Prologue.

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"No more ice cream

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"No more ice cream..." 

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Avete presente quella sensazione che si prova quando si rimane a guardare il soffitto della propria stanza per ore, giorni, notti, senza mai stancarsi?

Quella sensazione di vuoto che vi fa chiedere per quale motivo la vostra vita, dopo molti momenti di sofferenza e molti momenti di felicità sia ancora così monotona?



Erano passati giorni e mi trovavo ancora su quello stupido letto a guardare quel dannato soffitto sopra la mia testa. Non sapevo spiegare il motivo, ma era come se stessi aspettando che quest'ultimo mi rispondesse e mi dicesse anche lui "Andiamo mezzatacca, alzati e fatti una doccia".

Ma credevo che il mio fosse una specie di sintomo post-traumatico da cuore spezzato.

Mangiai più gelato in quei giorni che in tutti i miei sedici anni di vita e credo che se avessi ritrovato la forza di alzarmi dal letto i muscoli delle mie gambe avrebbero ceduto.

La soluzione era solo una: rimanere a letto un'altra giornata.

Ma c'era qualcun'altro che non la pensava al mio stesso modo e che continuava a bussare incessantemente alla porta della mia camera.

«Mamma, non voglio uscire, è inutile» risposi senza mettere alcuna enfasi nel mio tono

«Oddio Kate, sei viva per fortuna!» rispose la ragazza dall'altra parte della porta urlando un po' troppo per le mie orecchie ormai abituate a sentire solo il suono della dolce voce di Taylor Swift.

«Che cosa vuoi Sarah?» domandai portando una mano a strofinare entrambi gli occhi.

«Dovevo assicurarmi che non ti fossi buttata dal balcone della tua camera» aggiunse una piccola risata.

«Non l'ho fatto hai visto? Ora lasciami stare, torno a dormire.» cercai di concludere la conversazione ma lei urlò di nuovo

«Ma sono le quattro di pomeriggio! Apri questa porta» io schiacciai la testa sul cuscino e piagnucolai.

«Kate sono seria, devi alzarti, sono giorni che non esci da quella stanza. Davvero stai così male per quello stronzo di Raf

«Non devi nominarlo!» scattai mettendomi a sedere.

«Piantala. Non puoi stare a pezzi per uno come lui.» continuò con la sua predica.

«La fai facile tu, mi sorprende che Topper non ti abbia ancora fatto la proposta di matrimonio» risposi roteando gli occhi.

«Ew, Katie ho sedici anni» rispose quasi nauseata.

«Non posso credere che sia successo Sarah» dissi sentendo di nuovo le lacrime salire agli occhi

«Oh no, no, no. - Aprì la porta - Non ricominciare, anche lui è stato a pezzi-»

«È stato?! Vuoi dire che ora non gli importa più?» di male in peggio, sarei crollata in un altro pianto disperato da li a poco.

«Certo che gli importa, Kate, dopotutto eravate perfetti insieme...» continuò la bionda sedendosi sul mio letto.

«Eravamo?!» non sapeva di star peggiorando la situazione.

«No! Scusa, siete. Siete perfetti. Ma la decisione l'avete presa insieme, giusto?» asciugai le lacrime dal mio viso con il dorso della mano e decisi di ascoltarla.

«Ma sono stata io a prendere l'iniziativa Sarah...» risposi guardandola.

«Non sto dicendo che hai sbagliato, mio fratello è un irresponsabile a volte e tu hai avuto tutti i motivi per piantarlo.» posò la mano sulla mia gamba, come per confortarmi.

Aveva ragione, dovevo riprendermi, ma avevo anche disperatamente bisogno di distrarmi, di pensare ad altro, anzi, di non pensare affatto.

«Hai ragione» ammisi sospirando.

«Oh wow, c'è voluto poco per convincerti.» disse con tono stupito.

«Devo distrarmi. – Affermai convinta. – Ti va di andare a comprare altro gelato?» non volevo pregarla, ma avevo bisogno di lei, forse un po' più del gelato.

«Ti ricordi che Agatha ha distrutto tutta la rete elettrica dell'isola?» rispose alzando le sopracciglia.

Niente più gelato.

«Allora vattene, torno a dormire.» risposi lasciandomi di nuovo andare sul letto

«Cosa?! Assolutamente no, vai a fare una doccia, la tua puzza di sudore si sente sin da qui» mi lamentai di nuovo con la faccia nel cuscino

«C'è una festa in spiaggia stasera, e tu verrai con me.» sapevo già di cosa stesse parlando, il birra party organizzato dai Pogues.

«Non credo di voler venire.» sentii lei sbuffare sonoramente, ma non capii se lo fece per ciò che le avevo appena detto o per il fatto che sapesse che in quella festa ci fosse anche Kiara, festa organizzata da lei.

«Invece verrai.»

«Ci sarà anche Topper?»

«Certo, è lui che ci dà il passaggio.»

«Tuo fratello?» domandai ancora

«Io credo... credo di sì.» rispose timorosa ed io sorrisi tra me e me.

«Bene, è deciso. Non verrò.» dissi e la sentii lasciare un urlo di disperazione, sapevo che mi stesse odiando ma non potevo farci nulla.

«Okay ascolta: stiamo parlando di un birra party, pensaci, qual'è l'elemento fondamentale di un birra party?!» la stavo portando all'esasperazione, lo capivo dal suo tono; ma solo dopo realizzai, solo in quel momento quella lampadina nascosta nell'angolo più remoto e nascosto della mia mente si accense:

L'elemento fondamentale che costituisce ogni festa degli adolescenti di oggi è... L'alcool.


Bingo.


La guardai, lei sorrise ed io sbuffai.

«Hai due ore per prepararti.»

 


Forse dovreste prepararvi anche voi, perché proprio quella serata diede inizio a tutto ciò che sto per raccontare....

𝙒𝘼𝙑𝙀𝙎 - 𝘑𝘑 𝘔𝘢𝘺𝘣𝘢𝘯𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora