Guida Fanfiction - Fanfair

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Mondi allo specchio nell'universo Shadowhunters

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Mondi allo specchio: riflessi di luce nel riscatto di una società.

di ToBeMore

" Emotions are never black and white.
They're more like symptoms.

Sono trascorsi ormai diversi mesi da quando Alec e Magnus hanno iniziato a scardinare il mio nucleo di certezze inesatte per trascinarmi in una delle storie più emozionanti che abbia mai conosciuto. Ignara delle dinamiche disegnate da Cassandra Clare, mi ero avvicinata alla serie tv Shadowhunters con la prospettiva di identificarmi nella coppia protagonista, che la nostra società definirebbe "convenzionale". Non mi aspettavo che il mio cuore avrebbe iniziato a battere insieme a quello di Alec Lightwood, il giovane guerriero Nephilim che protegge l'umanità dalle insidie dei demoni.
Primogenito di una famiglia inflessibile e illustre, Alec vive la propria sessualità come una colpa e si conforma alle norme imposte dalla tradizione, sacrificando la propria felicità. Ai suoi occhi, lo stregone Magnus Bane appare dapprima come un'affascinante minaccia, poi come la scintilla di una felicità possibile, infine come certezza di un sentimento maturo. Nell'incontro fra due anime che non si cercano, ma si appartengono, si consuma la rivoluzione di un mondo che muta grazie al loro intervento.
Nella nostra realtà, Giugno, il Pride Month, ci testimonia che l'amore è amore, semplicemente. Le etichette con cui pretendiamo di ingabbiare sentimenti di per sé indomabili calpestano l'unicità di ciascuno e soffocano preziose differenze. Alec e Magnus ci mostrano come spesso, abituati a indossare le nostre vecchie lenti monocromatiche, dimentichiamo di essere immersi in un mondo di incredibili sfumature.
La richiesta di scrivere di loro è stata per me un grande onore. Ho scelto di farlo condividendo pensieri che immagino autentici, sperando di non fare torto ai nostri personaggi e neppure a voi.

Lo skyline di New York si staglia nettissimo dinanzi allo sguardo apparentemente distratto di Magnus. Dalla portafinestra aperta gli giunge la brezza sollevatasi dall'East River, insieme all'olezzo di una città che inizia a vestirsi di diamante sotto gli ultimi bagliori del crepuscolo. Il fascino ipnotico del Brooklyn Bridge è una di quelle rare gemme capaci di solleticare il suo cuore sclerotizzato dai secoli. La Bellezza. Il culto del bello è qualcosa a cui forse non riuscirà mai a essere immune. La sua memoria conosce minutamente il profilo spigoloso di quegli edifici, lo spettacolo stupefacente delle migliaia di luci che gareggiano per specchiarsi nell'acqua e raggiungere il cielo.
Mentre sorseggia in silenzio l'ultimo scotch di quella lunga giornata, il suo pensiero sfiora già le pareti dell'Istituto in cui dovrà recarsi. In quanto delegato dei Nascosti, riconosce l'esigenza di rinnovare gli accordi con gli Shadowhunters, la necessità di mantenere al sicuro la propria gente. Ma preferirebbe scendere a Edom piuttosto che assistere a tanta ipocrisia.
Figli degli Angeli, i Nephilim paiono davvero convinti di essere delle divinità. Alteri e bellissimi, pretendono di dispensare giustizia in nome di una Legge appositamente confezionata per appagare la loro vanità. Persino durante gli incontri formali continuano a squadrare, con malcelato disgusto, le tracce che il sangue demoniaco lascia in coloro che dovrebbero considerare alleati.
Magnus è spettatore di tale atteggiamento dall'alba dei tempi e sa che mai cambierà. In fondo per gli Shadowhunters sono tutti creature inferiori: Stregoni, Vampiri, Licantropi, Seelie, un'unica genìa da tollerare e tenere distante, fintantoché rispetti le regole. Attraverso i decenni ha imparato a indossare il disprezzo dei Nephilim come un abito da sera di classe e a sfoggiarlo con l'eleganza irriverente di chi sa di non avere nulla da dimostrare. Sa esattamente chi è, chi vuole essere, soprattutto chi non vuole diventare. Non si cura neppure delle maldicenze che da sempre accompagnano la sua vita privata. Si tiene semplicemente alla larga dalla politica miope e razzista degli Shadowhunters e continua a celare al mondo i suoi occhi da gatto, marchio del suo potere ed emblema della sua esclusione.

Lontano anni luce, Alec misura la Promenade a passi lenti, senza meta, leggero come un'ombra.
Finalmente solo.
Non cerca se stesso, perché teme di trovarsi ad affrontare il proprio riflesso.
Preferisce dissolversi. Gareggia col vento che gli sferza il volto durante gli inseguimenti; si fonde ai pallidi raggi della luna che, muta, osserva le sue notti inquiete; rinasce in ognuna delle minuscole gocce che dal cielo recano ristoro al suo animo riarso. È un groviglio di pensieri confusi e desideri spezzati, di istinti terribili e segreti inconfessati. Sa solo ciò che non può volere, ciò che non gli è lecito sperare. Eppure esce, quasi ogni sera, vinto da un impulso impossibile da contenere. Come se in quelle ore la salvezza si aggirasse per le strade di New York e anche a lui fosse consentito di seguirne le tracce.
Per il resto, si impone di non pensarci. Non cerca facili scappatoie o giustificazioni inutili. Comprende il sacrificio: è una questione di famiglia, di tradizioni, d'onore. Prova ad adeguarsi a un mondo che avverte profondamente distante, consapevole che, malgrado gli sforzi, non sarà mai come gli altri.
La diversità non è una colpa, in fondo lo sa. Ma l'idea di essere additato, giudicato, offeso, di esporre i genitori al ridicolo lo fa desistere da qualsiasi fantasia. La mente deve essere lucida.
Disciplina: non guardare, non sfiorare, non parlare in modi equivocabili. Restare nell'ombra.
Alec è la corda inesorabile del suo stesso arco.

Repulsione. Quando aveva visto il figlio con quel Nascosto non aveva saputo trattenerla. E rabbia, rabbia, tantissima rabbia. Contro Alec, che si era lasciato irretire dalle seduzioni di uno stregone promiscuo; contro Magnus, sfrontato persino dinanzi all'integrità morale di un Nephilim; contro se stessa, incapace di prevenire quest'immane follia. Aveva fallito.
Si era sentita travolgere da ondate di sdegno bollente e poi da una fredda delusione.
Nel profondo credeva che Alec fosse più forte. Se non riusciva a dominare i propri impulsi, come avrebbe gestito un Istituto? Un leader non poteva essere schiavo delle emozioni.
Secondo Isabelle era lei a essere succube, ma del pregiudizio. Sua figlia non capiva che questa relazione assurda oltraggiava la dignità di tutti gli Shadowhunters... E questo chiamava in gioco anche altro: la paura. Maryse paventava il biasimo che si sarebbe abbattuto su Alec per la scelta di unirsi a un essere inferiore. Lo avrebbero disprezzato. E lei non cercava sofferenze, per il suo primogenito.
Era stato il tempo, paziente, a svelarle i segni della sua cecità. Aveva iniziato a scorgere una timida fiammella nello sguardo del figlio, qualcosa che, ci avrebbe giurato, in passato non c'era. Gli occhi di Alec erano sempre stati splendidi: possedevano la bellezza distante di una sorgente ghiacciata. Ma con Magnus si erano accesi, erano diventati vivi, avevano iniziato a brillare. Attraverso di essi, era riuscita a vedere: non più lo stregone sfacciato che aveva rubato il cuore del figlio, ma la persona gentile che se ne prendeva cura e che, con la sua nobiltà d'animo, gli era pari.
E allora aveva compreso. Alec non aveva mai sfidato la Legge. Al contrario, aveva saputo osservare al di là delle differenze e riconoscere gli stessi valori per cui lottava ogni giorno, scegliendoli ancora una volta. Nel coraggio di quella scelta libera era diventato uomo.
Alec e Magnus si erano incontrati per caso, sulle cime dei muri eretti dagli stereotipi, imparando a percorrerli senza cadere. Avevano attirato sguardi curiosi, speranzosi, desiderosi di cambiamento.
Grazie ai rispettivi ruoli, stavano costruendo adesso un mondo nuovo, in cui Shadowhunters e Nascosti potessero collaborare senza gerarchie. Simbolo di questa svolta culturale era l'adeguamento delle barriere dei vari Istituti, per garantire l'accesso ai delegati di tutte le componenti sociali.
Insieme mostravano ogni giorno, anche ai più scettici, la ricchezza sfaccettata di un sentimento capace di resistere, di ispirare, di volare.

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