Intervallo [Simuel]

By Bru_DS

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Manuel vorrebbe essere ancora in tempo per tante cose, anche se a volte sembra di non poter più fare niente... More

1) La barca dell'amore
2) Sensi di colpa
3) Esserci sempre
4) Ti piace Simone?
5) Quella sera
6) Senza stancarsi
7) Niente di serio
8) Fatti da parte
9) Sorella
10) Soffocare
11) Ricordati chi eravamo
13) Corpi intrecciati e cuori assestati
14) Sapore
15) Ce riappendi, quindi?
16) Correre il rischio
17) Tu de più
18) Il peso della verità
19) Il centro del mondo
20) Porto sicuro
21) Lo capisci
22) Le più importanti (FINE)
Tutto il tempo (Epilogo)

12) Paura dell'amore

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By Bru_DS

“E vorrei dirti tante cose

Dirti che hai ragione, che ho paura dell'amore

Me lo vuoi insegnare?

Vorrei essere normale

Per darti delle rose”

Manuel non si è presentato a scuola. Simone è arrivato in Vespa anche leggermente in anticipo rispetto al solito, perché l’istinto così gli aveva suggerito mentre avrebbe voluto anche saltare la colazione con Davide pur di correre, ma ha atteso senza risultati.

Sperava che Manuel arrivasse in seconda ora, spesso lo fa quando vuole evitare la lezione di latino, ma nulla. Butta lo sguardo verso Viola, che a sua volta lo guarda: è strano, perché non hanno grande confidenza, eppure spera che lei sappia qualcosa.

“Sai come mai Manuel non è a scuola?” le si avvicina a ricreazione, mentre lei è intenta a prendere un caffè al distributore.

“No, magari non aveva voglia” mente, perché quando era ancora nel letto aveva sentito la conversazione tra suo fratello e Anita.

“Ok… grazie” le sorride, un po’ per gentilezza e un po’ perché non saprebbe cosa altro dirle. Non le dice che Manuel era a casa sua alle 7:15 di mattina, non ha idea di cosa lei sappia di loro e non ha voglia di pensarci in questo momento.

Passano le ore a scuola, poi quelle del pomeriggio. Non ha avuto il coraggio di mandargli un messaggio, di chiedergli cosa ci facesse a casa sua e perché non si sia presentato a scuola. Eppure Manuel un messaggio lo aspetta, lo ha aspettato per tutte quelle ore passate in giro per Roma da solo, prima in moto e poi a piedi.

Ha perso il conto dei chilometri percorsi con l’intento di scaricare tutto il male che ha sentito forte dentro di sé: la sensazione di solitudine, di delusione, tristezza.
Si era convinto per tutta la notte che fosse arrivato il momento di fare un passo in avanti, di provare quantomeno a spiegare a Simone tutto ciò che in questo periodo non lo fa stare bene.

Avrebbe voluto dirgli che, tra le tante cose che gli mancano, gli manca anche dormire con lui. Dargli la buonanotte, assicurarsi che stia bene, sentire il suo respiro leggero e vederlo la mattina appena sveglio, come prima cosa dopo aver aperto gli occhi. 

“Sai con te sto bene

Non mi serve nulla

Cerco la mia pace, ma dentro ho la guerra

Cerco la tua voce per sentirmi meglio”

-Non voglio stressarti, però stai bene?-
Un messaggio gli arriva, ma è quello di Viola che ha aspettato tanto prima di scrivergli finché non ha più resistito perché ha iniziato a preoccuparsi.

-Tranquilla, sono vivo. Ho bisogno di stare un po’ da solo-

-Ok… però sta per diluviare. Se sei in moto magari lasciala da qualche parte e torna in taxi. Se vuoi ti mando l’autista-
Quello che gli fa spuntare con questo messaggio è il primo sorriso della giornata. Se solo sapesse, Viola, tutte le volte in cui è andato a scuola o in giro in moto sotto la pioggia, di tutte le volte in cui il suo primo motorino l’aveva lasciato a piedi e aveva dovuto percorrere chilometri sotto il sole rovente di Roma, si spaventerebbe. Vorrebbe dirle che non tutti hanno avuto il privilegio nella vita di avere l’autista, ma gli sembra una cosa cattiva da dirle.

-Non preoccuparti, sono forgiato!-
-Come vuoi… se hai bisogno di me, chiamami!-

Non le risponde più, ma è felice dell’ultima frase.

È ormai quasi buio, quando decide di risalire in sella e affrontare una volta per tutte se stesso: più che Simone, sente di dover fare i conti con quella parte di sé che gli dice che è tutto sbagliato.
Però non riesce a pensare a qualcosa di peggiore rispetto a ciò che sente adesso e che ha sentito per tutto il giorno, per questo corre.

Corre un po’ troppo, forse, soprattutto quando il diluvio si scatena davvero su di lui come Viola aveva previsto. Avrebbe dovuto prevederlo anche lui, dato il cielo che aveva iniziato a farsi sempre più nero, ma non gli è importato.

Spegne la moto nel piazzale di villa Balestra, si sfila il casco e alza lo sguardo verso la finestra da cui proviene una luce fioca, sicuramente quella della lampada che Simone utilizza sempre per studiare o per leggere.

Lo vede dopo pochi secondi avvicinarsi al vetro; il rumore della moto sapeva che non sarebbe passato inosservato, se Simone fosse stato a casa. Si guardano, nessuno dei due riesce a contare per quanti secondi effettivamente. Forse cinque, o dieci. O forse di più.

Poi Manuel non lo vede più, Simone è scomparso dalla sua visuale e spera con tutto se stesso che lo stia raggiungendo.
Compie pochi passi verso la veranda, senza ripararcisi sotto. Resta sotto la pioggia, bagnato da capo a piedi, immobile e con il respiro pesante.

Deve cercare di combattere l’ansia e la paura, appena Simone compare davanti a lui dopo aver aperto la porta. A pochi metri di distanza, che lentamente fa diminuire camminando verso di lui ma restando sotto la veranda.

“Che fai ancora sotto la pioggia? Vieni qua, ti prende un colpo”

Manuel non si muove e non risponde. Adesso riescono a guardarsi più da vicino ma sempre a un paio di metri, e Simone vorrebbe trascinarlo con sé dentro casa per lanciarlo sotto una doccia bollente e impedirgli una bronchite. Non lo fa, però, perché la sensazione di dover aspettare è tanta. Non sa nemmeno lui per cosa, ma sente di dover restare in silenzio a guardare Manuel e ad aspettarlo.

“Lo ami?”
Non se l’aspettava, una domanda del genere. Il fatto che non fosse preparato è dimostrato dalla sua risposta che non c’entra assolutamente niente.

“Manuel, puoi entrare dentro casa per favore? Ti do dei vestiti asciutti”

“Me devi dì solo sì o no. Sei felice? Perché se sei felice con lui, io te giuro che me faccio da parte e metto da parte tutto quello che adesso provo io”

Non si aspettava una reazione diversa da Simone, che lo guarda immobile con il fiato corto e senza la capacità di dire qualcosa. È come se fosse pietrificato, e Manuel in questo momento si sente più in grado di parlare perché non ha paura di dover affrontare la profondità dell’altro.

“Io sono stato uno stronzo, Simò, e lo so che tu meriteresti di essere felice sempre e non a momenti alterni, però io non sapevo manco che me stava a succede. C’ho avuto paura, me so sentito sbagliato e coglione allo stesso tempo, ma me so rotto de raccontà cazzate perfino a me stesso. Ché tanto nun ce guadagno niente, con la paura, a parte vedette co n’artro.
Quindi sarò sincero e non me ne frega niente delle conseguenze” allarga le braccia, come a volergli dimostrare che è totalmente inerme in questo momento. Che non ha più scudi per proteggersi. “Me manchi. Me manca qualsiasi cosa, pure quello che non abbiamo mai fatto insieme e che farei pure adesso. Io voglio dormire con te, parlare con te, controllare che tu stia bene, rimboccarti le coperte se c’hai la febbre, pure le stronzate che se fanno quando sei rincoglionito. Tutto, Simò. Vorrei fare tutto e penso che prenderei na tranvata da cui me riprenderei forse tra qualche anno, se me dai un due de picche adesso. E c’avresti tutte le ragioni del mondo, me lo meriterei perché io me merito solo de esse mannato a fanculo e de sta da solo; però non è quello che voglio, perché voglio sta co te. E me sento male, me mangio le mani se penso che quello ha preso il posto mio e non so arrivato in tempo”

Riprende a respirare, pesantemente, perché tutto ciò che ha detto l’ha detto senza prendere mai fiato per paura di perdere il coraggio per strada.
Aspetta, questa volta in silenzio, senza smettere mai di guardarlo, ma davanti a sé ha una persona che non è in grado di rispondergli.

“Quello che ti dovevo dire te l’ho detto… mi dispiace, se adesso è troppo tardi e  t’ho solo scombussolato la vita, ma non ce la facevo più”

Compie dei passi all’indietro, prima di girarsi verso la sua moto che ha la necessità di raggiungere per fuggire via.

“Manu…”

Si ferma solo quando sente la sua voce bassa, e anche il rumore dei passi sulla breccia che si avvicinano a lui.
Gira velocemente la testa, Simone è a poca distanza, sotto la pioggia con un paio di pantofole ormai da buttare e lo sguardo totalmente perso.
Lo vede avvicinarsi lentamente, senza mai un movimento brusco o troppo istintivo. Lo raggiunge e fa fatica a trattenersi, sente il bisogno di portare le sue mani sul viso di Manuel, continua a guardarlo come se non riuscisse a fare altro; come se quelle parole l’avessero talmente tanto destabilizzato da non essere più in grado di parlare.

E non parla, Simone. Lo guarda e basta, con le sue mani sulle sue guance e lo sguardo che gli rivolge dall’alto verso il basso, con il respiro rumoroso e le spalle un po’ strette.

La pioggia non ha mai dato cenno di arresto, anzi è intensificata secondo dopo secondo; sono entrambi bagnati, se togliessero adesso i vestiti e li strizzassero riuscirebbero a riempire un’intera vasca da bagno.

Davanti al silenzio di Simone, continuando sull’onda di quel coraggio che ha messo da parte per troppo tempo, Manuel smette di aspettare.
Pensa che l’avrebbe percepito, se l’altro non avesse più provato niente nei suoi confronti, e per questo porta una sua mano dietro la testa di Simone, lo tira verso di sé con una velocità -o forse più decisione- che fino ad ora non era esistita tra di loro.

Lo bacia, cercando di eliminare ogni perplessità o paura della persona incredula davanti a lui, stringe la sua mano bagnata tra i suoi capelli bagnati, spinge le sue labbra su quelle di Simone che sospira, prima di lasciarsi andare, come se avesse trattenuto il respiro per qualche secondo durante quel movimento inaspettato ma bramato.

Schiudono le labbra, si vanno incontro a vicenda, quasi spingendosi ma senza spostarsi di un millimetro perché ognuno oppone resistenza all’altro.

Il momento in cui Simone riesce a tranquillizzarsi appena, è quello in cui sente e poi vede Manuel sorridere, ancora incollato alle sue labbra e con la mano libera adesso sul suo fianco. Lo stringe, poi tira i lembi della felpa bagnata come se sentisse il bisogno di strappargliela via.

“Te sei addirittura scomodato sotto la pioggia?”
Non sarebbe mai riuscito a dire qualcosa di dolce, tutto ciò che aveva detto fino a poco prima era già troppo per uno come lui.

“Avrei preferito di no, però con un cretino che si mette sotto la pioggia non avevo scelta”

Si guardano, adesso senza baciarsi, e si sorridono entrambi.

“Non ce la facevo più” sussurra Manuel, ancora una volta.  “Nun me devi da’ a sorpresa un due de picche, vero?”

Simone sorride, scuotendo la testa. “Te lo meriteresti, anche solo per un’oretta, giusto il tempo di ricambiare il favore della sera del mio compleanno…”

“Lo so… hai ragione”

“Però non ne sarei in grado, perché penso che una cosa così io l’ho solo aspettata per troppo tempo e devo ancora capire se me lo sto immaginando o è la verità… non avrei pure la lucidità di fartela pagare”

“No, non te lo stai a immaginà. Sto qua, zuppo fradicio come un coglione dopo aver detto cose per le quali probabilmente mi prenderai per il culo a vita…”

“Lo farò” ammette Simone, ridendo e facendolo ridere.

Non gli importa, in realtà, gli importava solo far pace con se stesso e con i suoi sentimenti. Dimostrare a Simone quello che significa per lui e tutto ciò che vuole da lui.

“Possiamo rientrare, adesso?” glielo chiede supplichevole, ma Manuel scuote la testa giusto per farlo andare in crisi. Lo bacia ancora, lo stringe con entrambe le braccia attorno ai fianchi, come se non riuscisse a smettere di toccarlo.
Poi si ferma, poggia la sua fronte su quella di Simone, alzandosi leggermente sulle punte per arrivarci.

“Me sei mancato…”

“Anche tu. Un po’. Poco”

“Poco?”

“Pochino…”

Manuel vorrebbe riempirlo di pugni, ma non ne ha il tempo perché Simone sembra essersi svegliato dallo stato di trance in cui era. Lo prende, quasi alzandolo di peso, e lo trascina con sé dentro casa, fermandosi solo ogni tre o quattro passi per baciarlo ancora, come se dovesse accertarsi di poterlo fare davvero, di averne il permesso.

***

Buonaseraaa! Secondo me non ve l'aspettavate, un capitolo così, ma ho deciso che troppo dolore in questo periodo non fa bene nemmeno a una come me 😅

Quindi nulla, spero davvero vi piaccia. Ci ho messo tutto quello che avrei potuto metterci in questo momento. Perdonate il cliché della pioggia, ma in fondo sono un'inguaribile romantica anche io!

Grazie sempre ❤️
A.



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