Odio et amo

By matildearnold

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🍀Incompleta🍀 Megan ha ventiquattro anni quando le viene chiesto di trasferirsi a Boston per una offerta di... More

Prologo
1. POST SBRONZA IN AEREO E COME SOPRAVVIVERE
2. DESTINI LEGATI
3. COCCI DI VETRO
4. SENZA PAROLE
5. JACK
6. TRA LE BUSTE DI ZUCCHERO
7. FRECCIATINE
8. NO CAP
9. STAMMI LONTANO
10. I WILL BE YOUR GIRL AND I WILL MAKE YOU STAY
11. UN PO' UMANO

12. NO MISSION NO PARTY

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By matildearnold


MEGAN

Brad mi circonda le spalle quando entriamo nell'edificio, facendomi sussultare.

-Gira voce che domani andremo in missione- sussurra per non farsi sentire da nessuno

Scorgo Nathan in fondo al corridoio che ci guarda con circospezione e un tantino di irritazione, di fatti ha la fronte corrugata e gli occhi fissi, sembra interessargli parecchio quando qualcuno si avvicina a me, specialmente se quel qualcuno è un ragazzo, l'ho notato svariate volte, in presenza di Brad.

-Credo che tu abbia sentito parlare abbastanza di una certa Veronica in questi giorni- annuisco volendo sapere di più

-Okay, Nathan si sta avvicinando, cerca soltanto Veronica Castledown nei file del tuo computer, ti ho fatto trovare qualcosa- sussurra al mio orecchio velocemente, Nathan passa accanto a noi e si avvicina alla sala degli interrogatori, che avevamo superato di qualche metro

-Grazie-

Non appena arrivo nel mio ufficio Elle spalanca la porta con gli occhiali da sole

-Come stai?- mi chiede

-Sto bene, e tu?- toglie gli occhiali da sole mostrando le occhiaie

-Mai stata meglio- ironizza

-Non hai dormito?-

-Ho avuto troppo lavoro da sbrigare e in più soffro di insonnia. A proposito Meg- si siede nella poltrona di fronte alla mia -non so se Nat te l'ha anticipato...-

-No- sbotto irritata, alza un sopracciglio confusa -non mi ha detto che andrete in missione.-

-Problemi di cuore?- chiede facendomi sbarrare gli occhi -pensi che non mi sia accorta che state tanto tempo insieme?- aggiunge notando il mio sgomento

-Non c'entra nulla il cuore. Andiamo parecchio d'accordo, questo è quanto.-

-Hai delle dispense sul laptop- apro una cartella dell'archivio -sempre che tu voglia sapere qualcosa su questa missione, solo sappi che tu sicuramente non verrai con noi.-

-Perchè no?- aggrotto le sopracciglia

-Perchè è troppo pericoloso.-

-E quindi? So i rischi che corro con questo lavoro.-

-Senti parlane con Nathan, è lui che se ne occupa.-

Annuisco leggermente.

-The Suicide Squad è la cartella con le dispense?- constato con un sopracciglio alzato

-Brad è davvero un'idiota, deve smettere di associare i casi ai film che si guarda.- ridacchio alle parole di Elle, ne avevo di colleghi strani, ma dopo oggi Brad ottiene il primato -crede che sia una missione suicida.- mi spiega facendomi sorridere

-Leggi le dispense se vuoi saperne qualcosa in più-

-Okay- annuisco.

-Bene, ci si vede, Meg-

-Elle- la chiamo e lei si gira di nuovo verso di me -hai perdonato me, perchè non lo fai anche con Trev?- lei deglutisce a vuoto

-È diverso. Tu eri la mia migliore amica, lui invece era il mio primo amore- dichiara finalmente, mi alzo dalla sedia e la raggiungo

-Non lo ami più?-

-Gli voglio bene, ma l'ho dimenticato ormai e non voglio averlo più vicino.- i suoi occhi si fanno lucidi, e adesso sono certa che sta imponendo alle sue lacrime di non uscire. Può negarlo a sè stessa ma non a me.

-Non è vero- scuoto la testa con convinzione -il primo amore non si dimentica mai, Elle. Lui per te è quell'amore che non tramonterà mai, puoi continuare a negarlo, ma sotto sotto lo so io e lo sai anche tu. Dagli l'ultima chance o almeno provaci-

-Ciao- dice preso dal suo computer -dammi un attimo- borbotta

Mi schiarisco la voce e mi siedo di fronte a lui. Stacca gli occhi dal suo computer e mi osserva

-Lo farò dopo- dice chiudendo il laptop

-Perchè non mi hai detto nulla della missione?-

-Perchè non ci verrai?-

-E perchè non ci verrò?- allontana la sedia dalla scrivania e mi scruta con attenzione

-Perchè è pericoloso per te- mi confessa

-Che carino che sei a preoccuparti- dico ironica e lui tossicchia un po' preso alla sprovvista

-Non mi preoccupo-

-Bene! Cosa ho in meno degli altri?-

-Sei nuova-

-E quindi? Sarei in grado di difendermi-

-Megan- si alza dalla scrivania che ci separa e si avvicina a me appoggiandosi sempre su di essa -tu sei bravissima nel tuo, ma non puoi partecipare a questa missione. È successo di perdere una collega, è stata rapita da ciò che abbiamo capito ma non mi perdonerei se accadesse ancora, quindi saremo in pochi, ti prego di capirlo- sbuffo sonoramente distogliendo lo sguardo.

JULES

"Domani verrai con me per gli interrogatori"

Sono rimasta rileggere il messaggio per almeno tre minuti. Dice davvero? Controllo l'orario. Ieri sera. Questa mattina ho degli interrogatori e ieri sera non mi sono preparata psicologicamente. Dannazione a me. Mi preparo velocemente e senza accorgermene mi si stampa un sorriso sulle labbra. Potrei incontrare Jackson. Con la velocità di speedy gonzales esco di casa pronta per affrontare questa giornata di lavoro, che sembra iniziare bene. Entro nella sala degli interrogatori e lo noto subito, seduto con la solita aria da cattivo ragazzo conferitagli da alcuni graffi sulla faccia e lo sguardo persistente. Saluto i miei colleghi dietro la lastra di vetro e mentre aspetto Nathan ricambio le occhiatacce di Jackson, senza farmi accorgere dai miei colleghi che stanno al telefono.

-Ti avevo detto di starne fuori- mi mima con le labbra carnose

-Sto solo lavorando- rispondo sempre con il labiale. Mi fissa ancora mentre distolgo lo sguardo.

-Bene, siamo tutti. Iniziamo?- Nathan entra in sala. Mi sistemo nella sedia e dopo aver lanciato un'occhiata a Jackson il mio collega inizia a parlare.

-Jackson io ho studiato minuziosamente il tuo caso e ti dichiariamo innocente, per tanto sei libero, cerca di non fare casini.- Nathan si alza dal tavolo senza dargli la possibilità di rispondere -e se non ti dispiace dopo vorrei parlarti in disparte- puntualizza dopo

MEGAN

Appoggio la testa allo schienale della sedia, mentre passo nervosamente la mano sulla fronte. Mi ha esclusa. Sento la rabbia farsi strada nel mio corpo. Mi alzo dalla sedia e cammino velocemente per il corridoio. Senza distogliere lo sguardo dalla palestra, in fondo al corridoio.

L'agenzia è semi vuota. Tutti sono in missione ad aiutare la loro collega, mentre io sono qui, quasi sola a fare chissà che cosa. Potevo contribuire, avrei lottato in prima linea, avrei fatto di tutto per salvarla. Ma non mi è stato concesso. Soltanto perché mi sono immedesimata un po' durante il racconto della sua storia. Entro in palestra e mi preparo per una lunga sessione di allenamento. Mi riscaldo e poi inizio a scaricare la mia rabbia nel sacco da boxe. Sento le braccia cedere ad ogni pugno, mi fermo per bere un po' d'acqua e dopo aver allenato un po' le gambe decido di darmi una lavata. Un toccasana dopo l'allenamento. Ho sfogato un po' di rabbia fortunatamente. Mi avvolgo nel mio accappatoio e mi vesto velocemente, devo tornare sulle mie scartoffie. Non appena esco dalla palestra vedo tre colleghi correre verso l'ingresso.

-Megan, ci serve aiuto, vieni anche tu!- dicono a voce alta, aumento il passo seguendoli. Noto subito Elle camminare mentre trascina una barella, mi guarda sull'orlo di un pianto. I miei colleghi la aiutano a trasportare il corpo ferito di una nostra collega. Mi avvicino a lei che è visibilmente scossa.

-Cos'è successo?- le chiedo subito

-Sapevano già tutto, siamo riusciti nel nostro intento. Ma a che prezzo?- indica il paesaggio dietro di lei. Colleghi che trasportano delle barelle, altri che camminano lentamente a causa delle ferite. Il nostro lavoro è questo, vai in missione, non sempre torni indenne lo sai già quando firmi il contratto e se non lo capisci in quel momento lo farai quando ti mostreranno l'armamento, in cui è contenuta la pillola al cianuro.

-Tu non hai nulla?- scuote la testa

-Dai cerchiamo gli altri- le dico tentando di sollevarla. Anche se in questo momento avrei bisogno di qualcuno che sollevasse me. Il mio pensiero va subito a Nathan, chissà come sta adesso e dov'è, sento un vuoto allo stomaco. Scorgo tante persone, tranne lui.

-Brad!- esclama Elle non appena lo vede, sposto lo sguardo sulla lettiga e lo vedo disteso privo di sensi.

-Brad non risponde agli stimoli esterni- dice Jules trattenendo le lacrime, la guardo incredula mentre mi avvicino al suo gruppetto

-Andiamo in infermeria- Elle prende parola, anche se terrorizzata.

-Resto qui ad aiutare io, voi andate- dico soltanto mentre si allontanano. Faccio saettare lo sguardo ovunque, ma non lo trovo. Vedo soltanto un gruppetto avvicinarsi.

-Avete visto Nathan?- scuotono la testa

-Magari è in infermeria-

Impossibile. L'avrei visto entrare. Mi siedo nel marciapiede mentre lo aspetto. Con il cuore che batte fortissimo e la testa che inizia a pensare sempre peggio. Le mani che si torturano a vicenda, il piede che trema al suolo e la faccia incastrata tra le ginocchia mentre sento che inizia a piovere.

NATHAN

Brad aveva dei problemi con i suoi genitori quando gli è stato chiesto di reclutare Megan, così ho chiesto ad Ount se potessi prendere il suo posto. Non avevo molta voglia di trasferirmi per due mesi in quella cittadina eppure lo feci, per Brad. Avevamo bisogno di nuovi colleghi, ma non pensavo che lei avrebbe sostituito Veronica. Veronica era la mia migliore amica del liceo, andavamo in classe insieme e ogni pomeriggio studiavamo insieme, io ero molto bravo a scuola e la aiutavo a studiare. Pian piano mi iniziava a piacere sempre di più ed era doloroso vederla uscire sempre con dei ragazzi nuovi, lei non mi vedeva nello stesso modo in cui io la vedevo, così continuai a volerle bene e a studiare con lei. Ci separammo per due mesi e in questi dannatissimi giorni lei fu rapita da dei criminali che avevano scoperto la nostra identità, ancora oggi non mi perdono di essere partito per reclutare Megan. Piano piano però mi stavo affezionando a quella ragazza, usciva spesso con le sue amiche, andava in palestra, al lavoro, le piaceva dipingere ed era sempre gentile con i signori della sua città, che la trattavano come una nipotina, tutte le bambine le volevano bene e una in particolare le era sempre vicina. Ed è per questo che le ho chiesto aiuto con Ruth, sembra saperci fare con i bambini. Mi piaceva seguirla senza farmi scoprire, perchè scoprivo sempre qualcosa di nuovo e quando suo fratello tornò a Bayville per le vacanze di fine estate, lei era così felice da non rendersi conto che presto quei giorni di vacanza sarebbero finiti riportandola alla vita reale, cruda e monotona. Se ne rese conto solo il ventotto settembre, quando suo fratello tornò alla sua vita e al suo lavoro. La vidi piangere tanto e la capivo così tanto, avevo quasi l'impulso di uscire allo scoperto e abbracciarla. Ma non lo feci, non doveva sapere della mia esistenza, in quel momento almeno. Quella sera iniziò a piovere molto forte. Uno di quei temporali di fine estate. I peggiori a mio parere, lei si trovava su una panchina della villa comunale e sbadata com'era si era scordata dell'ombrello, nonostante il telegiornale avesse preannunciato l'imminente temporale. Si alzò dalla panchina e camminò svelta per raggiungere casa. La seguì e mi resi conto troppo tardi di aver commesso un errore. Le lasciai il mio ombrello mostrandomi a lei. Mi rimproverai mentalmente di non aver seguito la ragione e per questo camminai velocemente e cambiai strada dopo aver sentito un -Grazie- quasi impercettibile da parte sua.

Oggi, come in quella sera piove molto forte e lei si trova su un gradino, piove ma non si muove. Sente i miei passi avvicinarsi alla sua figura esile e infreddolita. Mi guarda e tira un sospiro di sollievo.

-Non ti vedevo più arrivare- sorrido leggermente. Era preoccupata e si vede.

-Dai ti accompagno a casa- le cingo le spalle, mentre lei incrocia le braccia per tentare di ripararsi dal freddo.

Si siede nel sedile di fianco al mio e metto in moto la macchina. Si rannicchia guardando il paesaggio scorrerle davanti agli occhi. Tento di dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma mi sembra tutto superfluo.

-Come stai? Perchè non arrivavi più?- sussurra continuando a guardare fuori

-Io sto bene, ho accompagnato Veronica in ospedale per questo non arrivavo più- annuisce lievemente e smette di parlare.

-Sapere che c'eri tu in agenzia mi ha aiutato a lottare Meg- il suo sguardo cambia e si addolcisce, per poco almeno, dato che vengo interrotto dal suono del mio telefono

-Elle?-

-Brad è in coma- spalanco la bocca e vedo Meg corrugare la fronte

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