Ritorno a Firenze

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Cap.9

«Siamo a Firenze? » si non c'erano dubbi, erano a Firenze, conosceva ogni angolo di quella città, ogni rumore e ogni profumo o puzzo, ma cosa ci facevano nella sua città Natale? questo era proprio una cosa che gli sfuggiva. Aveva dormito per tutto il viaggio e solo quando si erano trovati alle porte della città si era svegliato, buffo come quel ritorno a casa, non gli facesse nessuno effetto, per quanto non fosse mancato poi così tanto da quel capoluogo, si aspettava di avere almeno qualche emozione, era cresciuto per quelle strade, conosciuto amici e nemici, ma questo non sembrava procurargli nessuna emozione, la più totale indifferenza.

«si raggio di sole, devo fare alcune commissioni, domani ripartiremo... ho preso una stanza in un ostello, starai comodo » Disse Roberto con tono tranquillo, con una scrollata finale, mentre gli occhi si muovevano in continuazione alla ricerca di un parcheggio.

«okay , a che ora è lo spettacolo? » chiese Federico, ancora un po' assonnato

« Ho detto che ho delle commissioni, cerca di reggere il passo, raggio di sole», disse mentre con le sue solite manovre Roberto si prestava a parcheggiare

«okay, allora dimmi dove andiamo, almeno... o anche questa è una sorpresa? » il tono assonnato stava già abbandonando il suo corpo, per dare spazio al suo solito tono acido mattiniero.

«io vado, dove devo andare... e tu vai all'ostello a cambiarti e farti una doccia, Maurizio ha preparato una valigia piena di vestiti che non utilizza più, tutta per te, sei un ragazzo molto fortunato. »disse Roberto

«oh non doveva è un pensiero molto carino... aspetta mi stai lasciando in panchina? » gli ci volle un po' per capire quello che stava succedendo, un po' a causa del sonno arretrato un po' per il fatto che era la prima volta che Roberto lo lasciava da parte.

«non utilizzare queste metafore... sportive, sai che non le capisco » disse Roberto aggrottando la fronte, con tono perplesso. Il punto è che erano a Firenze, e per la prima volta Roberto sembrava poco incline a rivelarsi, anzi da quando avevano lasciato Perugia, la drag queen sembrava essere meno incline ad aprirsi con lui, che quella sosta proprio a Firenze fosse solo un modo veloce per scaricarlo? Magari la conseguenza delle sue continue menzogne, se la vita era solo un insieme di causa ed effetto, magari quella era la sua punizione, tornare al punto di partenza, come in un brutto gioco da tavolo.

«mi stai abbandonando? » domandò senza giri di parole, guardando Roberto dritto negli occhi. Ormai avevano parcheggiato, ma non aveva intenzione di abbandonare l'auto fino a quando non avesse ricevuto una risposta, doveva sapere quello che stava succedendo, meglio una verità cruda che vivere nel dubbio o nella menzogna, ormai questo l'aveva capito.

«non ti sto abbandonando, non essere drammatico. Ti ho detto che saremo andati a Torino e ho intenzione di portarti a Torino, chiaro? »andò a dire Roberto, puntando i suoi occhi scuri su di lui, mostrando un mezzo sorriso a labbra strette, stranamente amorevole, non distaccato come al suo solito, ultimamente o meglio nelle ultime ore, la drag aveva assunto un atteggiamento più dolce, che lasciava intravedere le sue emozioni.

«Okay » disse in risposta, annuendo alle sue stesse parole.

«l'ostello è proprio qui di fronte, ci vediamo dopo » disse Roberto invitandolo ad uscire dall'auto e a prendere i bagagli vari.

Aveva lasciato Federico da un ora forse anche un po' meno, strano come in una città come Firenze il tempo perda di consistenza, e si finisca sempre a vagare per quelle strade come randagi senza fissa dimora. Ma infondo il bello di Firenze è proprio questo, accoglie tutti, ma allo stesso tempo detesta tutti, come un amante egocentrico, vuole le tue attenzioni, le tue cure e ti abbandona poco dopo con il cuore infranto, ma sempre con un bagaglio di vita essenziale ed eterno.

«Luigi è bello vederti » Andò a dire Roberto con tono apatico forzandosi un sorriso di cortesia. Era appena entrato al Queer, e proprio al bancone aveva trovato Luigi il proprietario del locale, un uomo sulla sessantina dai capelli grigi e la barba da hipster, con abiti da pappone degli anni trenta, una camicia bianca un gilet marrone chiaro e dei pantaloni della stessa tonalità, per non parlare dei mocassini neri, un fisico da ex atleta, si decisamente attraente.

«oh, Roberto, siediti con me, e parlami delle tue avventure, si dice in giro che ora prediligi la carne giovane » andò a dire con tono divertito. Naturalmente si riferiva a Federico, infondo era proprio in quel locale che i due si erano incontrati e se non bastasse il mondo delle drag è un mondo di vere pettegole.

«non è nulla di ciò che tu pensi, Federico è... una giovane promettente drag queen, ed è buffo che lo nomini perché è proprio di lui che ti voglio parlare » Disse Roberto mantenendo il suo tono distaccato e gli occhi puntati su Luigi.

«Allora accomodati, e parlami un po' di questa futura promessa del mondo drag »il tono di Luigi era gentile ed accogliente, ma questi sono dettagli.

Erano passate ore, ed era in quella stanza da solo, una delle solite cuccette per due persone, nella valigia che Maurizio gli aveva preparato, aveva trovato un caricabatterie per il telefono, ormai morto da giorni. Una volta acceso si rese conto di non aver ricevuto nessuna chiamata o messaggio, a quanto pare la sua sparizione dalla città era passata totalmente inosservata, quasi come se non fosse mai esistito, ne' i suoi amici storici, ne suo padre o parenti vari, si erano degnati a chiamarlo o contattarlo in qualsiasi modo. Stranamente questa rivelazione non gli procurava nessun effetto, nessun dolore o rabbia.

«stasera pizza margherita ! » disse Roberto entrando con due cartoni di pizza, tutto entusiasta, sedendosi accanto al ragazzo.

«aspetta hai passato tutto il giorno fuori, per trovare una pizzeria.. non avrai mica preso una delle tue solite strade secondarie? » andò a domandare perplesso, ma leggermente divertito.

«molto divertente, ma ora mangia, domani partiremo presto, ti mostrerò Torino » andò a dire Roberto.

«finalmente Torino, pensavo che fosse tipo l'isola che non c'è, un miraggio irraggiungibile, un sogno di un pazzo » andò a dire enfatizzando ogni parola, mettendoci quel tocco di teatralità e di dramma, neanche fosse sul palco ad esibirsi

« non essere drammatico, e mangia» andò a dire Roberto divertito, andando a prendere un pezzo di Pizza.

«ho un ultima lezione da insegnarti, questo lavoro può essere duro, alcune volte i vari proprietari dei locali, ti sottopagheranno e cercheranno di sfruttarti, tu non arrabbiarti, solleva la testa e sfruttali a tua volta e se proprio sono delle teste di cazzo, vai dalla concorrenza »andò a dire Roberto, sollevando quel discorso da punto in bianco

«chiaro, ma i proprietari del Frog e dello Giam sembravano gentili » andò a dire un po' perplesso, guardando Roberto un po' scettico, non capendo il motivo di quei avvertimenti.

«la gentilezza alcune volte maschera le vere intenzioni dei malviventi, fidati del tuo istinto e delle tue esperienze passate, e andrà bene » disse Roberto, con tono amorevole, si quella era una giornata strana, anzi forse era stato tutto quel viaggio strano, ma infondo ultimamente le cose si erano mosse così velocemente che persino quell'atteggiamento amorevole poteva andare bene.

Brilla ancora SandyWhere stories live. Discover now