Capitolo 37#Entrando nella tana di un mostro cieco

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Dovevo trovare l'occhio del mostro così sarei entrata nella capanna e avrei preso, per non dire rubato, la spada. L'idea non era così allettante.

Con la mano sul pomello freddo ero indecisa se aprirla o no. Potevo non aprirla, aspettare di venir trovata, dire che non trovavo la spada e tornare a casa in qualche modo. Potevo girare la pallina dorata ed eseguire il mio piano, ma cosa avrei dovuto fare dopo? La Regina Bianca mi avrebbe supplicato o obbligato di uccidere il Ciciarampa?

-Lela!- chiamai quando dopo aver aperto la porta e attraversato i corridoi giunsi nella stanza originale.

La ragazza sbuffò e mi guardò di sbieco. Poi i suoi occhioni neri si spostarono sulla mia spalla.

-Come hai fatto a farti quelli!?- squittì spaventata.

-Hai ancora l'occhio del Grafobrancio?- domandai senza darle troppo peso. Avevo dimenticato i tagli, insomma avevo dimenticato di coprirli, il dolore c'era ancora.

-Alice devi farti curare!- insistette preoccupata.

Lela preoccupata per qualcosa che non sia dormire o lucidare la sua spada? A stento trattenni un risolino.

-Mi serve- insistetti io. Io e Lela avevamo lo stesso carattere impulsivo, la stessa rabbia repressa, la stessa voglia di controbattere, forse per questo ci tenevamo testa l'un l'altra.

-Alice stai attenta, sul serio- sussurrò imbarazzata mentre mi porgeva un sacchettino tondeggiante.

Mentre me lo porgeva le nostre dita bianche si scontrarono e mi venne l'impulso di stringerle.

-Stai attenta anche tu, intesi?- le intimai sorridendole.

Lei mi sorrise di rimando e mi accorsi di non averla mai vista sorridere. E quello che le comparve sulle labbra non era solo una messa in mostra di denti bianchi ma un sorriso dell'anima.

Non avevo mai avuto un'amica. Non capii perché questo pensiero mi affiorò nella mente in quell'istante. Semplicemente mi sarebbe mancata la sua arroganza, mi sarebbe mancata la sua acidità, mi sarebbero mancati i suoi occhi indifferenti, mi sarebbe mancata lei se io...

-Forza vai a prendere quella spada!- mi ordinò freddamente interrompendo il flusso dei miei pensieri.

...mi sarebbe piaciuto avere un'amica e forse la linea tra amore e odio non è così invalicabile.

-Alice- mi chiamò Capitan Libeccio facendomi voltare -Quando avrai preso l'arma non venire a cercarci, corri subito da Tarrant e andate dalla Regina Bianca, daccordo?

-Ma...

-Non voglio sentire discussioni e ora va!

Mi voltai malinconicamente e mi incamminai verso il corridoio con la canzoncina del Capitano che ancora rimbombava nelle orecchie.

"Oohh che bella vita fa il marinar,

sempre a navigar quando infuria il mar, me ne infischio se nevischia

se c'è nebbia o il vento fischia

perchè il vento se ne infischia pure lui di me.

Oh che bella vita fa il marinar,

tira e salpa là, issa e molla qua.

Oooh..."

"È solo un sogno Alice, niente può farti del male."
-Non può farlo. Non può farmi del male...
Mi ruggì e un vento caldo mi investì scompigliandomi i capelli.
-Scappa, zuccona!
Il topo/Lela arrivò fino alla testa del mostro e infilò con tutta la sua forza la spada nell'unico occhio della bestia.
Bruciore. Dolore. Urla. Mi aveva graffiata ne ero certa..."

Il solo ricordare questa scena bastò per farmi fermare. Era passato tempo, però la scena sembrava così reale, forse perché il dolore era ancora nitido.

Mi avvicinai di nuovo alla capanna. Il respiro della bestia rimbombava ancora calmo e regolare. Presi un bel respiro. Forza, Alice.

Strinsi l'occhio nella mano sinistra e con la mano destra spalancai la porticina di paglia e entrai nella gabbia.

Ero all'inferno.

L'aria era più irrespirabile e pesante di quanto pensassi. Sapeva di animale morto, carne putrefatta e altre schifezze organiche o inorganiche che non elencherò. Tremavo, devo ammetterlo, il mio corpo si scuoteva ogni tanto come se sentissi freddo in quel caldo asfissiante.

Il Grafobrancio mi guardava, o meglio, puntava i suoi solchi rossi su di me facendomi rizzare i capelli fino all'ultimo ricciolo. Era sveglio, ma chissà come deve essere brutto svegliarsi e non vedere niente, soltanto un nero mondo crudele. Quasi provai pena per quella bestia. Girai tra le dita il suo bulbo oculare ormai rosso e mi domandai se al posto di quegl'occhio ci fosse un mio occhio.

-Questo è il tuo occhio?- gli chiesi allungando la mano che lo stringeva verso l'animale sentendomi poi un po' stupida per non essermi domandata se il Grafobrancio potesse capirmi.

Per mia fortuna non servì un vocabolario particolare per comunicare. Non appena la bestia sentì l'odore di qualcosa che gli apparteneva si alzò sulle zampe anteriori e si avvicinò ansimando.

Deglutii a fatica e gli lanciai l'occhio tra le unghie delle zampe.

Finalmente sollevata da quel peso mi guardai intorno con un po' più di attenzione mentre il Grafobrancio era intento a posizionare correttamente l'occhio in un'orbita.

Le pareti erano di rami identiche a come si vedevano dall'esterno. Una luce fioca penetrava dal punto centrale di unione dei rami, la lanterna era posta all'esterno. La paglia sulla terra battuta solleticava i miei piedi mentre scricchiolava sotto i passi pesanti del Grafobrancio.

Distinsi qualcosa alle spalle dell'animale, il mio scopo, un baule.

Lentamente girai intorno alla bestia e studiai il grosso scrigno. Era di legno spesso bordato di semplice metallo.

Ci passai le dita fino a scoprire un lucchetto, lo immaginavo.

Dovevo trovare la chiave. Dopo avrei terminato la missione? No. Perché ormai era una corsa a chi metteva più ostacoli e  non mi sarei mai abituata a questo.

Mi voltai e sobbalzai alla vista del muso gigantesco davanti a me. Il Grafobrancio digrignava i denti mostrandomi le larghe gengive infette.

Senza rendermene conto indietreggiai fino ad andare a cozzare con la parete e accasciarmi a terra.

Allora notai una piccola chiave nera che pendeva da un catenaccio intorno al suo collo. D'istinto provai ad afferrarla ma fui costretta con una zampata a ritirare la mano.

Bruciore.

Il braccio bruciava. Bruciava come mille fuochi ardenti. Era rosso, rosso e gonfio.

Tirai indietro la testa soffocando un grido di dolore stringendo gli occhi.
"Deve essere curato da chi ha qualità evaporatrici...o suppurerà e si putreferà"

Fu questa la frase che mi venne in mente quando il nero cominciò a mangiarsi la realtà e il sogno che stavo vivendo si spense e tutto diventò nero. Chiusi gli occhi appoggiando la testa sulla spalla, stanca di tutta quella fatica, stanca di tutta quella paura.

♥SPAZIO NUTELLA♥

Yellow! Come state fragoline di bosco? Scusate se vi ho annoiato con questo capitolo più lungo del solito ma...bisognava andare avanti.

Il prossimo capitolo sarà un POV WILL e da lì ricomincerò a fare 1/1

♡♡Bacetti a tutti♡♡

Anna_2901♥

Alice in Wonderland, return to UnderworldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora