Capitolo 38.

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Rimasi interdetta nel ritrovarmi in questo posto, dove Gray aveva deciso di portarmi, senza un apparente motivo, mi guardai attorno nel buio senza riuscire a capire che cosa ci facessimo qui.

<< Perché siamo qui? >> gli chiesi guardando il complesso di appartamenti dove non molto tempo prima eravamo stati qui con Scott per cercare un appartamento per me.

<< Beh >> borbottò guardandomi e prendendomi per mano << Non ti ho detto una cosa >> aggiunse, facendomi intendere di seguirlo quando iniziò a camminare.

<< Non mi hai detto che cosa Gray? >> chiesi io quasi in un sussurro.

<< Anzi, due >> aggiunse, mentre io scossi la testa.

<< Beh, fa lo stesso ormai >> constatai mentre lui ridacchiò.

<< Scott, l'agente immobiliare era il migliore amico di mio papà >> mi sorrise, mentre io feci un mezzo sorriso << E non ti ho detto che l'appartamento che ti era piaciuto tanto, in realtà non era in vendita >> mi rispose lui dandomi un'occhiata a portandoci davanti al complesso, prendendo delle chiavi e aprendo il portone.

Digitò il pulsante per chiamare l'ascensore e si voltò a guardarmi mentre io lo fissai poco più lontana, interdetta, dopo averlo seguito fin lì.

Gray era furbo, piuttosto furbo, ma non riuscivo a capire perché avesse detto di farmi vedere quest'appartamento un tempo, visto che era suo, non aveva senso nella mia testa, ma nemmeno per nessun altro lo avrebbe avuto, e di questo ne ero certa, ma per lui quale senso aveva.

<< Quindi..? >> supposi senza dire altro e alzando un sopracciglio fissandolo, mentre lui annuì disinvolto, compiaciuto, serio, allo stesso tempo divertito, contento, perché diamine era così contento.

Anche io ero contenta, avrei voluto bombardarlo di domande, ma ero troppo contenta, di essere lì con lui, dell'energia palpabile tra di noi, delle nuvolette che ci giravano attorno.

<< Si >> disse semplicemente poi lui, quando arrivò l'ascensore facendomi il segno di entrare per prima.

Lo guardai ancora, disinvolta, non sarei riuscita ad arrabbiarmi neanche volendolo, non sarei riuscita a far più nulla, ero inebriata semplicemente di quella contentezza stupida, sciocca, da ragazzina.

<< Sei uno stronzo >> gli dissi fissandolo spavalda prima di sorpassarlo sculettando.

Sorrise e mi seguì a ruota, per poi appoggiarsi e rimanere davanti, m'indicò i pulsanti dell'ascensore mentre io lo fissai alzando un sopracciglio senza capire.

<< Ti ricordi il piano? >> mi chiese provocandomi, come se stesse cercando di mettermi alla prova.

Mi ricordavo qualsiasi cosa che lo riguardasse a questo punto, casa sua mi era rimasta dentro, la domanda era fine a se stessa.

<< Io me lo ricordo >> gli dissi schiacciando il pulsante senza esitazione << Fa strano che tu non te lo ricorda, visto che è casa tua >> lo provocai a mia volta io, mentre lui con quel suo sorrisone si mise affianco a me appoggiandosi alla parete dell'ascensore.

<< Sarà che sono troppo emozionato di averti come ospite Bec >> quasi mi sbuffò addosso queste parole, mentre mi venne da ridacchiare per quanto stesse facendo lo scemo.

Arrivammo al piano e uscii io per prima, nonostante avesse lui le chiavi per aprire, mi sorpassò poco dopo tirandole fuori, mentre non facevo altro che prestare attenzione ad ogni suo movimento, ad ogni suo sguardo, alle sue mani, quelle mani.

Poco più di uno scherzoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant