{SONO TUA MIO VOR} MafiaRoman...

By amoresfortunato

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Hope Cooper figlia di un mafioso importante, all'età di sei anni è stata promessa in sposa al futuro Vor dell... More

CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRÉ
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE

CAPITOLO TREDICI

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By amoresfortunato

Angolo autrice
Scusate tanto il ritardo e soprattutto gli errori presenti🥰


Le settimane passano e gli studi si fanno man mano più pesanti, non credevo che imparare il russo era così pesante, sospiro nervosa mordicchiando la penna.

Fisso esaurita il foglio bianco da circa mezz'ora, non so che diavolo scrivere.

Sto provando ad imparare in russo, ogni volta che ripeto qualcosa a Marika si tappa le orecchie cacciandomi.

Secondo lei gli sanguinano le orecchie per la mia pessima pronuncia.

Qualcosa capisco, qualcosa.

Con Adrian le cose vanno peggio di prima, non ci guardiamo nemmeno in viso, corro in camera ogni volta che ritorna da qualche viaggio e non esco finché riparte.

Evitarlo finché posso, questa è la mia regola.

"Hope!" Fisso accigliata Anna che bisbiglia il mio nome.

"Cos'hai messo tu?" Alzo un sopracciglio divertita, se non riesce lei che ha una bella famiglia che dovrei scrivere io? Al massimo ricordo il viso di mio padre ogni volta che veniva per richiamarmi sul mio carattere indisciplinato secondo la Morris.

"Mi sono bloccata" sbuffo buttando giù la penna, non ho nemmeno scritto.

"Signora Cooper, la prego di seguirmi" mi alzo accigliata, che diavolo è successo?

Seguo la donna fuori dall'aula, fisso confusa il posto vuoto di Igor, non è da lui lasciare il suo posto fisso.

"Prego entri, gradisce qualcosa?" La guardo confusa.

"Una cioccolata" entro dentro fissando Adrian che picchietta il dito sulla scrivania in legno, faccio per uscire ma la sua voce mi blocca.

"Ferma, esci" ordina alla donna che scatta via spaventata, solito.

"Ho un tema da completare" sussurro avanzando verso la porta, la porta si riapre rivelando la donna di prima con la mia cioccolata.

"Scusate" la mette sulla scrivania affianco ad Adrian per poi andare via correndo.

"Puoi berla tu, addolcirà il carattere che tieni" sussurro ironica, alza un sopracciglio divertito.

"Siediti" ordina indicando la sedia difronte a lui, sbuffo sedendomi.

"Possiamo parlare a casa? Ho un compito importante" appena tornata a casa mi chiuderò in camera lontano da lui.

"Partiamo per l'America, torniamo nella tua città" parte lui, da solo? Giusto?

"Buon viaggio" faccio per alzarmi ma la sua risata mi blocca.

"Verrai con me, adesso" no! Non può farlo, non posso lasciare l'università.

"Non posso, ho l'università" gli faccio notare, spinge con il dito la cioccolata verso di me incitandomi e berla.

"Mi appartiene ogni centimetro di questa università, non noteranno che manchi" cosa sta provando a dirmi?

"Non voglio passare perché sono tua moglie, mi sto impegnando" ringhio facendolo tornare serio.

"Prendi le tue cose e andiamo via" ordina indicando la porta.

"Io resto qui, hai capito?" Si alza facendomi sbarrare gli occhi, in poche falcate me lo ritrovo davanti con la sua solita espressione infuriata.

Afferra il telefono dalla tasca mandando un messaggio, lo ripone dentro la tasca per poi fissare me.

"Igor sta prendendo le tue cose, non parlare" ordina afferrando il mio braccio.

**

"Posso portarle qualcosa?" Ignoro la domanda della donna fissando fuori dal finestrino dal jet privato, non ho intenzione di proferire parola.

"Porti una cioccolata" ordina mandando via la donna, il suo sguardo puntato su di me mi mette soggezione.

"Dobbiamo parlare" comunica, chiudo gli occhi sospirando pesantemente.

"Non ero pronta" gli ricordo le sue parole, scompiglia i suoi capelli frustrato.

"Non ero in me, ho commesso uno sbaglio" mi volto sorpresa, cosa crede? Che con queste parole io gli ritorni a parlare? Si sbaglia.

"Porti pure della panna" ordino alla donna che mi ha appena portato la cioccolata, scatta via tornando subito dopo.

"Non osare metterti in mezzo all'università Adrian, mi sto impegnando con le mie forze, non passerò l'anno perché sono tua moglie" ritorna fisso a guardare il suo cellulare lasciandomi parlare da sola.

"Ringrazia che ti parli" sussurro tra me e me.

Il pensiero va a quella notte, chiudo gli occhi provando a pensare ad altro, il solo pensiero mi provoca un leggero fastidio al basso ventre.

Fisso la donna che sta facendo da lampione fissandomi, le faccio segno di andare via guardandomi attorno.

La mia attenzione viene catturata da una ragazzina tremolante poco distante di noi.

"Chi è?" Domando facendo segno verso la ragazzina circondata dagli uomini di Adrian.

"Suo padre me l'ha ceduta per eliminare un suo debito" apro la bocca per poi richiuderla perplessa, che uomo meschino.

Mi alzo dal mio posto avvicinandomi a lei, mi siedo affianco a lei rivolgendogli un sorriso.

"Mi capisci?" Domando sorridendole, annuisce abbassando lo sguardo, bene.

"Hai paura?" Annuisce non spiaccicando parola, dai suoi occhi cadono numerose lacrime facendomi stringere il cuore.

Stringo la sua mano nella mia facendola alzare, sgrana gli occhi non appena si siede difronte al Vor della Russia che la guarda con non curance.

"Ti piace la cioccolata? C'è anche della panna" domando, il suo sguardo non si sposta dal Vor, le prendo il viso tra le mani voltandolo nella mia direzione.

"Guarda me, ti piace?" Annuisce, gli porgo la tazza mettendole sopra anche la panna, faccio segno alla donna che mi ha portato la cioccolata di avvicinarsi.

"Mettetela nei posti affianco" la faccio passare e viene gentilmente scortata al posto dae ordinato.

"Qualcuno porti della cioccolata a mia moglie" ordina alzando la voce, le donne all'interno del jet corrono a destra e sinistra facendomi alzare gli occhi al cielo, detesto quando fa così.

"Quanti anni ha?" Domando curiosa, non riesco a non pensare ai suoi occhi spaventati.

"Credo quindici, aiuterà Marika in casa" sgranò gli occhi sorpresa, non può farlo!

"Voglio che lei vada a scuola, è una bambina! Ha bisogno di farsi degli amici" non voglio che altre persone passino quello che ho passato io.

"Aiuterò io Marika" affermo sicura, alza il viso dal cellulare fissandomi divertito.

"Ne ho già una di ragazzina, non starò dietro anche a lei" alzo il sopracciglio sorpresa.

"Non ti sembravo ragazzina quando mi hai violentata. Andrà a scuola" sbuffa pesantemente.

"Da quando sei diventata così sfacciata? Passare del tempo con la mia famiglia ti rende così?" Lo ignoro girando il volto dalla parte opposta.

"Andrà a scuola, la farò iscrivere appena tornati" comunica facendomi sorridere, ho vinto!

**

"Igor qualsiasi cosa succede ne sarai il colpevole, ti voglio pronta alle nove" punta il dito nella mi direzione per poi andare via lasciandomi con molti dei suoi uomini armati fina alla cima del capello, bene, un'altra prigione ricoperta d'oro!

Entro nella villa sbuffando, la ricordo! Mi ha portata qui la prima volta, prima di sposarci.

Il ricorso degli intrusi in struttura si fa largo.

Scuoto leggermente la testa concentrandomi su altro, il borbottio del mio stomaco fa ridere la ragazza al mio fianco.

"Hai fame? Io tanta" annuisce timidamente provando a starmi dietro, raggiungo la cucina dove molte donne stanno cucinando.

"Aggiungete un piatto per la ragazza" ordino sedendomi.

"Ecco a voi mia signora" fisso il piatto, cotoletta con insalata, blocco la donna che stava andando via.

"Voglio anche delle patatine" apre bocca ma la richiude subito dopo andando via, faccio segno alla ragazza di sedersi.

"Come ti chiami?" Domando tagliando la cotoletta, sorride fissandomi.

"Kira, signora" sorrido avvicinandole il piatto pieno.

"Chiamami Hope" ordino divertita, detesto quando mi chiamano signora, mi fa sentire una vecchia di sessant'anni!

"Mangia, sei tanto magra" sorride afferrando la forchetta e il coltello, fisso la donna di prima portarmi le patatine per poi andare via.

"Mettine anche tu, tieni" gli passo il piatto di patatine.

Il mio pensiero va a Marika, mi manca tanto! Mi mancano tanto anche i suoi biscotti.

"Mangia tutto" sgrana gli occhi, ridacchio divertita.

Finisco il mio pranzo felice, le parole di Adrian ritornano come uragano, sospiro pesantemente, dove mi vorrà portare?

"Preparatemi un bagno caldo, avete già portato i miei bagagli in camera?" Domando alla donna che annuisce velocemente.

"Vai pure a farti una doccia tu, ti faccio portare qualcosa di comodo da mettere" va via seguendo una delle ragazze che lavorano qui dentro, faccio segno alla donna di non muoversi.

Conosco questa casa, i ricordi non sono dei migliori.

Salgo le scale seguendo i ricordi che ritornano come fulmine in piena tempesta, apro la porta guardandomi attorno.

Il mio sguardo viene catturato dallo scatolone nero messo al centro dell'ampio letto, mi avvicino fissando il biglietto con l'orario su scritto.

Dittatore.

Alzo gli occhi al cielo lasciando la scatola lì, mi avvicino al borsone afferrando un cambio per Kira.

"Qualcuno che porti questi vestiti a Kira c'è?" Sbotto annoiata, il ricordo della donna che avevo comandato di restare ferma mi fa ridere.

"Eccomi, date pure a me" sussurra con il fiatone, gli porgo i vestiti per poi vederla scattare via, chiudo la porta dietro di lei per poi avvicinarmi al bagno.

Sarà una lunga serata.

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