Vivere in un sogno

By Roxy-00

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"A volte bisogna stare attenti a ciò che si desidera." ~ Zelja Moose è una ragazza di appena vent'anni con un... More

Il regalo
Uno strano risveglio
Ristoro
La grande notizia
L'inaugurazione
Compere e scoperte
Orgogli e ferite
Il ballo
Il patto
Diversi ideali
Passeggiata
Pirati
In Biblioteca
Paura
Promessa
Regole
Essere pronti a tutto
Nozione base
La voce della conoscenza
Malore
Piccoli sorrisi
Tecniche di lotta
Polpette di cinghiale
Star meglio
Attacco di panico
Timori
Ansie
Una vecchia storia
Aprirsi
Chiedere aiuto
Il piano
Il trenino
Il compleanno
Balli senza regole
Stella Polare
Capitano Jeremia Manto Scuro
Biglietti
Cinematografo

Attacco e Difesa

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By Roxy-00

Dopo quelle leggera discussione finita 'bene', mi sono seduta su un masso quadrato che credo un tempo fosse il piede di una panchina fatta dello stesso materiale. Chissà com'era questo posto prima che venisse dimenticato? Scuoto la testa. Presta attenzione Zelja, le cose che ti sta narrando Terence possono rivelarsi più utili di quanto pensi. Annuisco ai miei stessi pensieri e continuo a guardare il pirata mentre spiega andando avanti ed indietro, mi soffermo in particolar modo sul suo corpo. Non avevo mai avuto modo di guardarlo bene senza che lui mi distraesse con una battutina o il suo fastidioso modo di chiamarmi. Si è tolto il giacchetto e lo ha appoggiato sull'altro masso al mio fianco, porto gli occhi sulle sue braccia. Non è sicuramente muscoloso come tutti gli altri pirati che ho visto in quella locanda, ma c'è da dire che lui è uno dei più giovani.

I miei occhi vengono attirati nuovamente dal suo tatuaggio, lo avevo già intravisto mentre sfidava quel suo compagno a braccio di ferro. Com'è che si chiamava? Lukin? Luvid? Luduv? Ah, lasciamo perdere non lo ricordo, non è importante. Questa volta lo vedo meglio, la posizione in cui si è appena fermato mi da modo di capire cos'ha disegnato sul suo braccio: è un ancora. Chissà se possiede solo questo tatuaggio? Noto i suoi occhi che incrociano i miei... beccata. Distolgo subito lo sguardo, lui si schiarisce la voce e alza un sopracciglio. Vedendo che io faccio finta di nulla, sospira pesantemente.

"Capisco che sono un gran bel tipo, ma vorrei che prestassi attenzione alle mie parole piuttosto che ai muscoli delle mie braccia." schiudo leggermente le labbra per poi ridacchiare "Che hai da ridere?"

"Ho visto pirati più muscolosi di te nella locanda."

Lui alza le spalle "È vero, non posso negarlo. Ho ancora un po' di massa da mettere su, ma ciò non toglie che tu stessi guardando me. Allora?"

Sospiro "Mi sono distratta a guardare il tuo tatuaggio, scusami." poggio il gomito sul mio ginocchio e il mento sulla mia mano "Ne ho visti tanti sui tuoi compagni, ma pare che tu ne abbia solo uno."

"Ne ho tre." dice portando l'attenzione sul tatuaggio sul suo braccio.

"Ah si? E dove sono gli altri due?" chiedo curiosa.

"Siamo qui per apprendere non per parlare dei miei tatuaggi."

Alzo gli occhi al cielo "Tu vuoi che io ti parli di me, ma tu nemmeno ci provi a non far andare la conversazione in un unico senso. Potresti parlarmi un po' di te."

Si massaggia la tempia sospirando "Eviteremo di perdere altro tempo dopo?"

"Si!" annuisco subito.

Mi fa cenno di avvicinarmi, io mi alzo in piedi e vado verso di lui "Questo sul braccio lo hai già visto, è una semplice ancora." si abbassa leggermente la manica della maglia che indossa e mi mostra la sua spalla destra "Questo è il volto di un lupo, forte e fedele animale." poi si scopre il petto, sempre dal lato destro "E qui c'è lui."

"Uno simbolo Yin-Yang?" chiedo piegando leggermente la testa.

"Esatto, ma non è un semplice cerchio di due colori del tutto diversi, come pensano in molti. Ha un significato più grande di quel che si può credere, almeno per me."

"Quindi non sono fatti solo per estetica?"

"I tatuaggi non sono così superficiali. Ogni tatuaggio ha un significato o, almeno, racconta una storia che solo chi lo possiede conosce. Non vanno presi così alla leggera."

"E che significato hanno per te?"

Lui alza le spalle "Facciamo che te ne svelerò uno quando non sarai più del tutto incapace con quel pugnale."

Sbuffo "Certo che sei antipatico." prima di allontanarmi gli porgo un'altra domanda "Come li fate?"

"Perché tanta curiosità? Vuoi fartene uno? Lascia perdere, non reggeresti il dolore." sorride.

"Fa così male?"

"Te lo farò capire rispondendo alla tua domanda. I materiali da utilizzare sono semplici e facili da trovare, basta avere un ago e dell'inchiostro. Chiunque in una ciurma ne ha almeno uno e, chi non lo ha, gli viene fatto appena ne entra a far parte. Diciamo che è come una prima prova di resistenza, se non sei in grado di reggere al dolore che ti provoca un ago bollente intriso nell'inchiestro che viene battuto costantemente sulla tua pelle, allora non sei in grado di resistere a nulla."

La mia faccia assume una smorfia dolorante al sol pensiero "Deve far molto male... siete tutti capaci di farne uno?"

"Con le mie doti artistiche, al massimo, saprei disegnarti un omino striminzito. È saresti fortunata se riusciresti a distinguere le mani dai piedi." ride "Nella nostra ciurma di solito se ne occupa Luduwig, l'uomo con il quale mi stavo sfidando a braccio di ferro."

"Quindi te li ha fatti lui?"

Annuisce "Si, ma solo due."

"E l'altro chi te lo ha fatto?" lo guardo confusa.

"Non te lo dirò. Solo quando saprai maneggiare il pugnale."

"E va bene." alzo gli occhi "Comunque, Luduwig è davvero bravo."

"Gli riferirò i complimenti, ora riprendiamo."

Mi fa cenno di tornare a sedermi, non obbietto. È già molto che abbia parlato così tanto con me senza giudicarmi in base a dove provengo e anche aprendosi leggermente direi. È la prima volta da quando l'ho conosciuto, è come se avesse un muro che lo divide da me, si mantiene sulla difensiva come se io stessi per attaccarlo da un momento all'altro. Chissà chi era lui prima di entrare a far parte della ciurma di Manto Scuro? Abitava qui ad Orys o viene da tutt'altre terre? E perché ha scelto la vita del pirata? Un ragazzo giovane come lui poteva aspirare a ben altro, poteva provare a costruirsi un proprio futuro redditizio. Ha sicuramente molti segreti dietro al suo essere e, molto probabilmente, uno di questi ha anche a che fare con la cicatrice che ha sul volto per la quale lo chiamano Scar. I miei pensieri vengono interrotti da lui che prende il suo pugnale dal fodero che ha sul fianco, lo guarda e poi rivolge la sua attenzione su di me.

"Prima di tutto, ti insegnerò a come muoverti fra la gente con indosso un pugnale. Potrebbe sembrare banale ma è una delle cose più importanti per cominciare. Quindi, prestami un'assoluta attenzione." si avvicina me "Prima di tutto, come ti ho già detto, il pugnale deve essere nascosto dalla vista di chi ti sta intorno. Nessuno deve immaginare che tu sia pronta a difenderti in qualsiasi situazione, la cosa che più mette in difficoltà gli assalitori è l'effetto sorpresa. Nessun uomo o donna potrebbe mai immaginare che una fanciulla come te abbia con sè un'arma così pericolosa, sfrutta questo dettaglio a tuo favore."

"E se fossi io a voler minacciare?" chiedo guardandolo.

"Era proprio qui che volevo arrivare." si alza e fa alzare anche me ponendomi davanti a lui "Ti avverto, scordati completamente di tutte le scene d'azione che hai letto nei tuoi stupidi romanzi che avevi nella biblioteca della tua lussuosa casa." porta il pugnale con la punta rivolta alla mia pancia "La probabilità che qualcuno venga a minacciarti puntandoti l'arma in questo modo..." la sposta verso il mio collo "...o in questo, sono pari a quelle di vedere il Re dei mari che viene a catturati con un retino e un tridente." allontana l'arma da me "Chi ha intenzione di minacciare, non sbandiera l'arma davanti a tutta la folla di persone che si aggira intorno a lui. Ad esempio, se io voglio minacciarti, porto l'arma i più possibile vicino a me. La poggio sulla mia gamba e faccio battere la lama sulla mia coscia, oppure, tengo il manico con la mano e la lama nascosta nella manica del mio giacchetto." mi mostra cio che ha appena detto a parole "Facendo così tu sai che io ho un'arma e se dovessi avvicinarmi in questo modo..." porta una mano dietro il mio collo, il pugnale che batte sulla sua coscia e i suoi occhi nei miei "Tu non avresti alcun modo di reagire."

Ricambio il suo sguardo "Potrei provare a tirarti via l'arma, no?"

"Provaci." porto il mio sguardo dai suoi occhi al pugnale, allungo una mano velocemente per tirargli via l'arma, ma lui la alza subito e mi ritrovo la punta a pochi centimetri dalla mia tempia "Pare non abbia funzionato." sorride.

"Fammi riprovare."

Nemmeno mi risponde, come se si aspettasse quella mia frase. Ci rimettiamo nella stessa posizione di prima. Questa volta me la studio diversamente, guardo il braccio che ha dietro al mio collo. Se riuscissi a scappare dalla presa, avrei modo di allontanarmi abbastanza da non permettere alla lama di raggiungermi, giusto? Proviamo. Porto le mani sul suo braccio, giro in modo da dargli le spalle e mi do una spinta in avanti. Neanche il tempo di allontanarmi del tutto, che sento la punta della lama prima sfiorarmi la schiena e poi il suo braccio avvolgermi proprio all'altezza del collo, vedo la lama a pochi centimetri dal mio viso. È così linda che mi ci potrei riflettere, deve tenerci alle sue armi.

"Di male in peggio." commenta lui "Mi hai dato modo di ferirti e, per di più, di bloccarti a me." dice parlandomi proprio accanto al viso.

Quella vicinanza mi imbarazza leggermente "Si, okay, ho capito. Ma adesso lasciami."

Lo sento ridacchiare mentre mi lascia "Vuoi provare ancora?"

"Si."

Rispondo in modo deciso mentre mi rimetto nella posizione iniziale, quel ghigno che ha sulle labbra è davvero insopportabile. Come se sapesse che sto per sbagliare di nuovo e, purtroppo, lo so anche io. Faccio esattamente la stessa mossa che ho fatto al primo tentativo, cerco di sottrargli l'arma. Lui fa lo stesso gesto per portare la sua arma contro la mia tempia ma io alzo repentinamente il braccio bloccando la sua traiettoria. Si! Così! Sto quasi per festeggiare la mia riuscita, invece lui non lo tocca nemmeno il mio braccio, scivola subito sotto e porta la lama del pugnale contro il mio viso.

"Sei stata più veloce ma era la strategia sbagliata. Il pugnale non è un pugno, non può essere bloccato così facilmente."

"Ci deve pur essere un modo!" lo guardo mentre lui allontana l'arma da me.

"Un modo c'è, solo che tu ancora non lo conosci. Ed io non te lo dirò, almeno fin quando non le avrai provate tutte."

Sospiro "Ancora!"

Lui annuisce, credo apprezzi questa mia volontà nel voler apprendere. Ci riprovo come minimo altre cinque volte. Ma ogni volta il suo pugnale riusce a raggiungere il mio corpo, se fosse stato un vero scontro sarei morta da un bel po'. Sospiro respirando un po' affannosamente quando vengo bloccata ancora una volta con la schiena contro il suo petto e il pugnale a pochi centimetri da me. Davvero non so che strategia utilizzare, mi vengono tutte bocciate da due semplici mosse. Persino provare a tirargli un calcio nelle parti basse non ha funzionato, anzi, ha solo scatenato una sua fragorosa risata. I miei pensieri vengono interrotti quando nel momento esatto in cui lui mi sta per lasciare, qualcosa di luminoso riflette sul suo pugnale colpendomi dritta al viso. Mi volto subito verso di lui.

"Cos'era?"

"Quello? Un raggio di sole."

"Il sole?!" esclamo. Solo ora noto che sta sorgendo proprio dietro le case intorno a noi.

"Si, in che altro modo lo chiami tu?" mi prende in giro.

"Cavolo! Devo andare via subito!" mi avvicino al masso sul quale ero seduta e prendo il mio pugnale.

"Hey, aspetta! Non abbiamo finito!"

"Si invece! Per stasera abbiamo finito!"

Non lo saluto nemmeno, corro via per il vicolo che avevamo percorso insieme per quelli che mi sembravano pochi minuti fa. Invece, sono passate ore. Spero di non perdermi proprio ora, sono maledettamente in ritardo! Corro come se fossi inseguita da una mandria di tori imbufaliti. Raggiungo la locanda e vedo il mio cavallo lì legato ad attendermi. Slego le redini e gli salgo in groppa velocemente, lo allontano dal palo e lo incito a correre. Andiamo così veloci che raggiungiamo casa in almeno cinque minuti. Riporto il mio fidato destriero nella sua stalla e gli do cibo e acqua, prima di dirigermi verso l'entrata di casa. Apro la porta silenziosamente, la richiudo allo stesso modo, poggio le chiavi al loro posto e mi sfilo via le scarpe. Le prendo fra le mani e a punta di piedi mi dirigo al piano superiore, vado verso la camera di mia cugina, ho lasciato lì la mia camicia da notte. Apro la porta e lei sobbalza leggermente quando la richiudo.

"Zelja? È mattina! Che fine avevi fatto? Stavo già pensando a che razza di scusa inventarmi per la tua scomparsa!" mi sussurra.

"Lo so, lo so, scusami. Il tempo è volato e io non me ne sono resa conto."

Lei si alza completamente dal letto "Forza, sbrigati a spogliarti. Sai che le domestiche sono mattutine e tu devi tornare in camera prima che loro inizino a girare per casa."

Faccio come mi dice, mi spoglio velocemente di tutti gli indumenti. Glieli porgo e lei provvede a nasconderli insieme al pugnale, indosso la mia camicia da notte e guardo Elisabeth. Lei mi fa cenno di uscire subito dalla sua stanza, non mi chiede nulla, sa che non è il momento e che ne avremmo parlato domani. Mi avvicino alla porta con lei proprio dietro di me, io mi volto e la abbraccio forte per ringraziarla del suo aiuto. Esco dalla sua camera ma vedo che lei non rientra il capo nemmeno quando inizio ad andare verso la mia, è un vero angelo, potrebbe mettersi nei guai solo per me. Quando sto per aprire la porta della mia camera, sento dei passi, mi blocco completamente con la paura che qualcuno possa vedermi.

"Ignes!" la voce di Elisabeth rompe il silenzio.

"Signorina Elisabeth, cosa ci fate già sveglia?"

"Ho sentito dei rumori che mi hanno svegliata, temo che un topo sia presente nella mia camera."

"Signorina, non credo che un topo sia nella sua camera. Abbiamo ripulito ieri l'intera stanza."

"Ne sono a conoscenza ma vorrei comunque che voi deste un'occhiata, giusto per sentirmi più sicura."

"Va bene, signorina."

Il corridoio ritorna ad essere silenzioso pochi attimi dopo, proprio quando la porta della stanza di mia cugina si richiude. A quel punto io apro la mia per richiudermela velocemente dietro alle spalle, mi dirigo verso il mio letto completamente a pezzi. Sia a causa della paura che a causa del sonno perso, alzo le coperte e mi infilo sotto di esse. Proprio quando poggio la testa sul cuscino, sento l'orologio del piano di sotto rintoccare emettendo tre volte lo stesso suono. Sono le sei del mattino. Questa volta me la sono cavata ma dovorò fare più attenzione da oggi in poi, se venissi scoperta tutto ciò che sto facendo risulterebbe vano. Anche se... per quanto io ne sappia, potrebbe finire tutto anche adesso. Solo il tempo di richiudere gli occhi per poi risvegliarmi di nuovo nella mia vera casa.

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