Nicolas Poussin "Et in Arcadia ego"

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Durante uno dei suoi viaggi a Parigi l'abate Saunière acquistò una riproduzione del famosissimo quadro di Poussin "I pastori d'Arcadia" assieme a una tela del Teniers e una che rappresentava Celestino V°. Tale quadro è stato preso spesso in considerazione dagli studiosi del mistero di Rennes - le - Chateau, poiché in esso compare la famosa scritta "et in Arcadia ego".

Tale scritta, in realtà, aveva già dato il titolo a una nota opera di Giovanni Francesco Barbieri, detto anche "il Guercino", realizzata nel 1618 (vedi foto sopra) e rappresentante due pastori che, uscendo da una foresta, si imbattono in una stran...

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Tale scritta, in realtà, aveva già dato il titolo a una nota opera di Giovanni Francesco Barbieri, detto anche "il Guercino", realizzata nel 1618 (vedi foto sopra) e rappresentante due pastori che, uscendo da una foresta, si imbattono in una strana tomba che riporta, per l'appunto, la scritta "et in Arcadia ego". La particolarità di questo quadro è che diventò presto elemento chiave del movimento culturale Arcadia, che conobbe il suo periodo di massimo splendore intorno a metà del 1600, alla corte di Cristina di Svezia. Ma in cosa consisteva esattamente il movimento culturale che riecheggia nei quadri riportanti la scritta "et in Arcadia ego" ? Questo movimento nasce nell'ambito della "Accademia d'Arcadia" che trova la sua prima formazione nel 1674 e gravita attorno alla figura della famosa regina Cristina di Svezia. La Roma dell'epoca esercitava su di lei un forte potere e fascino.

Contro il fasto e le esagerazioni della Chiesa e contro lo sfarzo senza ritegno dell'ambiente papale, l'Accademia trovò in Cristina un'illuminante voce contraria, tesa alla ricerca della semplicità, della purezza della lingua e dell'essenzialità nelle cose. La musica, l'arte figurativa, l'occultismo, la passione per la collezione di dipinti sono tutti elementi caratterizzanti le linee guida del movimento e i gusti della regina stessa. Sono questi i concetti che sfociano nella formazione definitiva dell'Accademia d'Arcadia nel 1690, a cui parteciparono personaggi illustri quali: il cardinale Albani (il futuro papa Clemente XI°), l'artista Bernini, il musicista Scarlatti, l'erudito Bollori e tanti altri. Nella cultura umanistica, l'Arcadia rievoca un insieme di valori e atteggiamenti che caratterizzarono alcuni gruppi di uomini fin dall'epoca di Virgilio. Fu lui, effettivamente, il primo interprete di Arcadia come luogo spirituale in cui il reale e l'irreale, il mito e l'oggettivo si fondono dando vita a immagini sfumate nel tempo e nello spazio e in cui gli abitanti, fin dalla giovinezza, erano educati al canto.

L'incontro di queste due dimensioni, vere ed autentiche entrambe, sottende il legame insito tra letteratura e pittura, presente nella serie di dipinti inaugurata da Guercino e conclusa da Poussin, in cui simboli ed allegorie richiamano significati reconditi, da scandagliare con interesse ed amorevole cura, per ottenerne una conoscenza nuova, "illuminata" dalla saggezza di coloro che sentivano proprio il compito di tramandarla ai posteri e ai contemporanei attenti.
La frase "et in Arcadia ego" sembra infatti risalire allo scrittore latino Ausonio, in riferimento alla tomba di Terenzio. La traduzione di tale frase, ipotizzato dall'accurata analisi di Panofskij è duplice: "la morte esiste (perfino) in Arcadia " oppure "Io vissi in Arcadia".

Quest'interpretazione richiama sempre lo stesso concetto della condizione precaria e transitoria della vita umana. In realtà il termine "Arcadico" e la sua accezione sottesa hanno subito, nei secoli, profonde trasformazioni. Grazie ad un saggio di Curtis N. Runnels, oggi sappiamo che gli "Arcadi" erano, con tutta probabilità, una popolazione nativa delle selvagge colline che si trovavano nel Peloponneso, facente parte della Grecia meridionale.

L'enigma del codice: tra storia e finzioneWhere stories live. Discover now