La sorella dei lupi

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> > > Cloe è un'apparente ragazza normale solitaria e strana. Ma in realtà nasconde un segreto: lei è un lica... More

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Mi risvegliò un fracasso tremendo. Scesi in cucina e vidi Rakel intenta a sistemare una parete della casa.
<< Che stai facendo? >> chiesi sbadigliando.
<< Oh! Buongiorno Cloe! >> mi sorrise.
<< Com'è andata la serata? >>
Il solo pensiero mi fece venire la nausea.
<< Bene... >> mormorai, ma Rakel non parve farci caso.
<< Ho una notizia fantastica da darti! >> si sistemò sul divano e mi invitò a fare altrettanto, ma io scossi la testa.
Quello era il divano dove avevo saputo tutto, quando... Quando Jenette era morta.
No, non mi sarei seduta.
Lei sorrise, intuendo quello che stavo pensando.
<< Allora... Sicché qui non troviamo nulla che ci può aiutare con la missione, ho pensato che forse Jenette ha nascosto qualche indizio alla tua vecchia casa e quindi... >>
"Ti prego, non dirlo" pensai.
<< Torneremo là. >> sorrise nuovamente.
Io rimasi immobile.
Tornare dal mio branco... Clane, Gaster, Jake... Il bosco.
Ma senza Jenette.
<< O-okay... >> sorrisi lievemente.
<< Mi pare un buon modo per iniziare no? >> Rakel si alzò.
<< Oh si! Ottimo direi... >>
Iniziare? Iniziare cosa?! Jennette non c'era più e quindi ora avrei dovuto iniziare una nuova vita senza di lei? Ah be... Poteva scordarselo!
Tuttavia, sapevo che Rakel era li solo per aiutarmi e non volevo darle rotture, sicche la morte di Jenette aveva portato dolore anche per lei.
Abbozzai un sorrisetto, sperando che sembrasse sincero.
<< Sarà stupendo ritornare! E sono certa che a casa troveremo qualcosa che ci aiuterà a trovare gli altri Guardiani. >> Rakel s'illuminò.
<< Sono felice che la mia idea ti sia piaciuta. Temevo che non avresti voluto far ritorno alla tua vecchia casa... >>
<< Oh no! È stata solo una notizia... Inaspettata! Ma sono contenta di ritornarci. Quando hai intenzione di partire? >>
<< Se sei d'accordo, domani. Così avrai tempo per salutare il tuo... "Amico" >> e fece un sorrisetto.
<< James è solo un amico, nulla di più. >> ribadì.
Rakel fece spallucce, fingendo di credermi.
<< Okay. >>
Mi sistemai e feci colazione rapidamente.
Volevo salutare anche quella ragazza che mi aveva spiato... Non sapevo neppure il suo nome! Non sapevo dove vive e che scuola frequentasse, quindi... Come la trovavo?
Girai per la città, sperando di rintracciarla, ma non servi a nulla.
Attesi l'uscita della mia scuola per salutare Anastia. Quel giorno non ci ero andata.
La vidi intenta a chiacchierare con alcuni ragazzi. Rimasi ad aspettarla. Dopo qualche istante il mio sguardo venne distratto da un secondo gruppo di ragazzi, che ridevano e sgignazzavano.
I bulletti.
Forse loro sapevano qualcosa in più su quella ragazza.
Mi feci coraggio e con passo deciso di avvicinai. Come mi videro, smisero di ridere e mi fissarono seri.
<< Hei ragazzi... >> li salutai scherzosamente.
<< Che vuoi? >> fece uno di loro.
<< Vorrei solo sapere se conoscete qualcosa di quella ragazza che ho aiutato qualche giorno fa, ricordate? >>
<< Come dimenticarlo... >>
<< La conoscete? >> chiesi ignorandolo e alzando il tono.
<< Poca roba. >>
<< Cosa? >>
<< Perché dovremo dirtelo? >> aggiunse un'altro.
E ora che gli dicevo?
<< Ah... >> feci un lieve sorriso.
<< Facciamo così... Tu vieni con noi domani sera in un posticino e noi ti diciamo quello che sappiamo.. >> fece uno ancora, ridacchiando. Gli altri annuirono e cominciarono a spintonarmi di qua e là, come fossi una palla, ridendo.
<< Piantatela! >> ci voltammo tutti all'unisono e davanti a noi comparve Jemes.
Quello che mi teneva mi lasciò all'istante, indietreggiando.
<< Ditele quello che sapete e basta. >> disse con voce ferma James.
<< Si chiama Rihn, abita davanti al vecchio ospedale, quello abbandonato. Sappiamo solo questo. >> ammise uno del gruppo.
<< In genere vaga per la città la mattina presto o la sera tardi, ma ogni tanto la vedevamo all'uscita da scuola e allora la prendevano. >>
<< Come faccio a trovarla? >> chiesi.
<< Vai al vecchio ospedale. Sarà da quelle parti. Forse la trovi mentre sei sulla strada. >> propose un altro ancora.
<< Okay, grazie ragazzi. >> fece James.
Feci per allontanarmi, ma lui mi prese per un braccio.
<< Dove vai? >> chiese.
<< Da Rihn. >> risposi, strattonando la sua presa.
<< Vengo con te. >>
<< No. >>
<< È pericolosa Cloe, non la conosci neppure... >>
<< Tu non la conosci... L'unica cosa che avete fatto è stata prenderla di mira tutto il tempo. Non voglio neanche pensare quello che le avete fatto. >>
Lui s'immobilizzò.
<< Sai come sono andate le cose. >>
Io non lo guardai neppure negli occhi. Non avevo il coraggio.
<< Ugualmente, la voglio salutare. Torno da dove sono venuta. >>
<< Cosa?! >>
Alzai lo sguardo. Era sbiancato e i suoi occhi erano diventate due fessure.
Annuì.
<< Perché?? >>
<< Devo fare una cosa, che non ti starò a spiegare, okay? >> e senza tanti giri di parole, mi allontanai.

La zona del vecchio ospedale era una sorta di periferia. I muri delle case erano prevalentemente scrostati, sbiaditi e mal messi. Poca gente camminava lungo le vie e altre meno ancora sembravano persone amichevoli. Avevo un'insolita voglia di trasformarmi, ma la riuscì a controllare.
Raggiunse esattamente l'edificio del vecchio ospedale. Deserto. Completamente andato. E stranamente tetro.
Di Rihn nessuna traccia da quelle parti, perciò poteva essere o a casa sua, la quale non conoscevo indirizzio e numero, oppure a scuola, che valeva come per la casa. Dentro al vecchio ospedale poteva starci di tutto, ma proprio tutto, tranne una come lei.
Poi, improvvisamente, mi tornarono in mente le parole di James.
"È pericolosa Cloe"
"Non la conosci."
Era vero. Io non sapevo nulla di lei.
L'avevo beccata a spiarmi, ma era stata amichevole e le avevo creduto, nonostante le sue parole potevano essere inventate al momento.
Indietreggiai, lievemente intontita da quei pensieri. Quasi caddi a terra quando urtai un qualcosa alle mie spalle e quando mi girai, mi venne la nausea.
Rihn.
<< Cloe? >> fece lei, piu allibita di me.
<< Eh ciao. >> mi raddrizai.
<< Che ci fai qui? >>
<< Volevo salutarli. Parto. Torno alla mia vecchia casa. >>
<< Perché? >>
<< Per questioni famigliari, nulla di più. Ma non penso che tornerò. >>
<< Come hai saputo che vivevo qui? >>
<< Ho chiesto ai bulletti, sperando che loro sapessero qualcosa. >>
Lei mi fissò negli occhi.
<< Cavolo! Se questo non è coraggio. >>
Le sorrisi rapidamente.
Dovevo ammette che dopo un pò, tutti quei complimenti iniziavano a darmi sui nervi.
<< Quindi è un addio? >>
<< No, solo un ciao. >> le risposi.
<< Ah >> segui un silenzio imbarazzante.
<< Bé allora ciao. Se è un ciao. >> disse dopo un po.
Annuì.
<< È solo un ciao. >>

Salutai anche Anastasia, quando la intracciai lungo il viale di casa.
<< Perché se ne vai? >> chiese allibita.
<< Questioni di famiglia, ma grazie di tutto. >>
<< Tornerai? >>
<< Oh penso di si. >>
<< Ah okay. >> mi abbracciò prima ancora che me ne accorgessi.

In fondo ero felice di andarmene. Quella città non mi era mai piaciuta, nè tanto meno la gente che vi abitava.
La mattina successiva, io e Rakel preparammo le valigie. Avevo ancora il senso di colpa per aver trattato male James, ma in quel momento l'unico vero pensiero era andarmene.
<< Se siamo fortunate, ci impiegheremo solo un paio d'ore. >> disse Rakel accendendo il motore.
Partimmo.
Dovetti trattenere le lacrime, siccome pensare che quella strada l'avevo percorsa l'ultima volta con Jenette, e ora lei non l'avrebbe più percorsa con nessuno, mi faceva stare male, troppo.
Rakel era una che guidava con insolita rilassatezza, come se non temesse mai quello che sarebbe potuto succedere, ma forse avrebbe dovuto preoccuparsi.

Percorsi il sentiero.
Non mi piaceva quello che stavo facendo, ma le mie gambe camminavano senza che potessi dire di tornare indietro.
Un'aria tagliente come un coltello mi sfiorò la faccia e un brivido mi percorse la spina dorsale.
Eccolo.
Inizialmente solamente un pó di fumo avvolse l'aria che mi circondava, poi iniziò a prendere forma, a solidificarsi, finché non comparve.
<< Notizie? >>
<< Se ne va. Torna a casa. >> dissi.
<< COSAA??!? >> tuonò. Mi parve quasi di sentire la terra tremare, gli alberi si mossero e qualche foglia cadde.
<< Mi dispiace padrone... >> sussurai.
<< Ti dispiace? TI DISPIACE?!?!! >> Improvvisamente non senti più aria nei polmoni, come se mi avessero chiuso le narici e la bocca e mi dimenai.
<< Non me ne importa di te! Voglio lei, voglio sapere dove va, cosa fa! Tutto, hai capito initile verme!?? >> sentì delle unghie conficcarsi nella carne della mia guancia dentra, nonostante il padrone fosse distante da me e con le braccia che pendevano dai fianchi.
Emisi un gemito, non avendo più ossigeno in corpo, i polmoni mi bruciavano e la testa girava.
Basta!
Volevo dell'aria, non ce l'ha facevo più.
Mi dimenavo, ma l'ossigeno non arrivava, mi sembrava di morire.
Per favore!
Per favore!!!!
Basta! Basta!!!
Finalmente riusci a liberarmi e respirai a pieni polmoni.
Caddi in ginocchio, il mio petto che si abbassava e si alzava troppo in fretta, la gola secca.
Mi tastai la guancia e notai che mi usciva del sangue.
<< Di te mi occuperò più tardi... Ora devo fermarla. >> il mio padrone si voltò ed emise un urlo acutissimo, che mi fece impazzire i timpani.
Udi un tuono in lontananza e degli strani uccelli, troppo grossi, apparirono dal nulla e si misero a volare nel cielo. Avevano enormi occhi rossi e la loro forma sembrava così innaturale. Emettano strani suoni, alcuni acuti altri bassi, ma tutti fastidiosi.
<< Trovatela! >> disse il padrone e questi volarono in cerchio lontano da noi.
Poi si voltò e mi fissò, un sorriso malefico sulla faccia.
<< Ora occupiamoci di te... >>

Mi senti sballottolare contro la portiera. Rakel guardò fuori dal finestrino.
<< Ci stanno attaccando! >> urlò.
<< Chi, cosa? >>
Rakel accellerrò.
Abbassai il finestrino e misi la testa fuori. Vidi delle strane cose volare sopra di noi, alcuni di fianco alla macchina. Sembravano impazziti.
<< Cosa sono? >> chiesi, urlando.
<< Krishj >>
<< Che?? >> abbassai il finestrino e mi risedetti proprio mentre uno di loro stava tentando di entrare attraverso lo spazio libero.
<< Sono delle creature in grado di raggiungere velocità anormali, e i loro occhi, se fissati possono farti perdere la vista e devi stare attenta, il loro suono può farti diventare matta. Cerca di non ascoltarlo. Non so perché siano qui, devono essere state richiamati dagli inferi. >>
<< Dagli inferi!!? Cosa sono? Demoni? >>
<< Una specie. Ma solo chi ha un contatto con quel mondo può farli uscire. >>
<< Avranno un dannato punto debole! >>
<< Oh certo! Basta che li trapassi con qualcosa, ma il difficile è non guardarli negli occhi e non ascoltarli. E sono rapidissimi, praticamente il novanta per centro delle volte lo schivano. >> un gruppo di Krishj ci spintonò contro la parete della galleria dove ci trovavano e Rakel fece altrettanto con loro.
Accese la radio e la mise al massimo volume, per sovrastare i suoni di quei volatili.
<< Cloe, se la macchina si rompe o altro, prendi qualsiasi cosa di capiti a tiro e trasformati, corri via. OK? Se si avvicinano, cerca di trapassarli e non guardarli negli occhi, mai! Chiaro? >>
<< E - E tu? >>
<< Sarò sempre dietro di te. Non ti fermare, corri via. >>
<< Non voglio perdere anche te! >>
<< Non succederà, capito? Non succederà... >>
La fissai. Stavo per dirle che in fondo le volevo bene e che non volevo che morisse, non ce l'avrei fatta. Lei era cosi simile a Jenette, non potevo rivivere quell'incubo, ma un Krishj riuscì a spaccare il vetro del suo finestrino e Rakel con una mano trasformata in zampa lo trapassò, fissando la strada. Questo si dissolse. Ma proprio mentre stava per curvare, cercando di seminarli, questi si unirono e con un grosso colpo ribaltarono la macchina.
L'ultima cosa che vidi fu il corpo di Rakel che ricadeva a terra, troppo distante da me.

Scusate il ritardo, spero che ugualmente vi piaccia :-)
Grazie ancora a chi segue, commenta e mette stelline a questa storia.
Buona sospence :-D

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