▪️Stommerace▪️

By aurorasfantasyworld

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Artemis é una guerriera, una ragazza che non si fida di nessuno, il cui unico scopo è quello di vincere la fa... More

PROLOGO
CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11

CAPITOLO 5

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By aurorasfantasyworld

La giornata seguente Artemis non era per niente di buon umore. Era stanca, la sera prima era rimasta tutta la sera ad allenarsi per recuperare le ore perse durante il pomeriggio e aveva rifiutato la richiesta di Talia di uscire e passare una giornata tra amiche.

Inoltre aveva piovuto tutta la notte e l’aria mattutina era umida e fredda, il cielo era nuvoloso. Insomma sembrava una pessima giornata.

Infine, quella sera sarebbe dovuta andare alla cena con suo padre, e non ne aveva la minima voglia. Perché l’aveva chiamata quando la Stommerace era così vicina? Di solito si faceva vivo di rado. Forse doveva dirle qualcosa di importante.

La giornata passò così, tra le battute acide di Artemis e Talia che le chiedeva cosa avesse, tra gli allenamenti e lo studio delle tattiche per battere Zed Colton.

Per fortuna, il ragazzo non si fece vivo tutto il giorno e non la importunò. Meglio così. Artemis avrebbe anche potuto ucciderlo se l’avesse irritata in una giornata pessima come quella. Lo vide solo una volta, a pranzo, seduto ad un tavolo pieno di gente e accanto a lui Dalia Davis che faceva la gatta morta, anche se Zed non pareva darle molta retta. Artemis quasi sorrise. Allora esisteva qualcuno capace di non dare attenzioni a Miss Capelli Rosa.

Incredibile quanta antipatia Artemis provasse per lei. Come faceva Talia a sopportarla? Se riesce a sopportare me, può sopportare chiunque, si disse Artemis. Dopotutto, sapeva di essere una persona difficile da gestire. E comunque Dalia Davis aveva qualcosa a suo vantaggio. Era brava nella corsa. Era una delle migliori. E per essere cacciatori saper correre poteva essere sempre utile. Era incredibile che sapesse fare qualcosa.

Artemis mangiò da sola, poi tornò ad allenarsi. Poteva sembrare noiosa. Sempre da sola, sempre ad allenarsi. Ma la sua vita era quella e a lei stava bene così. Non le importava cosa pensassero gli altri.

********

Tornò a casa che erano ormai le sette di sera. Sarebbe sicuramente arrivata in ritardo. Si fece una doccia, indossò una tuta e partì per raggiungere il centro di Starcity. Non aveva vestiti eleganti al campo, perciò si sarebbe cambiata una volta arrivata a casa. Era sicura che nell’armadio della sua ex stanza ci fossero ancora i suoi vestiti.

Chiamò un taxi e si fece portare nel quartiere ricco di Starcity. Vide casa sua e disse al taxi di fermarsi. Pagò e scese. Casa sua era una delle più grandi del quartiere. Tutta bianca, con una grande portico all’entrata e circondata da un enorme giardino pieno di statue e fontanelle. Era troppo lussuosa per piacerle. A lei piacevano le cose più semplici, non si sentiva a suo agio in tutto quel lusso, nonostante fosse cresciuta lì.

Bussò alla porta e un domestico le aprì, facendola entrare nel grande salone per accogliere gli ospiti. Era una casa moderna, ma regale. Tutti i mobili erano di legno chiaro e quasi si confondevano con le pareti candide, ma c’erano anche pezzi di arredamento più scuri, come un tavolo di legno con le gambe di metallo nero. Il pavimento di marmo bianco e degli enormi lampadari illuminavano tutta la stanza. Artemis raggiunse il salotto, dove c’era suo padre ce discuteva con suo fratello.

Ovviamente, Theo era già lì. Lui non era mai in ritardo.

Il divano grigio poggiava su un tappeto rosso. Per fortuna il salone era un po’ più colorato. Di fronte al divano c’era un enorme televisore e delle casse. Una parete era ricoperta da una gigantesca libreria colma di libri e tomi di ogni genere e poi c’erano tutta una serie di scaffali con soprammobili e cimeli di famiglia. Il tutto era arricchito da vasi di fiori e piante, messi un po’ ovunque, ma senza essere di troppo.

-Sei in ritardo, Artemis.- la rimproverò il padre. –E non sei nemmeno vestita.-

Suo padre era un uomo che ormai aveva quasi tutti i capelli bianchi, elegante come al solito, con il suo completo nero che si abbinava alla cravatta. Le rughe sul volto gli davano un’aria ancora più maestosa.

-Mi cambierò, non preoccuparti.- Artemis sbuffò.

-Non sbuffare davanti a me.- disse lui con un tono freddo e sevro, quasi inquietante. –Sei fortunata che i nostri ospiti non sono ancora arrivati o ti avrebbero vista così.-

-Ospiti?-

-Già Artemis, abbiamo degli ospiti. Quindi muoviti, va’ a cambiarti. E cerca di comporti bene, dopo.-

-Sì, mio signore.- lo prese in giro alzando gli occhi al cielo e facendo un finto inchino. Per fortuna salì le scale prima che il padre potesse rimproverarla. Lui non urlava mai, e di certo non le avrebbe urlato dietro. Era troppo composto per farlo. Era così irritante… A volte Artemis avrebbe quasi voluto che le urlasse contro pur di fargli spezzare quella compostezza.

Arrivò nella sua vecchia stanza. Era grande. Decisamente di più di quella che aveva adesso al campo. C’era un grosso letto matrimoniale, una parete tappezzata di foto, una libreria, una piccola scrivania e un grande armadio. Dentro ci teneva tutti i vestiti e gli affetti personali. Le pareti erano di un verde ormai sbiadito dal tempo.

Artemis si diresse verso l’armadio. Sicuramente suo padre avrebbe voluto che indossasse un vestito, ma Artemis scelse qualcosa di diverso, ma altrettanto elegante. Non voleva deludere il padre anche se non aveva idea di chi fossero gli ospiti. Indossò dei pantaloni eleganti bianchi e una camicetta nera con le maniche fino al gomito. Beh, non era il suo stile quotidiano… ma meglio che un vestito. Si sforzò e indossò addirittura un paio di scarpe nere con un po’ di tacco. Probabilmente quelle cene erano le uniche volte in cui le metteva. Legò i capelli in uno chignon, lasciando cadere qualche ciocca ai lati del viso. Era il meglio che sapesse fare.

Tornò in salone ma non c’era più nessuno. Così si diresse in sala da pranzo. Erano già tutti seduti al grande tavolo centrale, elegantemente apparecchiato e con al centro alcune candele accese. La sala da pranzo era tutta in bianco e nero, come un vecchio film. Pareti bianche, pavimento nero, tavolo bianco, sedie nere, tutto così. Il padre le rivolse uno sguardo severo. Al suo arrivo, tutti si alzarono in piedi, neanche fosse una principessa. Artemis si avvicinò veloce al suo posto.

-Artemis, mia figlia.- la presentò il padre. Artemis passò lo sguardo su tutti i loro ospiti e pian piano il padre glieli presentò. C’era una ragazza coi capelli rossi, sembrava molto giovane e indossava un abito arancione a fiori, suo padre la chiamò Sienna. Le disse che sarebbe stata una nuova arrivata al campo e che doveva ancora imparare tutto, perciò Artemis avrebbe dovuto prenderla sotto la sua ala. Evviva, pensò Artemis, un’altra distrazione di cui non avevo bisogno.

Accanto a Sierra c’era un uomo sulla quarantina con un completo blu, che si presentò come suo padre e ringraziò Artemis per aver accettato di aiutare sua figlia. In realtà lei non aveva mai accettato, ma sapeva che suo padre non le avrebbe lasciato scelta.

Infine c’era un ragazzo, sembrava poco più grande di Artemis, indossava un completo beige e una camicia nera, aveva dei ricci capelli biondo scuro e gli occhi castani. Era bello. Sì, Artemis doveva ammettere che era proprio bello. Non si era mai sentita realmente attratta da qualcuno fino a quel momento. In realtà non aveva mai avuto molto tempo di pensare ai ragazzi. Scacciò quei pensieri dalla testa.

Il ragazzo si presentò da solo, senza lasciare la parola a suo padre. –Sono Gold.- disse.

-Gold?- chiese Artemis. Che razza di nome era?

-Gold Silver.-

Artemis scoppiò a ridere. –Gold Silver? Come oro e argento?-

-Artemis…- la ammonì il padre.

Gold sorrise malizioso. –Proprio come oro e argento, esatto.-

-Okay.- disse Artemis cercando di non ridere ancora. –E cosa ci fai qui?-

-Lui parteciperà alla Stommerace.- lo anticipò il padre.

-Lui cosa?-

-Parteciperò alla Stommerace. Sei sorda?- disse Gold.

-Non sono sorda, idiota. Ma non puoi presentarti qui a caso e dire che parteciperai alla Stommerace.-

-Ah, sì? Non è quello che è successo stamattina?- chiese Gold. –Ho sentito parlare di un certo Zed…-

-Basta così.- disse Artemis, ma prima che riuscisse a dire qualsiasi altra cosa il padre la fermò: -Calmi, per favore. È ora di mangiare.-

Si sedettero tutti. La prima portata venne servita. Si trattava di risotto che aveva un colore alquanto insolito: era rosso. Anzi un rosso tendente al viola. Artemis non aveva idea di cosa ci fosse dentro, ma lo mangiò lo stesso. Era squisito.

-E perché hai deciso di partecipare proprio quest’anno, Gold?- chiese Artemis.

-Non si può scegliere?- rispose lui.

-Da dove vieni?-

-È importante?-

-Ma tu rispondi sempre alle domande con altre domande?-

-Mi pare che tu stia facendo la stessa cosa.-

-Te lo chiederò un’altra volta. Da dove vieni?-

-Da un’altra città.-

-È una risposta piuttosto vaga.-

-Ma è pur sempre una risposta. Vuoi rispondere tu al posto mio?-

Quel tipo poteva essere anche bello, ma iniziava già ad irritarla. Artemis smise di fare domande. Per quanto la scocciasse perdere, sapeva che sarebbe stato inutile continuare a parlargli. A quanto pareva lui non aveva intenzione di rispondere.

Finirono la cena in silenzio. Solo il padre di Artemis e quello di Sienna continuarono a parlare e Theo si intrometteva ogni tanto.

Finita le cena, Artemis decise di congedarsi senza chiedere il permesso a nessuno e salì in camera sua.

▪️▪️▪️▪️▪️
Ed ecco che arriva anche Gold, che è un personaggio abbastanza particolare. Non vedo l'ora ora lo conosciate meglio💛 che ne pensate di lui?

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