sul naso. I suoi tacchi risuonano nell’ambiente e un incerto sorriso si crea sul mio viso.

“Vorrei del pane fresco.”- annuncia indicandomi con un dito quello che preferisce da oltre il vetro dell’espositore. Cerco di mantenere la calma e di fare ciò che mi richiede alla fine riuscendoci. Sono felice quando esce da qui lasciando i soldi sul bancone e portandosi dietro il suo pane e un vassoietto di biscotti. Non è così male, né difficile. Posso riuscire ad organizzarmi con questa cosa e a studiare allo stesso tempo. Harry lo sta facendo e ci sta riuscendo, perché non dovrei io?

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