Odio et amo

By matildearnold

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🍀Incompleta🍀 Megan ha ventiquattro anni quando le viene chiesto di trasferirsi a Boston per una offerta di... More

Prologo
1. POST SBRONZA IN AEREO E COME SOPRAVVIVERE
2. DESTINI LEGATI
3. COCCI DI VETRO
4. SENZA PAROLE
5. JACK
6. TRA LE BUSTE DI ZUCCHERO
7. FRECCIATINE
9. STAMMI LONTANO
10. I WILL BE YOUR GIRL AND I WILL MAKE YOU STAY
11. UN PO' UMANO
12. NO MISSION NO PARTY

8. NO CAP

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By matildearnold

Cerco un posto tra i tavoli della mensa, sono tutti occupati da qualcuno di sconosciuto. Non vedo Jules, né Brad. Trovo un volto conosciuto, mi avvicino a lui con il vassoio.

-Tra tutti i tavoli hai deciso di autoinfliggerti questa pena?- domanda ironico mentre mastica un pezzo di pane

-Non c'era grande scelta- rispondo soltanto

Prende parola dopo un po'

-Quindi da dov'è che vieni?- chiede cercando di fare dialogo

-Bayville, vicino New York- rispondo secca

-Tu e Ellen, vi conoscete da molto?- sapevo dove voleva andare a parare

-Ti importa così tanto capire il rapporto che avevamo io e Ellen?-

-Mi piacerebbe vedervi ancora amiche- confessa

-Non credo che vorresti davvero- rispondo con un sorriso un po' malinconico

-Perché no?-

-Eravamo due teppistelle- rispondo -un giorno siamo finite in presidenza per uno scherzo finito male, il professore di storia era fradicio di acqua glitterata, doveva essere uno scherzo indirizzato alla capo cheerleader. A Ellen stava particolarmente antipatica- mi rendo conto di aver straparlato e di avere lo sguardo sognante.

Mi osserva attentamente con la mano sotto al mento e il corpo proteso verso me.

Schiarisco la voce e mi ricompongo.

-No- scuote la testa alzando gli occhi al cielo -non mi dire che sta ritornando la silenziosa Megan-

-Non sono silenziosa- mastico lo sformato di verdure mentre ascolto Nathan

-Succede sempre quando ti rendi conto di aver detto troppo di te o di esserti esposta più del dovuto e quindi torni sull'attenti- mi spiega

Nathan è un grande osservatore, da quello che ho visto in questi pochi giorni. Osserva molto, ogni piccolo dettaglio viene captato

-Anche tu non parli molto di te, non focalizzarti solo su di me-

-Non tergiversare! Sarebbe bello se tornaste quelle di una volta, no?-

-Non saprei- confesso, ancora sotto osservazione del ragazzo di fronte a me.

-Hey ragazzi- Brad sbuca con un vassoio stracolmo di cibo

-Sporcami e ti uccido- lo minaccia Nathan sbuffando, quando il suo amico si siede vicino a lui. Sarebbe bello avere nuovamente il rapporto di una volta con Ellen, ma so che un'impresa impossibile, non ci proverò neanche.

-Ellen!- scuote una mano in aria per attirare l'attenzione della nostra collega.

Nascondo il viso dalla vergogna, tutti i nostri colleghi si girano verso di noi.

Ellen si avvicina al nostro tavolo e quando nota che l'ultimo posto rimasto è quello accanto a me esita un attimo

-Siediti- le indica Nathan con lo sguardo

Quando si sistema vicino a me, Brad prende parola.

-Mattinata pesante?-

-Abbastanza- risponde lei sbuffando -avete un'aspirina?-

Apro la tasca all'altezza della coscia e ne tiro una fuori. Le porgo il medicinale, lo prende osservando la mia mano, esitante.

-È solo aspirina- dico invitandola a prenderla

Dopo aver passato dieci buoni minuti a essere presa in giro da Brad, sotto il silenzio di Ellen e lo sguardo attento e scrutatore di Nathan, mi alzo e poso il vassoio.

-Dobbiamo concludere quell'interrogatorio-

Annuisco seguendolo

-Sembri calmo dopo l'ultima volta-

Dice Jack non appena entriamo nella sala

-Sta' zitto- dico sedendomi sulla sedia

-Quindi non dovrei rispondere nemmeno alle vostre ridicole domande?-

-Jackson Hobbes, è così che ti chiami? Mi hanno parlato di te, possiamo formalizzare questo interrogatorio, ma so già tutto di te. Quindi vedi di collaborare, se non vuoi farlo per te, fallo per chi sai tu- dice Nathan, sorprendendo per la sicurezza con cui parla . E probabilmente deve aver fatto centro, visto che il ragazzo risponde con un:

-Fatemi queste dannate domande-

Chiudo la porta di casa e poso la borsa sulla sedia di fronte l'uscio. Trev sbuca dalla cucina

-Sono un dottore di Boston-

-Resterai qui?- corro ad abbracciarlo

Annuisce mentre io non potrei che essere più felice. Chi avrebbe mai detto che ci saremmo ritrovati? Quando lavorava a New York siamo stati separati per almeno due anni.

-Dobbiamo festeggiare- dico battendo le mani

-Vestiti ti offro una cena- mi dice quando ci sciogliamo dall'abbraccio

Ci sistemiamo e dopo un po' usciamo di casa, diretti al ristorante.

Questo si può considerare la prima cena fuori da quando vivo a Boston, non ho fatto altro che lavorare in questi giorni, per cui ritengo che sia meritata.

Nel giro di pochi giorni sono cambiate tante di quelle cose, ho iniziato a lavorare in un luogo importante, ho incontrato mio fratello, ma anche Ellen, che non vedevo da anni. Quante probabilità c'erano che lavorassimo insieme, senza metterci d'accordo? Il destino è imprevedibile, e certe volte anche ingiusto.

-Gerard- non appena arriviamo al ristorante diciamo alla cameriera il nostro cognome, ci conduce a un tavolino.

-Sono così felice Trev-

-Quando ho saputo che eri a Boston, l'ho messo come preferenza e dopo il colloquio mi hanno subito accettato-

Sorrido

-E pensare che volevi andare a New York a tutti i costi-

Annuisce fissando curioso un punto dietro me.

-Che guardi?-

-C'è Elle, ed un gruppo di suoi amici-

Sarei una bugiarda se dicessi di non sperare che ci fosse anche Nathan tra di loro

-Si sta avvicinando?-

-No, si sono seduti nel punto opposto al nostro-

-Abbiamo sbagliato con lei- ammetto appoggiandomi allo schienale

-Anche lei non è stata da meno-

Ellen e Trevor sono andati sempre d'accordo, lei era come una sorella per lui, e lui era sicuramente un punto di riferimento per lei, eravamo un bel trio.

-Lo stai davvero difendendo, William?- scattò in piedi Trevor

-Ha picchiato Trev!- giustificai mio fratello alzando la voce.

Mamma e papà sono usciti, non so come faccia lei a stare ancora con un uomo del genere

-Anche Trev non ci è andato leggero-

-Stai scherzando Will?-

Mio padre era ormai andato, l'alcool aveva preso il posto dell'acqua nel suo corpo, compiva azioni che mai in vita sua aveva fatto, aveva bisogno di aiuto, ma era intrattabile, aveva strattonato Trev, lo aveva picchiato e la volta prima stava per dare un pugno a William, il primogenito, che adesso si trovava a difenderlo.

-Anche tu hai subito dei danni a causa sua, perchè ti ostini a difenderlo?-

-È nostro padre!-

-La donna che picchia è nostra madre- Trev scandì le parole come per farglielo capire meglio, ma nulla da fare. Lo afferrò per il colletto della maglia

-Sei davvero così idiota da non capirlo?- lo scosse con forza

-Trev lascialo andare, per favore- tiro la sua felpa, ci manca solo che facciano a botte

Ed ecco che con la rabbia si sbaglia a parlare.

-L'idiota ti ha fottuto la ragazza- queste parole lo fecero scattare, un pugno sullo zigomo del fratello più grande, poi un altro ancora, anche Trev stava iniziando a mostrare qualche problema, si arrabbiava facilmente, era davvero deluso dal comportamento di papà, era una molla nelle risse, scattava sempre e non andava mai a finire bene. William alludeva al fatto che per il ballo di fine anno avrebbe accompagnato Elle. Lei lo avrebbe chiesto volentieri a Trev, ma era stato espulso e non gli era stato concesso di partecipare al ballo. E in più tra i due le cose non andavano

-Trevor, fermati subito-

-Sei un bastardo- lo spintonò prima di lasciarlo andare

-Ero sicura che sarebbe successo qualcosa tra voi due-

-Non esagerare ora.- sposta lo sguardo verso la finestra che dà sull'esterno il gelo era arrivato, con le innumerevoli nevicate.

-Hai mai pensato di volerti scusare con lei?-

-È sempre stata dalla parte del fratello sbagliato-

-Siamo scappati senza dirle niente-

Trevor e William litigavano sempre, per questioni non sempre familiari, erano due tipi troppo diversi fra loro, e l'eccellere di William oscurava le qualità di Trevor, ma qualcuno ad averle notate c'era, oltre me, ovviamente. Avevo capito tutto dall'inizio ma loro sembravano non volermi ascoltare.

Dopo svariati secondi di silenzio, decido di spostare la sua attenzione su altro

-Come sta Trendy?- Trendy è la sua migliore amica dai tempi del liceo.

-Bene.- annuisco

La serata è passata velocemente, io e Trev ci siamo divertiti, rimembrando aneddoti sulla nostra vicina di casa.

-Vado a pagare- mentre si alza dal tavolino

-Ti aspetto fuori- annuisce alle mie parole e io dopo aver indossato il cappotto esco fuori dal locale stringendomi meglio

Notando una figura familiare decido di rivolgergli la parola

-Ti prenderai un malanno- commento, vedendo che indossa soltanto una camicia, che aderisce perfettamente al suo corpo aggiungerei.

-Non ho freddo- risponde soltanto sistemandosi il bottone della manica -cena di famiglia?- riprende dopo, osservo ogni suo movimento, i capelli che scivolano quando affibbia il bottone sulla manica, lo sguardo concentrato e la camicia che fascia alla perfezione il suo busto. È perfetto e sa di esserlo, si muove sempre con sicurezza, non mostra mai titubanze, o almeno non me ne sono mai accorta. È la reincarnazione della sicurezza e anche della bellezza. Se dicessi paragonarlo a un animale è sicuramente una tigre: elegante, affascinante e sempre lento ad attaccare

-Ellen te ne ha parlato così esaustivamente da saper conoscere mio fratello?- lo punzecchio

-Potrei anche aver fatto delle ricerche per conto mio- mi scruta, soffermandosi sulle mie gambe, provocandomi un brivido al basso ventre.

-Ricerche?- chiedo sperando di ottenere altro

-Non conoscevi questa parola?- si appoggia sulla panchina vicino a me, resto stupita dalla vicinanza, la luce fioca del lampione e lui in penombra davanti a me, seppure indosso dei tacchi resta più alto di me e non smette di fissarmi neanche per un secondo.

-Perchè avresti fatto delle ricerche?-

-Sei così ingenua da non rendertene conto da sola?- poggia una mano sulla mia guancia, i miei occhi scattano sul nostro punto di contatto.

-Tanto furba al lavoro, ma così ingenua all'esterno- commenta guardando il mio viso solo che a differenza sua il mio viso non è in penombra ma illuminato dalla luce del palo, incantata dai zaffiri incastonati tra le sue palpebre, dopo un po' distolgo lo sguardo imbarazzata, ponendolo sui miei piedi, delimitati dai suoi.

Guarda dietro di me e mi volto anche io

-Sembra essere arrivato il tuo accompagnatore- si alza lasciando la mia guancia e ponendo distanza tra noi due.

-Andiamo Meg?- il tono di voce di mio fratello è diverso dal solito, annuisco e lo seguo. Perché Trevor è così strano? Perchè siamo tutti così strani?

-Buonanotte Megan-

Mi blocco al suolo mi volto e:

-Buonanotte Nathan-

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