Raccolta OS [Zenzonelli]

By Unissons

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Raccolta di One shot Zenzonelli, inventate da me, quindi poco attendibili con la realtà. I primi due capitoli... More

Sospeso nel tempo
Pastello bianco
The moral of the story
Col cuore in mano
That's what i like
Il cielo di Roma
I wanna be your boyfriend
Stupidi lovers
Tutta la notte
Francesco
Maledetta primavera
Perso nel buio
Wanderlust!
Mille voci
Sui muri
Solo
Ti dedico il silenzio
Ti amo
Si baciano tutti
Brividi
Raggi gamma (pt.1)
Raggi gamma (pt.2)
Sogno Fragile
C'est la vie
Pornografia
I wanna be yours
Scossa
Vieni nel mio cuore
Una lacrima

Farfalle

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By Unissons

La prima volta in cui aveva visto Mattia appendere una loro foto alla parete, quasi non ci aveva fatto caso. Aveva sorriso al proprio amico e poi aveva continuato ad ascoltare la canzone nell'mp3, inscenando qualche passo della coreografia che quella settimana gli era stata affidata dal proprio professore, con la speranza che gli facessero ballare proprio quella in settimana, dato che finalmente rientrava nel proprio vero stile. Nemmeno Dario aveva badato a quella cosa, dato che il muro sopra il letto di Christian era già pieno di foto della propria famiglia e quindi chiunque riteneva che se Mattia avesse ricevuto quella foto, sarebbe stata una cosa normale per lui appenderla alla parete.

La seconda volta in cui lo vide attaccare alla parete una loro foto, però, Christian si tolse una cuffietta, preso dalla curiosità e si avvicinò a Mattia, mentre Dario se ne stava sul letto nella parte opposta della stanza.

"Ma come hai avuto queste foto?"

Il moro abbassò, poi, lo sguardo sul letto e trovò altre tre foto di loro due insieme, palesemente frame di day time, mentre Mattia, da sopra il letto, abbassava lo sguardo per potergli rispondere.

"Me le ha mandate mamma, penso che siano carine"

Christian non rispose, ma si sedette sul letto, poggiando l'mp3 sul lenzuolo e prendendo quelle foto in mano. Erano di tutti i generi, ma sempre con una costante: loro due che si guardavano. Il grande rimase qualche secondo incantato ad osservare come potessero anche essere lontani, come quelle immagini fossero sgranate, ma si potessero notare evidentemente i loro sguardi che si incontravano, cercandosi. Senza capirne la motivazione, il proprio petto si chiuse, gli mancò il fiato e decise di alzarsi in piedi, lasciando quei fogli cadere di nuovo sul letto, afferrando l'mp3 e tornando a provare qualche passo, così, senza commentare più nulla.

E quelle situazioni andarono avanti per giorni.

Più pacchi Mattia riceveva, più foto venivano appese per la stanza, tutte insieme, una accanto all'altra, sotto i palloncini dei 18 anni, sugli specchi, attraverso cui le telecamere li riprendevano tutto il giorno e tutte le notti. Le volte in cui Christian entrava in stanza veniva sempre sorpreso dalla sua faccia letteralmente ovunque, ma non riusciva a non sorridere pensando a con quanta naturalezza Mattia decidesse di compiere quel gesto, marcare il territorio, disegnare sugli specchi con i loro volti sorridenti, immagini prese da day time.

Fino al giorno in cui una di quelle foto finì anche sull'armadio.

Era appena tornato da una lezione più faticosa del solito, aveva provato un pezzo modern puro assegnatogli dalla Celentano, che Christian sapeva volesse metterlo in difficoltà. Per questo ci stava mettendo tutto se stesso nel portare a termine quel compito arduo, per poter far ricredere la maestra. Quando varcò la soglia della stanza verde, lanciò il proprio borsone sul letto e poi andò diretto verso l'armadio per recuperare una maglia oversize con cui poter dormire quella notte, da mettersi subito dopo aver fatto la doccia.

E fu in quel momento che vide la foto sull'anta dell'armadio bianco, che spiccava, per via della sua giacca rossa e riconobbe quella foto per via di tutte le volte che l'aveva vista postare sui social dai loro fan. Era stata presa da un frame del video di capodanno, quando lui e Mattia erano tornati da poco dalla quarantena e Christian si ritrovò a sorridere per quei ricordi, per quella serata di qualche mese fa, che sembrava così distante da quello che stava vivendo in quel momento.

Qualche istante dopo iniziò a mancargli il respiro.

Istintivamente strappò quell'immagine dal piano bianco e se la portò con se sul letto, mandando a quel paese la voglia di farsi una doccia. Si sdraiò, calciando via il borsone, che cadde a terra e ringraziò che fosse chiuso, così che si riversasse tutto il suo contenuto al di fuori.

Si ritrovò a cercare ossigeno, mentre più fissava la foto, più sentiva mancare i polmoni, li sentiva abbandonarlo, fino a che smise totalmente di respirare.

Eppure quell'immagine era semplice. Loro due che sorridevano all'obiettivo con un succo di frutta in mano, perché sapevano quanto i fan impazzissero per questa loro piccola abitudine e avevano voluto regalargli questo momento speciale, per dimostrare a tutti quanto fossero felici. Di quella serata ricordava benissimo come lui fosse stato felice di vestirsi di tutto punto, mentre Mattia aveva insistito per indossare una sua maglietta e abbinare il resto a caso, vestendosi esattamente come un qualunque altro giorno. All'ora, però, non lo aveva biasimato, perché ricordava benissimo il suo infortunio, il modo in cui lo aveva buttato giù, il modo in cui gli avesse tolto il sorriso e per quella sera lo aveva assecondato, non che fosse cosa inusuale per loro indossare i vestiti l'uno dell'altro.

Allora perché sentiva le mani gelide e la testa diventare leggera?

Fece cadere le mani ai propri fianchi e con esse anche la foto cadde sul letto, mentre lo sguardo di Christian si posava sul soffitto.

Tornò a respirare solo perché il proprio organismo ne aveva bisogno, perché altrimenti sarebbe morto e, nonostante il panico, lui desiderava vivere quel momento, capire cosa stesse accadendo, perché quella sensazione di nulla occupasse il suo petto costringendolo a rimanere sospeso, a fare nulla, davanti alla semplice ennesima foto trovata appesa di loro due.

Alzò lo sguardo sullo specchio sotto il '18' di Mattia e osservò la costellazione di immagini di loro sorrisi, chiedendosi perché il piccolo avesse deciso di appenderle, perché fossero così importanti per lui, perché non ci fosse nemmeno una foto della sua famiglia, se non quella col papà, ma così tante foto di loro due che erano lì, insieme, di presenza, che si vedevano tutti i giorni, da appena svegli a poco prima di dormire, augurandosi il buongiorno e la buonanotte.

Ma con la mente confusa e in mancanza di ossigeno, la risposta a quella domanda non riuscì a trovarla e decise, come sempre, di ignorare ogni segnale di pericolo, abbandonare la foto sul proprio letto e scappare in bagno, lasciando il borsone ai piedi del letto e rifugiandosi nello stanzino senza finestre per farsi una maledetta doccia, che durò così tanto che, quando uscì dal bagno, Mattia se ne stava lì, sul letto, col telefono in mano, sfruttando la sua mezz'ora.

Gli occhi del moro corsero immediatamente al proprio letto, però, senza darsi il tempo di osservare il biondo che aveva alzato lo sguardo verso di lui, e si accorse che della foto non ci fosse più traccia.

"L'ho riappesa" rispose Mattia, senza che lui avesse davvero posto una domanda e Christian, allora, guardò l'armadio, di nuovo con un nodo in gola, che almeno questa volta non gli fece venire voglia di smettere di respirare. Si domandò perché, si chiese come mai e portò lo sguardo sul piccolo, questa volta permettendosi di osservare le sue guance tonde e i capelli legati in un elastico. Era sudato, gli occhi erano stanchi ed era ancora vestito da tenuta per allenamento.

Si aspettava che arrivasse una domanda sul motivo per cui la foto fosse stata strappata dall'armadio, ma Mattia rimase in silenzio qualche istante, permettendo a Christian di imprimersi l'immagine del suo volto libero dai capelli, tondo e ancora adolescenziale, constatando quanto fosse bello anche così, stanco e sudato, mentre se ne stava in silenzio guardandolo, con il telefono in mano, sprecando momenti importanti.

"Pensavo non uscissi più dal bagno" disse, invece e Christian fece un passo avanti verso il proprio letto, sedendosi appoggiando le mani sulle cosce, così vicino al proprio carnefice senza nemmeno rendersene conto. Chinò la testa verso il pavimento e rimase ad osservare il parquet qualche istante, cercando di sciogliere il nodo alla gola, cercando qualcosa da dire, una parola da emettere, qualcosa che facesse suonare non tanto strano l'aver strappato una foto di loro due dall'armadio. Fino a qualche giorno prima non gli aveva detto nulla, aveva sorriso a quelle foto mentre Mattia le appendeva e persino Dario non ci aveva nemmeno fatto caso, perché conosceva i due ragazzi, sapeva quanto il loro rapporto fosse particolare e il domandare non gli era passato per la mente.

A Christian, però, qualche istante dopo si, e da quel momento la sensazione di soffocamento ogni volta che vedeva Mattia appendere una foto o ne vedeva apparire una nuova, non lo abbandonava prima di qualche minuto.

Mattia non gli diede il tempo, però, di cercare una risposta al groviglio di pensieri nella propria testa, perché si alzò dal letto e raggiunse il bagno, sotto lo sguardo ferito di Christian, che non si limitò più ad osservare il pavimento, ma si permise di osservare la schiena sudata del piccolo, che si voltò poco prima di entrare nel bagno, sorridente.

Il cuore del grande mancò un battito.

"Prepari tu la cena stasera?"

Annuì, non avendo idea di come prendere tutta quella situazione. Si limitò a guardare Mattia che si chinava in avanti, mettendo a posto il borsone che lui aveva lasciato cadere dal letto prima di entrare nel bagno, che si rialzava e lo guardava con uno sguardo accusatorio.

Pensò che gli stesse per chiedere della foto, ed invece prima di chiudersi in bagno, si limitò a dire:"Non mettere in disordine, non voglio uscire per un provvedimento disciplinare"

La mente andò in blackout all'uscita di Mattia e si ritrovò, come un automa, a fare esattamente quello che gli era stato richiesto: si alzò per andare in cucina e preparare la cena per entrambi.

Quella sera Dario non avrebbe cenato con loro, glielo aveva comunicato quel giorno stesso, perché in quei giorni Sissi era giù di morale e aveva bisogno di stare solo con lei, così da poterla rassicurare ora che stavano per arrivare al serale, ad un passo da quello spettacolo importante che era mostrato in prima serata su canale 5. Non aveva detto nulla a Dario, capendo al volo la sua voglia di affrontare quella nuova avventura con la propria fidanzata e così, di punto in bianco, quel giorno si era ritrovato a pensare che anche lui avesse una persona da proteggere, con cui volesse arrivare al serale, la stessa persona di cui a sua volta lui si prendeva cura, che gli permetteva di ragionare quando a volte la lucidità lo abbandonava. Mattia era piccolo, aveva bisogno di essere convinto a fare determinate cose, a volte persino immaturo, ma Christian sapeva di essere come lui, nonostante le persone li vedessero così diversi, nonostante da fuori sembrassero l'uno l'opposto dell'altro.

In realtà erano complementari. Si completavano.

Arrivato in cucina, trovò molti dei ragazzi già cenare e si chiese che ore fossero, effettivamente quanto ci fosse rimasto in quel bagno e quanto avesse aspettato Mattia, tutto sudato, sul suo letto, la sua uscita dal bagno.

Forse per questo non gli aveva fatto domande sulla foto? Perché aveva avuto così tanto tempo per pensarci?

Passò accanto a Dario e Sissi che cenavano, facendo un cenno ad entrambi i ragazzi, osservando il sorriso della ragazza che, dopo giorni, tornava a mostrare felicità. Sospirò pensando a quanti momenti in quella casetta avesse passato con le stesse paranoie della ragazza addosso. Aveva letto anche lui insulti, cattiverie e speculazioni sul suo conto, ma il tutto era condito da persone che avevano deciso di accettare anche insulti pur di proteggerlo e Christian si era sentito in colpa per aver permesso una cosa simile, essendo lui chiuso lì, senza la possibilità di avere il cellulare abbastanza per poter chiedere ad ognuno di loro di non rispondere, di fare finta di nulla, perché a lui sarebbe bastato conoscere tutto l'amore di cui erano in grado le persone a cui piaceva. E aveva visto Mattia crollare altrettante volte sotto gli insulti di persone che avrebbero preferito che lui uscisse dopo il proprio infortunio, ma che gli avevano permesso di crescere, dimostrando a tutti quanti quanto lui quel posto ad 'amici' se lo meritasse.

Ovviamente Christian lo aveva aiutato a comprenderlo, altrimenti da solo non ci sarebbe mai arrivato.

Camminò superando tutti i vari ragazzi che parlavano, chi sul divano, chi al tavolo e arrivò al banco della cucina, dove si abbassò recuperando una padella, in cui avrebbe cotto quello che avrebbe recuperato dal frigorifero. Non aveva idea di cosa mangiare, sapeva solo di sentirsi in dovere di cucinare dopo che Mattia glielo aveva chiesto in camera loro. Forse perché si sentiva in colpa per aver staccato la foto e perché il piccolo non gli avesse chiesto niente. Si aspettava che gliela ponesse la domanda, gli chiedesse una spiegazione e non aveva idea di cosa avrebbe detto, però lo avrebbe preferito piuttosto che rimanere così, appeso al nulla, al vuoto, quello che sentiva costantemente nel petto.

E poi ne vide una anche lì e Christian si paralizzò.

Sul frigorifero grigio della cucina, appesa con una calamita, c'era una foto delle tante che ritraeva i loro sorrisi. Anche questa Christian se la ricordava, nella mente il ricordo della sera di capodanno si palesò nella sua mente e la foto che si erano fatti insieme a Dario e che molte persone aveva condiviso sui social, riemerse nella sua memoria. Eppure in questa foto stampata e appesa al frigorifero, il loro amico era stato tagliato fuori.

Christian si voltò a guardare i suoi compagni nella stanza, cercando di leggere in loro uno sguardo diverso dal solito, chiedendosi se fosse stato il primo a vederla o se anche loro avessero avuto l'opportunità di scorgerla. Nessuno, però, lo stava guardando, tutti erano concentrati nelle loro cose e il moro tirò un sospiro. Tornò ad osservare il proprio riflesso nella foto, dove indossava i soliti occhiali da sole che tanto gli piacevano e dove al suo fianco Mattia lo stringeva, con un paio di occhiali terribili, dei tanti che il biondo si era portato da casa. Aveva questa fissa per gli occhiali da sole, un giorno gli aveva ammesso di averne tanti altri a casa, ma che lì se ne fosse portato giusto tre paia, così da poterli indossare nei momenti opportuni.

Staccò la calamità e la foto dal frigo e con quella in mano fece ritorno alla propria stanza, passo dopo passo sempre più vicino a qualcosa che lo spaventava, senza idea di cosa avrebbe chiesto, senza idea di come avrebbe affrontato tutto quello.

Ma esattamente 'tutto quello', cos'era? Cosa avrebbe dovuto affrontare?

Si fermò sulla soglia della porta scorrevole della stanza verde, sentendo i tubi dell'acqua fare rumore, segno che Mattia fosse ancora sotto la doccia e fu allora che scoppiò a ridere.

Si lasciò andare, facendo sciogliere il nodo nella gola che lo accompagnava da giorni, da quando quelle foto erano apparse, da quando Mattia aveva iniziato ad avere quel comportamento strano, per cui lui non gli aveva chiesto spiegazioni e che il piccolo non gli aveva dato. Improvvisamente caddero tutte le preoccupazioni e divenne consapevole del fatto che non avesse nulla per cui sentirsi soffocare, oppresso, perché Mattia era semplicemente Mattia, difficile da leggere, ma unico del suo genere. Un dolce bambino che compiva gesti elementari senza nemmeno pensarci, con la purezza di un infante che sorride alla mamma come riflesso innato di qualcosa che non riesce ancora a controllare.

E quel nodo in gola che si scioglieva mentre rideva follemente, si spostò nello stomaco, ma non causando dolore, bensì riempendolo di una sensazione di calore piacevole, dolce quanto il ricordo del sorriso di Mattia nella mente di Christian, mentre lo osservava ballare, mentre girava per la casetta, mentre scherzava con gli altri e con lui.

Non erano farfalle, non le sentiva volare, azzurre, nel proprio stomaco, ma era un'emozione che non gli permetteva di stare fermo, tranquillo, come era abituato a fare da tempo, come paralizzato o incastrato in quella realtà che non gli apparteneva. Finalmente sentiva il cuore battere, accelerato, consapevole di qualcosa senza nemmeno aver bisogno di realizzarlo come aveva sempre fatto, troppo abituato a pensare mille volte prima di agire. Quella sensazione lo fece tornare a respirare dopo giorni, dopo quello che parve un'eternità tornò a respirare quando Mattia entrò nel suo raggio visivo, come un sole, come una lampadina che attraeva le farfalle. Esattamente come quegli insetti, Christian si ritrovò attratto dalla luce, da quella candida creatura che lo fissava confuso, forse perché lo aveva sentito ridere come un pazzo qualche istante prima e il moro sapeva di non avere una risata normale, di quelle che puoi confondere con una qualsiasi.

"Chri...?" chiese infatti Mattia, mentre i capelli sgocciolavano sulla maglia lilla, la stessa di capodanno, la stessa di cui il piccolo aveva tappezzato l'armadio e poi il frigorifero.

Ma lui non rispose, si limitò ad avvicinarsi al piccolo, finalmente libero di respirare, come se tornasse a vivere dopo diciannove anni sprecati a sopravvivere e stringerlo tra le braccia fu semplice come bere un bicchiere d'acqua, come mettersi al sole in spiaggia dopo essere stati dentro il mare, così da far asciugare il sale sulla pelle, ma pronti di nuovo a buttarsi tra le onde del mare. Questa volta, però, con una consapevolezza in più. Chiuse gli occhi e strizzò gli occhi sentendo le mani di Mattia che si poggiavano sulla sua schiena, anche se il biondo era confuso e lo poteva sentire da come le sue mani tentennassero sul tessuto della maglietta oversize che quella sera aveva deciso di indossare, presa a caso dopo essersi sentito scosso dall'immagine sull'armadio.

Si staccò e Mattia lo fissò stranito qualche istante, forse chiedendosi se avesse bevuto o se avesse sbattuto la testa. Ma chi glielo avrebbe potuto spiegare che Christian non aveva bisogno di nient'altro se non lui per farlo sentire così euforico?

"Che succede?"

"Niente"

"Come niente?"

"Niente, davvero"

Andarono avanti così per giorni.

Per giorni Mattia continuava ad appendere loro foto sulle pareti della stanza e un'altra foto apparve sul frigorifero, seguita, poi, da quella di tutte le coppie della casetta. Dopo il biondo, infatti, anche Serena e Sissi decisero di appendere una loro foto su quella superfice grigia e Christian, notando quell'affiancamento, percepì il calore ancora una volta nel proprio stomaco, nelle viscere, che lo fecero sorridere felice, mentre Mattia rimaneva imperturbabile, osservando un Christian diverso da sempre, ma che non rispondeva mai alle sue domande, che non gli diceva chiaramente cosa fosse successo, come mai avesse quel sorriso sulle labbra da giorni.

Christian sentiva i suoi occhi sempre addosso, quei grandi occhi azzurri che gli perforavano la schiena e la nuca ogni qual volta si ritrovasse a voltarsi, preso dalle faccende di casa o da un passo di una coreografia più complesso degli altri. Mattia non la smetteva di guardarlo, lo osservava, lo scrutava e tutte le volte che il moro alzava lo sguardo e lo coglieva in quei suoi momenti di ammiramento, gli occhi azzurri del biondo erano lucidi, languidi, più leggibili del solito, perché gli occhi di Mattia erano un libro aperto a chiunque sapesse leggere.

Non si voleva illudere, non voleva che quella situazione gli sfuggisse di mano, ma Christian aveva avuto tanti momenti per poter osservare il comportamento di Mattia mutato, il modo in cui gli ronzava attorno senza rendersene conto, dei tocchi delle sue mani, le labbra che si schiudevano al suo passaggio e le mani che tremavano quando venivano a contatto le pelli. Passarono dei giorni in cui i loro comportamenti risultarono sincronizzati, quasi inquietante agli occhi esterni, ma i ragazzi della casetta non dissero mai nulla loro, perché quella situazione parve a tutti il solo naturale evolversi delle cose.

Come le foglie che cadono d'autunno.

Come un fiore che sboccia a primavera.

Galeotto fu il pacco in cui la mamma di Mattia, però, decise di mettere un paio di pantaloncini uguali a quelli del figlio, anche per Christian.

Senza nemmeno rendersene conto, entrambi i ragazzi decisero di indossarli quel giorno, senza mettersi d'accordo, presentandosi davanti all'altro, usciti dal bagno, solo con quelli indosso, a petto nudo, pronti a prendere una maglia da indossare.

"A questo punto ci mettiamo anche la stessa maglia"

E quel giorno i due ragazzi se ne andarono davvero vestiti in giro nello stesso modo, sotto lo sguardo di tutta la casetta e di Dario che tra sé e sé rise, ricordandosi la battuta fatta qualche settimana prima sui 'fratelli gemelli', ribadendo nella propria mente, però, che di 'fratelli' fosse rimasto poco e nulla, ma che più gemelli di così sarebbe stato impossibile. Mattia, infatti, ogni mattina acconciava i capelli di Christian esattamente come i propri, prendeva i ricci e li modellava, in modo tale che essi potessero essere liberi di crescere naturali e Christian non li dovesse più lisciare.

Il moro non gli disse mai quanto adorasse avere quella particolarità simile alla sua.

In quella giornata, Christian arrivò a sera esausto per via delle troppe attenzioni che il piccolo gli aveva riservato, saturo di emozioni, decisamente troppo euforico per poter stare ancora in sua compagnia senza esplodere. Avevano brindato come il loro solito con il succo di frutta, avevano chiacchierato tantissimo e Mattia aveva azzardato qualche passo di classico facendo ridere molto tutta la casetta, soprattutto i cantanti che non riuscivano a scorgere le piccole imperfezioni in quella tecnica. Tutto ciò sempre con un pizzico di malizia che Christian leggeva nei comportamenti di Mattia. Non aveva idea se fosse una propria sensazione, non aveva idea se stesse esagerando, ma tutto iniziò dal frigorifero.

Quello stesso elettrodomestico dove i loro visi se ne stavano accanto a quelli del resto delle coppiette della casa.

Mattia se ne stava accanto a Christian quando furono davanti al frigorifero, mentre questo gli stava parlando dell'ennesima cosa che il grande faceva finta di ascoltare, dato che alle volte il biondo si ritrovava a parlare troppo. Per questo quando lo sentì ammutolirsi, abbassando la voce e poi zittendosi totalmente, si voltò a guardarlo, notando che stesse fissando non lui, ma l'elettrodomestico.

La loro foto era lì, al centro delle altre che facevano solo da contorno, tenuta su da una calamita a forma di cuore, esattamente come tutte le altre, ma che non interessavano ai diretti interessati. Christian osservò qualche istante quel simbolo di qualcosa che aveva capito, di qualcosa che aveva accettato silenziosamente, mentre rideva a squarcia gola da solo, qualche settimana prima, rientrando in stanza dopo aver ritrovato quella stessa foto sul frigorifero. Sentì lo sguardo lucido di Mattia perforargli per l'ennesima volta la nuca, ma decise di fare come se niente fosse, come se quel piccolo simbolo non avesse fatto fare una capriola al proprio cuore, aprendo l'anta, estraendo il succo e tornando al piano, dove anche Calma stava aspettando che gli venisse riempito il bicchiere.

Iniziò a versare.

Mattia fu dietro di lui e qualche istante dopo sentì le sue mani toccargli la schiena, prima da una parte e poi dall'altra. Fu automatico per lui sorridere a quel tocco e seguirlo con la testa, voltandosi poi a sinistra per notare che il piccolo stesse facendo un passo di classico abbozzato. Quando tornò al suo fianco, ancora sorridente, avendo lasciato anche a lui un sorriso sulle labbra, Christian non potè fare a meno di ignorare totalmente Calma alla propria destra, percependo solamente le mani di Mattia che lo toccavano, la sua voce che gli chiedeva di brindare solo con lui, perché aveva paura che aggiungere qualcuno avrebbe portato sfortuna. Non gli importò di aver ferito o meno Calma, che però non disse nulla quando lui annuì e brindarono solo loro osservandosi negli occhi, mentre Christian non poteva fare a meno di pensare a quel simbolo rosso sopra la loro foto, sopra quell'immagine che la madre di Mattia gli aveva messo in un pacco.

Quella sera, quando si ritirarono nella loro stanza, il cuore ancora lo lasciava interdetto, nonostante durante la giornata fossero arrivati vari altri decoramenti per l'imminente San Valentino.

"A cosa pensi?"

Christian distolse lo sguardo dai pantaloncini uguali a quelli di Mattia che stava piegando, avendo indossato il pigiama per mettersi a letto. Si voltò verso il piccolo, già nel letto, con la testa poggiata sulle federe del cuscino e i capelli sparpagliati, quasi come se avesse l'aureola. Lo trovò adorabile al limite dell'imbarazzante.

"A nulla, perché?"

"Perché ti stavo parlando, ma non mi hai risposto"

"Scusami! Dimmi"

Ma Mattia strinse le labbra.

"è da giorni che pensi a qualcosa"

Christian sorrise. Era forse arrivato il momento? Mattia aveva sempre fatto finta di nulla, non gli aveva mai chiesto del suo comportamento strano, ma in quel momento lo stava facendo. Gli toccava liberarsi la mente? Cosa ne sarebbe stato di loro se Mattia non avesse ricambiato, se tutte quelle foto appese per la casetta, se quei tocchi, quegli sguardi, fossero stati letti in modo errato?

Ma l'euforia provata qualche settimana prima, tornò a prendere possesso del suo corpo quando vide Mattia alzarsi dal giaciglio dei cuscini sotto la sua testa, portandosi le ginocchia attaccate al petto, proprio come se fosse un bambino, forse pronto a ricevere una risposta che non avrebbe voluto sentire, forse qualcosa che anche lui pensava di aver letto nel modo sbagliato.

"Anche tu pensi a qualcosa, ma non te l'ho chiesto"

Mattia lo fisso in silenzio qualche istante e poi si liberò delle coperte, sedendosi sul bordo del letto. Christian lo osservò a sua volta in silenzio, forse con ghigno di troppo sul viso, quasi beffardo, prendendosi gioco del biondo, che aveva alzato la testa e lo stava ancora osservando, non riconoscendo quel Christian che in quei giorni si era lasciato toccare, sfiorare, tentare e che aveva sperato che rispondesse, accennasse a sua volta qualcosa.

"Le foto..." iniziò Mattia con gli occhi lucidi, pieni di paura, ma bloccandosi immediatamente, come se stesse per esplorare una foresta proibita e non avesse ricevuto il permesso dei genitori.

Christian cambiò posizione, spostando il peso da una gamba all'altra, poi si leccò le labbra. Mattia non ebbe mai il coraggio di terminare la frase, ma comunque non servì, perché il moro si fece in avanti, verso di lui, verso il suo letto, sporgendosi verso il '18' appeso sullo specchio, dove se ne stava la maggior parte delle loro foto, di quelle che Mattia aveva appeso in quelle settimane. Ne strappò una e poi si lasciò andare sul letto, seduto, accanto al piccolo, che lo guardava, rosso in viso, non sapendo cosa aspettarsi.

"Intendi queste? Non le avevo notate, non le hai appese per tutta la casetta"

Mattia strinse di nuovo le labbra, imbarazzato.

"Ti piacciono?"

Christian colse il modo in cui il piccolo avesse deciso di non cogliere l'ironia della sua voce, facendola cadere come se non fosse importante, scoperchiando, improvvisamente la voglia matta del grande di dire tutto, così, senza paura, facendogli capire che tutte quelle sensazioni che aveva provato, non fossero univoche.

"Molto"

Mattia sorrise, il solito sorriso di sempre, bianco, splendete, solare e il cuore di Christian fece una capriola.

"Perché non me lo hai detto prima? Perché non hai detto a qualcuno che ti piacevano?"

"Perché lo avrei dovuto dire? E poi perché lo avrei dovuto dire a qualcun altro se non a te?"

"Non lo so, così almeno me lo avrebbero detto e..."

Christian mise giù la foto che aveva staccato dallo specchio, facendola praticamente cadere a terra. Vide Mattia seguire il foglio finire sul parquet e quasi pensò che si piegasse a terra per prenderla, recuperarla, come se il grande avesse fatto cadere una parte del suo cuore. Ma non aveva idea che Christian in quel momento lo stesse guardando con il proprio amore tra le mani, pronto a porgerglielo, rendendo oscure tutte quelle foto rispetto a quelle che sarebbero arrivate, perché avrebbero avuto un'impronta diversa.

"Sai cosa non ho detto a nessuno?"

Mattia sollevò lo sguardo dalla foto a terra, guardando Christian in modo confuso, non capendo cosa volesse dire, come mai gli stesse parlando così, confuso pur essendo rimasto accanto a lui e il suo cambiamento nelle ultime settimane.

"Che cosa?"

"Che sono pazzo di te"

Il cuore di Mattia salì in gola e Christian potè vedere il momento esatto in cui il piccolo smise di respirare, quasi diventando bianco in viso, come se avesse visto un fantasma. Per questo gli prese le mani, preoccupato che si sentisse male, ricordandosi come fosse avvenuto il contrario in lui che, venendo a conoscenza dei propri sentimenti, invece, era tornato a respirare.

"Ehi, respira, Matti..."

"Tu..."

"Si, mi piaci"

Osservò gli occhi del piccolo diventare ancora più lucidi, sempre più vacui mentre se ne stava preoccupato con le sue mani in mano, aspettando che tornasse a respirare, che metabolizzasse l'informazione, forse non pronto che tutte quelle foto facessero capire così presto al ragazzo cosa volessero dire.

"Io, a te..."

"Si..." rispose ancora Christian, quasi ridendo per quanto il biondo sembrasse scioccato.

E si sporse in avanti, decidendo di rubargli totalmente il fiato con un bacio leggero a fior di labbra, uno sfioramento quasi impercettibile, ma che subito dopo fece tornare a respirare Mattia, che lo guardava con una nuova luce negli occhi.

Si sorrisero prendendo entrambi una boccata d'aria, tornando a respirare dopo mesi, questa volta sincronizzati, insieme, sintonizzati sullo stesso battito del cuore.

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