Confessati con Dorothy

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Cap.5

Erano ore che stavano in macchina, in autostrada avrebbero fatto molto prima, ma Roberto aveva un debole per le strade di provincia, o per torturarlo con canzoni pop cantate a squarciagola in un abitacolo da cui era impossibile uscire, anche i sedili non aiutavano più di tanto, dopo un tot di tempo anche il fondoschiena di Kim Kardashian ne avrebbe risentito, se si fosse trovata al suo posto.

«Siamo Arrivati!» andò a dire Roberto con voce vellutata ed entusiasta, accostando la macchina vicino a un condominio, in una delle tante vie di Perugia. Quello scenario non era molto convincente, per quanto il condominio era moderno, e la strada dove avevano parcheggiato non era molto distante dal centro città, c'era comunque qualcosa che non tornava.

«Non mi vorrai dire che a Perugia fanno discoteca nei condominii?» andò a domandare scettico, puntando gli occhi proprio su Roberto, che tuttavia non era di molte parole, in quel momento. Ma Roberto era Roberto, se capirlo alcune volte era facile, altre volte era impossibile. Così usci dalla macchina andando a scaricare le valigie dal portabagagli, solo in quel momento Roberto tornò a dargli attenzioni.

«Questa è casa di Dorothy, staremo a casa sua per un paio di giorni, fino allo spettacolo e il giorno dopo riprenderemo il nostro cammino, tutto chiaro raggio di sole?» domandò retorico, quasi come se stesse dando una piccola possibilità di controbattere, cosa che in realtà non c'era, se il tono non fosse stato abbastanza chiaro, l'occhiata veloce non lasciava nessun dubbio.

«Dorothy... quella Dorothy?» domandò perplesso

«l'unica e sola, faremo uno spettacolo di playback, che costruiremo da zero in questi giorni, ormai dovresti averci preso la mano no?» domandò nuovamente retorico

«certo..» rispose a denti stretti, no decisamente non gli piaceva come situazione, mentire a Roberto era cosa facile, ma mentire a due drag queen, fingere amore per una professione che un tempo disprezzava e che forse solo ora iniziava a capire, si quella era tutta un'altra storia.

«Bene, bene, guarda un po' cosa hanno portato le scie chimiche » una nuova voce si unì a loro due. Dalla porta spunto un uomo sulla sessantina, basso e po' in carne, con i capelli ormai più bianchi che grigi e la carnagione chiara segnata dalle rughe del tempo, li stava guardando con lo stesso sguardo di un bambino di fronte a una torta.

«Dorothy! Ti trovo in splendida forma» Andò a dire Roberto entusiasta con gli occhi puntati sull'anziano sconosciuto

«adulatore!, vedo che ti sei fatto il toy boy, forse dovrei ricominciare a fare la nomade come te.» Dorothy a differenza di Roberto parlava con una voce più calorosa, ogni sua parola sembrava un caldo abbraccio, rendendo difficile provare un qualsiasi sentimento di antipatia o astio.

«no, non sono il suo toy boy, sono Federico, sto cercando d'imparare... il mestiere» rispose, cercando di essere più accogliente e gentile possibile. Roberto notò il cambio di tono e si limitò a guardarlo stranito, quasi come se stesse vedendo un alieno o un qualcosa di strano.

«oh si, Sandy mi ha messagiato di te, e così che dite voi giovani, prego entra puoi posare le valigie all'ingresso, l'appartamento è al piano terra, dolcezza » ora anche Dorothy, gli stava dando degli ordini, ma a differenza di Roberto, i suoi erano fatti con quel tono così caldo, da ricordare un spot pubblicitario sulle famiglie, e non gli dispiaceva ubbidire a quell'estraneo, anzi tutt'altro.

Erano passate ore dal suo ingresso nella casa di Dorothy, una casa che sembrava un accozzaglie di vari stili, si passava dai diversi orologi con decorazioni barocco in oro sulla parete sud della casa, al lato nord, in cui c'era un divano in nera pelle e vari poster di icone anni ottanta attaccati a modo di tappezzeria, per non parlare delle altre due pareti, in cui c'erano appesi due vistosi tappeti con decorazioni arabe, il restante della casa era decorato con vasi di porcellana, urne vuote, manichini vestiti con abiti da sera e varie parrucche sistemate in tutta la casa, quasi come trofei di caccia, persino l'odore della casa era particolare, un misto fra profumo di discount e puzzo di sigaretta, in mezzo al salotto un tavolo bianco circolare, circondato da sedie da giardino. Si quella casa era tutto tranne che ordinaria, per quanto potesse al primo sguardo sembrare oscena, dopo un tot di tempo al suo interno era la cosa più accogliente in cui si potesse abitare.

Brilla ancora SandyWhere stories live. Discover now