8

509 41 2
                                    

Era sabato quella mattina.
Stavo uscendo da scuola. La mia prima settimana nella nuova città era trascorsa serenamente.
Mentre camminavo lungo i viali, mi accorsi che dei ragazzi, che non avevo mai visto, circondavano una ragazza.
Mi avvicinai.
<< Coraggio. Tira fuori il portafoglio. >> diceva uno.
<< E il cellulare >> aggiungeva un altro.
In totale erano sei, mentre la ragazza era solo una, le lacrime già che le rigavano il volto.
<< N-no...>> tremava.
<< Non costringerci a farti male...>> le sussurro un altro nell'orecchio con un sorriso sulle labbra.
Una lacrima rigò il volto della ragazza, mentre scuoteva la testa.
Il ragazzo, allora, prese uno strano attrezzo che aveva in mano e fece per colpirla, ma io, grazie ai miei poteri da lupo, lo raggiunse all'istante e gli bloccai il braccio.
<< Che vuoi? >> gridò furioso.
<< Non vi vergognate? Sei contro uno è sleale! Almeno abbiate il coraggio di affrontarla con lealtà! >> gli risposi.
<< Ma senti questa! >> risero gli altri.
Un ragazzo mi afferrò entrambe le braccia e me le bloccò dietro la schiena. Il mio viso si contrasse in una smorfia di dolore.
<< Bene bene... Voleva un portafoglio e un cellulare e invece me avremo due di entrambi, più queste due piccole guerriere. >> fece un altro, afferrandomi il volto con una sola mano e costringendo le mie guance e piegarsi, gonfiando la bocca a cuore. Io strattonai il collo e quando mi ebbe mollata, gli sferrai un calcio nello stomaco. Lui ritrasse e cadde in ginocchio. Gli altri corsero a soccorrerlo e io approffitai della distrazione di chi mi teneva bloccata e mi lberali. Presi la ragazza per il polso e senza tanti convenevoli, la trascinai via.
Sentivamo gli altri urlarci dietro, ma io non mi voltai neppure e finché non fummo in una zona piu abitata e ricca di gente, non mi fermai.
<< Come stai? >> le chiesi.
<< Grazie... Grazie davvero...>> e corse via prima che me ne accorgessi.
<< F-figurati...>> le risposi, ben sapendo di essere rimasta sola.

Quando giunsi a casa, Jenette non era ancora tornata.
Mi aveva lasciato un biglietto in cui aveva scritto che sarebbe rientrata tardi.
Avevo lascito lo zaino dove i bulli stavano maltrattando la ragazza e non potrevo né studiare, né fare i compiti e tanto meno andarlo a riprendere.
" Perfetto... Ti sei tirata in questo guaio da sola..."
" Si, ma era per aiutare la ragazza..."
" Quella che se n'è andata? Ah bé, complimenti, allora"
Due parti della mia mente erano divise in due.
" E smettila!"
" Stai facendo tutto da sola..."
Mi riscossi.
Sarei tornata lì... In fondo prima o poi sarebbero dovuti andarsene, no?

Erano le sei.
Un buon orario... Non sarebbero dovuti trovarsi nei paraggi in quel momento.
Uscì di casa e raggiunsi il luogo esatto dove il tutto era successo. Non c'era nessuno.
Il cuore mi batteva come non mai e sapevo che non avrei potuto trasformarmi in un lupo, anche se l'avrei desiderato. E questo, non mi tranquillizzava.
Del mio zaino non c'era traccia, ma al suo posto si trovava un bigliettino. Lo presi.

Se ci tieni a riavere il tuo stupido zaino, vieni questa sera, alle 9.00 sotto il centro shopping

Conoscevo il centro shopping. Era in segozio pieno di vestiti e nulla di più. A quell'ora era chiuso e per questo l'avevo deciso alle 9.00
Ma forse avevano ragione... Era solo un stupido zaino! Perche mettersi nei guai?
"ma quali guai? Ce lo ricordiamo?? Sei un licnatropo! Se vuoi gli sbarni..." s'intromise una parte di me.
Aveva ragione... Se volevo mi trasformavo, me li mangiavo e me ne andavo. Facile, no??

Il campanone della città rintocco le 9.00. Mi avviciani all'entrata del centro ma non vidi nessuno.
Decisi di trasformarmi, così da avere i sensi piu sviluppati. Non appena fui lupo, sentì immediatamene il loro odore. Corsi fin dove stavano e li sentì parlare.
<< Stara arrivando... >>
<< Sarà felice il capo di averne una nuova... >>
"Il capo? Quale capo?" mi chiesi.
Mi nascosi nei cespugli fatti di plastica, adocchiandoli.
<< E se non viene? >>
<< Verrà, verrà. Sono tutte cosi>>
<< Ci tengono ai loro ridicoli libri di scuola.... >>
<< Intanto quell'altra l'abbiamo persa...>>
<< Ma ne abbiamo trovata un'altra, no? E anche meglio! >>
Tutti si misero a ridere.
<< Ragazzi! Raga, raga! Sta arrivando il capo! >> tutti si zittirono. Vidi una figura alta e snella, ma stranamente muscolosa, arrivare. Non riusivo a cedergli il volto, ma avevo la sensazione che l'avevo già visto.
Corsi dall'altra parte del centro, mi trasformai in umana e gridai.
<< Sono qui! Venite! >> e immediatamente li sentì correre da me. Mi ritrasformai e raggiunsi il punto dove mi trovavo precedentemente.
Il mio zaino lo teneva uno di loro.
Gli saltai addosso, graffiandogli il braccio e afferrai lo zaino con la bocca, poi feci per andarmene, ma mentre saltavo un secondo cespuglio di plastica, l'uomo prese una pistola e mi colpí una zampa. Rotolai lontano e mi ritrasformai in umana. Il mio gomito sanguinava e mi girava la testa.
Non sapevo fossero armati.
Mi rialzai e afferrai lo zaino, ma sentì qualcuno avvicinarsi. Mi voltai.
Occhi azzurro ghiaccio... Capelli scuri... Fisico snello...
Era lo stesso ragazzo del corridoio. Era... Il... Il capo.
Rimasimo a fissarci, come era successo a scuola.
Quando aveva visto? La trasformazione? Cosa sapeva?
<< Dov'è andata? >>
<< Laggiù! >>
Stavano arrivando.
Feci per andarmene e rimasi stupita che il ragazzo non tentò di fermarmi. Corsi via, inoltrandomi nella notte, lo zaino stretto in mano.
Non mi voltai, ma percepii i suoi occhi, come... Come quelli di Jack.

Rientrai.
Jenette era arrivata e stava parlando con una ragazza, sui vent'sei anni o qualcosa in meno, seduete sul divano.
<< Oh eccoti! Dov'eri finita? >> esclamò.
<< Ciao... Scusa, ma ehm, ho perso la concezzione del tempo...>>
<< Lei è Rakel. >>
<< Ciao Cloe. >>
<< Ciao. >>
<< Rakel è venuta qui per conoscerti. >>
Io annuì. Cosa voleva?
<< Io e Janette ci conosciamo da quando eravamo piccole, sai? >> disse Rakel.
<< Quando mi ha riferito che venivate qui in città, non ho potuto fare a meno di volerti conoscere... Jenette mi ha parlato tanto di te. >>
<< E cosa ti ha detto? >> chiesi, incrociando le braccia.
<< Varie cose. >> rispose.
La scrutai: aveva lunghi capelli mori legati in un'elegante treccia che ricadeva piano su una spalla. Grandi occhi marroni e un fisico alto e fin troppo magro. Avrebbe potuto fare la modella.
I suoi lineamenti erano dolci, ma qualcosa in lei la rendeva grintosa.
<< Allora, se ti ha raccontato tutte queste cose, che vuoi che ti dica io? >>
<< Potresti dirmi come ti trovi in città. >>
<< Male. Ci sono solo palazzi e palazzi e ancora palazzi. Non un albero, ma solo cespugli sintetici. Strade, macchine, gas, nessun bosco... Uno schifo! >> risposi.
<< E ogni quanto ti trasformi? >> guardai Jenette. Quella sapeva che eravamo dei licantropi?!
<< Ehm... Non seguo uno schema...quando voglio lo faccio. >> dissi.
Rakel annuì.
<< Bene... Sarà meglio che io vada... >> disse infine alzandosi.
<< Vado a prenderti il giaccotto. >> le disse Jenette allontanatosi.
Rakel si avvicinò a me e mi sussurrò all'orecchio
<< Attenta, Jenette noterà che ti sanguina il gomito. >> lanciai una rapida occhiata al mio braccio e poi a lei e senza risponderle, me ne andai.
Disimfettai il braccio, contraendo il mio volto in una smorfia di dolore. La pallottola mi aveva presa di striscio, perciò non era riuscita ad andare in profondità, ma abbastanza in fondo era arrivata.
Mi misi un golfino pesante e spasso, cosi da coprire il grosso cerottto che avevo messo.
Mi lavai e mi infilai a letto. Il ricordo, l'immagine di quando ero atterrata e avevo visto il ragazzo, mi persuase fino a notte fonda, mentre fuori, un fruscio di foglie scricciolavano.

La mattina dopo mi diressi in classe a testa bassa.
Notai con la coda dell'occhio che il ragazzo della sera prima mi stava guardando, ma evitai di ricambiare.
Seguì il più possibile la lezione, ma fu veramente complicato. I suoi occhi azzurro ghiaccio mi erano rivolti contro, come due fari di una macchina.
Quando la campanella suonò, uscì il più rapidamente possibile, cercando di evitare di incontrarlo.
Scelsi una strada differente a quella che avevo fatto il giorno prima, caso mai avessi rincontrato quei ragazzacci. Ma, mentre stavo raggiungendo casa, una mano mi afferrò il braccio e un'altra mi coprì la bocca.
<< Ssshh. >> sentì sussurrarmi all'orecchio. Quella voce... L'avevo già sentita.. In quel momento mi ricordai di fosse... Era lo stesso ragazzo a cui avevo tirato un calcio nello stomaco prima di scappare.
Tentai di dimentarmi, ma la sua presa era ferrea. Come avevo potuto non sentirlo?
<< Io e te abbiamo un conto in sospeso... >> mi disse.
<< A me non risulta... >> sussurrai a mia volta, stringendo i denti.
<< Non fare la spiritosa... Come hai fatto ieri a sfuggirci cosi? Eri sola? >>
<< Che t'importa? >>
<< Eri sola?!? >> alzò la voce, stringendo la presa.
<< Sì. >>
<< E allora come ci sei riuscita? >>
<< Abilita. Velocità. Ero la più brava in motoria sai? >> "che bugia."
<< E comunque ho solo usato il cervello, quello che voi non avete. >> sentì la presa mollarmi lievemente e cercai di liberarmi, ma evidentemente aveva capito il mio trucco e riusci a bloccarmi. Gli tira un colpo sul naso con la nuca e lui come risposta mi spinse contro una parete rocciosa. Sentì l'odore del sangue entrarmi nelle narici e un forte dolore alla testa. Poi, per me fu solo il buio.

La sorella dei lupiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora