Intervallo [Simuel]

By Bru_DS

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Manuel vorrebbe essere ancora in tempo per tante cose, anche se a volte sembra di non poter più fare niente... More

1) La barca dell'amore
2) Sensi di colpa
3) Esserci sempre
4) Ti piace Simone?
5) Quella sera
6) Senza stancarsi
7) Niente di serio
8) Fatti da parte
9) Sorella
10) Soffocare
11) Ricordati chi eravamo
12) Paura dell'amore
13) Corpi intrecciati e cuori assestati
14) Sapore
15) Ce riappendi, quindi?
16) Correre il rischio
17) Tu de più
18) Il peso della verità
20) Porto sicuro
21) Lo capisci
22) Le più importanti (FINE)
Tutto il tempo (Epilogo)

19) Il centro del mondo

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By Bru_DS

Manuel è in confusione, crede di aver sbagliato tutto e non ha la minima idea di come si faccia a sistemare le cose che si distruggono con le proprie mani.

Soprattutto adesso che ha mille pensieri per la testa, tutti negativi, non riesce a formulare un pensiero che sia razionale e dettato da una riflessione.

Per quanto gli costi ammetterlo, adesso vorrebbe solamente piangere e rannicchiarsi sul letto come un bambino, con Simone pronto ad accarezzargli i capelli. Gli ha fatto male, vedere la sua vita sulla bocca di chiunque.

Non sa effettivamente in quanti lo sappiano, ma sa bene che le voci in quella scuola girano nel tempo di due minuti. Quando c'è un pettegolezzo si attiva sempre un telefono senza fili che a volte plasma la verità a piacimento di ognuno, a seconda di chi riporta la notizia, e a volte fa semplicemente girare le voci così come sono.

Eppure crede che la sua vita non possa essere un pettegolezzo, così come ha sempre pensato che la vita di nessuno lo fosse; forse-pensa- è la punizione per essersi comportato ogni tanto da stronzo, però è sicuro di non aver mai spettegolato su nessuno. E la sua vita, invece, proprio adesso che perfino lui stava cercando di comprenderla nei minimi dettagli, è stata messa alla mercé di chiunque, anche di chi lo odia o di chi non gli ha mai chiesto un "Come stai?".

Ci ha fatto caso spesso, perché ha sempre notato come chiunque fosse lì a parlare e a sparlare, a dirti "Che faccia scazzata stamattina", ma mai che qualcuno chiedesse il perché per il puro interesse.

E allora non vuole che la sua vita finisca nelle mani di quelle stesse persone, non solo adesso ma anche per la questione di suo padre e Viola. Ha impiegato mesi per convincersi che dire di avere una sorella non fosse grave, ma ha sempre sorvolato chiunque provasse a chiedergli dettagli. Viola la pensava esattamente come lui e per questo è stato subito facile.

"Manuel?"
La voce di Anita rimbomba nella casa grande e ancora troppo vuota.

"Oh, Manuel! Ma che ci fai qua?"

Lo trova sul divano a fissare il vuoto e perfino con la tv spenta.

"Ce abito, in teoria"

"Sì, ma è mezzogiorno e mezzo. Non dovresti essere a scuola?"

"So uscito prima"

"Manuel guarda che se ti fai bocciare io ti levo la vita!"

Prova a ignorarla perché in questo momento non ha intenzione di discutere anche con lei, quindi si alza dal divano e cerca di sfuggirle come ha sempre tentato di farlo da bambino. Con scarsi risultati, esattamente come adesso.

"Mi rispondi?"
"Che vuoi, mà? Che c'è?"

"Che c'è? Ma sei impazzito? Sei sparito per giorni, sei tornato a casa giusto il tempo di prendere due cose dopo che avevo saputo da Viola che non saresti tornato. Io e te parlavamo, Manuel. M'hai sempre detto le cose, e adesso mi spieghi qual è il tuo problema?"

"Hai detto bene: parlavamo. Prima che scoprissi che m'hai riempito de stronzate per vent'anni!"

"Sono passati mesi, ne abbiamo già discusso e avevi detto di avermi perdonato"

"Ma posso sapè come fai?"
La guarda, la vede con l'espressione di chi non ha subito un cambiamento radicale nella propria vita.

"Che vuol dire?"

"Come fai a vivere così. Come se a te il cambiamento non spaventasse. E stai pure qua a chiedermi che m'è successo, a dirmi che sono cambiato. Quante volte me l'hai detto negli ultimi mesi? Ho perso il conto. Beh, scusame tanto se so cambiato, ho solo scoperto de avecce un padre che tanto comunque nun ce sta mai manco adesso, poi pure na sorella che forse è l'unica cosa che me piace de sto cambiamento e per di più devo vedé te che fingi che tutto vada bene perché tu proprio non ce la fai a fermarti e a capire dove hai sbagliato"

"Io ti ho chiesto scusa un sacco di volte"

"Ma non l'hai veramente capito dove hai sbagliato, se me stai ancora a chiede perché so strano"

"Negli ultimi mesi andava meglio..."

"Perché nun me vedevi, mà. E va bene, sei stata presa da tante cose ma ti rendi conto che siamo stati sempre e solo io e te e ce la siamo sempre cavata?"

"Siamo stati sempre io e te e con le pezze al culo, Manuel. T'ho cresciuto da sola, t'ho fatto mancare un sacco di cose e adesso invece puoi avere tutto quello che vuoi. Perché allora mi sembra sempre di non riuscire a vederti felice?"

"Perché non lo sono. Perché c'ho mille cazzi per la testa. E sì, c'abbiamo sempre avuto le pezze al culo, ma mi andava bene lo stesso perché io non t'avrei cambiata con nessun'altra madre al mondo e pensavo che tu non m'avresti mai mentito" ha alzato la voce senza nemmeno accorgersene subito, lo fa solo nel momento in cui vede sua madre piangere.

Non sa nemmeno per cosa, nello specifico, ma sa che la sua reazione non è dovuta particolarmente a lei. È stanco per l'insieme di cose, adesso in particolar modo per Simone che non gli risponde da ore e per il coraggio che non ha di andarlo a cercare a villa Balestra. E se ne è stato tutta la mattina sul divano, ad aspettare non si sa quale miracolo in grado di cancellare questa giornata.

"Mi dispiace, è un periodo difficile. Non volevo urlare" si pente il secondo dopo, e si rende anche conto di avere anche lui le lacrime agli occhi.

Anita annuisce, cercando di comprenderlo sinceramente. L'ha sempre fatto, è sempre stata una madre distratta sotto mille aspetti ma ha sempre capito suo figlio e ha sempre cercato di dare il massimo di se stessa per renderlo felice.

"Che c'hai, Manuel? A parte questo..."

Si trattiene dal risponderle male nuovamente. Non discutevano così da tempo, a Manuel non è mai piaciuto litigare con sua madre perché ogni volta che lo faceva gli sembrava di avere distante l'unica persona al mondo pronta a metterlo al primo posto.
Ed effettivamente è uno dei motivi per cui odia litigare anche con Simone.

"Me so lasciato co Nina" decide di prenderla alla larga, così da avere modo di ripensarci, se dovesse tornargli l'ansia di dirgli di lui e Simone.

"Ah. Mi dispiace..."

Non le dispiace, lo sa bene. A quanto ha capito, l'unico a pensare che fosse una ragazza piacevole era lui.

"Però c'è una cosa che non sai..."

Anita spalanca gli occhi preoccupata. "L'hai messa incinta?"

La sola idea fa perdere a Manuel il respiro. Pensa non ci sia scenario peggiore nella sua testa, al momento.

"Ma che sei matta? No... me ce mancava, in effetti"

"E allora cosa?"

"Io te lo dico, ma te dico pure che oggi è na giornata de merda e non c'ho voglia de litigà ancora"

Prende un respiro, pensa a quali parole pronunciare e a come pronunciarle. Però gli viene solo da piangere, come se volesse scaricare all'improvviso tutto quello che ha accumulato nelle ultime ore.

Poggia la schiena al muro, un po' perché crede che possa sorreggerlo.

"Sto con Simone, mà"

"Simone... quel Simone?"

"Quanti Simone conosci?"

Sorride appena, davanti a sua madre che probabilmente sta cercando le parole giuste anche lei. Sa che somigliano, in questo, e pensa che esattamente come lui alla fine non le troverà quelle fantomatiche parole perfette.

"Te facilito la cosa: le ragazze me piacciono ancora, solo che me piace pure Simone. E io non lo so, se a te sta bene, ma a farmi stare così male era anche il pensiero di dovertelo dire prima o poi"

"Perché male?"

"Perché lo so che nun me diresti mai niente, ma so pure che forse non lo capisci"

"E questo chi te lo dice?"

"Lo so e basta. Però volevo dirtelo perché ce siamo sempre detti tutto"

"E perché piangi?"

Si asciuga le lacrime velocemente perché a questo tipo di debolezza non è abituato. Ha sempre trattenuto tutto, ed è anche il motivo per cui ha spesso sentito la sensazione di poter scoppiare.

"Perché è tutto una merda. E poi perché oggi gli altri a scuola l'avevano saputo non so come e io ho pensato fosse stato lui a dirlo a qualcuno. E abbiamo litigato perché dice che non mi fido" riprende a piangere, mentre ci pensa. Mentre pensa a Simone deluso, ferito, che lo guarda con quegli occhi enormi e persi.

Sente i passi di Anita che nel frattempo si avvicina, e vorrebbe dirle che non serve, che non è necessario dirgli per forza qualcosa di carino. Che lo sa, che non trova concepibile il fatto che possano piacergli ragazze e ragazzi, che va bene se non lo capisce, va bene se pensa che non abbia senso.

Invece sente la sua mano tra i capelli, prima dolce e poi pronta un po' a scuoterlo.

"C'è solo una cosa che non capisco... quant'è grave il fatto che gli altri lo sappiano?"

"Non ero pronto. L'avrei detto io, a un certo punto. O magari mai. Non lo so, ma non così"

"Ok... questo è giusto. Ed è giusto che le persone non debbano parlare della vita degli altri... però adesso è successo e non devi sentirti così. Lo sanno tutti, e quindi? Manderai a fanculo chi l'ha detto e al massimo gli farai capire perché ha fatto una cosa sbagliata. Però questa cosa non ti può ridurre così. L'amore è una cosa bella, Manuel... e tu non puoi pensare agli altri. Pensa a te e a quello che vuoi"

Cerca di alzargli il viso che Manuel ha tenuto rivolto verso il basso per tutto il tempo. Gli sorride, con gli occhi lucidi e la sensazione di non potergli cambiare di troppo l'umore anche se vorrebbe esserne in grado.

"Sono un po' stanco, mà..." lo ammette in un sussurro che sa di disperazione, mentre si lascia andare con la testa verso di lei, sulla sua spalla. Non l'abbraccia con il corpo, ma cerca quel contatto con sua madre che ha sempre avuto nella vita.

"Mi dispiace, che la vivi così male. Se me ne avessi parlato prima avrei provato ad alleggerirti"

"Lo dici solo perché sono tuo figlio?"

"Non lo so, però lo penso. E penso che ti voglio un bene che forse tu non potrai mai comprendere, almeno non adesso. E ho sbagliato tanto con te, ma tu sei sempre stato il centro del mio mondo. Lo saresti in qualsiasi caso, lo sei anche adesso. Lo sarai sempre"

Lo sapeva, in fondo, che le sue fossero solo paure. Sapeva che di sua madre avrebbe potuto fidarsi e Simone stesso gli aveva detto che Anita non era di certo scema. E lo sapeva, sì, ma aveva ugualmente un po' di timore di vederla delusa. Di perderla, forse. La parte irrazionale di sé gliel'ha fatto pensare per un po'.

"Te voglio bene pure io" sussurra ancora, questa volta portando le sue braccia attorno a lei.

Il peso che ha avuto per tutta la mattina sul petto è diminuito, nonostante gli sia rimasta la parte più grande, quella occupata da Simone.

"Ho fatto lo stronzo, con lui..."

"Non è una novità! Te sei nato stronzo e mori stronzo" Anita cerca di farlo sorridere e un po' ci riesce. "Però è fortunato chi ti ha nella sua vita..." adesso un po' di più.

Non ci crede Manuel a questa cosa, non pensa che le persone siano così fortunate ad averlo attorno, ma quando sua madre glielo dice prova a crederci.

"Vado un po' in camera mia... se vuoi ne riparliamo"

"Va bene, vai... preparo qualcosa per pranzo, poi alle tre devo tornare a lavoro"

Manuel annuisce, sorridendo questa volta più sereno. Prima di andare in camera la guarda un'ultima volta.

"Non dirlo a papà. Per favore... non mi va, adesso"

"Tranquillo, sono muta come un pesce!" tenta ancora una volta di farlo ridere, imitando un pesce con le labbra, e ci riesce più di prima perche adesso suo figlio le ricorda anche che è una buffona, a volte.

Quel sorriso, però, fa presto a sparire dal volto di Manuel. Una volta in camera si lascia andare sul letto, con il telefono tra le mani e la chat WhatsApp di Simone aperta.

Prova a scrivere diversi messaggi, cancellandoli tutti uno dopo l'altro perché niente gli sembra adatto. Pensa per un attimo anche di chiamarlo, ma non trova il coraggio nemmeno per quello.

Solo dopo mezz'ora ci riesce e scrive: -Mi dispiace, ho fatto lo stronzo ancora una volta. Possiamo parlarne per favore? Mi manchi-
Prima di inviare cancella quel "Mi manchi" finale perché gli sembra tutto troppo. Gli sembra troppo perfino quello che sente di provare per lui perché è troppo forte rispetto a ciò che ha provato altre volte.

Saperlo deluso da lui, arrabbiato, lo fa sentire talmente in colpa che vorrebbe davvero sparire e mollare tutto, prendere Simone e dirgli "Non ti merito, io rovino sempre tutto".

Questa sensazione aumenta dal momento in cui non riceve risposta e soprattutto quando Viola torna da scuola e lo raggiunge in camera dopo aver bussato per assicurarsi di poter entrare.

Gli basta sentire il suo "È stata Nina, vi ha visti ieri sera" per saltare su con la schiena e sentirsi ancora più stronzo di quanto avesse pensato fino a poco prima.

"Chi lo sa?"

"Un po' tutti, Manu... mi dispiace. È una stronza, e gliel'ho detto. Scusa, non sono riuscita a trattenermi. Abbiamo litigato a ricreazione"

"Tu hai litigato con Nina?"

"Sì, mi dispiace davvero tantissimo. Non volevo mettermi in mezzo, ma dovevi vederla. Sembrava stesse parlando di una cosa divertente, poi ha iniziato a dire che è per questo che l'hai lasciata e io non ci ho visto più"

"E tu che le hai detto?"

"Che è una stronza, una bambina viziata che dovrebbe conoscere l'empatia e che invece conosce solo la cattiveria. E che è un bene che tu l'abbia lasciata perché non avrebbe meritato l'amore di mio fratello"

Lo guarda supplichevole mentre Manuel non le risponde e non sa cosa dire. "Mi dispiace, Manu. Davvero tanto. Ho esagerato"

Invece Manuel le sorride e si sporge verso di lei, mentre Viola non capisce quella reazione. Si aspettava un "Devi farti i cazzi tuoi", e invece suo fratello sembra quasi sollevato.

"Non sei arrabbiato?"

"No. Avrei fatto lo stesso per te"

"Oddio, ero sicura l'avresti presa malissimo"

"Viè qua"

Stende le sue braccia, circondandola e stringendola forte facendo leva con le gambe per alzarla dalla sedia e tirarla verso di sé.

"Che fai, Manuel?" È quasi preoccupata, forse più da se stessa che da lui perché mentre glielo chiede l'ha già trascinata di peso sul letto con lui. E lei, una cosa del genere, non l'avrebbe mai permessa a nessuno.

"Te l'avevo già detto che sono contento che sei mia sorella, vero?"

"L'hai già detto, sì. E ti ho già detto che anch'io sono contenta"

Si sorridono, stretti in un abbraccio. Sono contenti entrambi di essersi trovati dopo una vita da figli unici, con la consapevolezza di poter avere una spalla in più sulla quale contare.

Specialmente per Manuel è incredibile, perché sente di avere troppe persone in questo momento che gli vogliono bene e non esserne abituato lo fa sentire ancora meglio di come si sarebbe normalmente sentito.

***

Buongiorno ❤️
Questa volta dedico questo capitolo ad Anita e a Manuel (o meglio a ciò che volevo rappresentassero).

So cosa vuol dire cercare per una vita intera l'approvazione che però non arriva mai, e c'è bisogno di tanto tempo e di tantissime energie per riuscire a capire che quell'approvazione in realtà non ti serve realmente per andare avanti.

Ho fatto dire ad Anita ciò che a me sarebbe piaciuto sentire, le ho fatto dare l'abbraccio che avrei voluto ricevere e le ho fatto amare suo figlio come avrei voluto essere amata.
Nonostante tutto, nonostante anche gli errori e l'ignoranza.

Vorrei dire a questa Anita: "Grazie per aver abbracciato tuo figlio e non averlo fatto sentire solo e sbagliato".

E vorrei dire a questo Manuel: "Ti abbraccio, Manu. Goditi tutto, sarà bellissimo perché l'amore vero è bellissimo e in ogni caso non avresti avuto bisogno dell'approvazione di nessuno anche pensando il contrario e anche se fosse andata diversamente".

A presto,
A.
❤️🐣

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