Figli Di Malandrini / Harry P...

By rionseyer_

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Se tutti e tre i malandrini avessero avuto dei figli che riuscirono a riportare in vita i genitori, ormai def... More

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By rionseyer_

È il 9 Giugno 1991, quando a casa di Harry arriva una strana lettera in mezzo al resto della posta, è in una busta giallastra con uno stemma rosso che rappresenta una H sulla facciata principale, mentre sul retro c'è scritto il suo nome con indirizzo di casa e anche il nome della sua camera con un inchiostro verde scuro e una scrittura che sembra fatta a mano. Porta il resto della posta ai suoi zii, con cui abita da 10 anni dopo che il padre e la madre morirono in un incidente, o almeno è cosi che gli dissero; appena suo cugino, Dudley Dursley, si accorse che c'era una lettera per lui gliela strappò dalle mani e la consegnò allo zio: "Papà guarda! È arrivata una lettera per Harry!" disse urlando; non era mai arrivata della posta per lui, anche perché da quando stava con i Dursley, lui non aveva amici e non gli permettevano di uscire per farseli, quindi era strano che qualcuno gli avesse scritto. "Una lettera per Harry? Ma chi gli scriverebbe mai?" disse zio Vernon guardando la moglie Petunia, prese la lettera e, dopo averla letta, la sua espressione cambiò, da una divertita a una preoccupata, guardò nuovamente la moglie e ordinò ai due ragazzi di uscire dalla stanza, Harry ubbidì subito mentre Dudley fece i capricci, com'era suo solito fare, ricevendo una sgridata dal padre. Quando anche Dudley uscì dalla stanza, i due chiusero la porta e dal corridoio di fronte si potevano sentire le urla preoccupate dello zio e le parole rabbiose dette della zia: "Non può essere un mostro come lei, no!" "Ah quel ragazzo ne combina sempre una più stramba dell'altra!" "Lui non andrà lì! In quel posto di pazzi!" "Ah se ci rimette la pelle io non mi assumo responsabilità" "Ah, ma non mi importa di lui! Non spenderò soldi per quello svitato di mio nipote!" ,Harry non aveva capito niente, perché gli zii si sono arrabbiati così tanto leggendo quella lettera? E soprattutto chi gliel'aveva mandata e cosa c'era scritto dentro? Che intendevano per "quel posto di pazzi"? Non lo sapeva ma giurò a se stesso di scoprirlo.

***
Nel mentre, anche a casa McGonagall era arrivata una lettera, legata alla zampa di una civetta bianca che si era posata sul davanzale di una finestra della stanza di Dalia, al piano di sopra, lei aprì la finestra e fece entrare il pennuto, prese la lettera e lasciò volare via la civetta. Si sedette sul suo letto a gambe incrociate osservando la strana lettera, anche lei aveva una busta giallastra con uno stemma rosso che la teneva ben chiusa e una scritta verde scuro sul retro, presa dalla curiosità l'aprì e iniziò a leggerla ad alta voce:" Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, direttore Albus Silente. Cara Signorina Black, siamo lieti di informarla che lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie. I corsi avranno inizio il 1° Settembre, restiamo in attesa della sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio. Con ossequi Minerva McGranitt, Vicedirettrice." Dalia lesse e rilesse quella lettera per più di mezz'ora, non riusciva a credere di essere una strega e questa era la prova che quella lettera che trovò qualche settimana fa in soffitta, mentre la puliva, in una scatola piena di foto e altre lettere, non diceva sciocchezze. Era identica a questa, solo che diceva "Cara Signorina McGonagall" sua madre. Ma perché i suoi nonni, con cui viveva da 10 anni dopo l'omicidio della madre e l'arresto del padre, non gli avevano mai detto che sua madre era una strega? Magari i suoi nonni non era contenti di quello che era? Dalia aveva un sacco di domande e giurò a se stessa di trovare le risposte, ma di una cosa era sicura al cento per cento, i nonni non l'avrebbero mai lasciata andare ad Hogwarts, così decise di pensare ad un piano, ma non prima di aver risposto alla lettera della scuola.

***
Sempre lo stesso giorno, a casa di Teddy Lupin arrivo un gufo marrone con una lettera uguale a quella degli altri due, il gufo si posò sul davanzale della cucina dove Remus leggeva un giornale sorseggiando un buon thè al limone, mentre sua moglie, Ninfadora Tonks, stava preparando dei toast al cioccolato. Il gufo picchiettò sulla finestra più e più volte finché Remus alzò lo sguardo e vide il volatile che stava quasi per spaccare il vetro, posò il giornale e si precipitò alla finestra, quando l'aprì prese la lettera e lasciò andare il gufo, che prima di prendere il volo gli lasciò una beccata sul dito per averlo fatto aspettare:" AHHHH! MALEDETTO UCCELLO!" imprecò l'uomo al pennuto mentre Dora guardava la scena ridendo da vicino ai fornelli:
"Allora per chi è?" chiese la donna:" È per...Teddy...OH...Da Hogwarts!" disse tutto eccitato all'idea che il figlio frequentasse la stessa scuola dove lui ha passato gli anni migliori della sua vita. "Allora che aspetti?! Vallo a svegliare! Corri!" gli disse Dora ridendo nel vedere il marito felice come un bambino a Pasqua. Remus corse per le scale, spalancò la porta della camera di Teddy, che sentendo il gran tonfo, si svegliò ritrovandosi il padre sopra di lui che saltava sul letto sventolando la lettera in aria, urlando:" Sveglia campione! Guarda, guarda, guarda!" "Cosa cosa?! Che devo guardare? Dove? Che giorno è?" disse Teddy ancora assonnato che non capiva che stesse succedendo: "È arrivata! È arrivata!"
"Cosa? Cosa è arrivata?" Disse cercando di calmare il padre che gli stava schiacciando la schiena sotto al suo peso: "La tua lettera per l'ammissione a Hogwarts!" appena sentì quel nome, Teddy scattò da sopra al letto afferrando la lettera che aveva Remus tra le mani, facendolo cadere giù. Si stropicciò gli occhi per vedere meglio la lettera e vedendo lo stemma rosso con la H iniziò a saltare per tutta la stanza e insieme al padre a cantare:" Chi andrà ad Hogwarts?! Teddy andrà ad Hogwarts!" Quel canto venne interrotto dalla voce di Dora che urlava:" È pronto! Scendete!" Teddy annusando l'aria con più attenzione sentì il fantastico odore del cioccolato sciolto nei toast, guardò il padre negli occhi, che come lui aveva sentito quel odore sublime e corserò giù dalle scale, facendo a gara per chi arrivava primo, ma per loro sfortuna, avevano ancora le coperte ai piedi. Arrivarono alla fine delle scale entrambi attorcigliati attorno alla coperta blu scuro, con il sottofondo delle risate di Dora che si era appoggiata al tavolo con un braccio e con l'altro si teneva la pancia che gli faceva male dal ridere, i due si guardarono e accorgendosi della situazione scoppiarono a ridere anche loro, cercando di liberarsi dalle grinfie della coperta per sedersi a tavola. Dopo un'oretta erano tutti a tavola, Teddy leggeva la lettera di ammissione con tutto l'occorrente ad alta voce mentre Remus, a fianco a lui, mangiava i toast e guardava il figlio con occhi sognanti e gli vennero in mente tutti i ricordi di Hogwarts ai suoi tempi, mentre Dora sorseggiando il caffè ascoltava il figlio e osservava suo marito con uno guardo sognante e gli occhi lucidi, lei già sapeva a cosa stava pensando così non disse niente per non interrompere il suo viaggio nei ricordi.

Una settimana dopo l'arrivo della lettera di ammissione, Teddy si decise ad andare a comprare l'occorrente a Diagon Alley con Remus e Ninfadora, arrivati lì con la polvere magica, si divisero, Dora doveva occuparsi dei libri e di prendergli un animaletto e lasciò andare i due a comprare il resto. Remus decise di andare prima da Olivander, così arrivati davanti al suo negozio, entrarono ma non trovarono nessuno:" C'è qualcuno? Signor Olivander?" disse Teddy che non ricevette risposta, dopo pochi minuti Olivander sbucò da dietro uno scaffale sopra una scala con le rotelle:" eccomi!" urlo facendo spaventare i due:" Salve Olivander, mi servirebbe una bacchetta per mio figlio" disse Remus "Ah ciao Remus! Da quanto tempo! È il suo primo anno deduco" "Eh già!" disse Remus con tono fiero, così Olivander andò dietro uno scaffale e ne tirò fuori una scatolina bianca, lunga e sottile. Olivander la aprì e porse a Teddy una bacchetta scura classica con l'impugnatura rettangolare e qualche striscia d'oro qua e là:"Legno di Alloro, 12 pollici, flessibile, corda di cuore di drago. Tieni provala!" lo incoraggiò Olivander, Teddy prese la bacchetta e l'agitó facendo volare dei fogli dal tavolo "Ops...scusi!" si scusò Teddy grattandosi la nuca "Tranquillo, cose di tutti i giorni" disse Olivander ridendo, nel vede il ragazzino imbarazzato e a Remus scappo una risata, che zittì subito vedendo lo sguardo del figlio. Rimise la bacchetta a posto e ne prese un'altra con una scatola più scura e delle linee color oro sopra, l'aprí e tirò fuori una bacchetta con la punta molto chiara e l' impugnatura scura, anche essa molto classica se non per delle piccole curve sull' impugnatura "Legno di Acero, 13 pollici, flessibile, capelli di Veela, sono sicuro che questa fa al caso tuo!" detto questo Teddy presse la bacchetta e quando l'agitò una folata di un vento lieve gli scompiglio i capelli blu cielo "È questa! Ne ero sicuro" detto questo Teddy prese la bacchetta mentre Remus pagò e uscirono dal negozio. Si precipitarono a prendere l' uniforme, mentre la sarta prendeva le misure e iniziava a cucire, Remus notò che Teddy teneva gli occhi puntati su qualcosa, segui lo sguardo del ragazzo che cadde sulla vetrina di fronte dove c'era esposto un calderone in rame di misura 2, a Teddy interessava molto pozioni, fatto stava che da grande diceva di voler essere un medimago e Remus di questo era molto contento. Quando la sarta finì il suo lavoro, pagarono e uscirono a cercare Dora, che videro uscire dal negozio di animali con un bel gufo grigio chiaro con qualche piuma bianca qua e là, due occhi verdi e un becco molto grande arancione scuro "Come lo chiamerai?" gli chiese Dora "Non lo so, devo pensarci" Dora annuì e insieme ai due si incamminarono per tornare a casa.

***
Erano passate quasi due settimane da quando Dalia aveva ricevuto la lettera di ammissione ad Hogwarts, la nascose in un cassetto che i suoi nonni credevano bloccato e che solo lei riusciva ad aprire, nel mentre aveva fatto un po'di ricerche su in soffitta trovando la vecchia bacchetta di sua madre, con la punta quasi tendente al bianco e l'impugnatura nera con delle rientranze simmetriche, che decise di portare con sé in suo ricordo, insieme ad una foto di lei da giovane con un ragazzo alto, con capelli scuri ed occhi grigi, mano nella mano in riva ad un lago, l'uomo aveva i suoi stessi occhi, doveva essere suo padre. Quel giorno sarebbe dovuta andare a comprare il necessario, i nonni dovevano uscire e non sarebberò tornati prima dell 7 di sera, aveva tutto il tempo che le serviva, così nell'attesa che loro se ne andassero iniziò a leggere dei libri, che aveva trovato in soffitta, che spiegavano dove andare a comprare tutto l'occorrente e come andarci, Dalia lesse e rilesse più e più volte e aveva capito perfettamente come fare, così non gli restava nient'altro che aspettare. Verso le 2 del pomeriggio i nonni uscirono, Dalia aspettò di non vederli più, poi corse a mettersi un giubbino, prese la lista del occorrente e si incamminò verso un bar vicino casa sua, il bar si chiamava Le 7 Meraviglie Del Caffé, lei entrò e si diresse verso il bagno, doveva entrare nello scompartimento centrale, chiudere la porta e provare a riaprirla al contrario, fece come scritto nel libro e quando la riaprì si ritrovo in mezzo a tantissima gente ed esultò dentro di se. Decise di incominciare dalla bacchetta e doveva trovare un certo Olivander, vagò un po' per i vari cartelli stradali fino a ritrovarsi di fronte ad Olivander; entrò e subito un uomo spuntò da sotto al bancone:" Salve signorina! Posso esserle utile?" le chiese Olivander "Oh si grazie, lei è il signor Olivander? Mi servirebbe una bacchetta" "Si sono proprio io! Sei del primo anno giusto?" e Dalia annuì un po' spaventata, mentre si avvicinava al bancone. Olivander girò per i vari scaffali per poi tirare fuori una scatolina chiara a tinta unita, la posò sul bancone e ne tirò fuori una bacchetta marroncino scuro, con la punta sottile e l'impugnatura squadrata alla fine, con delle rientranze color oro lungo tutta la bacchetta:"Legno di Ciliegio, 13 pollici, flessibile, nucleo di corda di cuore di drago, prendila e agitarla. Questa volta sono sicuro di prenderci al primo tentativo" sussurrò tra se e se l'ultima frase; Dalia la prese e l'agitó facendo alzare da terra delle foglie che le volarono a torno per poi posarsi dolcemente:"Si!" esultò tra se e se Olivander per averci preso al primo tentativo, così Dalia lo ringraziò e uscì dal negozio. Passò prima a prendere l'uniforme, poi i libri e il restante. Poteva portare con se anche un animale, ma non sapendo dove nasconderlo fino a Settembre decise che ne avrei fatto a meno, anche se ne desiderava uno fin da piccola, ma cercò di non pensarci e tornò a casa. Arrivò alle 5 e mezza, così aveva tutto il tempo di nascondere gli acquisti fatti; salì su in camera sua, smontò un paio di travi del parché e ci infilò la borsa con i libri, la bacchetta e lo scatolo con l'uniforme, e quando fu tutto in ordine, tirò un sospiro di sollievo. Stava andando tutto secondo i suoi piani, una mossa sbagliata e tanti saluti Hogwarts, non poteva permettersi uno sbaglio del genere.

***
Nei giorni a venire, la casa di Harry fu letteralmente riempita di lettere e gufi, ogni giorno arrivavano cinque o sei lettere e ogni giorno, il gufo che le portava si appoggiava sul albero davanti alla finestra, insieme agli altri prima di lui. Zio Vernon e zia Petunia erano arrabbiati più del solito con lui, perché secondo loro era colpa sua se arrivavano così tante lettere. Intanto Harry cercava di capire cosa ci fosse scritto al loro interno, ma ogni volta che riusciva ad averla tra le mani, lo zio gliela strappava prima che potesse aprirla. Una domenica, zio Vernon si alzò di buon umore e entrò in cucina esultando mentre Harry preparava la colazione:
"Ahh! Che bella la domenica! E sapete perché?" "Perché?" rispose Dudley "Niente posta la domenica!" appena zio Vernon finì la sua frase con un tono vittorioso, si sentì una specie di terremoto che fece muovere il lampadario e i bicchieri di cristallo in una mensola della cucina, e pochi secondi dopo le finestre si spalancarono facendo entrare dozzine di gufi con delle lettere che lasciarono cadere sullo zio e su Dudley. Dal camino uscirono altre migliaia di lettere che ricoprirono tutto il salotto, Harry a quella scena salì in piedi sul tavolo e saltò cercando di afferrare almeno una lettera, ma lo zio Vernon lo fece cadere rompendogli ancora di più gli occhiali e mentre i gufi continuavano ad entrare e uscire lo zio urlò:" ANDIAMO VIA DA QUI!". In venti minuti prese le valigie e le riempì col minimo indispensabile, prese la moglie, Dudley ed Harry, li carico in macchina e partì. Harry a quella scena rimase paralizzato senza fare niente, lo zio per strada tirò fuori una cartina e segnò un punto su di essa con un pennarello rosso, zia Petunia gli dava indicazioni mentre lui guidava, Dudley, che era seduto dietro con Harry e lo guardava con fare interrogativo e rabbioso allo stesso tempo, così Harry si girò a guardare fuori dal finestrino, evitando il suo sguardo e intanto cercava di capire del perché di tutto questo. Erano in macchina da più di 6 ore, e quando finalmente la macchina si fermò era quasi sera, Harry scese e si trovò su un molo, con una barca e in lontananza, in mezzo al mare, c'era un grandissimo faro che veniva bagnato dalle onde del mare agitato che si abbattevano su di esso, zio Vernon fece un sospiro di sollievo, come se stesse trattenendo l'aria da quando erano partiti:"Ahhhh! Pace" esclamò prima di farli salire sulla barca e di iniziare a remare verso il faro. Si sistemarono lì per la notte, cera una sola camera da letto al piano superiore del faro, al piano terra c'era una piccola cucina in un angolo, un divano di media dimensione era posizionato davanti ad un camino vecchio e impolverato, con un tavolino di vetro tra i due. Zia Petunia e Zio Vernon andarono a dormire nella camera da letto, Dudley dormiva sul divano con una coperta di cotone a dosso mentre Harry dormiva a terra, con un cuscino rotto e una coperta leggera; era quasi passata la mezzanotte, il giorno dopo era il compleanno di Harry, il 31 Luglio, ma come sempre, gli zii lo avevano scordato e lui festeggiò con la sua immaginazione, scrivendo sulla sabbia fredda degli auguri e con un bastoncino trovato lì fece la candelina, e quando scoccò la mezzanotte sussurrò:"Tanti auguri Harry..." e fece per soffiare sul bastoncino, quando la porta venne buttata giù e un uomo gigante con una barba lunghissima, degli occhialoni da moto e un vecchio ombrello in mano ne varcò la soglia. Harry si alzò di scatto e indietreggiò di un passo rimanendo poi in mobile, Dudley scattò in piedi e si nascose dietro al divano, mentre zio Vernon correva giù per le scale impugnando un fucile, seguito da zia Petunia accucciata dietro di lui :"Che succede qui?" tuonò lo zio mentre l'omone, che aveva sfondato la porta, la rialzava e la chiudeva,si girò a guardare tutti e si fermò con lo sguardo su Harry:" Oh ciao Harry!" disse mentre Harry lo guardava stranito "Tu chi sei e come fai a conoscermi?" chiese il ragazzino"Io sono Rubeus Hagrid! L'uomo che 10 anni fa è stato costretto a lasciarti con questi babbani!" disse Hagrid, pronunciando in modo disgustato l'ultima parola "Che sono i babbani?" "Sono persone senza poteri magici, tipo lui!" E indicò Dudley ancora dietro al divano "Senza...cosa?" Harry era abbastanza incredulo, che significa "senza poteri magici"? Gli zii gli ripetevano fin da quando era piccolo che la magia non esiste e che doveva metterlo bene in testa. "Senza magia! Vedi loro non hanno poteri magici, a differenza di te, non sono ne maghi e ne streghe" "Io sono un...cosa?" "Tu sei un mago Harry! Un mago coi fiocchi devo dire!" "No aspetta Hagrid, io non sono una mago, la magia non esiste!" disse Harry con un tono tra l'essere confuso e un po' impaurito "Come la magia non esiste?" chiese Hagrid per poi voltarsi verso gli zii "Non gli avete detto niente?" disse Hagrid evidentemente arrabbiato "Lui non andrà in quella scuola di pazzi sfegatati! Con quel preside pazzo e quei ragazzi indisciplinati!" urlò la zia Petunia "E io non caccerò un solo centesimo per lui!" aggiunse zio Vernon col fucile puntato contro di lui "Come osate voi luridi babbani ad insultare il più grande mago di tutti i tempi, non che preside di Hogwarts, Albus Silente!" urlò Hagrid avvicinandosi allo zio, gli sfilò il fucile dalle mani e lo piegò in due come se fosse un pezzo di carta, e glielo ristituì. Lo zio lo guardò impaurito e indietreggiò per poi fissare il fucile piegato con stupore mischiato alla paura. Hagrid si andò a sedere sul divano, e con un colpo di ombrello sul camino, accese un fuoco al suo interno. Harry stava a debita distanza da lui, mentre lo guardava confuso:" Vedi Harry, esiste un altro mondo, diverso da questo babbano, noi li abbiamo la magia e la gente è molto più intelligente di questi tre qui dietro!" disse Hagrid indicando con un cenno della detta gli zii dietro di lui, Harry li guardò e si trattenne dal ridere; poi Hagrid riprese:"Che cosa ti hanno raccontato sui tuoi genitori?" gli chiese Hagrid "Mi hanno detto che sono morti in un incidente stradale, dicono che mio padre era uno scansafatiche e mia madre una fannullona e...." disse Harry che venne interrotto da Hagrid "Oh Harry! Non credere a queste sciocchezze! Ti hanno fatto il lavaggio del cervello!" disse guardando con uno sguardo di fuoco gli zii "Vedi Harry, tuo padre era una bravissima persona, e soprattutto un bravissimo giocatore di Quidditch, mentre tua madre è la strega nata babbana più geniale di tutta Hogwarts! Entrambi sono morti, sì, ma non per un incidente stradale, sono morti per salvarti quando la sera della giorno di Halloween del 1981, un potentissimo stregone di cui non si può dire il nome, era andato a casa loro per ucciderti ma l'amore di tua madre e gli incantesimi di tuo padre glielo impedirono, così che la maledizione che ti lanciò rimbalzo su di te e lo colpì, uccidendolo quasi. Ecco il perché di quella cicatrice!" disse indicando la cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Harry si toccò la cicatrice e rimase sconvolto, ha vissuto tutti questi anni nella menzogna, con il pensiero che i suoi genitori erano solo degli incapaci, invece non era vero; un senso di rabbia percorse la mente di Harry, che girò lo guardo di fuoco sugli zii, che guardavano la scena e parlavano tra di loro per cercare di intervenire. Dopo pochi secondi, Hagrid riprese parola:" Oh Harry! Quasi dimenticavo! Tieni questa è per te! È un po' schiacciata perché mi ci sono seduto sopra, ma è ancora buona" disse porgendo a Harry uno scatolo schiacciato,Harry lo aprì e vi trovò una tornata bianca con una scritta blu che diceva "Tanti Auguri Harry", lui la osservò stupito e alzò lo sguardo su Hagrid "Sapevo che era il tuo compleanno e non potevo presentarmi a mani nude" "Grazie mille Hagrid! Nessuno mi aveva mai comprato niente, ti ringrazio!". Hagrid aggiunse:"Allora vogliamo andare a comprare l'occorrente?" "Lui non andrà da nessuna parte! io non caccerò neanche un centesimo per lui!" "Non voglio avere un mostro in casa! Come mia sorella!"
disserò zio Vernon e zia Petunia, che avevano trovato il coraggio di opporsi "Voi due non dovrete cacciare nemmeno un galeone! E non decidete nulla! Ora lui viene con me e a voi vi voglio muti!" tuonò Hagrid minacciandoli con l'ombrello, zio Vernon restò in silenzio mentre la moglie indietreggiava, Hagrid prese Harry e prima di andarsene lanciò un incantesimo a Dudley, che gli fece spuntare una grandissima coda da scimmia sul fondoschiena, e così chiuse la porta. Fece salire Harry sul posto da passeggero della moto affianco a lui, si infilò gli occhialoni e partì; la moto iniziò a sollevarsi e dopo pochi minuti Harry si ritrovò a guardare Londra dall'alto su una moto volante, pensava di sognare, così si diede un pizzico sul braccio "AHI! Ok almeno so di essere sveglio!" sussurrò tra se e se, nel mentre il sole stava sorgendo, dopo un po' Hagrid scese e parcheggiò la moto vicino ad un pub, Il Paiolo Magico, entrarono ed Hagrid iniziò a salutare tante persone che guardavano Harry con stupore e intanto parlavano tra di loro a bassa voce, arrivarono al bancone "Oh ciao Hagrid! Il solito?" chiese il barista "Oh si grazie!" e mentre aspettavano arrivò uno signore vicino a loro con uno strano cappello viola in testa "Oh c-c-ciao Ha-Hagrid!" disse l'uomo balbettando "Oh salve professore! Lui è Harry Potter! Harry questo è il professor Rapton di Difese Contro le Arti Oscure" disse Hagrid presentando i due "Oh sa-sa-salve Si-Signor P-Potter! È un inm-m-mendo piacer-re co-conoscerla" disse il professore Raptor stringendo e agitando la mano ad Harry che lo guardava un po' confuso "Salve è un piacere anche per me" e detto questo arrivò l'ordine di Hagrid, un bicchiere di una sostanza rossa da cui usciva del fumo, che butto giù tutto in un sorso, pagarono e andarono dietro al locale, Hagrid con l'ombrello toccò dei mattoni rossi di un muro in seguenza, che si aprirono come un portone lasciando la vista su una strada piena di gente "Eccoci ad Diagon Alley!" disse Hagrid con tono teatrale "Andiamo prima da Olivander?" "Aspetta Hagrid! Io non ho nemmeno un centesimo come farò a pagare tutto?" disse Harry preoccupato, non poteva chiedere dei soldi allo zio Vernon, non glieli avrebbe mai dati. "Ma Harry, pensi veramente ti abbiano lasciato al verde? Sono una delle famiglie più ricche del mondo magico! Andiamo a prenderli alla Gringott" Harry guardò Hagrid incredulo, veramente i suoi genitori erano ricchi? "Cos'è la Gringott?" chiese dopo un po' "È la banca più grande e protetta del mondo magico, è quella lì!" disse indicando un palazzo bianco gigante con la scritta Gringott in argento sopra, entrarono e Harry vide un sacco di uomini di bassa statura con le orecchie a punta e unghie lunghissime lavorarci dentro, disposti intorno a lui come a formare un corridoio, alla fine di questo corridoio c'era un bancone bianco e oro con un uomo di questi con una piuma in mano che scriveva qualcosa su una pergamena "Vedi Harry questi sono dei folletti, stai attento quando parli con loro se la prendono per ogni minima cosa" sussurrò Hagrid, raggiunsero il bancone e Hagrid chiese al folletto dietro al bancone "Il Signor Potter dovrebbe fare un prelievo" "Il Signor Potter?" il folletto si affacciò vedendo Harry sotto al bancone e disse "Ah Harry Potter! Si certo subito! La chiave?" e Hagrid cacciò dalla tasca della giacca una chiave piccola ben dettagliata e la porse al folletto "Ah si e dovrei ritirare una cosa per Albus Silente, ve l'ha comunicato vero?" "O si certo non si preoccupi, seguitemi" Hagrid Harry seguirono il folletto fino ad arrivare ad un portone grigio il folletto la aprì e dall'altro lato c'era una specie di ferrovia come quella delle miniere, li fece accomodare in un carrello e tirando una leva il carrello iniziò a muoversi sempre più velocemente, a Harry sembrava di stare sulle montagne russe come quelle che vedeva in TV degli stupidi programmi televisivi che vedeva Dudley, fecero un paio di giri fino ad arrivare davanti una porta nera gigante con una targhetta d'oro sopra con il numero 687 inciso sopra, il folletto aprì la porta con la chiave che gli aveva dato Hagrid, e al suo interno c'erano montagne e montagne di monete d'oro che Hagrid chiamava Galeoni "Vedi Harry questo è tutto quello che ti hanno lasciato i tuoi genitori! Dai prendi qualche Galeone e andiamo prendine tanti non si sa mai" disse Hagrid, Harry si riempì le tasche di galeoni e poi uscì, il folletto li portò davanti un'altra porta con il numero 713, il folletto l'aprí e al suo interno c'era solo un pacchettino, lo prese e lo porse ad Hagrid, che lo infilò in una delle tante tasche della sua giacca, e così uscirono. Appena fuori dalla Gringott, passarono prima da Olivander, che appena vide Harry disse "Oh Signor Potter! Non vedevo l'ora di incontrarla! Le serve una bacchetta?" "Si grazie Olivander" rispose Hagrid per Harry che era incantato dal vedere tutte quelle scatoline in tutti quegli scaffali, olivander gli fece provare varie bacchette che però non erano quelle giuste così Harry chieste "Come mai non vanno bene queste?" "Vede è la bacchetta a scegliere il mago, Signor Potter! Se quelle non andavano bene evidentemente non erano fatte per lei. Mi chiedo se..." e senza finire la frase andò dietro uno scaffale e tornò con un'altra bacchetta, la prese da dentro una scatola a tinta unita chiusa con un nastro nero "Legno di Agrifoglio, 11 pollici, flessibile, nucleo di piuma di fenice" era una bacchetta bellissima, con la punta marroncino chiaro e l'impugnatura di un marrone più scuro molto particolare, Harry la prese è l'agitò, dalla bacchetta uscirono dei fasci di luce è un venticello lieve gli scompigliò i capelli "È questa! Strano, come questa ne ho venduta solo una oltre a te, ma va bene" e detto questo pagarono e uscirono, andarono dalla sarta per l'uniforme e subito dopo andarono a prendere i libri e il restante. Passarono davanti ad un negozio di animali, Hagrid entrò dentro, facendo aspettare Harry fuori, e uscì con una civetta bianca con delle piume grigio chiaro qua e là, con gli occhi gialli e il becco nero "Tieni Harry questa è per te! Prendila come un regalo di compleanno" disse Hagrid ad Harry che guardava la civetta con occhi sognati "Grazie mille Hagrid, non dovevi" "Oh si che dovevo, dopo averti lasciato con quelli per 10 anni era il minimo" disse Hagrid ridendo mentre tornavano a casa.

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