I wanted to tell you all my s...

Autorstwa dearangelharry

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Louis si vede come un'anima nera, dalla quale contiene soltanto tristezza e paura; Harry invece è un'anima bi... Więcej

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Epilogo
Ringraziamenti

Capitolo 25

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Autorstwa dearangelharry

Come avevo detto, ho iniziato a scrivere una nuova storia Larry. Si intitola
"Stranger in Moscow"
la trovate tra le opere nel mio profilo e mi farebbe davvero piacere se passasse a leggerla. Grazie.

Erano le nove del mattino quando Harry e Louis tornarono a casa. Stavano ridendo insieme per una battuta fatta dal più grande, a detta di Harry era davvero pessima, ma questa è un'altra storia, anche perché non importava cosa diceva Louis, qualunque battuta era pur sempre divertente. Louis amava veder Harry sorridere, ancor di più sentirlo ridere, era uno dei suoni più belli che avesse mai sentito e sarebbe rimasto ore e ore ad ascoltarla. Fu per questo che mentre aprirono la porta di casa e la richiusero alle loro spalle, Louis si porse verso Harry e appoggiò le sue labbra su quelle del più piccolo, il quale sorrise dolcemente del bacio.

«Ehm» qualcuno si schiarì la voce.

In men che non si dica, entrambi si allontanarono l'uno dall'altro, voltandosi per veder chi fosse e più che atro chi li aveva visti baciarsi. Harry quasi svenne quando notò che era solo sua madre. Se fosse stato suo padre, a quest'ora sarebbe stato all'ospedale per quante botte gli avrebbe dato, e per tutti gli insulti omofobi che gli avrebbe rifilato. Si volse verso Louis con un'espressione sollevata in viso, ma il più grande sembrava ancora terrorizzato.

«Lou, va tutto bene, mia mamma sa di noi.» gli disse accarezzandogli una guancia per poi abbracciarlo.

«Scusate per avervi interrotti, ma Harry, di là c'è tuo padre e ringrazia il cielo che non ci sia stato lui al mio posto. Dovete fare più attenzione.»

«Hai ragione, Anne.» rispose Louis lasciando andare Harry dall'abbraccio, ma circondandogli un fianco con il braccio in modo tale da tenerlo vicino a sé.

«Grazie mamma.» le sorrise Harry.

«Anne, hai visto il mio portafoglio?» non appena udirono la voce di Robin, tutti si tesero.
Louis lasciò Harry, Harry andò verso sua madre e Anne andò incontro a Robin il quale stava già avanzando verso la sala.

«Louis? Cosa ci fai qui?» chiese Robin non appena li vide tutti e tre stranamente fissi a guardarlo in modo strano. Prima che Louis poté proferir una sola parola, Harry aprì la bocca anticipandolo.

«C-come mai siete già a casa?» chiese Harry balbettando per il nervoso, suo padre aveva sempre avuto questo effetto su di lui. E Louis sospirò grato perché non sapeva davvero che rispondere al padre di Harry.

«Siamo tornati prima. Problemi?»

«N-no.»

«Bene. E Louis, rispondi alla mia domanda.»

«Beh io... Ero con Harry.» rispose dicendo la verità dopotutto. Anche se, non sarebbe mai venuto a conoscenza di quello che veramente era successo tra loro due.

«A fare?»

«Robin, finiscila.» lo ammonì Anne.

«Sto solo chiedendo.»

«Harry, Louis, potete andare in sala e sedervi sul divano.»

«Sì.» rispose Louis e stava quasi per prendere la mano di Harry tra la sua perché sapeva che in quel momento il più piccolo era completamente terrorizzato, ma non poteva far altro che sedersi accanto a lui e lasciare che le loro gambe di toccassero. Quello era il massimo contatto che potevano avere avanti a suo padre. Anne affiancò suo marito incrociando le braccia al petto e guardando Robin preoccupata.

«Sono stato in un convento per un po' e questo mi ha fatto pensare molto. Harry, puoi dirmi il motivo per cui non ti ho mai visto stare con una ragazza?» il respiro di Harry si bloccò per qualche istante. Doveva tornare a respirare e calmarsi più in fretta possibile.

«Io... Ecco... Non mi sono mai innamorato di nessuno.» disse, anche se stava mentendo spudoratamente visto che l'unica persona che aveva mai amato era Louis, un uomo.

«Mh e non è che ti piacciono i maschi, vero?» Louis vide Harry agitarsi sempre di più e temeva che il più piccolo potesse avere un attacco di panico da un momento all'altro. Louis non aveva mai voluto abbracciare Harry così tanto come in quel momento, in quel momento che sembrava così fragile che persino un semplice soffio avrebbe potuto abbatterlo per terra. Harry era indeciso su cosa dire. Poteva benissimo confessare tutto a suo padre, dirgli che esser gay non era affatto una scelta e che nella vita non scegliamo mai di chi innamorarci, ma in quel modo sapeva che in men che non si dica, Louis sarebbe sparito dalla sua vita. E lui non voleva questo. Perciò non gli restò che mentire.

«N-no.» rispose mordendosi il labbro e abbassando lo sguardo cercando di guardare ovunque tranne che negli occhi di suo padre.

«Sicuro?»

«Robin, finiscila.» disse Anne iniziando ad alterarsi.

«Harry, tu lo sai che le persone omosessuali sono peccatori? Tu non vuoi fare quella fine, vero?» iniziò a dire avanzando verso suo figlio guardandolo male e arrabbiato al tempo stesso.

«Io-»

«Rispondimi!» disse prendendolo per il colletto della maglietta e lì Louis non ci vide più. Va bene fino ad un certo punto, ma poi si stava iniziando ad esagerare. Odiava vedere Harry venir maltrattato da suo padre, specialmente sapendo che lui ne era terrorizzato.

«Togligli le mani di dosso.» Louis si alzò in piedi e spintonò Robin lontano da Harry.

«Come ti permetti-»

«Basta!» urlò Anne prendendo suo marito prima che potesse avventarsi contro Louis e ridurlo male. Harry si alzò in piedi nascondendosi dietro Louis, non riusciva nemmeno a proferire una parola. Tutto quello che stava accadendo non era niente che avrebbe portato a qualcosa di buono.

«Non voglio che mio figlio sia un frocio!»

«Anche se fosse gay, dovresti essere felice per lui! È tuo figlio Robin.»

«No, non lo sarebbe più.»

«Come puoi dire una cosa del genere?»

«Posso eccome. Mi fanno schifo quelle persone, stanno disubbidendo a ciò che è stato scritto sulla Bibbia e a Dio»

«Ma Dio ama tutti.» ribadì Louis sicuro di sé.

«Tu faresti meglio a sparire da casa nostra il prima possibile. Quando mia figlia smetterà con le lezioni di danza, ti sbatterò fuori casa. Chiaro?»

«Non ha fatto altro che farmi un piacere, lo sa? Piuttosto che lavorare con un omofobo del cazzo come te, me ne andrei a vivere sotto un ponte.» detto questo si volse senza degnare nessuno di uno sguardo e uscì di casa sbattendo la porta.

«Mi stai portando a ballare?»

«Esatto.»

Louis stava guidando verso una di quelle discoteche che aveva scoperto insieme a Zayn una sera in cui nessuno dei due aveva niente da fare, una che gli era piaciuta parecchio visto che avrebbe voluto andarci più spesso. Come previsto Harry era entusiasta dell'idea, anche lui aveva voglia di uscire un po' da quella casa che stava iniziando a diventare come una gabbia per lui, una gabbia in cui solo suo padre aveva la chiave per poter uscire da essa. Louis sapeva che convincere il padre di Harry a poter anche solo uscire di casa, era stata un'impresa. Harry gli aveva dovuto raccontar che sarebbe andato a dormire da Liam, cosa vera in parte dato che non avendo nemmeno un posto in cui andare a dormire se non da sua nonna, avevano chiesto a Liam se potevano restare da lui per la nottata. E Liam era ben felice di accettare, anche perché Zayn sarebbe rimasto a dormire da lui anch'esso. Come sempre. Beh, di certo Louis non poteva mica andare da Robin e dirgli "Senti, stasera porto tuo figlio in un locale gay, balliamo, beviamo e poi andremo a dormire da Liam e con Zayn saremo in quattro. E sai la parte più bella della serata qual'è? Dormirò nello stesso letto con tuo figlio. Perciò se non ti dispiace, ora prendo Harry e ci vediamo domani, arrivederci e buona serata anche a te."
Sarebbe stato un discorso avvincente, ma non avrebbe funzionato, specialmente perché a suo padre gli sarebbe venuto un infarto seduta stante. Perciò meglio che continuasse a pensare che il suo innocente figliolo era ad un pigiama party a casa del ballerino di casa. Assurdo cosa dovevano raccontare.

«Zayn!» Louis si buttò praticamente sopra il suo migliore amico una volta che lo vide in mezzo alla folla tra tutte quelle persone e lo abbracciò.

«Ciao anche a te Louis.» rise Zayn per poi salutare Harry il quale ricambio contento il saluto.

«Vado a prendere da bere.» disse Harry lasciando un bacio a Louis e addentrandosi tra tutta quella gente.

«Allora Lou, come hai fatto a portare Harry qui?»

«Ha dovuto rifilare un sacco di scuse stupide.»

«Del tipo?» sorrise Liam divertito perché ormai conosceva Robin e sapeva quanto era severo su queste cose.

«Lui sa che è a casa tua a dormire e basta.»

«Wow, se sapesse invece che è in un locale gay e con te... Credo che impazzirebbe.»

«Non è una buona persona, giudica sempre in base a quello che c'è fuori e non a quello che c'è dentro una persona.»

«Ma non importa ora, goditi la serata e stai con Harry.» disse Zayn per poi porsi verso Liam e lasciargli un bacio sulle labbra. Louis sorrise sapendo che prima o poi anche loro due avrebbero ceduto, ma infondo Louis sapeva che tra Zayn e Liam c'era qualcosa fin dal primo giorno in cui avevano parlato al telefono e ora la sua teoria era stata confermata.

«Allora... Finalmente vi siete decisi!»

«Te ne parleremo stanotte se ne avremo le forze.» rispose Zayn nascondendo il viso nel collo di Liam.

«Non me lo dimenticherò.»

«Lou, forse è meglio che tu vada da Harry?»

«Perché?» chiese, ma corrugò subito le sopracciglia nel vedere un ragazzo biondo premere contro il muro il suo piccolo Harry. Beh, quello non doveva accadere, né ora, né mai, né in un'altra vita. Perciò non ci pensò né uno né due a scusarsi con Zayn e Liam e avanzare a falcate verso Harry.

«Tu non hai capito niente.» disse al ragazzo prendendolo per un braccio e allontanandolo da Harry mettendosi davanti a lui.

«E tu saresti?»

«Io suo ragazzo, perciò vattene.»

«Peccato, era carino il ricciolo.»

«Beh, sai come sono le cose. Io sono Louis. Io vinco e tu perdi.» il ragazzo alzò gli occhi al cielo e dopodiché si volse in cerca di qualcun'altro.

«Non posso lasciarti da solo un secondo che ti vengono subito addosso.»

«Scusa Lou.» rispose Harry abbracciandolo.

«Vieni, andiamo e non pensiamoci più.»

«Va bene.»

«Un giorno vorrei avere una figlia.» esordì Harry seduto sulle cosce di Louis, il quale aveva la schiena appoggiata alla spalliera del letto della camera degli ospiti di Liam. Entrambi erano in boxer, ma nessuno dei due pareva farci caso più di tanto.

«Ah si?» sorrise Louis.

«Sì.»

«Come la vorresti chiamare?»

«Se un giorno ci dessero in adozione una bimba... Beh non so, è difficile scegliere un nome.» rispose mordendosi il labbro.

«Hai ragione, scegliere il nome sarà una cosa davvero difficile. Ma sarebbe bellissimo se potessimo avere una famiglia nostra.» sorrise Louis perché il pensiero di trascorrere una vita accanto a Harry lo rendeva estremamente felice e grato al tempo stesso.

«Già.» sorrise Harry baciandolo poi sulle labbra. «E poi-» iniziò a dire, ma si bloccò a metà frase come se non sapesse nemmeno lui se continuare quella frase o tacere e basta.

«Poi?»

«È che avrei sempre voluto dormire con qualcuno la notte. Sai, quando sei solo durante la notte e tutti ciò che vorresti è una persona che ti abbraccia? È una di quelle cose che ho sempre voluto, ma che pensavo che non avrei mai avuto.» ammise arrossendo e diventando serio all'improvviso.

«Ma ora hai me, amore.»

«Lo so, e mi sento così fortunato.» disse alzando lo sguardo puntando i suoi occhi in quelli di Louis. «È solo che molte volte penso alle altre persone là fuori, quelle persone che non possono avere niente di ciò che abbiamo noi due e mi dispiace così tanto. Molte volte ciò che desidero è che tutti siano amati, tutti. Credo che nessuno meriti di stare da solo perché alla fine della giornata, anche se continui a ripeterti che da solo ce la puoi fare, la verità è che stai soltanto sopravvivendo e non vivendo.» disse Harry e la sua voce si incrinò leggermente verso la fine della frase.
Louis gli sorrise dolcemente. Posò due dita sotto il mento del più piccolo e con più delicatezza possibile congiunse le loro labbra. Harry prese il volto di Louis tra le mani passandogli la lingua sul labbro inferiore. Louis socchiuse le labbra e Harry approfondì quel bacio che era nato quella notte tra i due.

«Sei così dolce, Harry. Molte volte vorrei che il mondo rispettasse te come tu rispetti il mondo. Non meriti altro che questo. Ricorda una cosa, le persone potranno anche distruggerti e portarti alla loro altezza, ma non raggiungeranno mai il cuore che c'è dentro di te.» Harry gli sorrise dolcemente guardandolo negli occhi esitando un momento sul citargli una frase che un tempo aveva letto in uno dei suoi libri.

«Sei una brava persona anche tu.» disse prima di dire altro.

«Mai quanto te. Spero mai di non perderti, Harry.»

«"Se esiste un paradiso, ci ritroveremo, perché non esiste paradiso senza di te."» citò Harry continuando a guardarlo negli occhi, verde nell'azzurro, azzurro nel verde. Louis lo abbracciò stringendolo a sé più che poté, come se volesse quasi diventare un corpo solo con Harry.

«Da quando ti ho conosciuto, sei tu il mio paradiso sulla terra.»

I mesi erano passati, velocemente più di quanto Harry e Louis volevano ammettere. Molte volte il tempo passa così in fretta che nemmeno te ne accorgi, e la cosa strana che ancora non nessuno riesce a spiegare, è il perché le giornate brutte sembrano non passare e quando all'improvviso ne viene una bella, subito vola via come se fosse una foglia trascinata dal vento.
Era arrivato finalmente il giorno dello spettacolo di Amélie, e sia Louis che Harry si sentivano strani per questo avvenimento. Diciamocelo, da una parte poteva significare la fine e l'inizio di tutto. Louis continuava a pensare a come le cose erano cambiate dal giorno in cui era arrivato a Parigi, sembrava così tanto tempo fa. Dopo quella serata, le cose sarebbero cambiate. Louis dovrà lasciare il suo lavoro da pianista per sempre, il che includeva non vedere più né Harry, né Amélie, né Anne, né Liam. Di Robin non gli importava niente, infondo era stato lui a trascinarlo in quella situazione. Tutta colpa sua e dei suoi pregiudizi. Sarebbe stato strano vivere in una casa senza aver attorno Harry ventiquattro ore su ventiquattro, ormai si era abituato alla sua presenza e non vederlo più sarebbe stato più triste di quanto non avrebbe immaginato. Certo, avrebbe potuto vedere Harry al di fuori di quella casa, ma sapeva che il tempo che avanzo a disposizione era poco.

«Louis sei pronto?» gli chiese Anne sorridendogli. Louis spostò lo sguardo verso il palco in cui era posizionato il pianoforte nero, per poi riposarlo su Anne.

«Un po' nervoso.» ammise sistemandosi la giacca nera dello smoking.

«Non ti preoccupare, andrà tutto bene.»

«Grazie, Anne.»

«C'è qualcuno che vuole salutarti.» Louis si volse vedendo Harry indossare un paio di pantaloni neri e una camicia bianca sopra. Era semplicemente bellissimo.

«Amore» lo salutò sussurrando, accarezzandogli la guancia. Harry sorrise inclinando il volto verso il suo tocco. 

«Non vedo l'ora di sentirti suonare.»

«Ho un po' paura.»

«Sei un bravissimo pianista e io credo in te.»

«Grazie.» arrossì Louis sorridendogli.

«E la prossima volta, voglio vederti suonare in una scuola come la Juilliard.»

«Sarebbe un sogno.»

«Se credi davvero in qualcosa, allora non dovresti mai arrenderti.»

«Tu mi dai speranza Harry, sul serio.»

«Te la darò finché vivrò.»

«Lou!» Louis si girò abbastanza in tempo da poter prendere Amélie in braccio. Indossava un body nero con un tutù in tulle dello stesso colore. Le calze erano color carne e ai piedi indossava le scarpette da ballo, visto che ancora non era il tempo di portare le punte. I suoi capelli erano tirati indietro in un perfetto chignon, così tirato bene che a Louis veniva il mal di testa a guardarlo. Ma d'altronde era una ballerina e doveva cercare di essere impeccabile.

«Ma sei bellissima!»

«Grazie, Lou!»

«Amélie è ora di andare.» le disse Liam chiamandola, vedendo che la loro insegnante di ballo le stava radunando per portarle dietro le quinte e finire di prepararle.

«Va bene, ciao Harry, ciao Lou, ci vediamo sul palco.»

«Ciao piccola.» la salutò Louis sorridendole.

«È meglio se vada anch'io.»

«Ci vediamo dopo, allora.»

«A dopo.»

Lo spettacolo era andato per il meglio. Harry aveva capito una volta per tutte che sarebbe sul serio restato una giornata intera seduto su una poltrona o su una sedia ad ascoltar Louis suonare il piano, quando l'aveva detto non stava scherzando. Amélie era stata sorprendente, aveva ballato con così tanta naturalezza che i suoi genitori si erano commossi nel vederla ballare. Era stata davvero una serata indimenticabile, alla fine dello spettacolo il palco era stato quasi interamente ricoperto di fiori di tutti i colori per le maestre di ballo e per aver insegnato così bene a ballare a tutte quelle bambine che avevano danzato quella sera. Senza farsi vedere, Harry approfittò del fatto di essere in prima fila e di aver una rosa rossa avanti a lui, per lanciarla a Louis.
Quest'ultimo gli sorrise dolcemente toccandosi il cuore. Harry fece lo stesso.

Dopo lo spettacolo, le insegnati avevano organizzato una piccola festa in cui erano invitati tutti coloro che volevano andarci. Harry amava il posto perché era un ampio giardino con le luci, come quelle che si mettono sugli alberi di natale, tra le fronde e i rami degli alberi e al centro un grande gazebo bianco. Era davvero tutto meraviglioso. Harry vide sua mamma ballare con Amélie un lento appena iniziato, dato che la musica era appena iniziata. Liam e Zayn anch'essi ballavano, quest'ultimo con il viso appoggiato sulla sballa del ballerino e un sorriso da innamorato perso sul volto. Harry sorrise perché era così felice per loro, voleva che almeno loro due fossero felici una volta per tutte senza che nessuno irrompesse di continuo nella loro vita. C'era persino la nonna di Louis, la quale stava chiacchierando con alcune mamme, sicuramente su qualche segreto di bellezza dato che non facevano altro che toccarsi il viso e i capelli. Che ci volete fare, d'altronde la famiglia era quella e Louis di carattere le somigliava tantissimo. Di Robin non c'era traccia, non sapeva davvero dove fosse e questo un po' lo preoccupava.

«Mi concedi questo ballo?» Harry spostò lo sguardo alla sua destra, vedendo Louis porgergli una mano per invitarlo a ballare.

«Con piacere.» gli sorrise prendendogli la mano e andando al centro del gazebo dove la maggior parte delle persone stava ballando. E in quel momento, dal momento in cui iniziarono a ballare un lento sulle note di Flightness Bird, fu come se le persone attorno a loro fossero scomparse all'improvviso, c'erano solo loro due. Louis portò una mano sulla parte bassa della schiena di Harry avvicinandolo a sé, e con l'altra prese quella di Harry portandole all'altezza delle loro spalle. Il più piccolo appoggiò una guancia a quella del più grande e chiudendo gli occhi si rilassarono completamente lasciandosi trasportare dalla musica.

«È così che voglio che sia il nostro matrimonio un giorno.» disse Louis. Harry sorrise mordendosi il labbro e arrossendo.

«Stai dicendo che un giorno vorrai sposarmi?»

«Certo che ti vorrò sposare. Ti amo da morire e non mi importa dove saremo, perché io vedo il mondo nei tuoi occhi e questo mi basta.» il cuore di Harry perse un battito nel sentirsi dire quelle parole, era una delle cose più dolci e belle che qualcuno potesse dirgli.

«Ti amo così tanto.» rispose Harry scostandosi abbastanza da permettere alle loro labbra di incontrarsi. Non era uno di quei baci bisognosi o appassionati o vogliosi, no. Il loro era un bacio che racchiudeva una promessa, una promessa che i loro cuori si erano fatti e che mai nessuno avrebbe capito.

Ma forse se quella sera fossero stati più attenti le cose non avrebbero preso una determinata via. Loro non avrebbero mai immaginato che il padre di Harry era seduto proprio qualche metro di distanza da loro e che stava osservano la scena fin dal momento in cui Louis aveva chiesto a Harry di ballare. Loro non avrebbero mai immaginato che il padre di Harry si alzasse da dov'era seduto e che in pochi passi li raggiungesse spezzando quell'incantesimo che si era creato tra i due.

«Non ti permettere mai più ti toccare mio figlio, frocio!» urlò Robin strattonando via Harry dalla presa di Louis. Subito l'attenzione cadde su di loro. Anne lasciò la bambina alla nonna di Louis e corse velocemente verso di loro, volendo sapere che cosa era successo.

«Robin calmati, non parliamo qua, le persone si stanno divertendo e non voglio rovinare loro la serata.»

«Andiamo a casa e quel frocio non entra!» disse mentre camminavano verso il parcheggio continuando a tenere Harry per un braccio.

«Robin, smettila di parlargli così!» gli urlò contro Anne una volta che furono lontano dagli altri e completamente soli.

«Mi fai male!» si lamentò Harry cercando di districarsi dalla presa ferrea di suo padre.

«Non me ne fotte un cazzo, tu da domani andrai in chiesa e pregherai finché le tue ginocchia non sanguineranno a forza di stare in ginocchio. Anche se dubito che Dio ti perdonerà.»

«Lascialo stare!» mentre Robin era intento a parlare, Louis prese Harry per mano e in qualche modo riuscì a tirarlo a sé. Subito il più piccolo gli strinse la mano forte iniziando a piangere. Era completamente terrorizzato da quello che sarebbe accaduto. Non poteva davvero crederci che tutto quello stava accadendo sul serio.

«Non toccarlo, hai fatto diventare mio figlio malato come te!» provò a riprendere Harry, ma Anne si parò davanti a Louis.

«Se tu pensi questo di due persone omosessuali, se tu pensi che sia una malattia, che meritano di bruciare all'inferno e tutte quelle brutte cose che dici su di loro, allora domani chiederò subito il divorzio. Non posso credere di aver sposato un uomo del genere.» disse fra le lacrime. Quella sarebbe stata la peggior giornata della loro vita. Nessuno l'avrebbe mai dimenticata. C'erano così tante lacrime che ormai non si sapeva nemmeno a chi appartenessero.

«Io amo Harry e Harry ama me, cosa non riesci a capire?» disse Louis stringendo forte la mano del ragazzo al suo fianco.

«Mi fai schifo! Se ti rivedo ancora una volta, ti tolgo dal mondo, hai capito?» senza che nessuno lo prevedesse, Robin si avventò contro Louis e prese Harry, come se fosse un oggetto di sua proprietà che qualcuno si era permesso di osservar troppo da vicino.

«Quale parte di "lascialo stare" non ti è chiara?» gli urlò Louis.

«Avvicinati ancora e non rivedrai Harry per il resto della tua vita.» lo minacciò.

«Louis, stasera è meglio che tu vada, so che potrebbe fargli del male se non ti allontani. Mi prendo cura io di lui. Se lo ami, ti prego fallo per me. Domani ti chiamerò e cercheremo di sistemare le cose.»

«Ti prego stai attenta a Harry, ti prego.» anche una lacrima scivolò lungo il volto di Louis, ma lui aveva come la sensazione che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe visto. Anne annuì e si affrettò per seguire Robin e Harry.

«Louis!» gridò Harry mentre suo padre lo portava via da lì. Quel grido scosse il suo cuore e non fece altro che fargli perdere un battito. Ma a differenza della altre volte, delle volte in cui ne aveva riacquistati moli altri dopo, quel battito non fu mai recuperato, procurandogli un piccolo vuoto nel cuore che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita.

Il giorno dopo, fu uno dei giorni più brutti della vita di Louis. Aveva già salutato sua nonna, Liam e Zayn. Era felice per quest'ultimo perché alla fine aveva deciso di vivere da Liam e restare insieme a lui. Certo, avevano pianto come dei bambini nel salutarsi, anche perché da quel momento un oceano li avrebbe separati e non sapevano davvero quando mai si sarebbero rivisti. Ma alla fine, gli augurava tutta la felicità di questo mondo, anche perché Zayn lo meritava più di chiunque altro di viver una vita finalmente in pace. Sua nonna aveva pianto altrettanto, ma era orgogliosa nel sapere il luogo in cui stava andando, un po' come se in un certo senso si ricongiungesse con sua madre, perciò lei gli aveva detto di far ciò che lo rendesse felice e con questo si erano salutati un'ultima volta. Ora si trovava davanti al portone della casa di Harry. Anne l'aveva chiamato la mattina stessa dicendogli che quel giorno Robin lavorava di pomeriggio e che poteva benissimo venire a prendere la sua roba che era rimasta lì per poter partire e andare dove era più giusto che andasse.
Una volta che la porta di casa fu aperta, vide Anne in tuta da casa con un viso completamente stanco e gli occhi gonfi. Si sentiva male al pensiero che lui era una parte del loro bisticcio. Molte volte pensava che se non fosse mai arrivato in quella casa, molte cose non sarebbero accadute.

«Ei» gli sorrise invitandolo ad entrare. Louis la abbracciò, come se in quell'abbraccio ci fossero tutte le scuse che fin a quel momento erano state taciute. Ma non appena si distaccò dall'abbraccio, un corpo a lui molto conosciuto si gettò tra le sue braccia. Louis lasciò cadere il borsone per terra e non face altro che prendere Harry in braccio mentre quest'ultimo iniziò a singhiozzare contro la sua spalla.

«Shh ti prego, Harry calmati.» continuò a ripetergli mentre gli accarezzava i capelli. Vide Anne reprimere un singhiozzo e correre su per le scale. Tutto quello era insopportabile, il dolore che c'era il quella casa era così tanto che potevi quasi toccarlo con mano, anche se era una cosa astratta. Louis si sedette sul divano facendo così in modo di tenere Harry sulle sue gambe. Lo strinse più che poté perché sapeva che non ci sarebbe stata un'altra volta in cui avrebbe potuto farlo.

«Non puoi andartene da me! Non puoi!» si mise ad urlare scostandosi dalla sua spalla e dando qualche pugno sul suo petto. E Louis forse li meritava quei pugni, perché si sentiva come se non avesse fatto altro che rovinargli la vita da quando lo aveva conosciuto.

«Harry, calmati, ti prego.»

«Perché te ne stai andando?» chiese guardandolo negli occhi.

«Perché ti amo.» e Harry dopo quelle parole, si arrese completamente. Sapeva cosa voleva dire Louis e anche se avesse obiettato ulteriormente, lui non avrebbe mai cambiato idea. In quel momento Harry capì quando immensamente doveva amarlo per prendere una decisone del genere. Infondo l'aveva sempre detto: "Se sai amare, sai anche come allontanarti."

«Mi aspetterai un giorno?»

«Harry, io inizierò ad aspettarti dal momento in cui tra pochi minuti varcherò quella porta. Ti aspetterò per sempre, capisci?»

«Prima che tu te ne vada, devo darti una cosa.» gli disse prendendogli le mani e intrecciando le loro dita.

«Che cosa?» chiese Louis sorridendogli.

«Una lettera.» rispose prendendola dalla tasca della sua tuta e porgendogliela.

«Mi mancherai piccolo scrittore.» rispose prendendola e infilandola dentro la tasca del cappotto.

«Mi prometti che la leggerai quando sarai in aeroporto?»

«Promesso. Ora è arrivato il momento di andare.» Harry si alzò in piedi reprimendo un singhiozzo.

«Louis qua c'è qualcuno che ti vuole salutare...» Louis si volse vedendo Amélie camminare verso di lui, ma non era felice come il suo solito, c'era qualcosa che la turbava.

«Dove andrai?» gli chiese in tono basso. Louis sospirò, sapeva che da un momento all'altro anche lei avrebbe pianto.

«In America, tesoro.»

«Ma è lontanissimo.» rispose iniziando a piangere. Louis lo sapeva, sarebbe andata a finire così e avrebbe preferito qualsiasi altra cosa, ma non vedere quella bambina piangere, quella bambina che aveva sempre rallegrato le sue giornate anche se tutto quello che avrebbe volto fare era piangere tutto il giorno chiuso in camera.

«Non se guardi il cielo di sera.»

«Che vuol dire?»

«La sera, quando vedrai la prima stella brillare, la più grande, quella è la nostra stella. Ci stai? Quando ti mancherò, ti basterà alzare lo sguardo per osservarla e sappi che dall'altra parte del mondo io sto facendo lo stesso.»

«Ma è bellissimo! Ti voglio bene Lou.» disse abbracciandolo e Louis la strinse a sé dandole poi un bacio sulla fronte. Dopodiché scese dalle sue braccia.

«Grazie ancora, Anne.» disse abbracciandola di nuovo.

«Grazie a te.»

«Per cosa?»

«Per aver colorato la vita ai miei figli.» Louis le sorrise, se avesse aperto bocca non avrebbe smesso di piangere. Perciò strinse i denti e reprimendo un triste pianto che da lì a poco sarebbe sorto dai suoi occhi, cercò di sorridere. Prese la borsa che aveva lasciato sul pavimento e dopo aver guardato un'ultima volta negli occhi tutti e tre, soffermandosi di più su Harry, si chiuse quella porta alle spalle esattamente come la prima volta che l'aveva aperta. 

Louis una volta che arrivò all'aeroporto, controllò il suo volo, ma ancora non vi era il numero del gate in cui si sarebbe dovuto imbarcare. Così si sedette su una sedia e ricordandosi della piccola lettera di Harry, la estrasse dal cappotto per leggerla.

"Quando ero piccolo, pensavo che casa fosse un luogo, il luogo in cui nasci e cresci; il luogo in cui vi sono tutte le persone della tua famiglia. Ma mi sbagliavo. Da quando ti ho conosciuto, ho capito che casa non è un luogo, ma un sentimento, un sentimento che provo soltanto quando sono con te. Non smetterò mai di cercarti, ti cercherò ovunque, sperando che un giorno ci rincontreremo e la cosa strana è che ti trovo sempre, come se ci fosse un pezzo, una parte di te che è qui con me. Incontrati è stato un destino, diventare tuo amico è stata una mia scelta, ma innamorarmi di te è andato oltre ogni mio controllo. Eravamo predestinati a far le cose che avremo comunque scelto di fare e avrei sempre scelto te. In un centinaio di vite, in un centinaio di mondi, in ogni versione della realtà, ti avrei trovato e avrei sempre scelto te. Ancora una volta siamo costretti a dirci addio e ancora ma volta non ho ben capito come questo sia possibile. Questo vorrà dire che ci incontreremo nei nostri sogni, ma forse è meglio così. Ogni volta che stavamo insieme, vivevo i giorni come se fossero gli ultimi perché avevo la costante paura che forse non ti avrei più rivisto. Perciò è così che deve andare forse, ci rivedremo nei sogni, perché lì sono sempre insieme a te. Nei miei sogni posso averti per tutto il tempo che voglio, così allora posso averti per sempre."

Louis strinse al suo petto la piccola lettera che Harry aveva scritto per lui. Lacrime silenziose scivolarono lungo il suo viso e pian piano quel vuoto che aveva sentito al cuore, stava iniziando a diventar sempre più grande. Da quel momento Louis sarebbe diventato un po' come una barca sperduta nell'oceano senza la sua bussola. Per poter tornare a casa, avrebbe vagato per sempre alla ricerca della luce di quel faro che una volta riuscì ad illuminargli la vita.

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Note autrice:
So che in questo momento sarete tristi nel leggere questo finale, ma non disperatevi perché manca ancora l'epilogo e tutto può succedere.
Scusate se le cose sono andate in questo modo, ma volevo che le cose assomigliassero quanto più alla realtà, perché si sa, nella vita di tutti i giorni le cose non sono tutte rose e fiori, e non finiscono sempre bene. Se non mai.
Sono tristissima nel finire questa storia, ormai è diventata una parte di me e avrei voluto non finire mai di scriverla, ma prima o poi la fine arriva sempre. Ad ogni modo, i ringraziamenti li scriverò nell'epilogo. Vi voglio bene e grazie ad ogni singola persona che ha letto questa storia. Ci vediamo all'ultimo e prossimo capitolo, un bacio.

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