Capitolo 20.

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Mi cambiai velocemente indossando il vestito rosa che avevo preso l'altro giorno.
Fu una tortura metterlo soprattutto se con una gamba dovevo tenere chiusa la porta dello sgabuzzino per paura che potesse entrare qualcuno.

O meglio, per paura che potesse entrare Grayson che era rimasto a pulire il bancone.

Quando ci riuscii sospirai felice e mi slegai i capelli cercando di aggiustarmi il più possibile con il minuscolo specchio che avevo portato con me.
Mi misi un po' di mascara ma la situazione sembrava non cambiare molto.

Probabilmente l'ansia mi stava divorando.
Di lì a poco sarei dovuta uscire con Gerald e non ero come avrei voluto essere.
Misi la mia divisa dentro l'armadietto e guardai l'ora notando fossero le dieci di sera inoltrate. Presi la borsetta e cercai dentro lo zaino i sandaletti che credevo di aver preso con me.

<< No no no >> dissi imprecando e sbuffando contemporanea rendendomi conto di essere una stupida.

Guardai le scarpe da ginnastica che non c'entravano niente con il mio vestito rosa e con una smorfia me le misi velocemente.
Poi chiusi l'armadietto ed uscii dallo sgabuzzino mettendo dentro la borsa il mascara e le chiavi del lucchetto della bicicletta.

<< Te lo avevo detto che ti sarebbe stato bene >> sentii dirmi e alzai lo sguardo notando Grayson spavaldo fissarmi da dietro il bancone.

<< Grazie, se mi chiederanno il nome del mio consulente di moda farò il tuo >> dissi ironicamente mentre lui ridacchiò divertito.

<< Ti ho consultata senza sapere nemmeno dove stai andando >> aggiunse mentre alzai un sopracciglio.

<< So che potrebbe sembrarti strano ma credo di averti detto più volte che tutto ciò che riguarda la mia vita non sono affari
tuoi >> continuai sarcastica e con un sorriso.

<< Si hai ragione, ma sarò io ad accompagnarti dall'agente immobiliare per farti trovare un appartamento >> disse appoggiandosi sul marmo.

<< Non sarai tu, ma Elodie >> lo smentii io mentre lui sorrise.

<< Si ma Elodie non ha la patente >> mi disse abbassando la voce sempre più divertito mentre io aprii la bocca presa in contropiede.

Un clacson interruppe il nostro dialogo e quando mi girai vidi Gerald dentro la sua auto farmi un cenno con la mano.
Feci un grosso respiro e mi diressi per uscire fuori.

<< Divertiti con il tuo non ragazzo >> commentò Grayson Barley abbassando lo sguardo e fissando la macchina di Gerald, facendomi grugnire e uscire il più velocemente possibile.

Una volta chiusa la porta del FastFood alle mie spalle mi avvicinai all'auto di Gerald con un sorriso imbarazzante e con delicatezza entrai dentro l'auto.
Ricambiò il mio sorriso non appena mi sedetti sul sedile e mi fissò a lungo facendomi avvampare, ed io riuscii a dimenticarmi di Grayson Barley e del suo essere fastidioso.

<< Hey >> pronunciò mentre io mi misi la cintura.

<< Hey >> borbottai quando senza nemmeno rendermene conto mi prese la mano lasciandomi un bacio sul dorso.

<< Sei bellissima >> aggiunse mentre cercai di non sorridere come un'isterica.

Non ero abituata ad una situazione del genere. Io e Gerald prima del suo tradimento eravamo come degli amici, non si era mai lasciato andare a smancerie esagerate in cinque anni di relazione, e vederlo comportarsi in quel modo era a dir poco strano.

Dopotutto significava che desiderava farsi perdonare per davvero.

<< È qui che lavori quindi? >> mi domandò mentre io annuii.

<< Proprio qui, andiamocene che non ne posso più di vedere questo posto >> ammisi mentre lui rise e ingranò la marcia.

Rimasi ad ascoltare la sua leggera risata e fissai il suo profilo. Constatando che il suo naso fosse molto più allungato di quello di Grayson Barley.

Rimasi un attimo immobile rendendomi conto del paragone e con una smorfia scossi la testa mentre lui si voltò impercettibilmente verso di me.

<< Come stai? >> mi chiese notando il mio sguardo puntato sul suo volto ed io subito mi ripresi.

<< Sto bene, tu? >> gli domandai mentre lui annuí.

<< Ora che sto con te bene >> mi rispose mentre il mio cuoricino che una settimana fa era a pezzi per colpa sua, fece una capriola.

Non aggiunsi altro e guardai la strada chiedendomi dove mi stesse portando e quale sorpresa avesse in serbo per me.
Non avevamo avuto un appuntamento decente da molto tempo, Gerald mi era mancato tantissimo e pian pianino la mia coscienza che il giorno in cui avevo accettato il suo invito mi aveva urlato addosso dicendomi che ero una masochista pazzoide, si era zittita.

<< Dove mi stai portando? >> gli domandai mentre lui fece un sorriso.

<< Pensavo di scegliere insieme a te >> mi confidò mentre dentro di me ebbi come un sussulto.

Quella risposta mi lasciò un po' perplessa, e cercai in tutti i modi di nascondere il mio volto non appena la perplessità fu sostituita dalla delusione.
Speravo che mi avesse preparato una sorpresa, magari una cena romantica in cui ci saremmo chiariti o in cui semplicemente saremmo stati assieme.

Ero un po' delusa perché se fossi stata al posto suo mi sarei impegnata un po' di più nel far comprendere quanto volessi aggiustare le cose.
Invece con quella risposta, in cui aveva messo in chiaro la briga di non essersi messo a cercare o ad organizzare un qualcosa da fare, mi lasciò l'amaro in bocca.

Non che fosse la fine del mondo, ma ahimé queste cose io non riuscivo a non notarle, e per quanto ci provassi mi facevano rimanere male.

<< Che ne dici se andiamo a mangiarci una pizza? >> mi domandò, mentre la parte più razionale di me incominciò a deridermi.

<< Va bene >> risposi a fior di labbra scrollando le spalle.

Proprio in quel momento si fermò davanti al semaforo rosso e si voltò, avvicinandosi al mio viso. Mi diede un leggero bacio a stampo e mi fece un altro sorriso che ricambiai, cercando di ritornare all'umore iniziale.

Poco più di uno scherzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora