๐™’๐˜ผ๐™‘๐™€๐™Ž - ๐˜‘๐˜‘ ๐˜”๐˜ข๐˜บ๐˜ฃ๐˜ข๏ฟฝ...

By directioner1020ds

204K 6.7K 2K

Mi sentivo imprigionata in un castello di sabbia, non ero mai riuscita a costruire nulla di saldo nella mia v... More

Waves
Prologue.
01. - Pilot
02.
03.
04.
05.
06.
07.
08.
09.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
18.
19.
20.
21.
22.
23.
24.
25.
26.
27.- S2
28.
29.
30.
31.
32.
33.
34.
35.
36.
37.
38.
39.
40.
41.
42.
43.
45.
Waves - S3
46.
47.
48.
49.
50.
51.
52.
53.
54.
55.
56.
57.
58.
59.
60.
61.
62.
Epilogue.
Ringraziamenti.
Avviso.

44.

2.2K 78 23
By directioner1020ds

"I book the trip, baby..."

~~~~~~~~~~~𓆉︎~~~~~~~~~~~

«Sapete, stavo pensando che quando tutto sarà finito e faremo il bagno nell'oro, mi comprerò subito una nuova tavola. E andrò in giro a surfare...» esordii dopo qualche attimo di silenzio il ragazzo seduto al mio fianco.

Faceva caldo, la temperatura in quell'ambiente chiuso si era alzata di parecchi gradi.

Ero seduta a terra, accanto a JJ, con la testa posata sulla sua spalla e gli occhi che si chiudevano da soli per via della stanchezza; avevo la fronte trapelata di sudore, sentivo delle piccole goccioline scivolare lentamente giù per la mia schiena a causa del caldo, facevamo quasi fatica a respirare.

Kiara era seduta su una cassa di legno difronte a noi mentre John B e Pope non si erano più fatti vedere. Eravamo preoccupati, ma sentivamo la stanchezza pervadere i nostri sensi, sembrava che stesse finendo l'ossigeno in quel container, eppure stavamo resistendo.

«Non so dove andrò ma... Il mondo mi chiama. - Continuò JJ ed entrambe lo guardammo con un piccolo sorriso sulle labbra - Dai, ditemi un posto...» ci incitò.

«Spagna.» rispose Kie.

«Certo, mi piace. E, dopo la Spagna, il Sud America, o il Sud Africa, sapete, uno di quei posti in cui-»

«Vuoi andare fino in Sud Africa?» continuò Kie.

«Perchè no? - Dissi prima di guardare il biondo e tornare a parlare: - Australia?» proposi alzando un sopracciglio.

«E dopo, la Micronesia...» ricambiò il mio sguardo.

«La Thailandia...» continuai.

«Poi dritti fino il Madagascar - Parlò con occhi sognanti - E non dimentichiamoci di Parigi» riprese.

In quel momento di intesa tra di noi, tra i nostri sguardi, tra i nostri pensieri e tra i nostri sogni, desiderai far sì che questi ultimi si avverassero immediatamente.

Continuammo a guardarci per qualche attimo, con sguardi sognanti, l'uno perso negli occhi dell'altro, dimenticandoci della presenza di Kiara per qualche secondo. Finché non parlò: «A Parigi non si può fare surf...» fu la voce della riccia a risvegliarci.

«Non mi importa okay? Surferò le onde, ovunque esse mi portino...» rispose poi.

La riccia sospirò sorridendo «Questo il vostro piano nel caso facessimo un sacco di soldi? - guardò entrambi, ed entrambi ci scambiammo un veloce sguardo di intesa - È il vostro sogno... Viaggiare.» constatò abbozzando un sorriso.

«Girare per la giungla tutto il giorno, una capanna, cucinare pesce sul fuoco e, dopodiché, tornare in acqua, di nuovo a cavalcare le onde» il sorriso sul volto del biondo al mio fianco si ampliò e non potei fare a meno di rimanere incantata a guardarlo con lo stesso sorriso a curvare le mie labbra.

«Questo è il mio sogno.» confermò infine e molto coraggiosamente risposi: «Abbiamo molte cose in comune...» lo guardai.

Sorrise di nuovo, sapevo che stesse ripensando alla conversazione avuta in quella notte e, in seguito, a tutto ciò che avvenne precendentemente a quella conversazione.

«Sembra perfetto» commentò Kiara.

«Già...» rispose guardandomi di nuovo.

«C'è spazio per un altro ospite?» domandò lei rivolgendosi al biondo.

Avrei risposto di no, stavo per risponderle in realtà, ma mi ricordai cosa avevamo stabilito io e JJ; dovevamo essere solo noi due, nessun'altro avrebbe dovuto saperlo.

I Pogues venivano prima di ogni altra cosa e saremmo stati disposti a diventare un segreto.

Se ero convinta?

No, non lo ero. Ma lo avrei fatto.

Tenevo troppo a Jay, più di quanto tenevo a tutti loro, e se qualcosa fosse andato storto avrei rischiato di perdere tutto, per questo lo avrei fatto; mantenere il segreto significava rimanere al sicuro da qualsiasi piega storta che avesse potuto prendere il mio rapporto con quei ragazzi, diventati ormai la mia famiglia.

Qualcuno che bussò sulla parete del container mi risvegliò dai miei pensieri «Hey! Ragazzi! Aprite!» riconobbi la voce di John B ed immediatamente scattammo in piedi.

Li aiutammo ad entrare di nuovo nel container. Pope fu il primo a raggiungerci, poi John B ed inaspettatamente una ragazza mai vista sbucò fuori dal nulla.

«Ma che cazzo hai fatto?!» sputò rivolgendosi a John B.

Aveva la carnagione scura, i capelli raccolti in una coda coperta dal cappello con visiera che portava, le labbra carnose ed il suo sorriso era caratterizzato da un piccolo spazio proprio in mezzo ai denti incisivi; doveva avere la nostra stessa età, o forse qualche anno di più, ma sembrò conoscere John B e questo mi lasciò perplessa.

«Ti uccido John B!» lo minacciò entrando nel container passando per quella piccola finestrella.

«Cleo, andiamo!» si lamentò lui ed in quel momento guardai la ragazza continuando a non capire.

«Aspetta, lei chi diavolo è? - il tono di chiara era evidentemente preoccupato - Chi diavolo è, John B?!» ripeté alterandosi ma il ragazzo tentò di calmarla.

«Ti ricordi della ragazza delle Bahamas che ci ha salvati?» disse lui e solo in quel momento realizzai ricordando i racconti di Sarah...

«Cleo.» dissi.

John B mi guardò annuendo «Cleo - Posò lo sguardo sulla ragazza - Lei ci aiuterà ad uscire.»

«La prossima volta avvisami.» rispose la mora visibilmente contrariata all'idea assurda che Pope e John B avevano avuto lasciandoci entrare in quel container.

«Aspettate, dove sono le armi?» domandò JJ osservando i ragazzi.

Pope abbassò lo sguardo facendo intendere a tutti quale fosse la risposta: facile, non le avevano.

«Sul serio non avete preso niente? Neanche una pistola?» li guardò a dir poco scioccato il biondo.

«Ci abbiamo provato okay? Sono stato aggredito!»

«Oh ma certo!»

«JJ smettila di pensare a-»

Noi tre ragazze zittimmo immediatamente i ragazzi che per l'ennesima volta in quella giornata si stavano per immergere in un'altra discussione.

«Scusate. Fatemi capire - Esordì Cleo guardando tutti noi - Voi cinque, senza neanche un'arma, avete deciso di dirottare questo piroscafo? Tutto da soli?»

«Ma non è stata una nostra idea, parla con il maestro Yoda ed Han Solo...»

Feci cenno con la testa verso Pope e John B, assimilandoli per via delle loro caratteristiche ai due rispettivi personaggi.

«Avete idea di chi siano queste persone? Se vi prenderanno, vi uccideranno. Chiaro? Vi taglieranno le dita» disse ancora più lentamente per farsi intendere.

«Se aspettassimo di arrivare al porto?» ragionò Kie.

«Se qualcosa andasse storto potremmo scappare.» continuai io.

«No, non possiamo farlo. Ho analizzato ogni scenario un centinaio di volte nella mia testa.»

«Oh, bene» commentai.

«La nostra migliore occasione è sulla nave. Loro sono in quindici e noi in sei. Abbiamo una possibilità su tre di farcela, se aspettiamo finiremo in trappola.»

«Esatto, non abbiamo possibilità di-»

«No, c'è dell'altro. - Le parole di John B ci zittirono all'istante. - Ward è vivo.»

Quasi per istinto, risi sentendo la sua frase, ma non appena mi accorsi della sua espressione seria aggrottai la fronte.

«Aspetta, cosa?» sbattei più volte le ciglia cercando di capire.

«È vivo, ed è su questa nave»

«Come scusa?»

«Mi prendi in giro.»

«Sei serio?»

Il riccio annuì «Era tutto organizzato, far saltare la barca, la confessione a Shoupe... Pensateci. È servita a scagionare Rafe. Poi è andato sul Druthers, e che attrezzature c'era?»

«Quella da immersione» sorrise incredula Kie.

«Esatto.»

«Quindi Ward è vivo, ed ha anche l'oro, e la croce...»

«E Sarah» finii la frase di JJ serrando la mascella, iniziai a sentire una certa rabbia ribollire nelle mie vene.

«Grazie per infierire, ci serviva proprio un duo delle catastrofi come il vostro.» commentò sarcastica Kiara.

«Quindi scapperà di nuovo con la refurtiva, impensabile...- JJ ignorò completamente le parole della riccia e si rivolse al suo amico - Non rivedremo questo film, vero Pope? Avevi detto che ci serve una vittoria, e grazie a lei - Indicò Cleo - Raggiungeremo il ponte e ce la prenderemo adesso. Siete con me?»

Ma dovevo ammettere che se si trattava di incoraggiare qualcuno se la cavava abbastanza bene. Alimentare la rabbia nelle persone era una sua abilità, questo le faceva esplodere in azioni che la maggior parte delle volte avevano causato molti guai, ma poco importava; se c'era qualcuno in grado di convincere Pope ad agire, quello era JJ.

«Certo.» rispose subito John B.

«Sono con te. E voglio essere io a prendere quel ponte.» disse Pope.

«Così mi piaci!»

La mora scoppiò improvvisamente in un'inquietante risata sarcastica e subito si interruppe guardando i tre ragazzi.

«Lui prenderà il ponte?» alzò un sopracciglio con fare scettico.

«Sì...» rispose JJ.

«Ma se non è riuscito a prendere neanche me...»

«Okay, innanzitutto ci sono andato piano-» rispose riferendosi al fatto che poco prima aveva lottato contro una ragazza, ed aveva anche perso.

«Io ci sono andata piano!» puntò il pugnale che stava tenendo in mano ormai da un bel po' contro il volto del moro.

«Fate silenzio!» li zittii io seduta su degli imballaggi accanto a Kiara.

«Se è vero che sei con noi allora ci farai usare quel coltello per salire sul ponte, bloccare il capitano, portarlo all'interfono e fargli dire all'equipaggio di riunirsi nella stiva di prua.» sorprendentemente JJ aveva appena esposto un piano brillante.

Io e Kie ci guardammo sorprese «Sei con noi?» domandò di nuovo alla ragazza.

«No. - Scandì la sua scelta e guardò John B - È un'idea stupida.»

«D'accordo, coraggio, apriamoli!»

Improvvisamente sentimmo il rumore delle porte del container venire sbloccate da fuori da degli uomini dell'equipaggio.

Sobbalzammo per la paura.

«Controllano i container» dissi perdendo un battito.

Cleo scattò, arrampicandosi su una cassa imballata, aprì la grata della nostra unica via di fuga ed uscì lasciando tutti noi confusi e spaventati.

«Ora glielo dice.»

«Merda, non dovevamo fidarci»

«È tutta colpa tua John B!»

«Matias! Fermi! - La sentimmo urlare e tutti noi per qualche secondo pensammo di essere spacciati - Questo è pulito signore...»

«Sicura?» domandò l'uomo.

«Al cento per cento. Ci sono solo tubi di plastica»

Sorrisi sospirando di sollievo. Avevo il cuore che tamburellava nel mio petto all'impazzata, quella situazione non poteva che mettermi ansia.

«Sta con noi.» constatò Pope e tutti ci sentimmo più tranquilli.

Aprì di nuovo la grata e stavolta sarebbe toccato anche a noi uscire.

Avevo molta paura di farlo, in realtà non sapevo se mi mettesse più pensiero rimanere in quel coso oppure uscire e seguire i ragazzi. Ma la scelta era già stata presa, non da me, da tutti loro, e dovevo smetterla di tirarmi indietro davanti ad ogni pericolo.

Pope cercò di non incastrarsi per uscire di nuovo da quella fessura nella parete del container, raggiunse Cleo e se ne andarono insieme, facendoci intendere di aver trovato un piano.

Attendemmo qualche altro minuto prima di sentire una voce all'alto parlante della nave che ordinava ai passeggeri ed all'equipaggio di radunarsi nella stiva di prua.

Aveva funzionato, proprio come nel piano di JJ.

«Ce l'hanno fatta. Hanno preso il ponte!» disse John B contento.

«Va bene, dividiamoci. - Parlò JJ a noi tre lì presenti. - Kat e Kie, voi verrete con me. Una volta nella stiva li chiuderemo dentro...»

«Io trovo Sarah e prendo una scialuppa» continuò John B.

«Aiutiamo Pope a prendere la croce...» dissi io.

«Ci incontriamo e ce ne andiamo.» concluse Kie.

Eravamo una squadra perfetta. Di questo non c'era alcun dubbio.

«Bene, si comincia-»

«No. C'è ancora un'altra cosa...» John B fermò il biondo e lo guardammo con delle espressioni interrogative. Il ragazzo si voltò alzando lo sguardo verso di me che aggrottai le sopracciglia. Sospirò quasi esitando a parlare;

«Tuo padre è sulla nave Kat.»

A quelle parole la prima cosa che pensai fu "Bello scherzo John B" ma poi realizzai che il tempo che avevamo per scherzare era veramente poco, e che il suo tono sembrava serio quanto lo era prima quando ci spiegò della finta morte di Ward.

Ebbi poco tempo per assimilare i due fatti e non appena ci riuscii, stentai a credere a ciò che la realtà mi stava parando davanti.

Se mio padre era lì, sulla stessa nave dov'era Ward Cameron, da sempre uno dei suoi più fidati amici, voleva dire solo una cosa: lui sapeva.

Era a conoscenza di tutto e aveva mantenuto il segreto.

Faceva parte del piano.

E come Ward, aveva rubato il nostro oro; probabilmente lo aveva usato per corrompere il resto dell'equipaggio, o lo aveva usato per dimostrare a Ward che anche lui faceva parte di questa storia, e che poteva aiutarlo.

Mio padre. "Il Grande Chris Douglas", una delle persone a cui tenevo più al mondo. Il mio porto sicuro in qualsiasi situazione di pericolo io mi trovassi. Il mio supereroe sin da quando ero bambina. L'unico vero uomo della mia vita.

Il mio papà...

«Sicuro di aver visto bene?» domandò JJ riportandomi alla realtà.

«Era lui. Stava parlando con...» lasciò la frase in sospeso, indeciso se continuare o meno a parlare.

«Con chi John?» ripetei seria guardandolo.

Il suo sguardo si alternò per qualche secondo tra me ed il biondo «Con Rafe...» concluse poi e giurai di aver sentito qualcosa rompersi in mille pezzi nel mio petto: come un bicchiere di cristallo, frantumato in mille pezzi, pezzi che presto si sarebbero conficcati nella mia carne provocandomi un dolore lacerante al petto che non sarei stata in grado di far cessare per un bel po' di tempo.

"Devi farti forza Kate"

"Concentrati sull'obiettivo"

"Smetti di pensare ad altro"

La vocina nella mia testa stranamente mi fece forza, invece di buttarmi giù come il resto delle altre volte.

L'unico modo per essere forte in quel momento era premere il piccolo interruttore delle emozioni che si trovava nella mia testa; se fossi riuscita a spegnerle solo per un po', tutto sarebbe stato più facile.

Spengerle non significava eliminarle, ma rimandarle a più tardi, a quando si fossero riaccese e a quando sarei stata più forte per combatterle.

Dovevo provarci, ad ogni costo.

«Va bene, muoviamoci» dissi cercando di far finta di nulla.

«Sì, esatto, andiamo.» concordò JJ ed aiutò John B ad uscire; lo seguì Kie, poi JJ ed infine io, ovvero chi aveva le gambe più corte di tutti loro.

Non mi lamentai e feci forza sui muscoli dell'addome per tirarmi su, cercai di mantenermi in equilibrio con le braccia ed in men che non si dica atterrai con i piedi sopra i barili, che si trovavano proprio sotto la nostra via di uscita.

Kie e John B andarono a verificare che non ci fosse nessuno introno a noi, nel frattempo JJ mi aiutò a scendere e mi guardò dritto negli occhi. Nonostante i miei capelli fossero legati in una coda di cavallo il vento riusciva a scompigliarli facendoli finire a solleticarmi il viso.

Non mi accorsi della lacrima involontaria che rigò la mia guancia, la notai solo non appena JJ passò la punta del suo pollice sul mio viso per raccoglierla.

Potevo anche tentare di non pensarci, ma mi sentivo ferita, il mio cuore lo era, insieme a tutta la mia anima, e le reazioni di questi elementi purtroppo non ero mai riuscita a controllarle.

«Ce la farai Kat» disse il biondo guardandomi.

«Ce la faremo. Perché tu sarai con me, vero?» avevo la voce che tremava appena, suonò quasi come una supplica da parte mia, ma l'ultima cosa che volevo era che anche lui mi lasciasse sola.

«Ti guardo le spalle.» fece l'occhiolino sorridendomi in un modo così affascinante e rassicurante che se mi impegnassi a descriverlo nei minimi dettagli non ci riuscirei.

E sentivo di essere sempre più convinta di una sola cosa...

Pensavo ci volesse molto di più per accettarlo, soprattutto per una come me, invece il solo pensiero mi faceva sorridere; i sentimenti che provavo per quel ragazzo erano ormai troppo forti per avere dei dubbi sul suo conto.

Ero sua, completamente sua.

Non sapevo cosa mi avesse fatto, con quale strano tipo di pozione magica mi avesse convinto, ma sentivo di non appartenere a nessuno, a nessun'altro oltre che a quel biondino.

Il mio cuore era suo. La parte più importante di me apparteneva a lui ormai. E non avrei opposto alcun tipo di resistenza stavolta.

In seguito ci spostammo con passi svelti a prua e scendemmo velocemente nella stiva.

L'ambiente era buio, illuminato solo dalle luci di sicurezza, faceva ancora più caldo della superficie. Ci schiacciammo contro la parete d'entrata della cabina, che dava le spalle agli uomini dell'equipaggio che iniziarono a radunarsi velocemente.

Restammo nascosti ai lati della porta di ferro. JJ fece cenno a me e Kie di affacciarci per controllare quante persone ci fossero lì dentro la stiva.

«Pssst! Quanti sono?» domandò a Kie. Lei gli mostrò tre dita, che stavano ad indicare il numero degli uomini li presenti.

«Io ne conto di più» sussurrai guardando entrambi.

«C'è tutto l'equipaggio»

«Tranne Ward...- continuò JJ - Ci serve Ward!»

«Non possiamo più aspettare.» dissi.

Serrò la mascella e sbuffò nervoso. Fece cenno di seguirlo e con uno scatto sia me che la riccia raggiungemmo il portellone della stiva con l'intenzione di chiuderlo.

Non appena gli uomini dietro esso si accorsero di noi iniziarono a gridare e far pressione sulla porta. Stavamo spingendo con tutte le nostre forze, JJ afferrò una specie di gancio da terra e riuscì a bloccare il portellone, ma non appena sentii gli uomini spostarsi nel lato opposto della stiva spalancai gli occhi «C'è un'altra uscita!» scattai di nuovo e corsi seguita del biondo verso l'altra porta.

La riccia la bloccò gemendo per lo sforzo e sospirai di sollievo, c'era mancato poco e saremmo stati finiti.

«Aprite!»

«Aprite questo cazzo di portellone!»

«Bastardi, aprite!» continuarono ad urlare da dietro la massiccia parete di ferro.

Non sapevamo cosa stessero facendo precisamente John B e Pope, ma immediatamente, scendendo giù per una piccola e stretta scala, raggiungemmo il piano inferiore della stiva. La croce doveva essere lì.

Ci guardammo intorno, cercando con lo sguardo tra gli imballaggi e le varie attrezzature per la nave; la luce continuava ad essere scarsa, non si vedeva quasi nulla se non l'enorme cassa di legno al centro di quella stanza.

JJ corse verso essa ed afferrò il telo che copriva la superficie della cassa, lo tirò su, e in quel momento i miei occhi si illuminarono proprio come fecero la prima volta in cui la vidi; era proprio lì, la croce di Santo Domingo.

«Eccola qua...- Sospirò il biondo contemplandola in silenzio, dopodiché alzò lo sguardo verso di me - Prenoto il viaggio, piccola...» ammiccò e non potei fare a meno di sorridere.

Anche Kie rise, ma non riuscimmo a dire altro che improvvisamente il soffitto sopra di noi si aprì. Venni accecata dalla forte luce del sole della superficie ma spalancai gli occhi quando riconobbi la figura di Pope che ci guardava dall'alto.

Scoppiammo in una forte risata e gridammo per la gioia «Ecco di che cosa parlavo!» urlò JJ euforico.

«Questo è il mio uomo! Sì!» continuò.

Il moro sopra le nostre teste alzò il suo pugno verso l'alto guardandoci vittorioso «Il tempo in cui la gente ci umiliava e noi non reagivamo, è finito!» annunciò ed anche io saltai per via della gioia che stavo provando.

«Forza, portiamola via.»

Kie afferrò una grossa fune da terra, me la passo «Legala!» disse e così feci aiutata dal biondo. Nel frattempo poe se ne era andato, in cerca di un modo per salire sopra il grande macchinario sopra le nostre teste per poterlo azionare e portare via la croce più facilmente.

Una volta riusciti a legarla alla fune attendemmo che il ragazzo facesse scendere il gancio della gru verso la croce. Lo agganciammo alla corda che teneva legato stretto il manufatto e Pope iniziò a tirarla su.

«Bene, portala al centro.»

«Okay, ci sei!» dettammo le indicazioni al ragazzo mentre JJ teneva ugualmente nelle sue mani il continuo della fune legata intorno alla croce per evitare che dondolasse troppo in aria.

Dopo molte difficoltà Pope riuscì a tirare su la croce, Cleo ci raggiunse, gli indicò dove e in che modo posarla a terra, nel frattempo noi decidemmo di correre per aiutare John B con la scialuppa, sempre se fosse riuscito a prenderla e a trovare Sarah.

Corsi dietro ai due ragazzi ritornando a prua.

Qualcosa mi disse che la nave non era per nulla un posto sicuro, nonostante sapessi che in quel momento l'equipaggio era rinchiuso nella stiva, per questo continuammo a tenere gli occhi aperti.

Percorremmo tutta la nave, controllammo se qualche scialuppa era in acqua, ma non c'era traccia ne di John B né di Sarah. Allora decidemmo di tornare sul ponte di comando ma nell'attimo in cui stavamo per raggiungere le scale, un uomo sbucò fuori dal nulla e facemmo istintivamente un passo indietro.

Aveva i capelli brizzolati, la maglia che indossava doveva essere bianca in principio ma in quel momento era talmente sporca che tendeva al marrone, era robusto ma non molto altro, e nonostante ciò aveva un'espressione minacciosa che mise timore a tutti e tre. Non appena il mio sguardo cadde sul macete che teneva in mano, sentii una morsa allo stomaco, automaticamente infilai la mano nella tasca posteriore dei miei jeans impugnando il teser e levando di nascosto la sicura, così da essere pronta per ogni evenienza.

L'uomo ci guardò da testa a piedi «Ma certo, siete in tanti...- Non capii a cosa si riferisse, poi guardò il biondo che si trovava tra me e la riccia - In ginocchio.» gli ordinò.

JJ con molta spavalderia ridacchiò «Sì beh, non contarci!» lo attaccò e schivò il primo colpo.

Kie fermò il braccio dell'uomo schiacciandolo contro il muro alla nostra sinistra, ne approfittai per aprire la finestra in ferro situata proprio su quella parete, per far sì che andasse a colpire il viso dell'uomo che finì a terra all'istante. JJ provò a tenerlo fermo «Dov'è John B?» gridò a me e Kiara.

La riccia si affacciò dal bordo della nave guardando verso l'acqua e richiamò il ragazzo più volte.

Decisi di andare in soccorso al biondo, ma sembrò cavarsela poiché riuscì a stordirlo scagliando un altro gancio proprio sotto il mento dell'uomo.

Si rialzò poco dopo prendendo alla sprovvista JJ; provai ad attaccarlo alle spalle, con una mossa veloce si voltò verso di me e riuscii a schivare il suo pugno, mi aggrappai al suo braccio con l'intenzione di fermarlo.

Avevo il cuore a mille, l'adrenalina era l'unica cosa che scorreva nelle mie vene, senza essa non sarei mai stata capace di fare certe cose.

Mi spinse a terra con una forza brutale, andai a finire con la schiena contro il muro, gemetti per il dolore lancinante alle costole e alla spina dorsale, battei anche la testa e anche questa iniziò a pulsare.

«Kat!» sentii il biondo gridare ma non ebbi il tempo di alzare lo sguardo che anche lui si ritrovò a terra per colpa di una forte spinta da parte dell'uomo; quando cercai di rialzarmi vidi l'uomo voltarsi verso la riccia che in quel momento era distratta per cercare John B in acqua.

«Kiara!» urlammo io e JJ che si trovava al lato opposto di dove ero io.

La ragazza si voltò velocemente e gridò per la paura, l'uomo ebbe intenzione di colpirla con la lama del suo macete ma prontamente la riccia riuscì ad abbassarsi e scrivere il colpo. JJ scattò impiedi, si aggrappò alle spalle dell'uomo, avvolse un braccio intorno al suo collo e bloccò la mano con cui teneva il macete con l'altro braccio. Il tizio si dimenò, iniziò ad agitarsi, mi affrettai a raggiungerli e lo colpì allo stomaco con un calcio.

E da lì fu un attimo; colpì il biondo aggrappato alle sue palle con la punta del suo gomito, attaccò di nuovo Kie con il suo macete ma la riccia lo schivò per la seconda volta, la parte opposta della lama andò a finire dritta verso JJ colpendolo alla testa. Lui perse immediatamente i sensi, vidi il suo corpo perdere l'equilibrio e cadere in mare.

«JJ!» urlai talmente forte che chiunque a distanza di metri sarebbe stato un grado di sentirmi.

Ero alle spalle dell'uomo che aveva messo all'angolo Kie, la riccia scagliò un calcio proprio al centro del suo petto, lui cadde verso di me e solo in quel momento lo colpii con il teser, stordendolo completamente.

Non ero ancora riuscita ad assimilare cosa fosse appena successo. Nel momento in cui mi sporsi verso il mare e vidi il corpo di JJ in acqua, privo di coscienza, non esitai un altro istante a salire sul bordo della nave e tuffarmi.

Non appena emersi dall'acqua nuotai velocemente verso il biondo, non appena lo raggiunsi cercai in tutti i modi di tenere il suo corpo a galla, con il viso voltato verso l'alto.

Ma era troppo pesante. Uno degli errori più grandi che feci fu quello di buttarmi in acqua con tutte le mie scarpe, gli anfibi erano pesanti e facevo molta più fatica a mantenermi a galla.

Il ragazzo non reagiva, provai a chiamarlo più volte «Resta con me J! Andiamo, svegliati!» dissi colpendolo lievemente in viso. Quando realizzai che non sarei mai riuscita a salvare entrambi da sola alzai gli occhi al cielo e, oltre a pregare qualsiasi dio esistesse al di sopra di esso, chiamai Kiara che continuava a cercare aiuto gridando i nomi di John B e Sarah più forte che poteva.

«Kiara!» gridai, lei ci guardò e capii che non ci fosse più nulla da fare, nessuno avrebbe risposto.

Così anche lei decise di tuffarsi in acqua per aiutarmi.

«Andiamo, svegliati!» disse anche lei, mi aiutò a sostenere il corpo del ragazzo. Continuavamo a muovere le gambe il più velocemente possibile, un braccio teneva il biondo e l'altro si muoveva nell'acqua, per tenere a galla i nostri corpi più quello del ragazzo.

Le acque del mare non erano mosse per nostra fortuna, ma i ragazzi sarebbero dovuti arrivare al più presto con la scialuppa altrimenti nessuno dei tre ce l'avrebbe fatta.

Provai a non farmi prendere dal panico, tentai in tutti i modi di non pensarci ma nonostante questo iniziai a piangere non appena notai il graffio sulla tempia del biondo ed il sangue che continuava a colare sul suo viso.

«Ti prego JJ, guardami, ti prego!» continuò la riccia cercando di scuoterlo appena.

Iniziai a gridare aiuto, avevo il respiro affaticato e le gambe che cominciavano a fare male; prima o poi una delle due avrebbe ceduto e non so cosa avremmo fatto in quel caso.

«Katie, tieni duro!»

«Dove diamine sono!» gridai esasperata.

«Non ho intenzione di morire affogata.»

«JJ, ti prego svegliati!» guardai ancora il ragazzo che non dava cenni di vita.

«John B! Sarah! Aiuto!»

«Aiuto!»

«Siamo qui!»

«Qualcuno ci aiuti!»

Continuammo a gridare a squarciagola, pregando in silenzio di ricevere un aiuto dall'alto.

Avevamo bisogno di un miracolo.

Solo un miracolo ci avrebbe salvato.


~~~~~~~~~~~𓆉︎~~~~~~~~~~~

Hiiiii!
Sono tornata e scusate il ritardo.
Come vedete questo dovrebbe essere uno dei capitoli più movimentati di tutta la storia, spero di essere stata in grado di descrivere accuratamente ogni scena, ma se avete presente gli scenari della serie sarà sicuramente più facile per voi immaginarvi le vicende.

Siamo a fine della seconda stagione, sto già scrivendo il prossimo capitolo e non vedo l'ora di farvelo leggere.

Nel frattempo fatemi sapere come al solito nei commenti se vi è piaciuto, ditemi cosa ne pensate e votate!!!

Vi ringrazio ancora di tutto.

P4L.

Love, A.

Continue Reading

You'll Also Like

107K 3.7K 58
"L'amore รจ come una partita di calcio: ci sono momenti di gioia e trionfo, ma anche momenti di tensione e sconfitta. Ma con Kenan al mio fianco, sape...
4.1K 231 21
si ok lo ammetto, questo titolo sembra una sciocchezza ma vi prometto che non lo sarร , voglio provare a scrivere una storia perchรฉ ne ho lette un sac...
2.7K 255 5
๐™‘๐™€๐˜พ๐˜พ๐™ƒ๐™„๐™Š ๐™‰๐™Š๐™ˆ๐™€ ๐˜ฟ๐™€๐™‡๐™‡๐˜ผ ๐™Ž๐™๐™Š๐™๐™„๐˜ผ: high school, and lovers // Jaden Walton Jaden walton, tipico ragazzo arrogante e sfacciato, provenie...
51.1K 2.5K 36
Dove Camilla Leclerc e Lando Norris scoprono cosa c'รจ oltre la linea sottile che divide il punzecchiarsi e l'amore. Non possono o meglio non vogliono...