Ho bisogno di te. [#1]

By breenass_

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[#1] VI PREGO DI LEGGERE LA NOTA DEL PRIMO CAPITOLO. GRAZIE :) "Tu la guardi e lei abbassa gli occhi perché i... More

2. Primi sospetti.
3. Voglia di tornare indietro.
4. Inciso sulla pelle.
5. Gelosia?
6. Forse, è meglio così.
7. Litigare, migliorare, litigare ancora.
8. Mike, l'uscita, il bacio.
9. Pericoli nell'aria.
10. Questione di difesa.
11. Scommettiamo?
12. Rischiare.
13. Perdere la lucidità.
14. Dolci risvegli.
15. Combina guai.
16. Odio profondo.
17. Freddie.
18. Come farei senza di lei?
19. L'inizio della mia fine.
20. L'incubo peggiore.
21. Voglio te, combina guai.
22. No, Mike.
~Avviso~
23. Se solo la favola di Pinocchio fosse vera!
24. Confessioni.
25. Confusi risvegli.
26. C'è bisogno del cuore.
~Avviso~
27. Abbracciami.
28. Qualcosa non quadra.
29. Anche quando non ci sei, io mi giro a cercarti.
30. Realtà o sogno?
31. Non ci riesco.
32. Stare lontani.
33. Verità sconvolgenti.
34. Rapita.
35. Sì, la amo.
Vi prego di leggere, grazie!
36. Tutto finito.
37. Ricordi fin troppo realistici.
38. Ho bisogno di te.
39. Sei solo mia.
40. Ci sono sempre per te.
41. Portami con te.
42. Si può essere più felici di così?
43. Io non ti lascio. Ricordi?
44. Un amico a quattro zampe.
45. Come i tre moschettieri.
46. L'amore in persona.
47. Eravamo corrisposti fin dall'inizio.
48. Ho solo paura di perderti.
49. Non posso vivere senza te.
50. Babysitter.
51. Andrà tutto bene.
52. With you.
53. Problema al cuore.
54. Nuove promesse & segreti.
55. Tentar non nuoce.
56. O mi lasci tu, o ti lascio io.
57. Tu lo sapevi?
58. Guerra fredda.
59. La distanza, una vecchia amica.
60. Dolore.
61. Per sempre.
Epilogo. -Alla ricerca della felicità.
Ringraziamenti.
Sequel!
Interviste!
Io volevo te!
Esattamente dodici mesi.❤
Trailer!

1. Strani incontri.

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By breenass_

IMPORTANTE. VI PREGO DI LEGGERE PRIMA DI FARE QUALSIASI COSA.

Prima di tutto, grazie mille per aver scelto questa storia e per avermi dedicato un po' del vostro tempo. Spero che vi piaccia e che le avventure dei miei protagonisti vi facciano sognare almeno un pochino! :) VOLEVO METTERE IN EVIDENZA ALCUNI PUNTI E SOTTOLINEARE QUELLI IMPORTANTI, PRIMA CHE MI SCRIVIATE TUTTO TRA I COMMENTI.

Come vedete, ho da poco aggiunto il cast che trovate alla fine di ogni capitolo. Inizialmente erano personaggi inventati da me e poi, vedendo i vari modelli e attori, ho deciso di farli interpretare da quelli attuali...inutile premettere, quindi, che i caratteri non coincidono con quelli dei personaggi reali.

HO COMINCIATO A SCRIVERE QUESTA STORIA qualche anno fa: ero piccola e facevo un sacco di errori. Scrivevo tanto per, era solo un passatempo...ma quando, recentemente, ho cominciato a rileggerli, beh...mi sono messa le mani nei capelli, ahaha. Possono trovarsi delle incoerenze o delle scene scritte diversamente in base allo stile che ho ora, ma sono leggibili. Solo che, vi avviso, se trovate congiuntivi sbagliati o virgole messe in posti diversi, sapete già il motivo. Non sono tutti sbagliati, alcuni li azzeccavo ed altri, grazie ad alcune vostre segnalazioni, li ho corretti, ahaha. -Mi sento ignorante, lol-.

Correggerò questa storia e aggiungerò altre scene solo quando avrò terminato tutti i libri della trilogia che ho in mente, perché se lo facessi ora non continuerei più a scrivere, metterei in pausa tutto e non mi sembra proprio il caso. Perciò scusate in anticipo per tutti i disastri che troverete!

UN'ULTIMA COSA MA IMPORTANTISSIMA (LO SCRIVO IN GRANDE IN MODO CHE VI RIMANGA IMPRESSO): LA PROTAGONISTA, JACKIE, NELLA STORIA FA KICK BOXING. ORA, È INUTILE FARE I MAESTRINI NEI COMMENTI E DIRE CHE NON ESISTONO CINTURE, I DAN (GRADI DELLE CINTURE) E QUANT'ALTRO, ANCHE PERCHÉ IO STESSA HO FATTO KICK BOXING PER UN ANNO E SONO CINTURA GIALLA, QUINDI SO QUELLO CHE SCRIVO IN QUESTO CAMPO E NON INVENTO NULLA :)

Spero che mi abbiate capita e che "ho bisogno di te" vi piaccia...buona lettura!❤


A chi ha creduto in me
fin dall'inizio.
A chi mi vuole
bene sul serio
e continuerà a farlo.
Dedico questo "libro", o
qualsiasi cosa sia,
alla mia famiglia,
ai miei amici
e a te che stai leggendo.
Non sai quanto mi rendi felice!


Otto anni prima...

Le bamboline erano ancora disposte sullo scaffale come l'ultima volta che le avevo aggiustate. Mancavano solo loro. Mi sorridevano tutte e, quella, sembrava perfino una giornata come tutte le altre. Beh, non lo era. Non per me.

Restai ad ammirarle come se non avessi mai visto niente del genere in vita mia, anche se in realtà volevo solo perdere un po' di tempo: ogni minuto in più passato lì dentro sarebbe stato oro, per me...perché non ci sarei mai più tornata.

Presi in mano la mia barbie preferita.
Ricordo che aveva un vestitino bianco stile principessa, le scarpe del medesimo colore, gli occhi azzurri e un bellissimo sorriso. Pettinai con le dita quei lunghi capelli biondi prima di metterla nella valigetta con molta cura insieme al resto dei giochi: non sapevo se sarebbero entrati tutti ma poi, con difficoltà, riuscii a chiuderla.

Quando mi guardai attorno per osservare quel che rimaneva della mia stanza ormai vuota sentii un nodo allo stomaco. Non potevo farcela, così scoppiai a piangere e la voce strozzata rimbombava per via dell'acustica della camera spoglia, facendomi sentire ancora peggio.

È tutto finito, mi ripetevo, dovrò ricominciare da zero.

La vita era così ingiusta! Spinsi la valigia per terra provocando un rumore assurdo -dovevo pur sfogsrmi con qualcosa-, ma non me ne curai più di tanto. Ero triste, arrabbiata, frustrata e nervosa: in quel momento potevo comportarmi come mi pareva.

La porta della stanza che si aprì di scatto mi bloccò per via del rumore improvviso e le lacrime si fermarono. Avevo capito chi si celasse lì dietro ancor prima di sentire mia madre che aveva cominciato a urlare: "Jacklyn, dai, è ora di andare!" I suoi occhi marroni vagavano dappertutto e, dopo aver passato una mano sui suoi neri e ricci capelli, puntò lo sguardo sulla mia figura che a sua volta ricambiava con intensità, si morse il labbro...e io ricominciai a piangere.

"Non voglio venire. Vacci tu." Sussurrai tra un singhiozzo e l'altro, asciugandomi le lacrime. Avevamo discusso parecchie volte su questo argomento e puntualmente finivo qui a deprimermi. Quei capricci non mi avrebbero portata da nessuna parte, ma cosa ci potevo fare se ero ormai disperata?

"Andiamo, non farmi arrabbiare! Dobbiamo essere in aeroporto in meno di dieci minuti." Mi informò accennando un velo di tristezza nel suo viso mentre, vicino alla sottoscritta, si abbassava alla mia altezza. Sapevo che nemmeno lei voleva lasciare quella casa: ci teneva tanto ad essa.

"Non voglio lasciare Londra! Ci sono i miei amici e pure Brian. Lo sai quanto tengo a lui. E poi c'è tutta la nostra famiglia. Io non me ne vado!" Continuai a dire, sicura di me e di quello che dicevo.

"Ma anche papà fa parte della nostra famiglia, perciò non fare storie e vieni con me." Mi impose trascinandomi per un braccio. Cercare di opporre resistenza era inutile, sapevo anche questo, ciononostante continuavo a tirarle la mano per non farle fare un altro passo.

Da una parte aveva ragione: papà mi mancava tanto e non lo vedevo da settimane. Lui lavorava a New York e dovevamo trasferirci lì perchè non ci vedevamo mai se non nelle vacanze estive.

Dall'altra parte, però, mi sarebbe mancato Brian, il mio amico più caro. Eravamo praticamente cresciuti insieme, i miei genitori erano in perfetta sintonia con i suoi e sembravamo una famiglia: dove andava uno andava l'altro, tanto per intenderci.

Lo chiamavo addirittura fratellone e aveva solo un anno in più di me. Un bambino dolcissimo e buonissimo: da immaginare che aveva paura perfino di calpestare le formiche, non sto scherzando!

Gli volevo così bene...

Glielo avevo detto esattamente due settimane fa, lo stesso giorno in cui mia madre lo annunciò a me. Ero praticamente in lacrime quando sono andata a casa sua.

Gli avevo spiegato la situazione e lui aveva pianto insieme a me per il dispiacere, poi avevamo promesso che avremmo passato il resto delle settimane insieme, senza perderci nemmeno per un secondo.

Era l'unica persona di cui potevo fidarmi ciecamente, l'unico migliore amico e punto di riferimento che avessi mai avuto in vita mia, e non volevo salutarlo così...dirgli addio con le lacrime agli occhi per poi sparire completamente.

Non volevo partire e lasciarlo da solo. E se avesse poi trovato una nuova amica e si fosse dimenticato di me, dopo la mia partenza?  Non lo avrei sopportato mai, perché lui non sarebbe mai uscito dalla mia testa.

Alla fine, però, sapendo che una bambina di otto anni non poteva fare nulla per impedire una partenza, mi lasciai trasportare da mia madre verso l'aeroporto. Dissi addio alla mia splendida casa e ce ne andammo, e quella volta per sempre.

*****

"Jacklyn!" Urlò Brian correndo verso di me, le braccia spalancate pronte ad accogliermi come hanno sempre fatto.

"Brian!" Feci come lui e lo strinsi a me. Mi sarebbe mancato davvero tanto!

Lui si scostò e tirò su col naso. "Questo è per te." Arrossì appena mentre mi porgeva una scatola impacchettata. La prima cosa che pensai quando la vidi fu: "non ci credo, mi ha fatto un regalo! Ma quanto è dolce!", quindi la aprii curiosa e ci trovai un bracciale con un sacco di farfalle colorate: adoravo le farfalle e lui lo sapeva benissimo. Rimasi incantata per qualche minuto mentre passavo le dita su tutte le figure dipinte e giurai a me stessa che non lo avrei mai tolto, qualsiasi cosa sarebbe successa.

"Grazie mille, fratellone!" Lo strinsi a me così forte che gli feci quasi male, tanto che sussurrò, con voce strozzata: "Basta, non respiro!"

"Perdonami," mi scusai lasciando la presa e con gli occhi pieni di lacrime. Poi lo guardai. "mi mancherai, anzi, mi manchi già adesso."

Lui abbassò la testa. "Anche tu." fu tutto quello che riuscì a dire. "Ascolta," si rianimò. "facciamo una promessa."

"Quale?" Chiesi, curiosa.

"Nonostante la distanza ci ricorderemo sempre l'uno dell'altro e ci rincontreremo, costi quel che costi! E, anche se cambieremo, ci riconosceremo perchè la forza della nostra amicizia è fortissima, anzi, non cambieremo mai. Promesso?"

"Come sei dolce..." Piagnucolai mentre le lacrime cominciavano a scendere. "Sì, lo prometto. Solennemente. Noi due saremo amici nonostante la distanza." Dissi abbracciandolo.

"E ovviamente questo bracciale è il simbolo della nostra amicizia e devi promettere pure che non te lo toglierai fino al giorno in cui ci incontreremo di nuovo."

"Promesso anche questo!"

"Il volo per New York si terrà tra cinque minuti. Invitiamo i gentili passeggeri a recarsi sull'aereo prima della partenza." Ci ricordò una voce metallica proveniente da un altoparlante...ebbi la sensazione che avrei odiato quella vocina per tutta la vita.

"Jackie, dobbiamo partire. Saluta Brian e i suoi genitori." Mi incitò mia madre, e così feci. Quando mi ritrovai nuovamente vicino a Brian gli sorrisi e gli strinsi le mani, poi entrammo nell'aereo.

Destinazione: New York, dove sarebbe iniziata la mia nuova vita. L'aereo partì e salutai tutti dal finestrino con la mano, anche se nessuno di essi poteva vedermi da lassù e quindi non ricambiarono.

Quando eravamo ormai lontani mi strinsi a mia madre mentre, piangendo, ricordavo tutti i bei momenti passati con il mio migliore amico.

"Dai, amore. Prima o poi lo rivedrai." Cercò di confortarmi lei mentre mi accarezzava il braccio e mi asciugava le lacrime con i pollici.

"Lo spero."

Ma non ero più convinta di niente, e ho fatto bene a non crederle. Per sentirlo vicino toccai il bracciale e immaginai che Brian fosse seduto davanti a me. Sorrisi e mi calmai giusto un po'.

Otto anni dopo...

Ho sempre pensato che i film siano una cosa meravigliosa, insieme a tutto ciò che ha a che fare con il mondo cinema o quello delle foto. Amo davvero tanto tutto ciò, non passa un giorno in cui non veda un film: da quelli comici a quelli paurosi li adoro tutti.

Mi piacciono perché, proprio come i libri, si vivono tante vite e ci si può esternare dal mondo intero. Ed è bello stare soli, a volte.

Le foto invece mi piacciono perché, anche se cambia qualcosa, lì resta tutto come nel momento in cui si scattano. Immortalano l'attimo, bello o brutto che sia, e la trovo una cosa bellissima.

Appena il film romantico che ho visto con la mia migliore amica Elizabeth, -conosciuta da tutti con il soprannome di "Betty" perché odia essere chiamata per intero- finisce, lei se ne esce con un'altra delle sue magnifiche idee: "Jackie, ora che mi ricordo: oggi c'è una festa qui vicino. Ci vieni, vero?"

Betty è alta, molto più di me. Ha i capelli biondi, lunghi e lisci -quanto la invidio! I miei, al confronto, sono quasi la metà-, gli occhi azzurri e un fisico da urlo. È bellissima, non per niente molti ragazzi le vanno dietro e lei spesso se ne approfitta. Non sto dicendo che è una spezzacuori o una stronza, ma non è nemmeno una santa!

"Sai cosa penso riguardo questo cose..." La avverto, scocciata. Fa sempre così, quando dobbiamo andare ad una festa. E poi dirà-

"Jacklyn Robinson! Oggi smetterai di fare l'asociale e verrai con me, hai chiaro?" ecco, appunto.

Odio quando mi chiama per intero: "Jackie" mi basta e avanza. Fortuna che non conosce il mio secondo nome...

"Poi vediamo."

"Niente 'poi vediamo'." Borbotta imitando la voce "Tu ci vai, punto. Passo qui alle nove di sera, okay?"

No, ti prego aspetta...

Non riesco a dire altro perchè guarda l'orario dallo schermo del computer e lancia un gridolino di sorpresa. "Mio Dio, è tardissimo! Devo proprio andare, ci vediamo stasera. Ciao!" Mi liquida dandomi un bacio sulla guancia, poi prende la sua borsa ed esce dalla mia stanza.

"Ma..." Tento di replicare, poi mi rendo conto che se n'è già andata e sbuffo. Questa ragazza è irrecuperabile.

****

"Ehi, sei pronta?" Squittisce la mia amica entrando di scatto in camera e soprendendomi intenta a cercare disperatamente qualcosa da indossare. Come al solito mi sono ricordata della festa all'ultimo minuto e questo è il risultato.

"Betty, non so cosa mettere." Strillo, allarmata.

"Aspetta, ti do una mano io." Così inizia a frugare nel mio armadio in cerca di qualche vestito. Dopo un po' ne tira fuori uno, tutta soddisfatta: è rosso, ha la scollatura a forma di cuore e la gonna che arriva fino alle ginocchia. "Questo è perfetto. Poi...queste scarpe, anche queste sono perfette." Mormora tra sè e sè, uscendo fuori delle scarpe anch'esse rosse con il tacco.

Non ha capito niente. Odio i vestitini!

"Betty, no."

"Vai in bagno e provalo." Mi ordina per tutta risposta.

Non avendo altre possibilità sospiro, la guardo malissimo e faccio come mi dice. Dopotutto è solo una prova: se non mi piacerà no lo metterò. Quando lo indosso e mi guardo allo specchio, come avevo previsto, faccio una smorfia di disgusto: sembro grassa e non mi fascia per niente alla perfezione! "Me lo tolgo." Urlo per farmi sentire.

"Aspetta, no!"

"Dico davvero, Betty, grazie lo stesso per il consiglio ma preferisco mettere qualcosa che mi faccia apparire più magra e soprattutto più comoda, non il contrario. E poi," continuo uscendo dal bagno e mostrandole il modo in cui mi calza l'abito, "non sono comoda. Preferisco vestire male ma sentirmi a mio agio piuttosto che mettere vestiti fantastici e stare scomoda. Comunque è solo una stupida festa, non un matrimonio!"

La biondina che ho di fronte mi osserva con occhi attenti, poi sospira. "Jackie, tu non sembri per niente grassa, ti fa solo il seno più sporgente -cosa che dovrebbe appunto fare questo vestito-! Secondo: ti calza a pennello e sei bellissima. Perché non provi solo per una sera?"

"No." Rimango dell'idea che questo coso mi sta male e che mi sentirei a disagio se uscissi in questo modo. "Sei la mia migliore amica, Betty, dovresti conoscermi e assecondarmi. A te può piacere ma a me no: sono gusti, e siccome il corpo è mio comando io. Intesi?"

Passano un po' di minuti prima che lei, abbattuta, risponda: "d'accordo, d'accordo. Ti prendo dei jeans e una t-shirt, quindi?"

"Sì, grazie."

E così fa. Quando li indosso mi do l'okay da sola ed esco dal bagno con un'aria da soddisfatta stampata in volto. Sto attenta a non perdere l'equilibrio con i tacchi -sì, le ho promesso che almeno quelli li avrei portati- e lei scuote il capo mentre mi minaccia: "ridi, ridi, tanto prima o poi il vestito te lo farò mettere."

Per tutta risposta le faccio la linguaccia. "Per farmi perdonare lascio che questa volta sia tu a truccarmi, che dici?"

"Davvero?" I suoi occhi si illuminano e torna ad essere la Betty di sempre in un men che non si dica.

"Sì, ma non esagerare."

Disegna una linea sottile eye-liner sui miei occhi, poi applica molto mascara, "in modo da rendere le ciglia più folte", sue testuali parole. Dopo aver finito mi passa un rossetto rosso fuoco sulle labbra, che secondo lei mi rende "davvero, ma davvero sexy", altre sue testuali parole.

"Quale parte di 'non molto trucco pesante', non hai capito?" La sgrido.

"Guardati, invece di lamentarti in continuazione. Sembri mia nonna, quando fai così." Mi rimprovera a sua volta e trattengo un sospiro mentre eseguo i suoi ordini.

Quasi non mi riconosco, di solito non mi trucco mai così, però devo dire che la mia amica ha fatto un bel lavoro.

Una volta pronte usciamo per andare alla famosa festa.

****

Appena arriviamo una puzza di alcol ci invade le narici.

La mia amica si allontana e mi invita ad andare con lei, ma non accetto e decido di scatenarmi un po' sulla pista da ballo. 'Ballare' non è il termine giusto, per di più 'correre e dondolarsi'. Ecco, quelle sono le parole esatte per descrivere il modo impacciato in cui mi muovo in questo momento.

Una volta sfinita mi dirigo al bancone e trovo una barista che sta pulendo. Vado a sedermi su una sedia di fronte a lei e, balbettando, cerco di attirare la sua attenzione.

"Mi scusi." La chiamo.

"Dimmi." Dice finalmente, alzando la testa e puntando lo sguardo sul mio viso. Ha degli occhi verdi molto chiari e truccati alla perfezione, con un ombretto azzurro e più mascara di quanto ne abbia la sottoscritta, ciò crea un certo contrasto di colore e la rende davvero graziosa.

I suoi capelli neri, lisci, lunghi e accompagnati da una frangetta ordinata, le ricadono sulle spalle e non hanno nemmeno una ciocca fuori posto. È minuta, ha un grembiule che dovrebbe essere la divisa del locale e uno strato di fondotinta sparso per tutta la faccia, come se fosse pittura.

Resto a bocca aperta per qualche secondo e penso a cosa darei per essere così bella e perfetta e, quando mi guarda con un sopracciglio inarcato, scuoto la testa e prendo parola.

"Vorrei un bicchiere d'acqua." Chiedo, e lei mi fa una faccia perplessa. Deve essere strano chiedere dell'acqua ad una festa.

"Certo." Annuisce in tono gentile, poi si muove sculettando e va dalla parte opposta del bancone dove è presente un rubinetto piccolino con tanti bicchieri di plastica messi uno sopra l'altro. La osservo prendere uno di questi con una lentezza unica e aprire il rubinetto per poi metterci sotto l'oggetto, e tutto così piano che mi sale il sonno.

"Acqua? Interessante." Una voce maschile mi fa sussultare e girare di scatto dalla sua direzione, facendomi avere la conferma di quello che ho pensato prima.

Il ragazzo in questione è abbastanza alto, ha i capelli di un biondo cenere che sembrano addirittura castani, carnagione non troppo pallida e delle labbra carnose che sta mordendo proprio in questo momento. Non mostra nessun accenno di barba e mi chiedo come faccia a depilarsi così bene.

È bello, molto bello, devo ammetterlo. Anche se ha la maglietta posso notare i suoi addominali e capisco che deve essere il solito latin lover al quale vanno dietro molte ragazze.

"Io non bevo alcolici." Confesso, imbarazzata.

"Cosa?" Ha un tono sorpreso nella voce, poi spalanca gli occhi. "Non ci credo." Continua a dire sempre più accigliato.

Non sono mica come le ragazzine che ti farai ogni sera, che si ubriacano e aprono le gambe al primo che capita, penso. Vorrei tanto dirglielo, ma non sarebbe gentile da parte mia e poi comincerebbe ad odiarmi. Ho capito che tipo di ragazzo è, e certe persone è meglio aversele come amiche che il contrario. Quindi resto in silenzio.

"Ecco a te." Ci interrompe la barista dandomi il bicchiere d'acqua.

"Grazie," le sorrido. "quanto costa?"

"Nulla, l'acqua non costa nulla." Risponde gesticolando, come se fosse la cosa più normale del mondo.

"Oh, uhm..." Non so cosa dire, mi sento abbastanza a disagio, così annuisco, bevo e sto zitta.

"Ehi, tesoro, portami della vodka alla pesca." Chiama il ragazzo girandosi dalla direzione di questa e facendola voltare. Le mostra dei documenti -secondo me falsi perché non mostra proprio i ventun anni-, la mora li guarda, scuote la testa con sorriso e poi li poggia sul bancone: deve aver fatto il mio stesso ragionamento, ma vedo che non se ne importa un granché se non ha raggiunto l'età esatta per bere.

"Certo, arriva subito." Parla facendogli l'occhiolino, per niente in imbarazzo.

Poi il mio sguardo si incrocia con quello del finto ventunenne al mio fianco. Ha degli occhi così belli, mi ricordano una mia vecchia conoscenza. A sua volta lui scruta i miei e manteniamo questo contatto visivo a lungo.

Solo ora posso notare meglio dei particolari: questi sono di un marrone che incute sicurezza e profondità, poi ha un orecchino. Osservo alla sua sinistra e nel suo braccio si intravede un tatuaggio. Non so di preciso cosa ci sia rappresentato per via delle luci che hanno cominicato a diventare nere, poi bianche.

E ancora nere.

Poi bianche.

"Perchè mi fissi? So che sono bello, però così mi fai sciogliere." Ridacchia. Ma chi si crede di essere? Inizia a starmi antipatico.

"Lo sai che mi stai innervosendo?" Sbotto, arrabbiata. Lo so, mi innervosisco per poco, ma odio i ragazzi che si credono i Re del mondo e che credono di conquistare qualsiasi ragazza. Questp sfoggia un ghigno sinistro.

"Faccio questo effetto a molte persone." Mi confessa come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Sospiro e mi giro di nuovo verso il bancone.

"Io ti ho già vista." Dice ad un certo punto, con uno strano luccichio negli occhi.

"No, non credo. Avrai sbagliato persona." Cerco di dire anche io tenendo a bada i miei pensieri. Non è Brian, ne sono arci-sicura.

"Io...sì, forse ho sbagliato." Abbassa lo sguardo che ricade sul mio braccialetto con le farfalle. Otto anni fa, come oggi, stavo partendo per New York. Lo porto proprio da quel giorno, in modo da sentire il mio lontano ma vicino amico sempre con me. Mentre lo guardo anche io mi chiedo dove possa essere finito e cosa stia facendo in questo preciso momento, se mi starà pensando come sto facendo io, ma poi scuoto la testa e torno alla realtà.

Intanto la ragazza ha portato il bicchiere di vodka alla pesca e lui la ringrazia facendole l'occhiolino e dicendole che verrà qui più spesso.

"Bel bracciale." Si rivolge poi a me con voce strozzata e più roca di prima. Sarà l'alcol che inizia a fargli effetto.

"È un regalo di un mio vecchio amico." Rispondo mentre guardo l'oggetto e sorrido nostalgica.

"Ti manca?" Continua a chiedere. Un momento, come fa a sapere che non lo vedo da tempo?

"Sì, moltissimo."

Lui contrae la mascella e guarda da un'altra parte, poi beve un sorso di quella bevanda senza staccare lo sguardo da me. I suoi occhi mi mettono a disagio e incutono soggezione, ma non lo do a vedere.

Calma e rilassata, Jackie. È solo un tizio che non rivedrai mai più.

Osservo i suoi movimenti, poi decido di chiederglielo. "Come fai a sapere che non lo vedo da tempo?" Chiedo incuriosita, dando voce ai miei pensieri.

"Scusami, ma adesso devo andare." Dice in tono freddo e alzandosi di scatto, prendendo il suo bicchiere di vodka e lasciando i soldi sul bancone.

Mi alzo subito in cerca di Betty: devo andarmene da qui. Non può essere lui, no. Aveva detto che non sarmmo dovuti cambiare e, se è davvero lui, vuol dire che la promessa non l'ha mantenuta. Magari è solo una coincidenza, sì.

Un'assurda coincidenza.

Mentre penso noto la mia amica alle prese con un ragazzo: è ubriaco fradicio, si capisce dagli occhi rossi e da come puzza. L'odore di alcol si potrebbe captare anche a dieci chilometri di distanza. Che schifo. Cerca di baciarla sorridendo come un cretino e lei sta al gioco.

Ma davvero è la mia amica? Non capisce che quello vuole solo portarla a letto?

Corro il più veloce possibile per raggiungerla mentre sta lì lì per baciarla. Arrivo in tempo per prenderla per un polso e allontanarla da quello zombie balbettante.
"Mi dici che stavi facendo? Sei pazza o cosa!?" Sbotto, arrabbiata.

"Ma a me piaceva." Sussurra con un broncio, proprio come fanno i bambini.

"Aspetta...non hai la febbre, vero?" Metto una mano sulla sua fronte che ha una temperatura normale, o per quanto ne capisca io. "E non sei neanche ubriaca. Deduco che sei da mandare al manicomio. Domani ti ci porto, ma ora andiamocene da qui."

"Che è successo?" Domanda ignorando le mie affermazioni.

"Ti spiego tutto dopo. Ora torniamo a casa, per favore." La prego.

"E comunque lui mi voleva baciare veramente, non solo perché era ubriaco...e tu ci hai separati!" Si lamenta lei sbuffando.

"Certo...e io ho comprato un Pandasauro, sai?" Ironizzo continuando a camminare con lei che cerca di capire il perché del mio strano umore.

Betty sbuffa. "Molto spiritosa. Domani me la paghi."

"Certo, come no."

Mentre continuiamo a camminare quasi finisco sopra qualcuno. Mi mantengo dall'imprecare e dirgliene di tutti i colori, poi alzo lo sguardo.

È ancora lui.

"Bliuble." Dice semplicemente e con la mascella contratta, facendomi perdere ogni respiro.

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

Salve gente! Questa è la mia prima storia e spero che il primo capitolo vi sia piaciuto, anche se non è un granché.
Secondo voi, cosa significherà 'Bliuble'?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo.

Al prossimo capitolo ❤

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